Quando si interruppe di nuovo e alzò gli occhi, il negozio era vuoto. Il rappresentante era andato via.
Infilò un moneta del distributore di bevande e ottenne una tazza di tè bollente istantaneo. Rifletté, mentre la sorseggiava.
Chissà se si venderanno, si chiese. È piuttosto improbabile. Ma sono ben fatti. E non se ne vedono, in giro, di oggetti del genere. Esaminò una delle spille. Un disegno molto efficace. Certo non sono dei dilettanti.
Cambierò i cartellini. Ci metterò un prezzo molto più alto. Metterò in evidenza il particolare che sono fatti a mano. E che sono esemplari unici. Originali realizzati su richiesta. Sono piccole sculture. Indossate un’opera d’arte. Una creazione esclusiva da portare sul bavero o sul polso.
E c’era un altro concetto che pian piano prendeva corpo nella mente di Robert Childan. Con questi non ci sono problemi di autenticità. E quello è un problema che un giorno o l’altro potrebbe mandare all’aria l’industria dei prodotti storici americani. Non oggi, e nemmeno domani… ma in seguito, chi lo sa.
Meglio tenere i piedi in due staffe. La visita di quel truffatore ebreo; quella poteva essere un’indicazione significativa. Se io ammucchiassi zitto zitto una buona quantità di oggetti non antichi, semplice arte contemporanea senza vera o pretesa storicità, potrei ritrovarmi un passo avanti rispetto alla concorrenza. E dal momento che non mi costa niente…
Si appoggiò allo schienale della sedia in modo che toccasse contro il muro e riprese a sorseggiare il suo tè, riflettendo.
Il Momento cambia. Bisogna essere pronti a cambiare con lui. Altrimenti si rimane al palo. Adattarsi.
La legge della sopravvivenza, pensò. Tenere sempre d’occhio la situazione. Capire che cosa richiede. E… trovare le risposte adatte. Essere lì al momento giusto e fare la cosa giusta.
Essere yin. Gli orientali lo sanno. Quegli occhi neri, furbi, da yin…
Improvvisamente gli venne una buona idea, che lo fece rizzare di scatto sulla sedia. Due piccioni con una fava. Ah! Saltò in piedi tutto eccitato. Incarta con cura il gioiello migliore, naturalmente dopo aver tolto il cartellino. Una spilla, un pendente o un braccialetto. Qualcosa di bello, comunque. Poi, visto che tanto alle due devi chiudere il negozio, fa’ un salto a casa dei Kasoura. Il signor Kasoura, Paul, sarà al lavoro. Ma la signora Kasoura, Betty, molto probabilmente sarà in casa.
Ecco un bel regalo: questa nuova, originale, opera d’arte americana. Con i miei personali omaggi, per ottenere una reazione positiva. È così che si lancia una nuova linea di prodotti. Non è splendido? Ne ho un’intera serie, giù in negozio; venga a trovarmi, eccetera. Questo è per lei, Betty.
Cominciò a tremare. Io e lei, da soli nel suo appartamento, a metà giornata. Mentre suo marito è in ufficio. Ma è tutto pulito, tutto credibile, comunque; un ottimo pretesto.
Un pretesto inattaccabile!
Robert Childan prese una scatoletta, la carta e il nastro e cominciò a preparare il regalo per la signora Kasoura. Una donna affascinante, con la sua carnagione scura, il corpo snello avvolto nell’abito di seta orientale, i tacchi alti e così via. O magari oggi indossa un paio di pantaloni da riposo di cotone azzurro, comodi e leggeri, molto informali. Ah! pensò.
O forse significa osare troppo? Il marito, Paul, si irrita. Intuisce e reagisce malamente. Forse è meglio aggirare l’ostacolo, portare il dono a lui, nel suo ufficio? Raccontare la stessa storia, ma a lui. Poi lasciare che sia lui a consegnare il dono alla moglie; senza sospetti. E, pensò Robert Childan, potrei chiamare Betty al telefono domani o dopodomani per sentire la sua reazione.
Sempre più inattaccabile!
Quando Frank Frink vide il suo socio che tornava indietro lungo il marciapiede, si rese conto che non era andata bene.
«Che cos’è successo?» gli domandò, prendendo il cesto di vimini e mettendolo nel camioncino. «Gesù Cristo, sei stato fuori un’ora e mezza. Ci ha messo così tanto tempo per dire di no?»
«Non ha detto di no,» replicò Ed. Aveva l’aria stanca. Si infilò nel camioncino e si mise a sedere.
«Cosa ha detto, allora?» Frink aprì il cesto e vide che molti pezzi mancavano. Molti fra i migliori. «Ne ha presi un bel po’. Qual è il problema, insomma?»
«Conto deposito,» disse Ed.
«Glieli hai lasciati?» Non riusciva a crederci. «Ne avevamo parlato…»
«Non so come sia successo.»
«Cristo!» disse Frink.
«Mi dispiace. Si comportava come se volesse comprarli. Ne ha scelti parecchi, e io ho creduto che li comprasse.»
Rimasero seduti a lungo in silenzio nel camioncino.
CAPITOLO DECIMO
Erano state due settimane terribili per il signor Baynes. Dalla sua camera d’albergo aveva chiamato la Missione Commerciale tutti i giorni a mezzogiorno per chiedere se il vecchio signore si fosse fatto vivo. La risposta, invariabilmente, era stata negativa. La voce del signor Tagomi si era fatta sempre più fredda e più formale col passare del tempo. Mentre Baynes si apprestava a fare la sua sedicesima telefonata, pensò: prima o poi mi diranno che il signor Tagomi non c’è. Che non vuole più rispondere alle mie telefonate. Tutto qui.
Che cosa è successo? Dov’è il signor Yatabe?
Aveva un’idea piuttosto chiara, in proposito. La morte di Martin Bormann aveva causato una profonda costernazione a Tokyo. Senza dubbio il signor Yatabe era già in viaggio per San Francisco da un giorno o due, quando aveva ricevuto nuove istruzioni. Rientrare nelle Isole Patrie per ulteriori consultazioni.
Sfortuna nera, si disse Baynes. Forse fatale.
Ma lui doveva restare dov’era, a San Francisco. Cercando sempre di organizzare l’incontro per il quale era venuto fin lì. Quarantacinque minuti di viaggio da Berlino su un razzo della Lufthansa, e adesso questo. Strani tempi, quelli in cui viviamo. Possiamo viaggiare dovunque ci piace, anche sugli altri pianeti. Ma per che cosa? Per starcene seduti un giorno dopo l’altro, mentre il nostro morale e la nostra speranza ci abbandonano. Precipitando in una noia interminabile. E nel frattempo gli altri si danno da fare. Non se ne stanno seduti ad aspettare, impotenti.
Baynes aprì l’edizione mattutina del Nippon Times e tornò a scorrere i titoli della prima pagina.
Soluzione a sorpresa al problema della successione da parte del Comitato della Partei. Il discorso alla radio si è rivelato decisivo. A Berlino la folla esulta. Attesa per una imminente dichiarazione. Göring potrebbe essere nominato Capo della Polizia al posto di Heydrich.
Rilesse l’intero articolo, poi posò nuovamente il giornale, prese il telefono e diede il numero della Missione Commerciale.
«Qui è Baynes. Potrei parlare con il signor Tagomi?»
«Un momento, signore.»
Una lunga attesa.
«Qui il signor Tagomi.»
Baynes respirò a fondo: «La prego di perdonare questa situazione avvilente per entrambi, signore…»
«Ah, signor Baynes.»
«L’ospitalità che ho ricevuto da lei, signore, è insuperabile. So che un giorno comprenderà i motivi che mi costringono a differire la nostra riunione fino al momento in cui quel vecchio signore…»