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Andrew cercò di nuovo di raggiungere la sua mente. Poi, nella familiare presenza di lei, percepì una confusione, e qualcosa d’altro, alieno e tuttavia noto, fortemente sessuale. Ellemir? Damon e Ellemir? La sua prima reazione fu di ritrarsi, di abbassare le barriere mentali (Non sono un guardone!); ma poi sentì Callista, esitante e incerta, abbandonarsi a quella quadruplice fusione, sentì il vecchio legame ristabilirsi com’era avvenuto quando si erano collegati entro la matrice. E per la prima volta sentì un cedimento in Callista, non soltanto mentale ma anche fisico. Lei era meno apprensiva, come se questo fosse meno spaventoso per lei, ora che lo condivideva con la sorella. E mentre veniva attratto in quel quadruplice legame, nell’intensa partecipazione dell’amore dell’altra coppia, gli parve per un istante che tra le sue braccia ci fosse Ellemir, che fosse lei ad abbracciarlo, ad aprirsi interamente a lui, calda e ardente… No: era avvenuto semplicemente che Callista si era immersa nella reazione di Ellemir, e Andrew poteva sentire il timido stupore di Callista, l’eccitazione e il piacere rassicurante di Ellemir. Premette la bocca sulla bocca di lei, in un lungo bacio, e per la prima volta sentì un fremito di risposta. Callista non si limitava a permettergli di fare ciò che voleva: partecipava veramente al bacio per la prima volta.

Aveva avuto veramente bisogno di quel tipo di certezza, allora? All’incalzante bisbiglio di lui, Callista gli si strinse con calore. Andrew comprese che ormai era immersa profondamente nella coscienza di Ellemir, partecipava alle sensazioni di Ellemir, lasciava che le pervadessero il corpo. Andrew poteva sentire anche Damon, e questo era inquietante: o forse sentiva soltanto la reazione di Ellemir allo strano e provocante miscuglio di delicatezza e di violenza da parte di Damon?

Per un momento gli sembrò che questo bastasse, per ora: andare alla deriva sulla superficie del loro amplesso appassionato, abbandonarsi a quella calda e accogliente coscienza multipla. Ma era ancora troppo strano, per lui: e il suo corpo, assetato, esigente, insisteva per raggiungere il compimento. Come un tuffatore che risale per respirare, ansimò cercando di districarsi dal multiplo collegamento mentale, di limitare la propria coscienza alla sola Callista, Callista tra le sue braccia, fragile, vulnerabile, interamente arrendevole.

All’improvviso, con violenza inimmaginabile, la fragile rete della coscienza si lacerò. Poi Andrew sentì un dolore atroce, bruciante, nei genitali. Sconvolto, urlante, udì Callista gridare di disperazione e di folle protesta, si sentì strappare dalle sue braccia e scagliare in aria. La sua mente turbinò, stordita. Non può essere vero! Batté il capo contro uno spigolo aguzzo, e in una vampata di sofferenza, tra le luci cremisi che gli esplodevano nella testa come bombe, perse i sensi.

CAPITOLO OTTAVO

Giaceva sul pavimento.

Prima di riprendere completamente conoscenza, se ne accorse, e pensò, confusamente: Come diavolo sono finito qui? Provava un dolore acuto alla testa, e uno ancora più forte all’inguine. Qualcuno gli sollevò il capo. Emise un mormorio di protesta quando si sentì esplodere il cervello, e aprì gli occhi. Damon, completamente nudo, era inginocchiato vicino a lui.

— Sta’ fermo — disse bruscamente quando Andrew cercò di alzarsi. — Lascia che ti asciughi il sangue dagli occhi, idiota!

L’emozione principale di Andrew, così forte da scacciare perfino il dolore, era l’indignazione. Respinse con violenza la mano di Damon. — Cosa diavolo ci fai, qui? Come osi? Io e Callista stavamo…

— Anche noi — replicò Damon, con un mezzo sorriso ironico. — E lo sai benissimo. Credi che ci tenessimo, a essere interrotti in quel modo? Ma meglio noi che i servitori, amico, se si fossero precipitati qui per scoprire chi stava morendo assassinato. In nome dell’inferno, non hai sentito Callista urlare?

Andrew udiva soltanto singhiozzare, ma gli sembrava che nella sua mente ci fosse la coscienza — non esattamente un ricordo — di urla strazianti. Si alzò in piedi faticosamente, ignorando la mano tesa di Damon.

— Callista! Devo andare da lei…

— C’è Ellemir che le tiene compagnia, e non credo che possa affrontarti proprio adesso. Lascia che ti dia un’occhiata. — Le mani indagatrici erano così impersonali che Andrew non poté offendersi. — Ti fa male?

Sì, faceva male. Damon aveva l’aria molto seria; ma dopo un breve esame, disse: — Non ci sono lesioni permanenti ai testicoli, credo. No, non guardare. Non sei esperto di ferite, e ti sembrerebbe più grave di quanto è in realtà. Ci vedi bene?

Andrew socchiuse le palpebre. — È tutto appannato — disse. Damon gli asciugò di nuovo il taglio alla fronte. — Le ferite alla testa sanguinano molto, ma credo che per questa ci vogliano un paio di punti.

— Lascia stare. — I singhiozzi di Callista lo straziavano. — Come sta? Oh Dio, le ho fatto male?

— Tu far male a lei? — disse Ellemir, dietro di loro, in tono pungente. — Non è riuscita a ucciderti, questa volta.

— Lasciala in pace — ribatté Andrew, scattando. Ricordava soltanto la passione e l’interruzione violenta: terribilmente violenta. — Cos’è successo? Un terremoto?

Callista giaceva sul fianco, col volto gonfio per le lacrime. Era nuda, e sembrava così indifesa che Andrew si sentì stringere il cuore. Prese la sua vestaglia e gliela drappeggiò delicatamente sul corpo nudo.

— Tesoro… tesoro, cosa ti ho fatto?

Lei ricominciò a piangere freneticamente. — Ho tentato… e per poco non l’ho ucciso, Damon. Credevo di essere pronta, e non lo ero! Avrei potuto ucciderlo…

Damon le scostò dolcemente i capelli dal volto madido di lacrime. — Non piangere più, breda. Tutti i fabbri delle fucine di Zandru non possono restaurare un uovo rotto. Non l’hai ucciso, e questo è l’importante.

— Stai cercando di dirmi che Callista…

— Un errore di giudizio — disse seccamente Damon. — Non avresti dovuto tentare senza prima chiedermi di controllarla per vedere se era pronta. Credevo di potermi fidare, di lei.

Andrew udì nella mente l’eco delle parole di Callista: Non è di te che non mi fido. E Damon che diceva: L’uomo che violenta una Custode rischia la vita e la ragione. Evidentemente Callista era ancora difesa da una serie di riflessi psi del tutto involontari, riflessi che lei non poteva controllare… e che non riconoscevano differenze tra un tentativo di stupro e l’amore più tenero.

Damon disse: — Elli, devo dare qualche punto alla fronte di Andrew. Resta con Callista, e non lasciarla neppure per un momento. — Guardò la moglie negli occhi e disse, in tono grave: — Adesso capisci quanto è importante?

Lei annuì. All’improvviso Andrew notò che era nuda e che non aveva l’aria di accorgersene. Dopo un momento, quando la sua consapevolezza si ripercosse in Ellemir, la giovane donna si girò e infilò una vestaglia di Callista abbandonata su una sedia; poi si sedette accanto alla sorella, tenendole la mano.

— Vieni, devo ricucire quel taglio — disse Damon. Quando furono nell’altra parte dell’appartamento comune, Damon indossò un accappatoio, e andò a prendere una cassetta di legno, e indicò a Andrew di sedersi sotto la lampada. Pulì la ferita con qualcosa di freddo e bagnato che produsse un blando effetto anestetico, poi disse: — Sta’ fermo. Forse ti farà un po’ male. — In verità fu molto doloroso, ma finì tutto così in fretta che, prima ancora che Andrew avesse il tempo di scostarsi, Damon stava sterilizzando l’ago nella fiamma di una candela, per riporlo. Riempì un bicchiere per Andrew e uno per sé e gli si sedette di fronte, guardandolo pensieroso. — Se l’altra lesione ti darà molto fastidio, domani, fa’ un paio di bagni caldi. Maledizione, Andrew, cosa ti ha preso? Tentare di farlo ora, senza neppure chiedere…