La sua voce era più triste che se avesse pianto. Impulsivamente, ansiosa di confortarla, Ellemir si sdraiò accanto a lei e la strinse fra le braccia. Callista s’irrigidì al contatto e poi, sospirando, restò immobile; ma Ellemir sentiva lo sforzo che sua sorella compiva per non scostarsi. Pensò, con un violento slancio di collera: Come hanno potuto farle questo? È una deformazione, come se l’avessero resa invalida o gobba.
L’abbracciò e disse: — Spero che sapremo ritrovarci.
Callista tollerò quel gesto, sebbene non lo ricambiasse. — Lo spero anch’io, Ellemir.
— Mi sembrava spaventoso, pensare che non sei mai stata innamorata.
Callista replicò, in tono leggero: — Oh, non è tanto terribile. Eravamo così vicini, nella Torre, che in un modo o nell’altro, credo, eravamo sempre innamorati. — Era troppo buio per vedere il volto di Callista, ma Ellemir ne intuì il sorriso quando lei aggiunse: — Se ti dicessi che Damon era ancora ad Arilinn quando io ci sono andata per la prima volta, e che per un po’ ho creduto di essere innamorata di lui? Sei molto gelosa?
Ellemir rise. — No, non molto.
— Lui era già un tecnico, e m’insegnava il controllo. Naturalmente, per lui non ero una donna: solo una delle ragazzine da istruire. Naturalmente, per lui le donne non esistevano, eccettuata Leonie… — Callista s’interruppe e si affrettò ad aggiungere: — È passato molto tempo.
Ellemir rise. — So che il cuore di Damon è tutto mio. Come potrei essere gelosa dell’amore che un uomo consacra a una Custode, legata da voti di verginità? — Poi udì le proprie parole e s’interruppe, costernata. — Oh, Callista, non intendevo…
— Io penso che intendessi proprio questo — disse gentilmente Callista. — Ma l’amore è amore, anche se non ha nulla di fisico. Se non l’avessi saputo prima, l’avrei scoperto nelle grotte di Corresanti, quando mi sono innamorata di Andrew. È amore, ed era vero, e se fossi in te non schernirei l’amore che Damon provava per Leonie, non lo giudicherei una fantasia di adolescente. — Pensò, ma non lo disse, che era bastato a turbare la serenità di Leonie, anche se nessuno, tranne lei, Callista, l’aveva mai intuito.
Ha fatto bene a mandare via Damon…
— Mi sembra strano, l’amore senza desiderio — osservò Ellemir. — E non del tutto reale, qualunque cosa tu dica.
— Diversi uomini mi hanno desiderata — replicò pacatamente Callista, — malgrado i tabù. Succede. Quasi sempre non destava nulla, in me: mi dava solo l’impressione che… che insetti immondi mi strisciassero sulla pelle. Ma altre volte, quasi mi auguravo di sapere come desiderarli a mia volta.
All’improvviso, la sua voce si spezzò. Ellemir vi percepì una nota tesa, quasi di terrore. — Oh, Ellemir, Elli, mi sottraggo perfino al tuo contatto… Se mi ritraggo dal contatto della mia gemella… cosa farò con Andrew? Oh, Avarra abbia misericordia di me, quanto male dovrò fargli ancora?
— Breda, Andrew ti ama: senza dubbio comprenderà…
— Ma forse comprendere non basta! Oh, Elli, anche se fosse uno come Damon, che conosce la vita delle Torri e sa cos’è una Custode, io avrei paura! E Andrew non sa, o non capisce, e non esistono parole per dirglielo! E anche lui ha abbandonato l’unico mondo che conosceva: e cosa posso dargli, in cambio?
Ellemir disse, gentilmente: — Ma sei stata sciolta dal giuramento delle Custodi. — L’abitudine di molti anni, lo sapeva, non si poteva spezzare in un giorno; ma quando Callista si fosse liberata dalle sue paure, senza dubbio sarebbe andato tutto per il meglio. Tenne abbracciata Callista e disse, con sommessa tenerezza: — Non c’è da temere l’amore, breda, anche se ti sembra strano o spaventoso…
— Sapevo che non avresti compreso — replicò Callista, sospirando. — C’erano altre donne, nella Torre, donne che non vivevano secondo le leggi delle Custodi, che erano libere di condividere quella partecipazione. C’era tanto… tanto amore, tra noi, e io sapevo quanto le rendeva felici amare, o anche soltanto soddisfare il desiderio, quando non c’era amore ma soltanto… bisogno, e generosità. — Sospirò di nuovo. — Non sono ignorante, Ellemir — disse, con una strana dignità desolata. — Inesperta sì, a causa di ciò che sono, ma non ignorante. Ho imparato i modi per… per non accorgermene troppo. Così era più facile, ma io sapevo: oh, sì, sapevo. Come sapevo, per esempio, che tu hai avuto altri amanti prima di Damon.
Ellemir rise. — Non ne ho mai fatto mistero. Se non te ne parlavo, era perché conoscevo le leggi secondo le quali vivevi… o almeno conoscevo quello che ne può sapere un’estranea. E mi sembrava che fosse una barriera tra noi.
— Ma sicuramente dovevi sapere che t’invidiavo — disse Callista, e Ellemir si levò a sedere sul letto guardando la gemella con sorpresa scandalizzata. Potevano vedersi solo vagamente: una piccola luna verde, una falce sottilissima, stava librata nel cielo davanti alla finestra. Infine Ellemir disse, esitante: — Invidiavi… me? Io avevo pensato… ero convinta… che una Custode, vincolata dal giuramento, mi avrebbe disprezzata o avrebbe giudicato vergognoso che io… che una comynara non fosse diversa da una contadina, o da una femmina animale in calore.
— Disprezzarti? No. Se noi non ne parliamo molto, è per timore di non riuscire a sopportare la differenza. Anche le altre donne delle Torri, che non vivono nel nostro isolamento, ci vedono come estranee, quasi inumane… L’isolamento, l’orgoglio, diventano la nostra unica difesa, come per nascondere una ferita, per mascherare la nostra… la nostra incompletezza.
La voce di Callista era scossa, ma Ellemir pensò che il suo volto, nel fievole chiaro di luna, era disumanamente impassibile, come scolpito nella pietra. Le pareva che Callista fosse dolorosamente distante, che cercassero di parlarsi attraverso il grande abisso che le divideva.
Per tutta la vita, Ellemir aveva imparato a pensare che una Custode era qualcosa di remoto, molto superiore a lei, da riverire e quasi da venerare. Perfino sua sorella gemella era come una dea irraggiungibile. Ora, per un momento, provò una sensazione quasi vertiginosa di rovesciamento che squassava le sue certezze: adesso era Callista a guardarla con invidia, a essere inspiegabilmente più giovane di lei e molto più vulnerabile, non più ammantata nella remota maestà di Arilinn, una donna come lei, fragile, insicura… Disse, sussurrando: — Avrei voluto saperlo prima, Callie.
— Anch’io avrei voluto saperlo — replicò Callista, con un mesto sorriso. — Non venivamo incoraggiate a pensare a queste cose, né ad altro che non fosse il nostro lavoro. Solo adesso sto cominciando a scoprire me stessa come donna e… non so come cominciare. — A Ellemir sembrò una confessione incredibilmente triste. Dopo un attimo, Callista mormorò nell’oscurità: — Ellemir, della mia vita ti ho detto tutto quello che posso. Ora dimmi qualcosa della tua. Non voglio essere curiosa, ma tu hai avuto diversi amanti. Parlamene.
Ellemir esitò; ma sentiva che dietro quella domanda c’era qualcosa di più della semplice curiosità sessuale. C’era anche quella: e, considerando il modo in cui Callista era stata costretta a soffocare la sua sensibilità durante gli anni vissuti come Custode, era un buon segno e prometteva bene per l’imminente matrimonio. Ma c’era anche qualcosa di più, il desiderio di condividere qualcosa della vita di Ellemir durante gli anni della separazione. Reagendo impulsivamente, disse: — È stato l’anno in cui si è sposata Dorian. Tu hai conosciuto Mikhail?