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— Ti fa male? Lo temevo — si scusò Damon. — E non posso neppure liberare i canali. Non c’è neppure un po’ di kirian, in casa, vero? Altrimenti non riuscirai mai a superare il dolore.

Per Andrew erano discorsi incomprensibili, ma poteva vedere il gorgo turgido, rossocupo, che in Callista sostituiva i regolari impulsi luminosi visibili nel corpo di Ellemir.

— Non preoccupartene, adesso — disse Damon. — Forse si schiarirà dopo che avrai dormito.

Callista replicò, con un filo di voce: — Credo che dormirei meglio se Andrew mi tenesse fra le braccia.

Damon osservò, in tono pietoso: — So quello che provi, breda, ma sarebbe imprudente. Da quando hai cominciato veramente a reagire a lui, ci sono due serie contrastanti di riflessi. — Si rivolse a Andrew, molto serio. — Non voglio che tu la tocchi prima che i canali si siano liberati di nuovo! — Rivolto a Callista aggiunse in tono severo: — E questo vale anche per te.

Ellemir s’infilò nel letto accanto a Callista, e sistemò la coperta. Andrew notò che i canali luminosi erano scomparsi e si chiese come aveva fatto Damon a renderli visibili. Damon captò quel pensiero e disse: — Non è un trucco: una volta o l’altra t’insegnerò a farlo. Hai abbastanza laran per riuscirci. Perché non ti sdrai sul letto di Callista e cerchi di dormire? A vederti, si direbbe che ne hai bisogno. Io starò qui e controllerò Callista fino a quando sarò sicuro che non avrà una crisi.

Andrew si stese sul letto di Callista. Conservava ancora la lieve fragranza dei suoi capelli, il profumo che usava sempre, un delicato aroma di fiori. Per un po’ rimase sveglio, inquieto e infelice, pensando al male che aveva fatto a Callista. Lei aveva sempre avuto ragione. Vedeva Damon, seduto in silenzio sulla poltrona, che li osservava; e per un momento gli parve che non fosse un essere fisico ma una rete di correnti magnetiche, di campi elettrici, una trama di energie. Infine piombò in un inquieto dormiveglia.

Dormì poco, quella notte. La testa gli doleva in modo insopportabile, e ogni nervo del suo corpo urlava per la tensione. Di tanto in tanto si svegliava con un sussulto, udendo Callista gemere o piangere nel sonno, e non poteva fare a meno di rivivere l’incubo del fallimento. Fuori si stava già facendo chiaro quando vide Damon alzarsi senza far rumore dalla poltrona e avviarsi verso la sua camera. Andrew scivolò dal letto e lo seguì. Nella mezza luce, Damon appariva esausto e molto serio. — Neppure tu sei riuscito a dormire, parente?

— Ho dormito un po’. — Andrew pensò che Damon aveva un aspetto terribile. L’altro captò il suo pensiero e sorrise ironicamente. — La cavalcata di ieri, e poi quello che è successo stanotte… Ma sono quasi sicuro che lei non avrà crisi o convulsioni, questa volta, così posso fare un sonnellino. — Entrò nel suo appartamento. — Tu come ti senti?

— Ho un mal di testa atroce!

— E qualche altro dolore, immagino — disse Damon. — Comunque sei stato fortunato.

Fortunato! Andrew attese, incredulo, ma Damon non fornì spiegazioni. Andò alla finestra e la spalancò, affacciandosi nel vento gelido a guardare il bianco turbine della neve. — Accidenti. Sembra che ci sarà tempesta. La cosa peggiore che potesse capitare. Specialmente adesso, con Callista…

— Perché?

— Perché, amico mio, quando nevica sulle Colline di Kilghard, nevica sul serio. Potremmo restare bloccati per trenta o quaranta giorni. Avevo sperato di mandare qualcuno alla Torre di Neskaya a chiedere un po’ di kirian (non credo che Callista ne abbia già preparato) per il caso che debba liberarle i canali. Ma nessuno può viaggiare, con questo tempaccio: non posso chiedere a nessuno di farlo. — Damon si accasciò esausto sul davanzale. Andrew esclamò, vedendo il vento gelido che gli agitava i capelli: — Non addormentarti , accidenti: prenderai la polmonite. — Chiuse la finestra. — Va’ a riposare, Damon. Posso badare io, a Callista. È mia moglie, e la responsabilità è mia.

Damon sospirò. — Ma adesso che Esteban è invalido, io sono il parente più prossimo di Callie. E sono stato io a mettervi in contatto per mezzo della matrice. Quindi la responsabilità è mia, per il giuramento che ho fatto. — Barcollò, poi sentì che Andrew l’afferrava per la spalla e lo sorreggeva. Disse, con voce impastata: — Ma devo cercare di dormire, altrimenti non potrò aiutarla se avrà bisogno di me.

Andrew lo guidò verso il letto in disordine; e Damon captò un filo del pensiero del terrestre, un ricordo turbato e pieno di rimorso per aver assistito mentre lui e Ellemir facevano l’amore. Si chiese, vagamente, perché Andrew ne era turbato, ma era troppo stanco per curarsene. Si buttò sul letto, e per un momento s’impose di pensare con chiarezza. — Resta vicino alle donne. Lascia dormire Callista; ma se si sveglia e sente dolore, chiamami. — Si girò sul dorso, cercando di vedere chiaramente il terrestre con gli occhi offuscati. — Non toccarla… neppure se te lo chiede lei… È maledettamente importante… Può essere pericoloso…

— Correrò il rischio, Damon.

— Pericoloso per lei  — disse Damon, incalzante, e pensò: Maledizione, se non posso fidarmi di lui dovrò tornarci io…

Andrew captò quel pensiero e replicò: — E va bene, lo prometto. Ma voglio che me lo spieghi, quando potrai. — E Damon, con un sospiro di stanchezza, abbandonandosi al sonno, disse: — Lo prometto. — Andrew gli rimase accanto a guardare il volto contratto dalla stanchezza che si distendeva nel sonno, poi gli sistemò addosso una coperta e se ne andò. Diede ordine al valletto di Damon di lasciarlo dormire; poi, d’impulso, poiché Ellemir si svegliava sempre prestissimo, e sarebbe stato imbarazzante se qualcuno fosse andato a cercarla, gli disse d’informare il maggiordomo che erano rimasti svegli fino a tardi e che nessuno doveva disturbarli fino a quando avessero chiamato.

Tornò a sdraiarsi sul letto di Callista. Dopo un poco si riaddormentò. Si svegliò all’improvviso, e si rese conto di aver dormito diverse ore. Era giorno, ma era ancora buio e la neve turbinava oltre le finestre. Callista e Ellemir giacevano a fianco a fianco nel suo letto; ma mentre lui le guardava, Ellemir si sollevò a sedere, scese in punta di piedi e gli andò accanto.

— Dov’è Damon?

— A dormire, spero.

— Nessuno mi ha cercata? — Andrew le spiegò quello che aveva detto, e lei lo ringraziò. — Devo andare a vestirmi. Userò il bagno di Callista, se non ti dispiace. Non voglio disturbare Damon. E metterò un abito di mia sorella. — Muovendosi come un’ombra, prese alcuni indumenti dal guardaroba. Andrew la guardò con un vago risentimento: preferiva disturbare Callista piuttosto che Damon? Ma evidentemente la familiare presenza della gemella non turbava il pesante sonno di Callista.