Выбрать главу

Domani dovrò uscire a comprarmi quel libro, La cavalletta. Sarà interessante vedere come l’autore descrive un mondo dominato dagli ebrei e dai comunisti, con il Reich in rovina, e il Giappone ridotto certamente a una provincia della Russia; anzi, con la Russia che si estende dall’Atlantico al Pacifico. Chissà se lui — comunque si chiami — descrive anche una guerra fra la Russia e gli Stati Uniti? Un libro interessante, pensò. Strano che nessuno abbia pensato a scriverlo prima.

Dovrebbe servire a farci capire quanto siamo fortunati, pensò. Malgrado gli ovvi svantaggi… potremmo trovarci molto peggio. Quel libro ci impartisce una grande lezione morale. Sì, qui comandano i giap, e noi siamo una nazione sconfitta. Ma dobbiamo guardare avanti; dobbiamo costruire. Da questa situazione nasceranno grandi cose, come la colonizzazione dei pianeti.

Dovrebbe esserci un notiziario, si rese conto. Si mise a sedere e accese la radio. Forse hanno scelto il nuovo Cancelliere del Reich. Si sentiva ansioso ed eccitato. A me quel Seyss-lnquart sembra il più dinamico. Sarebbe il più adatto a portare avanti programmi ambiziosi.

Vorrei essere là, pensò. Magari un giorno sarò abbastanza ricco per andare in Europa e vedere tutto quello che hanno fatto. È un peccato perdersi lo spettacolo. Inchiodato qui, sulla Costa Occidentale, dove non succede mai niente. La storia ci sfiora appena.

CAPITOLO OTTAVO

Alle otto del mattino Freiherr Hugo Reiss, il console del Reich a San Francisco, scese dalla sua Mercedes-Benz 220-E e salì di buon passo gli scalini del consolato. Dietro di lui c’erano due giovani impiegati del Ministero degli Esteri. Il personale aveva aperto la porta, e lui entrò sollevando la mano in segno di saluto alle due centraliniste, al viceconsole Herr Frank e poi, dentro l’ufficio di Reiss, al suo segretario, Herr Pferdehuf.

«Freiherr,» disse Pferdehuf, «c’è un radiogramma in codice appena pervenuto da Berlino. Priorità Uno.»

Ciò significava che il messaggio era urgente. «Grazie,» disse Reiss, sfilandosi il soprabito e porgendolo a Pferdehuf perché lo appendesse.

«Dieci minuti fa ha telefonato Herr Kreuz vom Meere. La prega di richiamarlo.»

«Grazie,» disse Reiss. Si sedette al piccolo tavolo accanto alla finestra dell’ufficio e tolse il coperchio dal vassoio della colazione; vide sul piatto il panino, le uova strapazzate e la salsiccia, si versò del caffè nero dalla caffettiera d’argento, poi aprì il giornale del mattino.

L’uomo che aveva telefonato, Kreuz vom Meere, era il responsabile del Sicherheitsdienst nell’area degli Stati Americani del Pacifico; la sede del quartier generale, sotto un nome di copertura, era presso il terminal dell’aeroporto. I rapporti fra Reiss e Kreuz erano piuttosto tesi. La loro giurisdizione si sovrapponeva in innumerevoli casi; era certamente una politica deliberata dei pezzi grossi di Berlino. Reiss ricopriva un incarico onorario presso le SS con il grado di maggiore, il che lo rendeva tecnicamente un subordinato di Kreuz vom Meere. Quell’incarico gli era stato conferito diversi anni prima, e a quel tempo Reiss ne capiva lo scopo. Ma non poteva farci niente. Tuttavia, quel fatto lo irritava ancora.

Il giornale, inviato via Lufthansa e giunto alle sei del mattino, era la Frankfurter Zeitung. Reiss lesse attentamente la prima pagina. Von Schirach agli arresti domiciliari, forse a quest’ora già morto. Peccato. Göring insediato in una base di addestramento della Luftwaffe, circondato da esperti veterani di guerra, tutti fedelissimi al Grassone. Nessuno poteva coglierlo di sorpresa. Nessun sicario dell’SD. E per quanto riguardava il dottor Goebbels?

Probabilmente si trovava nel cuore di Berlino. Potendo contare come al solito sulla sua furbizia, sulla sua capacità di cavarsela sempre e comunque con le parole. Se Heydrich mandasse una squadra a eliminarlo, rifletté Reiss, il piccolo dottore non solo riuscirebbe a dissuaderli, ma probabilmente li convincerebbe addirittura a passare dalla sua parte. Ad assumerli come dipendenti del Ministero della Propaganda e della Cultura Pubblica.

S’immaginava il dottor Goebbels in quel momento, nell’appartamento di qualche favolosa attrice cinematografica, che non degnava nemmeno di uno sguardo le unità della Wehrmacht che marciavano nella strada sottostante. Nulla spaventava quel Kerl [Tipo]. Goebbels avrebbe sfoderato il suo sorriso irridente… continuando ad accarezzare il seno della bella donna con la mano sinistra, e scrivendo l’articolo per l’Angriff con…

I pensieri di Reiss vennero interrotti; il suo segretario aveva bussato alla porta. «Mi scusi. Kreuz vom Meere è di nuovo in linea.»

Reiss si alzò, andò alla scrivania e prese il ricevitore. «Qui Reiss.»

Udì il pesante accento bavarese del capo locale dell’SD: «Ha notizie su quel tipo dell’Abwehr?»

Perplesso, Reiss cercò di capire a chi si riferisse Kreuz vom Meere. «Ehm,» mormorò. «Per quanto ne so, in questo momento sulla Costa del Pacifico ci sono almeno tre o quattro “tipi” dell’Abwehr.»

«Quello che è arrivato la settimana scorsa con un volo della Lufthansa.»

«Oh,» disse Reiss. Tenendo il ricevitore fra l’orecchio e la spalla, prese il portasigarette. «Non è mai arrivato qui.»

«Che cosa fa?»

«Dio, non lo so. Lo chieda a Canaris.»

«Vorrei che lei chiamasse il Ministero degli Esteri e lo pregasse di mettersi in contatto con la Cancelleria, e di chiedere al primo che capita di mettere alle strette quelli dell’Ammiragliato: o l’Abwehr si riprende indietro i suoi uomini o ci informa del motivo per cui si trovano qui.»

«Non può farlo lei?»

«Qui c’è una gran confusione.»

Hanno definitivamente perso il loro uomo dell’Abwehr, decise Reiss. Qualcuno dello Stato Maggiore di Heydrich gli ha sicuramente chiesto di tenerlo d’occhio, ma hanno perso il contatto. E adesso vogliono che gli tolga le castagne dal fuoco.

«Se capita da queste parti,» disse Reiss, «gli metterò qualcuno alle calcagna. Ci può contare.» Naturalmente, c’erano pochissime probabilità, forse nessuna, che quell’uomo si facesse vivo. E lo sapevano entrambi.

«Senza dubbio si serve di un nome falso,» proseguì Kreuz vom Meere con voce affaticata. «Naturalmente non lo conosciamo. È una persona dall’aspetto aristocratico. Sui quaranta. Un capitano. Il suo vero nome è Rudolf Wegener. Discende da una di quelle antiche famiglie monarchiche della Prussia orientale. Probabilmente ha sostenuto von Papen nel Systemzeit.» Reiss si sistemò comodamente alla scrivania mentre Kreuz vom Meere continuava la sua tiritera. «Secondo me l’unica soluzione, con questi parassiti di monarchici, sarebbe quella di tagliare il bilancio della Marina in modo da non…»

Alla fine Reiss riuscì a chiudere la conversazione. Quando tornò alla sua colazione scoprì che il panino si era freddato. Comunque il caffè era ancora caldo; lo bevve e riprese a leggere il giornale.

Non c’è niente da fare, pensò. Quelli dell’SD sono di turno anche di notte. Ti chiamano alle tre del mattino.

Il suo segretario, Pferdehuf, infilò la testa nell’ufficio, vide che Reiss non era più al telefono e disse: «Ha appena chiamato Sacramento. Sono agitatissimi. Dicono che c’è un ebreo che se ne va in giro per le strade di San Francisco.» Risero tutti e due.

«Va bene,» disse Reiss. «Dica loro che si calmino e che ci facciano avere tutta la documentazione. C’è altro?»