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— Sulla Terra vanno tutti a piedi, allora?

Lui scosse la testa. — Veicoli a motore. Marciapiedi mobili. I cavalli erano un lusso per i ricchi eccentrici. — Andò alla finestra e guardò il paesaggio illuminato dal sole. — È strano, che fra tutti i mondi conosciuti dell’impero terrestre io sia capitato proprio qui. — Un leggero brivido lo scosse al pensiero che gli sarebbe stato facile lasciarsi sfuggire quello che adesso gli sembrava il suo destino, la sua vita, il vero scopo per il quale era nato. Desiderava disperatamente prendere Callista tra le braccia: ma, come se il suo pensiero fosse arrivato fino a lei, la vide sbiancare, diventare tesa. Sospirò e si scostò di un passo.

Callista disse, come completando un pensiero che non le interessava più: — Il nostro addetto ai cavalli è già vecchio, e adesso che mio padre non può più occuparsene, forse toccherà a te insegnare ai più giovani. — Poi s’interruppe e alzò il volto verso di lui, torcendo fra le dita l’estremità di una lunga treccia.

— Voglio parlarti — disse all’improvviso.

Andrew non aveva mai capito bene se lei aveva gli occhi azzurri o grigi: sembravano cambiare con la luce, e adesso erano quasi incolori. — Andrew, sarà troppo doloroso per te? Dividere una stanza quando non possiamo ancora… dividere il letto?

Andrew era già stato avvertito di questo la prima volta che avevano parlato di matrimonio: sapeva che lei era stata condizionata tanto profondamente che forse sarebbe trascorso molto tempo prima della consumazione del matrimonio. E allora le aveva promesso, senza che Callista gli chiedesse nulla, che avrebbe atteso finché fosse stato necessario, che non avrebbe cercato d’insistere. Ora, sfiorandole delicatamente la punta delle dita, mormorò: — Non preoccuparti, Callista. Te l’ho già promesso.

Un lieve rossore le invase lentamente le pallide guance. — Mi è stato insegnato che è… vergognoso suscitare un desiderio se non lo si può soddisfare. Tuttavia, se resterò lontana da te e non lo susciterò, cosicché i tuoi pensieri non possano influire su di me, allora forse le cose non cambieranno mai. Se restiamo insieme, allora (forse a poco a poco) tutto sarà diverso. Ma per te sarà doloroso, Andrew. — La faccia le si contrasse. — Non voglio che tu sia infelice.

Una volta — una volta soltanto, e con grande fatica, brevemente — lui ne aveva parlato con Leonie. Adesso, mentre guardava Callista, quel breve colloquio, difficile per entrambi, gli ritornò alla mente come se lui fosse stato di nuovo davanti alla leronis. Lei l’aveva avvicinato nel cortile, dicendogli con voce pacata: — Guardami, terrestre. — Andrew aveva alzato gli occhi, incapace di resistere. Leonie era così alta che i loro occhi erano allo stesso livello. Lei aveva detto, a voce bassa: — Voglio vedere a quale tipo di uomo sto dando la figlia che mi è cara. — I loro occhi si erano incontrati, e per un lungo istante Andrew Carr aveva avuto la sensazione che ogni pensiero della sua vita venisse messo sossopra ed esaminato da quella donna, come se in quell’unica occhiata, neppure lunga, lei avesse estratto la sua essenza interiore e l’avesse lasciata allo scoperto, fredda e tremante. Infine (non era durato più di un paio di secondi, ma gli era sembrata un’eternità) Leonie, sospirando, aveva detto: — Così sia. Sei onesto e buono e benintenzionato: ma hai un’idea di ciò che significa la preparazione di una Custode, e di quanto sarà difficile a Callista rinunciarvi?

Andrew avrebbe voluto protestare, ma si era limitato a scuotere la testa e a rispondere, umilmente: — Come posso saperlo? Ma cercherò di renderglielo più facile.

Leonie aveva esalato un sospiro che sembrava provenire dal più profondo del suo essere. Poi aveva detto: — Non puoi fare nulla, su questo mondo o su qualunque altro, per renderglielo più facile. Se sarai paziente e cauto (e fortunato), forse lo renderai possibile. Non voglio che Callista soffra. Eppure, nella scelta che ha compiuto ci sarà molta sofferenza. È giovane, ma non tanto da poter abbandonare il suo addestramento senza angoscia. L’addestramento che forma una Custode è lungo: non si può annullare in breve tempo.

Andrew aveva mormorato «Lo so…», e Leonie aveva sospirato ancora. — Lo sai? Me lo chiedo. Non si tratta solo di rimandare la consumazione del matrimonio per giorni, o forse per intere stagioni: questo sarà solo l’inizio. Lei ti ama, e desidera il tuo amore…

— Saprò pazientare fino a quando lei sarà pronta — aveva giurato Andrew: ma Leonie aveva scosso di nuovo la testa, dicendo: — Forse la pazienza non sarà sufficiente. Ciò che Callista ha appreso non può essere disimparato. Tu non vuoi sapere molto, a questo riguardo. Forse è meglio per te non saperlo.

Lui aveva protestato di nuovo: — Cercherò di renderglielo più facile. — E ancora una volta Leonie aveva scosso la testa, sospirando, e aveva ripetuto: — Non puoi far nulla per renderglielo più facile. I pulcini non possono ritornare nell’uovo. Callista soffrirà, e temo che tu soffrirai con lei; ma se sarai… se sarete fortunati, forse le darai una possibilità di ritornare sui suoi passi. Non sarà facile. Ma è possibile.

Allora Andrew aveva finito col prorompere, indignato: — Ma come potete fare una cosa simile a quelle bambine? Come potete distruggere così la loro vita? — Leonie non aveva risposto; aveva abbassato la testa e si era allontanata in silenzio. Quando Andrew aveva sbattuto le palpebre, lei se n’era già andata, rapida come un’ombra; e lui aveva cominciato a dubitare della propria lucidità, a chiedersi se lei era venuta lì davvero o se erano stati i suoi dubbi e le sue paure a creare un’allucinazione.

Callista, che ora gli stava davanti nella stanza destinata a loro dall’indomani, alzò di nuovo gli occhi, lentamente. Disse, in un sussurro: — Non sapevo che Leonie ti avesse avvicinato in quel modo. — E Andrew la vide stringere le mani, così convulsamente che le nocche spiccarono bianche come l’avorio. Poi lei disse, distogliendo lo sguardo: — Andrew, promettimi una cosa.

— Qualunque cosa, amor mio.

— Promettimi. Se mai… desidererai una donna, promettimi che la prenderai e non soffrirai inutilmente…

Andrew esplose: — Che uomo credi che io sia? Ti amo! Perché dovrei desiderare un’altra?

— Non posso pretendere… Non è né giusto né naturale…

— Ascoltami, Callista. — La voce di Andrew era gentile. — Ho vissuto molto tempo senza donne. Non mi risulta che mi abbia fatto molto male. Qualcuna, qua e là, mentre giravo tutto solo per l’impero. Niente di serio.

Callista abbassò lo sguardo sulla punta dei sandaletti di cuoio tinto. — È diverso. Uomini soli che vivono lontani dalle donne. Ma qui vivrai con me, dormirai nella stessa camera, mi sarai sempre vicino e saprai… — Non trovò più parole. Andrew avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla fino a farle perdere quell’espressione rigida e distaccata. Le posò le mani sulle spalle, ma la sentì tendersi al contatto e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Maledetti coloro che erano capaci d’imprimere simili riflessi patologici in una ragazza! Ma anche senza quel contatto sentiva l’angoscia di lei, l’angoscia e il senso di colpa. Callista disse, a bassa voce: — Non hai trovato una buona moglie.

Lui replicò, gentilmente: — Ho la moglie che voglio.

Entrarono Damon e Ellemir. Lei aveva i capelli scompigliati e gli occhi ardenti: aveva quello sguardo vitreo che Andrew associava a una donna eccitata. Per la prima volta da quando aveva incontrato le gemelle vide Ellemir come donna, non soltanto come la sorella di Callista, e la trovò attraente. O forse, per un momento, aveva visto in lei ciò che magari Callista poteva essere in futuro? Provò un fremito di rimorso. Era la sorella della sua promessa sposa, entro qualche ora sarebbe diventata la moglie del suo miglior amico, e fra tutte le donne era l’unica che lui non doveva guardare con desiderio. Distolse gli occhi, mentre Ellemir si riprendeva ritornando lentamente normale.