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— Traquillizzati — disse Boone. — Tutto a posto. Ti ricordi di Enid, vero?

Corcoran guardò la donna accanto a Boone. — Sì, certo.

Enid gli porse la mano. — Lieta di vedervi, signor Corcoran. Siamo ben lontani da Hopkins Acre, vero?

— Non c'è dubbio — disse Corcoran.

— E lui è Lupo — disse Boone. — Non credo che tu lo conosca.

Corcoran guardò dove Boone indicava e vide il lupo grigio che lo fissava.

— Forse non proprio Lupo — disse. — Ma ho visto alcuni dei suoi amici, nel posto dove hai ucciso il mostro.

— Non sono stato io — disse Boone. — È stato il bisonte. Poi io ho ucciso il bisonte.

Corcoran scosse la testa. — A quanto pare, non so bene cosa succede.

— Non lo sappiamo neppure noi — disse Enid. — Stiamo ancora cercando di capirlo.

— Sediamoci a questo tavolo — disse Boone. — Dai rumori che provengono dall'edificio dietro di noi, sembra che il robot che gestisce questa tavola calda stia spadellando in cucina.

I tre si diressero verso il tavolino, e in quel momento Muso di Cavallo uscì dalla nebbia della carta galattica e si diresse verso di loro.

— La carta — disse a Boone — sta ritornando nel baule senza necessità di intervento da parte mia. È una fortuna, perché se avessi provato a farlo, avrei combinato qualche pasticcio. E chi è, se posso chiederlo, la persona che si è unita a noi?

Boone disse a Corcoran: — Ti presento il nostro amico Muso di Cavallo.

Muso di Cavallo brontolò: — Lieto di conoscervi, signore.

— Mi chiamo Jay Corcoran — gli disse Corcoran. — Sono un vecchio amico di Boone.

— Bene — disse Muso di Cavallo — siamo tutti ritornati insieme qui alla base. E sono lieto che la nostra forza sia aumentata con l'arrivo dell'amico di Boone. Inoltre c'è Lupo. E il Cappello.

Il Cappello sedeva anche lui alla tavola; era ritto sulla sedia, non era più afflosciato. Aveva sempre la faccia nascosta dal cappello, ammesso che avesse una faccia.

Guardandolo con maggiore attenzione, Boone vide che era stato un po' tartassato da Lupo. Qua e là si scorgevano i segni dei denti.

Il robot si avvicinò; aveva un vassoio in testa. — Non posso offrirvi altro — disse — che salsicce e crauti. Spero che vi accontentiate. Per il carnivoro ho preparato un piatto di sole salsicce. Non credo che rimpianga l'assenza dei crauti.

— Mangia qualsiasi cosa di origine animale. — Disse Boone — Ma credo che abbiate ragione per i crauti.

Enid, seduta accanto a Boone, gli toccò il braccio.

— Vi piacciono i crauti? — domandò.

— Mi piacciono abbastanza — rispose. — Ho imparato a mangiare quasi di tutto.

— Era Horace quello che amava salsicce e crauti — disse Enid. — Si riempiva sempre come un maiale. Mangiava con le mani.

Corcoran cambiò argomento. — Qualcuno sa dirmi dove siamo? Che posto è questo?

— Il Cappello diceva che è la Strada dell'Eternità — spiegò Boone.

— Si vede che scherzava.

— No, non penso. Pareva sicuro di quello che diceva. Io gli credo.

— Sei passato dietro uno dei tuoi angoli per venire qui?

— Sì… non appena il mio subconscio mi ha fatto fare un sogno sufficientemente spaventoso. Lupo è venuto via con me. E tu? Tu non giri dietro gli angoli.

— No. Io sono salito su un albero… un albero altissimo, con una scala elicoidale che si avvolgeva attorno al tronco. Poi è successo qualcosa, ma non so bene cosa.

— È ridicolo — disse Boone.

— Pressappoco come i tuoi giri dietro gli angoli.

Proseguirono il pasto in silenzio. Lupo fu il primo a finire e si accucciò comodamente ai piedi di Boone. Quando tutti ebbero finito, Enid chiese a Corcoran: — David arriverà presto? Era con voi nel viaggiatore vero?

Corcoran si agitò sulla sedia, a disagio. — Ho una triste notizia, signorina Enid. David è morto. Mi spiace… mi spiace davvero…

Per un attimo, Enid rimase immobile, incapace di pensare e di parlare. Poi singhiozzò, ma infine riuscì a riprendere il controllo di se stessa. — Ditemi come è successo.

— Henry era riuscito a trovarci. Aveva individuato il punto dove eravate giunta con Boone, senza incontrarvi. Aveva poi seguito nel futuro il vostro viaggiatore e aveva scoperto tracce della vostra presenza, ma non vi aveva rintracciato neanche lì. Perciò siamo ritornati tutt'e tre nel periodo preistorico, sperando di poter…

— Ma come è successo?

— Una tigre — disse Corcoran. — David aveva con sé il fucile, e l'ha uccisa, prima che riuscisse ad attaccarci. Ma la bestia, prima di morire, l'ha colpito.

— David ucciso da una tigre?

Corcoran annuì tristemente, turbato dal ricordo.

— Non aveva mai voluto sparare — commentò Enid. — Andava a caccia con il fucile scarico. Toglieva sempre le cartucce.

— Laggiù — disse Corcoran — io l'ho pregato di tenerlo carico. Quando la tigre ci assalì, lui ci difese entrambi. Se non lo avesse fatto, la tigre avrebbe ucciso anche me.

— Voi eravate con lui quando è morto?

— Negli ultimi istanti. Quando l'ho raggiunto, era moribondo.

— Ha detto qualcosa?

Corcoran scosse la testa. — Non ne ha avuto il tempo. L'ho seppellito come meglio ho potuto. Una tomba fra le rocce, coperta di pietre. Ho cercato di pronunciare delle frasi sulla tomba. Non so se sono state le frasi giuste. Non sono molto abile in queste cose.

— Ed Henry?

— Henry è andato via prima che ci fosse l'incidente. È andato a cercare il terzo viaggiatore.

Enid si alzò in piedi. Disse a Boone: — Mi accompagnate?

— Certo — disse lui. — Dove volete.

Si allontanò dall'edificio. Enid si teneva al braccio di Boone, Lupo li seguiva.

Quando Enid e Boone furono lontani, Muso di Cavallo disse a Corcoran: — Ho l'impressione che la vostra storia non fosse la pura verità. L'avete un po' abbellita, vero?

— Certo, l'ho abbellita. Cosa dovevo dire? Ero addormentato quando la tigre l'ha ucciso. L'ha trascinato lontano per mangiarselo. Dovevo dire una cosa simile a sua sorella?

— No. Siete un animo gentile.

— Sono uno stupido e un fifone — disse Corcoran.

Lungo la strada, Enid disse a Boone: — Non voglio piangere. David non era tipo da desiderare che mi sciogliessi in lacrime.

— No, piangete — disse Boone. — A volte il pianto è un sollievo. Avrei voglia di piangere anch'io. David mi piaceva. Nel breve tempo passato con lui, l'ho trovato molto simpatico.

— Di tutta la famiglia — disse Enid — era la persona che preferivo. Parlavamo sempre tra noi e avevamo i nostri segreti e le nostre battute. David sembrava un superficiale, ma era molto sensato. Era esperto nell'uso del viaggiatore e faceva le commissioni per noi negli altri tempi. Portava libri e armi a Timothy, liquori per Horace e utensili per Emma. Io non gli ho mai chiesto di portarmi niente, ma lui mi portava sempre regali: un gioiello, un libro di poesie, un profumo…

Tacque per un istante, poi riprese: — E adesso è morto. Sepolto nel passato preistorico. E ha sparato per difendersi. Non avrei mai creduto che riuscisse a farlo. Era troppo civile, troppo gentiluomo. Ma nel momento decisivo, di vita o di morte, ha sparato. — Lo fissò negli occhi. — Adesso ho voglia di piangere. Non dovrei farlo… ma non posso farne a meno. Stringetemi, Tom, mentre piango.

Pianse a lungo, ma poi anche il pianto ebbe fine. Fissò Boone con le guance piene di lacrime, e lui la baciò dolcemente.

— Ritorniamo dagli altri — disse lei.

Quando giunsero di nuovo accanto al tavolino. Muso di Cavallo e Corcoran sedevano sempre allo stesso posto e parlavano tra loro.