— Oh, vedo. E pagano bene per racconti come questo, non è vero? Quanto c’è per me?
— Un altro bicchiere — disse Sweeney, con un cenno al barista. — Senti, sorella, io andrò a parlare con almeno cinquanta persone che abbiano conosciuto Stella e Dorothy e Lola e anche con i poliziotti e con i giornalisti che si sono occupati della faccenda. Non ti sembra che sarei in un bel pasticcio se dovessi distribuire a tutti un pezzettino del guadagno? Anche se il caso venisse risolto e io vendessi il racconto, ne uscirei senza un soldo per me, ti pare?
La ragazza rise. — Tentar non nuoce!
— Certamente no. E, tanto per informarti, ti dirò che se saprai darmi indicazioni per risolvere il problema, a te darò una fettina. Non conosci per caso l’assassino?
La ragazza assunse un’espressione dura. — Se lo sapessi, caro mio, lo saprebbe anche la polizia, perché Stella era una brava ragazza.
— Parlami di lei: qualunque cosa. Quanti anni aveva, di dove veniva, che cosa voleva, a che cosa assomigliava: tutto.
— Non so quanti anni avesse, credo fosse sui trenta. Veniva da Des Moines, e una volta mi ha detto che era arrivata cinque anni fa. Ma io la conoscevo solo da un mese.
— Sei stata tu a entrare qui, un mese fa, o lei?
— Io: lei c’era già da due mesi circa. Io prima ero da Halsted, che per tanti lati era peggio di questo, ma io ci facevo più affari. Però c’erano sempre guai, santo cielo, e io non li posso soffrire. Io vado d’accordo con la gente, se la gente va d’accordo con me. Io non comincio mai…
— Torniamo a Stella — interruppe Sweeney. — Che cosa sembrava? Com’era? Ho visto la fotografia sul giornale, ma non era molto chiara.
— Lo so, l’ho vista. Stella era molto carina. E aveva una bellissima figura; aveva anche cercato di fare l’indossatrice, una volta, ma bisogna avere degli appoggi. Era sui trent’anni, gli occhi azzurri, i capelli biondo-scuro. Avrebbe potuto tingerli, ma non voleva.
— Ma lei, dentro, com’era? — insisté Sweeney. — Che cosa voleva fare?
Il vestito rosso si strinse nelle spalle. — Che cosa cerchiamo di fare tutti quanti? Tirare avanti, no? E come faccio a sapere come era dentro? È una bella pretesa da parte tua! Cosa ne diresti di bere qualcosa?
— Subito — disse Sweeney. — La notte della sua morte, tu eri qui al lavoro?
— Sì. Ho già detto ai poliziotti quello che ne so.
— Dillo anche a me.
— Ha fatto un extra. Cioè dopo le due di mattina, perché qui si chiude alle due. Era un tale che è arrivato verso le dieci o le undici ed è rimasto a parlare con lei per più di mezz’ora. Non l’avevo mai visto prima e non l’ho più visto dopo.
— È venuto a prenderla alle due?
— Doveva andare lei a trovarlo non so dove. Credo al suo albergo. — Si volse a guardare Sweeney. — Non è una cosa che facciamo per chiunque, ma qualche volta, se uno ci piace, perché no?
— Perché no? — ripeté Sweeney. — E poi con le percentuali che prendete qui non fate grandi affari.
— Non tanto da vestirci come ci vestiamo. E tutto il resto. Non è un gran posto, ma ce ne sono di peggio. Per lo meno possiamo scegliere quelli che ci piacciono e riceviamo venti o trenta proposte al giorno. — Gli sorrise con impudenza. — A quest’ora non succede spesso, però. Tu saresti il primo, quando ti deciderai.
— Se mi deciderò — disse Sweeney. — Ti ricordi quel tale con cui doveva incontrarsi?
— Praticamente no, perché non ho notato niente in lui. Dopo che era uscito, Stella tornò da me, che ero rimasta sola per caso per pochi minuti e mi accennò che avrebbe dovuto rivederlo dopo le due e mi domandò che cosa pensassi di lui. Bene, io l’avevo appena guardato mentre era seduto con lei e tutto quel che ricordavo era un tipo molto normale, vestito di grigio, mi pare. Né vecchio né giovane, né alto né basso, né grasso né altro di speciale, se no lo avrei ricordato. Non credo che lo riconoscerei, vedendolo.
— Non aveva la faccia rotonda e un paio di grossi occhiali?
— Non ricordo. Non potrei giurare di no. Ma ti dirò una cosa: nessun altro qui lo ha notato o ha qualche idea in merito. Questa è l’unica certezza che i poliziotti hanno tirato fuori da tutti. È inutile chiederlo a George al bar o a Emmy, la ragazza vestita di bianco. C’erano tutti e due, quella notte, ma non sanno niente più di me.
— Aveva nemici Stella?
— No, era una cara ragazza. Anche noi che ci lavoravamo insieme le volevamo bene, e anche il padrone, che è tutto dire. E, per risparmiarti la prossima domanda, ti dirò anche che non c’era nessun uomo veramente importante nella sua vita e non viveva con nessuno. Non che non andasse via qualche volta con una valigetta per due o tre notti, ma non viveva con qualcuno seriamente.
— Aveva una famiglia a Des Moines?
— Un giorno mi ha detto che i genitori erano morti, e se aveva altri parenti non ne ha certo mai parlato. Ma non credo che ne avesse di prossimi.
— Viveva nella West Madison, secondo l’indirizzo pubblicato. A pochi passi da qui, vero? Che cos’è, un albergo o una casa privata?
— Un albergo, il “Claremore”. Una porcheria. Posso bere un altro bicchierino?
Sweeney schioccò le dita verso il cameriere. — Anche per me, questa volta. — Spinse indietro il panama sulla testa. — Senti, Tess, mi hai detto che cosa faceva e cosa appariva. Ma che cosa era in realtà? Che cosa la interessava davvero, che cosa voleva?
La ragazza in rosso alzò il bicchiere scrutandone il contenuto. Poi, per la prima volta, fissò apertamente Sweeney. — Sei un bel tipo, tu. Credo proprio che mi piaceresti.
— Che esagerazione — rispose Sweeney.
— Mi piace anche il modo con cui dici così. Prendi in giro come un demonio, eppure… non so neanch’io che cosa voglio dire. Nel nostro mestiere si incontrano tutti i tipi di uomini e… — Rise leggermente e vuotò il bicchiere, poi continuò: — Immagino che se io fossi stata uccisa dallo Squartatore, ti saresti preoccupato di scoprire che cosa interessava a me, che cosa io volessi realmente. Avresti… oh, al diavolo!
— Ormai sei adulta, non una ragazzina — disse Sweeney — non te la prendere. Mi piaci anche tu, davvero.
— Sì, certo, certo. Io so bene quel che sono, perciò è meglio passarci sopra. Ti dirò quello che Stella desiderava: un istituto di bellezza. In una cittadina piccola, lontano da Chicago. Puoi riderci sopra, ma era per quello che risparmiava denaro, proprio per quello. Aveva già messo via un po’ di soldi, facendo la cameriera, e poi si era ammalata e aveva consumato tutto. Questo mestiere non le piaceva, come alla maggior parte di noi, ma ormai c’era da un anno e con un altro anno avrebbe avuto abbastanza da potersene andare.
— Aveva dei risparmi, dunque. Chi li ha presi?
La ragazza scrollò le spalle. — Nessuno, credo, a meno che non sia comparso qualche parente. Aspetta, che mi viene in mente qualcosa: Stella aveva un’amica che fa la cameriera in un posto vicino a dove è stata uccisa. È un ristorante che resta aperto tutta la notte, in State Street, un po’ più su della Chicago Avenue, dove lei andava quasi sempre a mangiare dopo le due. Io l’ho detto anche ai poliziotti che forse uscendo di qui sarà andata là a mangiare un panino prima dell’appuntamento con quel tale. O forse si è incontrata con lui al ristorante, invece che in albergo o in un altro posto.
— Non sai per caso il nome della cameriera?
Tess scosse il capo. — No, ma conosco il ristorante. È la terza o quarta porta dopo la Chicago Avenue, sul lato ovest di State Street.