— Benissimo — disse Sweeney — poteva essere un’idea. Ma sono contento che sia sbagliata. Avrei fatto una pessima figura col mio articolo.
Greene intervenne con tono blando. — Riferirò a Iolanda quanto voi pensavate e quanto avete voluto suggerire alla polizia. Dopo ciò, Iolanda vi vorrà certo più bene. — Sweeney lo fissò intento. Greene sorridendo si curvò verso di lui. — Quel che mi piace in voi, Sweeney, è che le vostre reazioni siano tanto prevedibili, tanto primitive e mancanti di sottigliezza. Dovreste sapere che non farei mai una mossa così sciocca da informare Iolanda delle vostre volgari insinuazioni.
— Perché no?
— Perché io sono sottile e civilizzato. L’ultima cosa che farei sarebbe di indisporre Iolanda nei vostri confronti, per non provocare in seguito una reazione alla collera. Le donne più o meno colte e civilizzate che siano, hanno una mente acuta. Ma voi non potete capire. Però potete capire che, se avessi intenzione di raccontare tutto a Iò, non vi avvertirei, prima di farlo!
Bline stava sorridendo a Sweeney. — Mi piace questo duello. Ora tocca a voi.
— Preferirei discuterne fuori — rispose Sweeney.
— L’animale semplice — osservò Greene — e le tre caratteristiche degli irlandesi: bere, fare a pugni e… be’, la terza, nel caso di Sweeney, si riduce a un contemplare! — Si piegò ancor di più verso Sweeney e parlò senza più sorridere. — E proprio per questo vi odio profondamente, Sweeney.
— Allora la maschera è caduta, adesso — notò Sweeney, calmo. — Siete veramente uno psichiatra, Doc?
— Lo sono.
— E non vi accorgete di essere voi stesso uno squilibrato? Vedete, io non conosco i vostri rapporti con Iolanda, ed è inutile che vi affanniate a spiegarmeli, perché non sono capace di credervi, in nessun modo. Ma in ogni caso il vostro atteggiamento verso la ragazza non è sano né normale. Come suo impresario, la vedete andare a spogliarsi davanti a una folla di imbecilli, eccitati dal piacere di guardarla, e lo sopportate. Forse, anzi, vi piace addirittura. Forse siete voi la vittima di un contemplatorismo invertito, o cose simili. Io non lo so, ma voi dovreste saperlo, essendo uno psichiatra.
Bline guardava dall’uno all’altro con evidente soddisfazione. — Alt, ragazzi — intervenne — io arbitro l’incontro. Il primo che perde le staffe al punto da picchiare l’altro, perde. E forse finisce dentro.
Né Greene né Sweeney lo degnarono di un’occhiata. Sweeney continuò: — Migliaia di uomini l’avranno desiderata e avranno cercato di averla. Voi non potete aver avuto in tutti i casi la reazione che avete avuto con me; le vostre ghiandole surrenali non avrebbero resistito. Il che significa che nel mio caso si è verificato un elemento diverso. Qual è, Doc?
Greene era sul chi vive, gli occhi quasi chiusi. Si sarebbe potuto contare fino a dieci prima che egli rispondesse e disse soltanto: — Non lo so. — Appariva sinceramente imbarazzato.
— Allora ve lo dirò io. Voi sapete che io otterrò quello che voglio.
Bline doveva aver sorvegliato l’espressione di Greene perché balzò in piedi e si lanciò verso di lui, nel momento stesso in cui Greene si gettava al di sopra del tavolo contro Sweeney. La sedia di Greene si rovesciò a terra, ma l’uomo si fermò, sentendo la mano di Bline afferrargli il braccio, pur non prestando alcuna attenzione all’ispettore. Scandì piano: — Io vi ucciderò, Sweeney. — Poi si liberò della stretta del poliziotto e si allontanò.
Nick apparve all’improvviso. — Qualcosa che non va, signori?
— Tutto è delizioso — gli rispose Sweeney.
Nick guardava incerto dall’uno all’altro. — Vi mando ancora da bere?
— No, grazie, per me no — rispose Sweeney.
Bline aggiunse: — Neanche per me, questa volta, Nick.
— Non sta succedendo qualche guaio?
— No, Nick — disse Bline — ma… tutto sommato ci berrò sopra qualcosa.
Nick annuì e li lasciò. Bline si abbandonò sulla spalliera e si rivolse a Sweeney. — Sarebbe bene che foste più cauto, Sweeney.
— Ritengo che abbiate ragione, capo. Ma penso sinceramente che quell’uomo non sia normale. Ecco perché non lo sopporto e volevo dimostrarvelo.
— È naturale che non poteva parlare sul serio, minacciando di uccidervi: non lo avrebbe detto davanti a me se lo avesse pensato sul serio. Voleva soltanto impaurirvi.
— Vorrei esserne sicuro — disse Sweeney. — Se è sano di mente, sì. Ma, Squartatore o no, non scommetterei sulle sue condizioni psichiche.
— E per quel che riguarda voi personalmente?
Sweeney rise. — Posso essere squilibrato, ma non sono pazzo. — Si alzò. — Mi sembra che ci sia stato abbastanza movimento per una sola serata. Sono del parere di andarmene a casa.
— La vostra porta ha una buona serratura?
Sweeney lo scrutò. — Voi dovreste saperlo già. A meno che io non l’avessi lasciata aperta, l’altra sera, quando avete preso in prestito il mio rasoio.
Anche Bline si alzò. — Vi accompagnerò per un pezzetto di strada. Mi farà bene un po’ d’aria.
Mentre camminavano per Clark Street, Bline disse: — Se la mancanza del rasoio vi ha davvero impressionato, mi dispiace, Sweeney. È stato così: io ho mandato due ragazzi a cercar di voi per portarvi da me all’interrogatorio, giovedì notte, e ho ordinato di portare il vostro arsenale di armi, se foste stato fuori. E loro hanno un po’ esagerato. Uno dei ragazzi, non vi dirò quale, è un esperto in serrature e ama mostrare la sua abilità.
— Immagino chi è e non c’è bisogno che me lo diciate.
— Non dite sciocchezze, Sweeney. C’è un mucchio di gente nella polizia che con le serrature ci sa fare.
— Ma nella mia stanza prima di allora ce n’era stato uno solo, e chiunque altro avrebbe dovuto domandare alla signora Randall, invece di salire direttamente. E se ci fosse stata lei, non sarebbero entrati. Perciò l’individuo non può essere che quello che immagino io. Io lo giudicavo un amico.
— Dimenticate l’episodio, Sweeney. Diavolo, ragazzo, l’amicizia non conta, quando si cerca un assassino. E voi, ve l’ho detto, eravate molto sospetto. Sweeney, dobbiamo prendere quell’uomo, assolutamente, prima che faccia fuori qualche altra donna.
— Per risparmiare le donne o per salvare i vostri stipendi?
— Per tutt’e due le ragioni, credo, ma per conto mio non si tratta solo di stipendio. Non mi sono occupato della Brent due mesi fa, ma mi hanno dato anche quel caso, dopo il secondo delitto, quando si è cominciato a pensare a un pazzo maniaco. Ho visto la Gaylord all’obitorio e ho visto la Lee prima che la portassero via. Cristo, vi assicuro che non erano belle da guardare! — Si volse a fissare Sweeney. — Voi avete visto soltanto un esempio dell’opera dell’assassino e un esempio mal riuscito. Ma non sarebbe stato tanto piacevole vedere l’opera completa.
— Non ho mai creduto che fosse piacevole.
— È per questo che vorrei che voi e Doc piantaste lì la questione e non perdeste tempo ad accusarvi a vicenda di essere lo Squartatore. Sì, mi ha proprio soffiato lui il sospetto, Sweeney: è stato dopo un colloquio con lui che ho mandato i miei uomini a cercare voi e quanto di affilato possedevate. Non sapevo allora che fosse mosso solo dal suo odio personale contro di voi.
— E ritenete che se io cerco di spingervi a sospettare di lui, è per motivi personali, nello stesso modo.
— Non è così forse? In gran parte?
Sweeney sospirò. — Per quello e perché è un verme.
— Bene, continuate pure con la fissazione, se volete. Ma non aspettatevi che io faccia altrettanto. Gli alibi di Greene non saranno magari perfetti, ma per me sono abbastanza buoni, soprattutto perché, come vi ho detto, sono certo che l’assassino deve aver conosciuto tutte le donne oppure nessuna di loro. C’è un tipo di assassino che uccide la donna per cui va pazzo, ma c’è il tipo che segue le sconosciute e uccide quelle. E, secondo me, anche se non sono psichiatra, non ce n’è uno che segua i due sistemi contemporaneamente.