— Sedetevi e state calmo — disse Bline — siete scortato dalla polizia e possiamo entrare là dentro quando vogliamo, anche se per noi dovessero mettere le sedie sopra i tavoli. Però non credo che lo dovranno fare; ho detto a uno dei ragazzi di riservarmi un posto e ci potremo aggiungere un’altra sedia per voi.
Afferrò al volo per un braccio un cameriere che passava, dicendo: — Mandami Nick, per favore, subito.
Il cameriere cercò di liberarsi. — Nick è occupato. Stiamo tutti diventando matti, stasera. Bisogna che voi…
La mano libera di Bline fece balenare per un attimo la piastrina d’argento dietro il bavero della giacca, mentre ripeteva: — Mandami Nick.
— Chi è Nick? — domandò Sweeney, mentre il cameriere svaniva tra la folla.
— È il gerente del locale, a nome di Yahn — sogghignò appena. — Non che io abbia proprio bisogno di vederlo, ma è l’unica maniera per ottenere da bere subito. Che cosa prendete?
— Whisky. Forse dovrò comperarmi anch’io una di quelle placche. È un buon sistema, se funziona sempre.
— Funziona — rispose Bline, e alzò gli occhi verso un uomo vivace e tarchiato che si avvicinava al tavolo. — Ehi, Nick. Tutto sotto controllo?
L’uomo tarchiato brontolò, in risposta: — Se non ci fossero tanti piedipiatti si starebbe meglio. Quattro poliziotti in sala portano già via posto abbastanza, e adesso arrivate anche voi!
— C’è anche Sweeney, Nick. Questo è Sweeney, del “Blade”, è venuto anche lui. Non puoi trovare una sedia in più anche per lui?
Nick sorrise e Sweeney a quel sorriso si aspettava che addirittura si fregasse le mani in segno di gioia. Invece si limitò a porgerne una a Sweene. — È tutto a vostra disposizione, signor Sweeney. Ho letto il vostro articolo. Ma ci è anche costato.
— Diavolo, e come?
— Greene. Ci sta facendo pagare bene l’importanza che ci dà la sua cliente. — Si volse ad afferrare al volo un cameriere, lo stesso che Bline aveva trattenuto poco prima. — Che cosa bevete, signori?
— Whisky e soda per tutti e due — disse Bline.
— Portane tre, Charlie, e in fretta — disse Nick al cameriere, poi aggiunse: — Un momento solo, vado a procurarmi una sedia. — Ne trovò una in qualche angolo e sedette al tavolo di Sweeney finché giunsero le bevande.
— E come fa Greene ad alzarvi i prezzi? Non ha un contratto la Lang? — domandò Sweeney.
— Certo che lo ha, per altre quattro settimane. Ma…
Sweeney lo interruppe brusco. — Greene mi ha detto per tre.
— Greene non dice la verità nemmeno per scommessa, anche quando non è necessario mentire, signor Sweeney. Se fossero state tre settimane, vi avrebbe detto quattro. Dunque, la ragazza ha il contratto fino al cinque settembre, ma c’è una clausola a parte.
— Come molti contratti — osservò Sweeney.
— Già. Secondo questa clausola, la Lang ha diritto a non lavorare se è ammalata o indisposta, e Greene ha ottenuto che uno dei medici dell’ospedale le rilasciasse un certificato secondo il quale per lo choc subito non dovrebbe lavorare per una o anche due settimane.
— Ma dovrebbe venir pagata nel periodo di interruzione?
— Certo no. Ma guardate quel che guadagnamo se lei lavora, guardate la gente che c’è stasera, ed è anche di quella che spende. Visto che Doc ci teneva per il collo, abbiamo dovuto offrire un extra enorme che le facesse dimenticare lo choc. Un extra… quel che Doc chiama un regaletto.
— Ma è in condizioni di ballare, stasera? — domandò Sweeney. — Perché ha veramente sofferto per lo choc, l’ho ben visto sulla sua faccia quando si è alzata nell’atrio.
— Non avete parlato della sua faccia, nel pezzo!
— Ma l’ho vista. Prima che il cane tirasse la cerniera del vestito. Di’, Nick, come mai sotto quel vestito non aveva neppure un paio di slip e un reggiseno? Non ho pensato di chiederlo prima, ma, a meno che la polizia non abbia cambiato le sue norme, avrebbe dovuto indossarli, per lo spettacolo.
— Non li aveva davvero? Credevo che voi aveste un poco esagerato per migliorare il pezzo.
— Dio m’aiuti se l’ho fatto — dichiarò Sweeney.
— Bene, può anche darsi. Noi qui abbiamo un bello spogliatoio con doccia, e mercoledì era una serata caldissima. È probabile che dopo l’ultimo spettacolo abbia fatto una doccia e non abbia voluto infilarsi nulla sotto il vestito per andare soltanto fino a casa a dormire. O qualcosa del genere.
— Se fosse stato qualcosa del genere, non sarebbe stata sola — notò Sweeney — ma qui usciamo dall’argomento. Non è un po’ presto perché ricominci a lavorare?
— No. Se anche ha avuto lo choc, le è passato con la notte di sonno. La graffiatura era proprio soltanto una graffiatura: ha un cerotto lungo sei pollici sopra la ferita, è quello che i clienti pagano per vedere. — Spinse indietro la sedia e si alzò. — Ora ho da fare. Volete entrare? C’è da aspettare ancora una mezz’ora, ma lo spettacolo non vi annoierà troppo.
La voce di un fantasista che raccontava spiritosaggini, giungeva dalla sala, e tanto Sweeney che Bline scossero il capo. — Quando vorremo entrare, vi chiameremo.
— Certamente, intanto vi manderò altre due bibite.
Se ne andò, riportando la sedia nel posto in cui l’aveva presa.
Sweeney domandò a Bline: — Iolanda fa un numero solo?
— Adesso sì. Prima del fattaccio ne faceva due. Un ballo vero e proprio come primo numero e poi il numero del cane. Ma Nick mi ha detto oggi pomeriggio che nell’accordo nuovo hanno deciso che farà solo il numero del cane in ogni spettacolo. Non che questo importi molto, perché avranno sempre una folla così a vederla, sia che faccia un numero o due. Arrivarono i loro bicchieri, e Bline, dopo aver contemplato il proprio per qualche istante, squadrò apertamente Sweeney. — Forse sono stato un po’ troppo rude con voi, stasera, Sweeney. In taxi, voglio dire.
— Sono stato contento che vi siate comportato così — rispose Sweeney.
— Perché? Così potrete attaccarmi sul “Blade” con la coscienza tranquilla?
— Non per questo. Per quanto ne so io, voi non meritate nessun attacco, per il modo con cui avete condotto l’inchiesta. Ma ora posso tenervi testa con la coscienza tranquilla.
Bline corrugò la fronte. — Non potete negare l’evidenza, Sweeney. Che cosa significa tenermi testa? — Si piegò in avanti, improvvisamente attento. — Avete forse notato qualcosa, ieri notte, in State Street, di cui non avete parlato nell’articolo? Avete riconosciuto forse qualcuno o avete visto qualcosa di sospetto? Se è così…
— No. Su questo ho detto la verità e nient’altro che la verità. Cioè, se occupandomi della faccenda e facendo i miei interrogatori e le mie ricerche ho messo le mani su qualcosa che voi non avete osservato, è affar mio. Almeno fino a quando io non abbia raccolto abbastanza da battervi nel risolvere il caso.
Bline disse: — Decidiamo subito e qui come stanno le cose. Mi date la vostra parola d’onore di rispondere sinceramente a una domanda?
— Se risponderò, sarà sinceramente. Purché la domanda non sia per caso se io sono lo Squartatore!
— No. Se lo siete, non posso aspettarmi una risposta sincera. Perciò vi pongo la domanda, supponendo che non lo siate. Ma, perdio, vi assicuro, Sweeney, che se non mi rispondete, “Blade” o non “Blade”, vi schiaffo dentro e vi faccio sputare tutto. E lo stesso succederà se mi raccontate una storia. Voi avete scoperto o presumete di scoprire chi sia lo Squartatore? Di vista o di nome, potete sospettare di qualcuno?
— No, con esattezza no. Tranne Doc Greene, e per lui non ho un briciolo di prove, se non che vorrei che fosse lui.
Bline si riappoggiò allo schienale della sedia, esclamando: — Allora, va bene. Ho tutto un gruppo di uomini alle mie dipendenze per questo lavoro e in più ho l’intero corpo di polizia pronto a dare una mano. Se voi avete trovato qualcosa che noi non abbiamo visto, è un vostro gioco. È facile che vi procuri un coltello nello stomaco, ma anche questo è affar vostro.