Выбрать главу

— Per vostro divertimento?

— Perché no? Mi interessava. Voi vi occupereste ancora della faccenda, anche se non ne foste più incaricato, no?

— Credo di sì — ammise Bline.

— E l’altro alibi di Greene, quello di New York? Come fila?

Bline sogghignò. — Siete proprio deciso a tirare Greene in mezzo al pasticcio?

— Voi lo avete conosciuto, capo?

— Certo.

— Questa è la ragione. Io lo conosco da un giorno e mezzo e ritengo che il fatto che viva ancora un uomo simile è un’ottima prova che io non sono lo Squartatore. Se lo fossi, sarebbe già morto.

Bline scoppiò in una risata. — Questo è un discorso a doppio taglio, Sweeney. Anche a Greene, a quanto pare, voi piacete come lui a voi. E anche voi siete ancora vivo. Ma, per tornare all’alibi di New York, noi lo abbiamo domandato alla polizia di laggiù, che lo ha controllato: Greene è stato effettivamente segnato all’albergo dal venticinque al trenta luglio, all’“Algonquin”.

Sweeney si chinò verso di lui. — È tutto qui il controllo? L’assassinio della Gaylord è stato il ventisette, e tra Chicago e New York ci sono in tutto quattro ore di aereo. Potrebbe essere partito di là la sera e aver fatto ritorno la mattina seguente.

Bline scosse le spalle. — Avremmo cercato ancora, se ve ne fosse stato motivo. Siate onesto, Sweeney: che cosa avete contro di lui, tranne che vi ispira antipatia? Anche a me, lo ammetto. Ma, a parte questo, conosce una sola delle donne aggredite: è già un alibi, per conto mio.

— Perché credete questo?

— Quando prenderemo lo Squartatore, scommetto che scopriremo che conosceva tutte le donne oppure che non ne conosceva nessuna. Gli assassini, anche quelli che sono pazzi, hanno questo sistema, Sweeney: non colpiscono tre ignote e una conosciuta, vi do la mia parola.

— E avete controllato…?

— Diavolo, certo che abbiamo controllato. Abbiamo fatto gli elenchi più completi possibile di tutti quelli che conoscevano tutte e quattro le vittime e abbiamo confrontato gli elenchi. Un solo nome è apparso su due liste e ciò è dovuto molto probabilmente a una coincidenza.

— Chi è?

— Raoul Reynarde, il padrone del negozio che ha scacciato la Brent il giorno dell’assassinio. È risultato che conosceva vagamente anche la Gaylord.

— Buon Dio, e come?

— Vedo che lo avete conosciuto — sogghignò Bline. — Ma perché non avrebbe dovuto aver contatti con la Gaylord? C’è un mucchio di gente che ha delle donne per amiche. Voi avete degli uomini per amici, no? Comunque, era una amicizia superficiale, a quanto è risultato sia dalle parole di Reynarde sia da quelle degli altri amici della Gaylord che sono stati interrogati.

— Ma allora poteva conoscere anche le altre due. Non è facile provare che non abbia incontrato…

— In uno dei casi, no, ma non possiamo interrogare Dorothy Lee. Abbiamo potuto solo fare domande ai suoi amici, e nessuno di loro aveva sentito nominare Reynarde. Potevamo, e lo abbiamo fatto, interrogare la ballerina: ma Iolanda Lang non ha riconosciuto né il nome, né la fotografia.

— Avete controllato anche gli alibi?

— Ottimi in due casi, specialmente quello della Brent. Non avrebbe potuto seguirla a casa, dopo averla licenziata, senza essere costretto a chiudere il negozio ed è invece evidente e provato che non lo chiuse.

Sweeney sospirò. — Allora cancelliamolo. Io propendo ancora per Doc Greene.

— Sweeney, siete un maniaco. Tutte le vostre ragioni sono che quell’uomo non vi piace. Ma non esiste altro punto a suo sfavore: abbiamo molti altri ben più sospetti di Greene.

— Volete alludere a me?

— Infatti, intendevo proprio voi. Vedete, non avete l’ombra di un alibi per nessuno degli omicidii. C’è il vostro estremo interessamento per tutta la faccenda e il fatto che voi siete psichicamente piuttosto sbilanciato, altrimenti non sareste un alcolizzato. E che, in uno dei quattro casi, vi abbiamo trovato sulla scena del delitto nell’ora del delitto stesso. Non sostengo che sia sufficiente per incriminarvi, però è più di quanto abbiamo raccolto su chiunque altro. Se voi non foste…

— Se non fossi?…

— Lasciamo andare.

— Capisco — rispose Sweeney — se non fossi un giornalista, volevate dire, probabilmente mi mettereste dentro e mi strappereste quel che so. Ma pensate che scriverò ancora sul caso e che non potreste trattenermi per molto tempo e, una volta fuori, le colonne del “Blade” farebbero un bel chiasso sull’ispettore di polizia incaricato del caso dello Squartatore.

Il sorriso di Bline fu piuttosto imbarazzato. — Immagino che sia quasi così Sweeney, ma dannazione, non potreste indicarmi qualche elemento per cancellarvi dalla lista dei sospetti e non farmi perdere tempo con voi? Ci deve pur essere modo di verificare dove eravate durante almeno uno degli assassinii.

Sweeney fece un gesto di diniego. — Vorrei che ci fosse, capo — disse, guardando l’orologio — ma ditemi voi quale. Io farò qualcosa di meglio: vi offrirò qualcosa da bere, all’“El Madhouse”. Il primo spettacolo comincia fra pochi minuti, alle dieci. Sapete che la ragazza stasera riprende a ballare?

— So tutto. Tranne il nome dello Squartatore. Stasera avevo già intenzione di andar là a dare un’occhiata. Andiamo pure.

Sulla soglia, voltandosi a spegnere la luce, Sweeney guardò la statuetta nera sulla radio, la sottile fanciulla nuda, dalle braccia tese a proteggersi contro un invisibile persecutore, mentre un silenzioso grido era raggelato per l’eternità sulle sue labbra. Le ammiccò e le inviò un bacio sulla punta delle dita, prima di girare l’interruttore e seguire Bline giù per le scale.

In Rush Street presero un taxi. Sweeney ordinò all’autista: — All’“El Madhouse” — poi si abbandonò sullo schienale per accendersi una sigaretta. Guardò Bline che, con gli occhi chiusi, si era sdraiato sul sedile, e gli disse: — Voi non pensate seriamente che io sia lo Squartatore, capo. Perché non vi abbandonereste così.

— Così come? — La voce di Bline suonava bassa e morbida. — Sorvegliavo le vostre mani e vi lasciavo credere di essere a occhi chiusi. Nella mia tasca destra c’è una rivoltella, puntata contro di voi, con la mano già pronta che la impugna. Potrei adoperarla più in fretta di quanto voi usereste il coltello, se accennaste a farlo.

Sweeney scoppiò a ridere.

E poi si domandò che cosa ci fosse di divertente.

X

L’“El Madhouse” era affollato e a Sweeney parve strano non averlo previsto. Con tutta la pubblicità che era stata fatta intorno a Iolanda Lang, Sweeney pensò che avrebbe dovuto immaginare la folla raccolta nel locale. Entrando, poté scorgere fermo alla porta interna il cameriere che allontanava i clienti. Sopra alle spalle del cameriere, vide che c’era un numero di tavoli maggiore del solito, addossati l’uno all’altro nel salone, e tutti erano affollati.

Un’orchestra di tre elementi, né buoni né cattivi, stava suonando in fondo al salone, e una donna con un sasso in gola cantava una complicata canzone che doveva essere il primo numero del programma. Dalla sala esterna, con il bar, era però impossibile scorgere il palcoscenico.

Sweeney grugnì disgustato, ma Bline lo prese sottobraccio e lo condusse verso un tavolo da cui si alzava in quel momento una coppia. Conquistarono le sedie e Bline disse: — Non abbiamo bisogno di entrare subito: lo spettacolo è appena cominciato e Iolanda non comparirà per altri quaranta minuti.

— Sa il diavolo come riusciremo ad arrivarci, là. A meno che… Iolanda stessa mi ha invitato a venire, e forse ha avuto più buon senso di me e mi avrà prenotato un tavolo. Vado a vedere; voi potete intanto tenermi il posto… — e fece il gesto di alzarsi.