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Lei disse: — Callie, dobbiamo far portare tende nuove: queste non vengono lavate o arieggiate fin da… — Cercò un’analogia. — Fin dai tempi di Regis IV. — Andrew comprese che era in stretto contatto telepatico con Damon, e sorrise tra sé.

Poco prima di mezzogiorno uno scalpitio di zoccoli risuonò nel cortile, e ci fu come un piccolo uragano: cavalieri, suoni, grida, rumori. Callista rise. — È Domenic: nessun altro arriva mai con tanta furia!

— Condusse Andrew nel cortile. Domenic Lanart, erede del dominio di Alton, era un ragazzo alto e sottile, con i capelli rossi e le lentiggini, in sella a un enorme stallone grigio. Buttò le redini a uno stalliere, balzò a terra, afferrò Ellemir e l’abbracciò con esuberanza; poi abbracciò anche Damon.

— Due matrimoni in una sola volta! — esclamò, trascinandoli con sé su per la scalinata. — Hai tirato in lungo il corteggiamento, Damon. Lo sapevo fin dall’anno scorso, che la volevi: perché è stata necessaria una guerra per spingerti a chiedere la sua mano? Elli, ma lo vuoi proprio un marito cosi riluttante? — Girò la testa, li baciò uno dopo l’altro, poi si staccò e si rivolse a Callista.

— E per te, un innamorato abbastanza insistente da indurti a lasciare la Torre! Sono ansioso di conoscere questo prodigio, breda. — Ma la sua voce si era addolcita; e quando Callista lo presentò ad Andrew, il giovane si inchinò. Nonostante la chiassosa esuberanza e l’ilarità fanciullesca, aveva i modi di un principe. Le sue mani erano piccole e tozze, callose come quelle di uno spadaccino.

— Dunque tu sposi Callista? Immagino che a quella folla di vecchie dame e di parrucconi del Consiglio non piacerà: ma era tempo, che avessimo un po’ di sangue nuovo in famiglia. — Si alzò in punta di piedi (Callista era alta, e Domenic — pensò Andrew — non aveva ancora finito di crescere) e le sfiorò lievemente la guancia con le labbra.

— Sii felice, sorella. Che Avarra abbia misericordia! La meriti, se osi sposarti così, senza l’autorizzazione del Consiglio e le catenas.

— Catenas — disse lei, sprezzante. — Avrei preferito sposare uno delle Città Aride e portare davvero le catene!

— Buon per te, sorella. — Domenic si rivolse a Andrew, mentre entravano nella sala. — Nel suo messaggio, mio padre ha detto che eri terrestre. Ho parlato con alcuni dei tuoi, a Thendara. Mi sembrano brave persone, ma pigre. Dèi santissimi, hanno macchine per tutto: per camminare, per sollevarsi da un piano all’altro di un edificio, per portare il cibo in tavola. Dimmi, Andrew, hanno anche macchine per pulirsi? — Proruppe in una risata fanciullesca, mentre le ragazze ridacchiavano.

Domenic si rivolse a Damon. — Dunque non tornerai nella Guardia, cugino? Sei il solo maestro dei Cadetti accettabile che abbiamo avuto in molti secoli. Adesso ci sta provando il giovane Danvan Hastur, ma non funziona. I ragazzi hanno troppa soggezione di lui, e d’altronde è troppo giovane. Ci vorrebbe un uomo fatto. Hai qualche proposta?

— Provate con mio fratello Kieran — disse Damon, sorridendo. — A lui, la vita militare piace più che a me.

— Però eri un ottimo maestro dei Cadetti — replicò Domenic. — Mi piacerebbe che tornassi, anche se immagino che fare da governante a un branco di ragazzini non sia un lavoro da uomini.

Damon scrollò le spalle. — Ero lieto di avere la loro simpatia, ma non sono un soldato: e un maestro dei Cadetti dovrebbe essere capace di ispirare ai suoi allievi l’amore per quel genere di vita.

— Non troppo amore, comunque — disse Dom Esteban, che aveva ascoltato con interesse mentre si avvicinavano. — Altrimenti li indurirà troppo e li trasformerà in bruti, non in uomini. Finalmente sei arrivato, Domenic, ragazzo mio.

Il giovane rise. — Oh, no, padre: me la sto ancora spassando in una taverna di Thendara. Quello che vedi qui è il mio spettro. — Poi la gaiezza svanì dal suo volto quando vide il padre, magro, grigio, con le gambe immobilizzate e coperte da un manto di pelli di lupo. Cadde in ginocchio accanto alla sedia a rotelle. Disse, con voce spezzata: — Padre, oh padre, sarei venuto in qualunque momento se tu mi avessi fatto chiamare, davvero…

Il nobile Alton gli posò le mani sulle spalle. — Lo so, caro figliolo: ma il tuo posto è a Thendara, perché non posso andarci io. Eppure vederti mi rallegra più di quanto so dirti.

— Anch’io sono felice di rivederti — disse Domenic, rialzandosi. — È un sollievo vedere che stai bene e hai il morale così alto. Le notizie arrivate a Thendara dicevano che eri in punto di morte, o addirittura morto e sepolto!

— Non siamo a questo punto — replicò Dom Esteban, ridendo. — Vieni a sederti vicino a me, e raccontami cosa succede nella sede delle Guardie e al Consiglio. — Era facile capire, pensò Andrew, che quel ragazzo gioviale era la luce degli occhi di suo padre.

— Lo farò, padre, e con piacere; ma questa è una festa nuziale, e siamo qui per divertirci, e quello che avrei da raccontare non sarebbe molto allegro. Il principe Aran Elhalyn pensa che io sia troppo giovane per avere il comando delle Guardie, anche se tu sei qui ad Armida, ammalato, e lo ripete giorno e notte all’orecchio di Hastur. E Lorenz di Serrais… Perdonami, Damon, se parlo male di tuo fratello…

Damon scosse la testa. — Mio fratello e io non siamo in rapporti idilliaci, Domenic: di’ pure quello che vuoi.

— Lorenz, quel maledetto volpone tortuoso, e il vecchio Gabriel di Ardais, che vuole la carica per quel prepotente incapace di suo figlio, non fanno altro che ripetere lo stesso ritornello: sono troppo giovane per comandare le Guardie. Stanno intorno ad Aran giorno e notte, con adulazioni e doni che hanno quasi l’aria di tentativi di corruzione, per convincerlo a nominare comandante uno dei due, mentre tu sei qui ad Armida. Tornerai prima della festa del solstizio d’estate, padre?

Un’ombra passò sul volto dell’invalido. — Sarà come vorranno gli dèi, figlio mio. Credi che le Guardie accetterebbero di farsi comandare da un uomo inchiodato su una sedia, con le gambe più inutili delle pinne di un pesce?

— Meglio un comandante zoppo di un comandante che non sia un Alton — disse Domenic, con uno scatto d’orgoglio. — Io potrei agire in tuo nome e provvedere a tutto, purché tu fossi , a comandare come hanno fatto gli Alton per tante generazioni.

Suo padre gli strinse forte le mani. — Vedremo, figlio mio. Vedremo cos’accadrà. — Ma quel pensiero, notò Damon, era bastato ad accendere nel nobile Alton una speranza, una decisione improvvisa. Sarebbe stato davvero capace di comandare di nuovo le Guardie da una sedia a rotelle, con Domenic al fianco?

— Purtroppo adesso non abbiamo una dama Bruna nella nostra famiglia — disse allegramente il ragazzo. — Senti, Callista, saresti disposta a impugnare la spada come ha fatto Bruna e a comandare le Guardie?

Callista rise, scuotendo la testa. Damon disse: — Non conosco quella storia. — Domenic la ripeté, sorridendo. — È una cosa di molte generazioni fa, non so quante: ma nei registri dei comandanti sta scritto che dama Bruna Levnier, quando suo fratello (che era il nobile Alton di allora) è rimasto ucciso, lasciando un figlio di appena nove anni, ha preso la madre del ragazzo in matrimonio libero, per proteggerla, come alle donne è consentito fare, e ha comandato le Guardie fino a quando l’erede ha raggiunto l’età per prendere il suo posto. E negli annali delle Guardie è detto anche che è stata un comandante straordinario. Non ti piacerebbe conquistarti la stessa fama, Callista? No? E tu, Ellemir? — Scosse la testa, con finta tristezza, quando le sorelle rifiutarono. — Ahimè, cosa sono diventate le donne del nostro clan? Non sono più quelle di una volta!