Выбрать главу

— Vedo che stai consultando Andrew per avere consigli circa questa notte. Dimmi, Andrew, la tua gente ha una macchina anche per quello? No? — Domenic mimò un sollievo esagerato. — È già qualcosa! Temevo che avremmo dovuto organizzare una dimostrazione speciale!

Dezi stava fissando Damon. Era già ubriaco? Disse: — Sono contento che tu abbia dichiarato la tua intenzione di legittimare i tuoi figli: o mi sbaglio? Vuoi farmi credere che alla tua età non hai figli?

Con un sorriso gioviale, poiché un matrimonio non era l’occasione più adatta per offendersi a una domanda indiscreta, Damon rispose: — Non sono monaco né ombredin, Dezi, quindi suppongo che non sia impossibile: ma se li ho, le madri hanno trascurato d’informarmi della loro esistenza. Ma sarei stato lieto di avere un figlio, bastardo o no. — All’improvviso, la sua mente sfiorò quella di Dezi: ebbro, il ragazzo non era riuscito a barricarsi, e nel torrente della sua amarezza Damon afferrò l’unica cosa importante, rendendosi conto per la prima volta della causa della rabbia di Dezi.

Il ragazzo si credeva un figlio mai riconosciuto di Dom Esteban. Ma Esteban, si chiese Damon, si sarebbe comportato così con un figlio suo, comunque l’avesse generato? Ricordò che Dezi aveva il laran.

Poco dopo, quando ne parlò a Domenic, questi disse: — Non lo credo. Mio padre è un uomo giusto. Ha riconosciuto i figli nedestro avuti da Larissa d’Austrien, e ha assegnato loro diverse proprietà. È stato generoso con Dezi come avrebbe fatto con qualunque altro parente: ma se Dezi fosse suo figlio, sicuramente non l’avrebbe tenuto nascosto.

— L’aveva mandato ad Arilinn — ribatté Damon. — E tu sai che nessuno ci può andare, se non è di puro sangue dei Comyn. Nelle altre Torri non è così, ma ad Arilinn…

Domenic esitò. — Non voglio discutere le azioni di mio padre dietro le sue spalle — dichiarò infine, in tono fermo. — Vieni a chiederlo a lui.

— Ti sembra il momento adatto per una domanda del genere?

— Un matrimonio è il momento più adatto per risolvere le questioni di legittimità — rispose deciso Domenic; e Damon lo seguì, pensando che era tipico di quel ragazzo risolvere un problema simile appena si presentava.

Dom Esteban stava seduto un po’ in disparte e parlava con una giovane coppia, premurosamente cortese e impacciata, che all’avvicinarsi del ragazzo si allontanò per ballare. Domenic chiese, bruscamente:

— Padre, Dezi è nostro fratello o no?

Esteban Lanart abbassò gli occhi sulla coperta di pelli di lupo che gli avvolgeva le gambe e disse: — Potrebbe esserlo, ragazzo mio.

Domenic chiese, seccamente: — E allora perché non è stato riconosciuto?

— Domenic, figliolo, tu non capisci queste cose. Sua madre…

— Una comune prostituta? — chiese il giovane, sbigottito e disgustato.

— Per chi mi prendi? No, naturalmente. Era una delle mie parenti. Ma… — Stranamente, il vecchio burbero arrossì per l’imbarazzo. Infine disse: — Be’, ormai quella poverina è morta e non può più vergognarsene. Era la festa del solstizio d’inverno, ed eravamo tutti ubriachi, e quella notte lei ha giaciuto con me… e non con me soltanto, ma anche con quattro o cinque dei miei cugini. Perciò, quando è risultato che era incinta, nessuno di noi si è dichiarato disposto a riconoscere il figlio. Io ho fatto tutto quello che potevo, per lui, e basta guardarlo per capire che è di sangue Comyn: ma potrebbe essere mio, o di Gabriel, o di Gwynn…

Domenic era rosso in faccia, ma insistette. — Comunque, un figlio Comyn va riconosciuto.

Esteban era chiaramente a disagio. — Gwynn diceva sempre che intendeva farlo: ma è morto prima di decidersi. Io ho esitato a riferire a Dezi quella storia, perché ferirebbe il suo orgoglio molto più del fatto di essere un bastardo. Non credo che sia stato maltrattato — disse, in tono difensivo. — L’ho fatto venire a vivere qui, l’ho mandato ad Arilinn. Ha avuto tutto quello che può avere un erede nedestro, tranne il riconoscimento.

Damon rifletté, mentre tornava a ballare. Non c’era da stupirsi se Dezi era suscettibile e turbato: evidentemente, intuiva di portare addosso una vergogna che la sua condizione di bastardo non poteva spiegare. Era un disonore, per una ragazza di buona famiglia, essere così dissoluta. Sapeva che Ellemir aveva avuto diversi amanti: ma li aveva scelti con discrezione, e uno, almeno, era stato il marito della sorella, secondo una vecchia consuetudine. Non c’erano stati scandali. E non aveva mai corso il rischio di mettere al mondo un figlio che nessun uomo sarebbe stato disposto a riconoscere.

Quando Damon e Domenic l’avevano lasciato, Andrew era andato, tristemente, a prendersi un altro bicchiere. Pensava, cupo, che considerando ciò che l’attendeva quella notte avrebbe fatto bene a ubriacarsi il più possibile. Fra le usanze campagnole che Damon giudicava così spassose, e la certezza che lui e Callista non potevano consumare il matrimonio, sarebbe stata una notte nuziale atroce.

Pensandoci meglio… avrebbe dovuto camminare sul filo del rasoio: bere abbastanza per nascondere l’imbarazzo, ma restare lucido per ricordare la promessa a Callista, di non esercitare mai pressioni su di lei. La voleva (non aveva mai voluto una donna in vita sua come ora voleva Callista): ma lei doveva cedergli liberamente, in consonanza col suo desiderio. Sapeva bene che non avrebbe ricavato il minimo piacere da qualcosa che somigliasse sia pure lontanamente a uno stupro: e nello stato in cui adesso era Callista, non sarebbe stato niente di diverso.

«Se non ti ubriachi, potresti diventare troppo impaziente e aggressivo con tua moglie». Accidenti a Domenic e alle sue battute! Per fortuna nessuno — tranne Damon, che capiva il problema — sapeva cosa stava passando.

Se l’avessero saputo, pensò, probabilmente l’avrebbero giudicato uno spasso. Un altro scherzo osceno per le nozze!

All’improvviso si sentì angosciato, sconvolto… Callista! Callista era in difficoltà! Si affrettò a dirigersi verso di lei, lasciandosi guidare dalla sensibilità telepatica.

La trovò in fondo alla sala, inchiodata contro la parete da Dezi, che la bloccava con tutt’e due le braccia perché non potesse sfuggirgli. Il ragazzo si stava piegando come se volesse baciarla. Callista si torceva, cercando di sottrarsi alle sue labbra, implorando. — No, Dezi, non voglio essere costretta a difendermi contro un parente…

— Adesso non siamo nella Torre, domna. Su, andiamo, un vero bacio…

Andrew abbrancò il ragazzo per una spalla e lo strappò via, sollevandolo di peso.

— Maledizione, lasciala stare!

Dezi lo guardò offeso. — Era solo uno scherzo tra parenti.

— Uno scherzo che a Callista non piace — disse Andrew. — Sparisci. Altrimenti…

— Altrimenti cosa? — ringhiò Dezi. — Mi sfiderai a duello?

Andrew guardò dall’alto in basso quel ragazzo esile, accaldato, inferocito, chiaramente ubriaco. Di colpo, la sua collera svanì. Tuttavia la consuetudine terrestre che stabiliva un’età legale per poter bere alcolici gli apparve saggia. — Sfidarti? Un accidente! — esclamò ridendo e fissando il ragazzo infuriato. — Ti rovescerò sulle mie ginocchia e ti sculaccerò da quel bambino cattivo che sei. Adesso vattene a farti passare la sbornia, e smettila d’infastidire gli adulti.

Dezi gli lanciò un’occhiata omicida, ma se ne andò; e Andrew si accorse che, per la prima volta dopo la dichiarazione, era rimasto solo con Callista.

— Cosa diavolo voleva?