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«Più ci penso,» disse Frink, «e più la tua idea mi piace.»

«Bene,» disse McCarthy. «E adesso stammi a sentire. Ecco ciò che devi fare. Devi farti dare dei soldi da Wyndham-Matson.» Ammiccò: uno spasimo lento, intenso, impaurito della palpebra. «Ho già pensato come si può fare. Ho intenzione di licenziarmi e di mettermi in affari con te. I miei disegni, vedi… che cosa c’è di strano? So che sono buoni.»

«Certo,» disse Frink, un po’ stordito.

«Ci vediamo stasera dopo il lavoro,» disse McCarthy. «A casa mia. Vieni verso le sette e cena con Jean e con me… se riesci a sopportare i bambini.»

«Va bene,» disse Frink.

McCarthy gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò.

Ho fatto molta strada, si disse Frink. In questi ultimi dieci minuti. Ma non si sentiva preoccupato; provava, invece, un senso di eccitazione.

Certo, è successo tutto in fretta, pensò mentre tornava verso il suo banco da lavoro e cominciava a radunare i suoi attrezzi. Credo che cose del genere avvengano proprio così. L’opportunità, quando si presenta…

È tutta la vita che aspettavo questo momento. Quando l’oracolo dice “si deve ottenere qualcosa”… significa questo. Il tempo è davvero favorevole. Ma che cos’è il tempo? Che cos’è questo momento? Il sei in cima all’Esagramma Undici cambia tutto nel Ventisei, la Forza domatrice del grande. Lo yin diventa yang; la linea si sposta e appare un nuovo Momento. E io ero così fuori strada che non me ne sono nemmeno reso conto!

Ci scommetto che è per questo che è venuto fuori quel verso terribile; è l’unico modo in cui l’Esagramma Undici può cambiare nell’Esagramma Ventisei, a causa di quel sei mobile in cima. Perciò dovrei riuscire a salvare il culo, in tutta questa baraonda.

Però, malgrado la sua eccitazione e il suo ottimismo, non riusciva a togliersi del tutto dalla testa quel verso.

In ogni caso, pensò ironicamente, sto facendo un tentativo con i fiocchi; per le sette di stasera forse sarò riuscito a dimenticare tutto, come se non fosse mai successo.

Lo spero davvero, pensò. Perché questo progetto con Ed è grande. La sua idea promette bene, ci potrei giurare. E non ho nessuna intenzione di rimanere tagliato fuori.

Adesso come adesso io non sono niente, ma se riesco a farcela, forse potrò riavere Juliana con me. Io so quello che vuole… lei merita di essere sposata a un uomo che conta, a una persona importante nella comunità, non a un meshuggener [Matto]. Una volta gli uomini erano uomini; prima della guerra, per esempio. Ma ormai è tutto finito.

Niente di strano che lei passi da un posto all’altro, da un uomo all’altro, sempre in cerca. E senza nemmeno sapere che cosa sia, che cosa richieda la sua struttura biologica. Ma io lo so, e con questa grande attività insieme a McCarthy — qualunque sia - otterrò per lei ciò che le serve.

All’ora di pranzo Robert Childan chiuse il negozio Manufatti Artistici Americani. Abitualmente attraversava la strada e mangiava al bar. In ogni caso non rimaneva fuori più di mezz’ora. Quel giorno se la sbrigò in venti minuti. Si sentiva ancora lo stomaco sottosopra al ricordo dell’impegnativo incontro con il signor Tagomi e con il personale della Missione Commerciale.

Forse sarebbe meglio non fare più servizio a domicilio, si disse mentre tornava al lavoro. Svolgere tutto il lavoro in negozio.

Due ore solo per mostrare il suo campionario. Troppo. Quasi quattro ore in tutto, e aveva riaperto il negozio con molto ritardo. Un intero pomeriggio per vendere un solo pezzo, un orologio di Topolino; un oggetto di grande valore, certo, ma… Aprì la porta del negozio, la spalancò e andò ad appendere il cappotto nel retrobottega.

Quando ne uscì vide che era entrato un cliente. Un bianco. Bene, pensò. Che sorpresa.

«Buon giorno, signore,» disse Childan, con un leggero inchino. Probabilmente era un pinoc. Magro, dalla carnagione piuttosto scura. Ben vestito, con abiti alla moda. Ma non a suo agio. Sudava leggermente, e la sua pelle era lucida.

«Buon giorno,» mormorò l’uomo, muovendo qualche passo all’interno del negozio per esaminare la merce. Poi, all’improvviso, si avvicinò al bancone. Infilò una mano nella giacca e ne estrasse un piccolo portafogli di pelle lucida, quindi posò sul banco un biglietto da visita muiticolore stampato in modo molto elaborato.

Sul biglietto da visita c’era l’emblema imperiale. E dei simboli militari. La Marina. Ammiraglio Harusha. Robert Childan lo esaminò, colpito.

«La nave dell’ammiraglio,» spiegò il cliente, «in questo momento si trova nella Baia di San Francisco. È la portaerei Syohaku.»

«Ah,» disse Childan.

«L’ammiraglio Harusha non ha mai visitato la Costa Occidentale,» continuò a spiegare il cliente. «Ora che si trova qui vuole realizzare alcuni suoi desideri, e uno di questi è visitare personalmente il suo famoso negozio. Nelle Isole Patrie ha sempre sentito parlare della Manufatti Artistici Americani.»

Lusingato, Childan fece un inchino.

«Tuttavia,» proseguì l’uomo, «preso com’è dai suoi numerosi impegni, l’ammiraglio non può venire di persona al suo famoso negozio. Perciò ha mandato me; io sono il suo attendente.»

«L’ammiraglio è un collezionista?» chiese Childan, con la mente che lavorava a tutta velocità.

«È un amante delle opere d’arte. Un intenditore. Ma non è un collezionista. Ciò che desidera è acquistare qualcosa per fare un dono; vuole donare a ciascuno degli ufficiali della sua nave un prezioso cimelio storico, una pistola dell’epica Guerra Civile Americana.» L’uomo fece una pausa. «In tutto ci sono dodici ufficiali.»

Dodici pistole della Guerra Civile, pensò Childan. Prezzo al cliente: quasi diecimila dollari. Fu scosso da un tremito.

«È risaputo,» continuò l’uomo, «che il suo negozio vende questi inestimabili oggetti d’arte della storia americana. Oggetti che, ahimè, scompaiono troppo rapidamente nel limbo del tempo.»

Scegliendo le parole con la massima cura — non poteva rischiare di perdere un cliente del genere a causa di un errore sia pur minimo — Childan disse: «Sì, è vero. Fra tutti i negozi degli Stati Americani del Pacifico, io possiedo il miglior assortimento immaginabile di armi della Guerra Civile. Sarò felice di servire l’ammiraglio Harusha. Desidera che raccolga il meglio delle armi che ho» disposizione e le porti a bordo della Syokaku? Magari oggi pomeriggio?»

«No, le esaminerò qui,» disse l’uomo.

Dodici, contò Childan. Luì non disponeva di dodici pistole… anzi, ne aveva appena tre. Ma entro la settimana poteva arrivare a trovarne una dozzina, se la fortuna lo aiutava, attraverso i più svariati canali. Un espresso per via aerea dall’Est, per esempio. E diversi grossisti locali.

«Lei, signore,» disse Childan, «è esperto in questo genere di anni?»

«Abbastanza,» disse l’uomo. «Ho una piccola collezione di pistole, compresa una minuscola rivoltella segreta a forma di domino. Circa 1840.»

«Un oggetto squisito,» disse Childan mentre si recava verso la cassaforte per prendere alcune armi da sottoporre all’esame dell’attendente dell’ammiraglio Harusha. Quando ritornò, vide che l’uomo stava compilando un assegno. Si interruppe un attimo e disse: «L’ammiraglio desidera pagare in anticipo. Un deposito di quindicimila dollari SAP.»