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Sweeney fece segno di sì.

— Dunque, il posto da “Raoul” lo aveva ottenuto il giorno prima.

— Come?

— Un annuncio sul giornale. Avevamo pronte buone referenze, perché quello era affar mio. L’annuncio era sul giornale della mattina. Lei si è presentata nel pomeriggio e doveva cominciare il lavoro il giorno dopo, a mezzogiorno: il negozio faceva orario continuato fino alle nove di sera, e lei doveva starci dal mezzogiorno alle nove, con un’ora per il tè dalle quattro alle cinque.

— Come mai non vi eravate messi d’accordo per incontrarvi fuori in quell’ora?

Sammy Cole contemplò Sweeney con disprezzo. — Guarda l’ingenuo! Primo, sarebbe dovuta uscire con il malloppo addosso, ed era un rischio. Secondo, se il padrone la mandava fuori dalle quattro alle cinque, voleva dire che lui sarebbe andato fuori dopo le cinque, per cui il momento migliore per fare il lavoretto era per lei tra le cinque e le sei. Io dovevo passare di lì alle sei: se il vecchio era ancora fuori, bene, se era in negozio, poteva lo stesso passarmi la roba. In quei casi, io comperavo un affare qualunque da pochi soldi e lei infilava il malloppo nel pacchetto. Sicuro come mangiare un uovo.

— Così, tu ci sei andato alle sei?

— Infatti. Ma lei non c’era, e io ho immaginato che fosse successo qualcosa. Ho telefonato a casa, ma quando ho sentito rispondere da un poliziotto, ho attaccato immediatamente e ho girato al largo. Non che immaginassi quel che era successo, ma ho pensato che l’avessero presa in una retata, e allora era meglio che io stessi al largo per cercare di tirar fuori lei. All’inferno, se ero attaccato a quella ragazza! Avrei mandato all’aria qualunque colpo per metterla al sicuro, e per tirarla fuori avrei anche ammazzato qualcuno. E questi imbecilli pensano ancora che l’abbia uccisa io! Gesù Cristo!

— Quando hai scoperto l’accaduto?

— I giornali della mattina. Ero in un albergo e sono quasi diventato matto perché l’unica cosa che riuscivo a pensare era di trovare quel figlio di puttana che l’aveva ammazzata e ridurlo in poltiglia, un po’ per volta. Ma non sapevo come fare a cercarlo, senza cascare nelle mani dei poliziotti, e, se ci fossi cascato, non avrei più potuto fare un cavolo. Tutto quel che ero arrivato a decidere era di stare al riparo finché il chiasso fosse passato, ma è chiaro che ero troppo sottosopra e non sono stato abbastanza attento, perché mi hanno preso, e adesso, prima che io esca di qui, quel porco sarà morto di vecchiaia. Perciò, con tutto che Cristo Dio sa se io odio la polizia, ho sputato tutto a loro, ho fatto tutto quel che ho potuto, con la speranza che almeno servisse a dargli una traccia. — Sammy Cole si allungò sulla sedia con aria stanca e sospirò, chiedendo: — Ce l’avresti una sigaretta?

Sweeney gli porse un pacchetto di sigarette e una bustina di fiammiferi. — Tienli pure, Sammy. E dimmi, se non ti avessero preso, che cosa avresti fatto? Da dove avresti cominciato?

— Col padrone, da “Raoul”. Forse c’entra per qualcosa, e forse no, ma lo avrei spulciato tutto finché fossi stato sicuro.

— Che cosa potrebbe essere accaduto nel negozio? Che l’abbia pescata mentre prendeva il malloppo di una vendita? O qualcosa di simile? Deve averla buttata fuori, se lei è andata a casa ed è stata trovata nel passaggio di casa vostra.

Sammy Cole disse: — Questo non lo saprei. I poliziotti mi hanno interrogato, ma non mi hanno detto niente. Tutto quello che so è quel che dicevano i giornali, e dopo, di giornali non me ne hanno dati più: qui si possono avere i giornali e tutto il resto, se si hanno quattrini. Ma io sono all’asciutto.

Sweeney gli tese un biglietto da dieci dollari. — Dimmi, potrebbe darsi che Lola avesse rubato della merce? Forse anelli o qualcosa del genere? Quei negozi spesso hanno una quantità di piccoli oggetti di valore.

Sammy Cole scosse la testa energicamente, rispondendo: — Lo escludo. Posso garantire che non lo ha fatto. Glielo avevo cacciato in testa ben chiaro: troppi pericoli, troppo facile esser presi, troppo facile lasciar tracce, e troppo difficile ricavare più della ventesima parte del valore che avete in mano. Neanche un paio di orecchini. Glielo avevo detto ben chiaro.

— Di che genere era il colpo grosso a cui stavi lavorando? Potrebbe esserci stata presa in mezzo?

— No, assolutamente. Io non ho confessato niente di quello, perché ero in coppia con un altro e non ho voluto tirarlo in ballo. I poliziotti non sono riusciti a tirarmi fuori niente, perché non sono un idiota. E soprattutto è impossibile che la faccenda entri in quella di Lola: né il mio collega, né l’altro con cui avevamo a che fare, la conoscevano o sapevano della sua esistenza. E lei sapeva molto poco di loro. Perché io le avevo parlato del colpo, ma senza particolari e senza nomi. Capito?

— Bene, Sammy, grazie — disse Sweeney. — Credo di non poterti essere utile in nulla, ma ti terrò informato. Ciao.

Procurò una viva sorpresa al ladruncolo, stringendogli la mano, e uscì dalla stanza, salutando con un cenno del capo il guardiano che aspettava fuori.

Un orologio nel corridoio lo informò che erano le otto e un quarto ed egli restò ad attendere fuori delle carceri l’arrivo di un taxi. Quando ne arrivò uno, vi salì e disse: — Division Street. Il numero lo cercheremo, mentre andremo in su per la strada: l’ho dimenticato. È un negozio che si chiama “Da Raoul”.

L’autista si mise a ridere. — Lo conosco. Il padrone è uno di quelli… Una volta voleva provare anche con me… Dite, ma voi non siete per caso… — si voltò a scrutare Sweeney. Poi riprese: — No, non siete voi — e tornò a occuparsi del volante.

V

Sweeney era fermo davanti alla vetrina di “Raoul”, intento in apparenza a osservare gli oggetti esposti, in realtà a scrutare nell’interno, al di sopra del basso fondale divisorio della vetrina. Due clienti, due donne, erano davanti al banco e insieme a Raoul stesso formavano tutta la popolazione del negozio.

Sweeney esaminò anche la vetrina e constatò che non era un caotico ammasso di oggetti a poco prezzo, come sono in genere quelle vetrine. Gli oggetti esposti erano pochi e abbastanza belli. Vi erano dei cani di porcellana cinese, curiosità del Messico, chincaglieria da sera di buon gusto, anche se vistosa, un paio di candelieri in ottone di forma squisitamente semplice; non c’era un solo oggetto che Sweeney avrebbe comperato, eccetto… eccetto forse i prezzi che non erano esposti. La sua opinione su Raoul salì di parecchi gradini.

Una delle clienti concluse il suo acquisto e uscì, mentre l’altra era evidentemente incerta, e Raoul, dopo averle offerto, a quanto sembrava, il suo aiuto, si appoggiava stancamente al banco.

Sweeney entrò nel negozio, e il proprietario gli si fece incontro con un sorriso propiziatorio, che si mutò in una smorfia, quando Sweeney si presentò. — Sono del “Blade” e vorrei parlarvi dell’affare di Lola Brent.

Raoul condusse Sweeney nel retrobottega, fuori della portata di orecchie indiscrete.

Sweeney chiese: — Quando aveva ottenuto l’impiego? Il giorno prima?

— Sì. Si erano presentati in molti in risposta all’annuncio sul giornale, il vostro giornale, il “Blade”. Aveva ottime referenze di un negozio di New York, e io non ho capito che erano false: era vestita bene e aveva una personalità attraente e simpatica. Inoltre, era libera, disposta a cominciare subito. Perciò le dissi di venire il giorno dopo.

— E venne a mezzogiorno?

— Infatti.

— Che cosa accadde, allora? L’avete pescata a rubare sugli incassi e l’avete buttata fuori?

— Non proprio così; l’ho già spiegato alla polizia.

Sweeney insisté. — Potrei farmelo raccontare da loro, ma preferirei di no, se a voi non è di troppo disturbo.