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Senza volerlo, Andrew ricordò Ellemir accanto a Callista, quella notte, nuda e per nulla impacciata. Pensò che se si era abituati ad aprire del tutto la mente, la nudità fisica non aveva molta importanza. Ma per un attimo rammentò la notte precedente, quando gli era sembrato di avere tra le braccia Ellemir, calda, ardente, che reagiva a lui come Callista non poteva fare… Inquieto, le voltò le spalle. Un calore bruciante gli inondò la faccia, e una fitta gli ricordò dolorosamente l’insuccesso della sera innanzi. Si chiese se Ellemir sapeva che lui aveva partecipato al suo atto d’amore, se ne aveva avvertito la presenza.

Ellemir lo guardò per un istante con un sorriso turbato; poi, mordendosi un labbro, andò in bagno, trascinandosi dietro una bracciata di biancheria azzurra e candida.

Sforzandosi di ritrovare la compostezza, Andrew guardò sua moglie addormentata. Sembrava pallida e stanca, con grandi cerchi scuri sotto gli occhi chiusi. Giaceva sul fianco, coprendosi parzialmente il volto con un braccio; e Andrew rammentò, con una sofferenza crescente, che l’aveva vista giacere così, nella fioca luce del sopramondo. Prigioniera degli uomini-felini nelle buie grotte di Corresanti, era venuta a lui in spirito, nel sonno: ferita, sanguinante, esausta, terrorizzata. E lui non aveva potuto far nulla per lei. L’impotenza l’aveva esasperato, allora: e adesso provava di nuovo tutti i tormenti dell’impotenza, di fronte alla sofferenza solitaria di Callista.

Lei aprì gli occhi, lentamente.

— Andrew?

— Sono qui con te, amore mio. — Vide la sofferenza passarle sul volto come un’ombra. — Come stai, tesoro?

— Orribilmente — disse lei, con una smorfia amara. — Come se fossi stata travolta da una mandria di oudrakhi imbizzarriti. — Solo Callista, pensò Andrew, era capace di scherzare in un momento come quello. — Dov’è Damon?

— Dorme, amore. Ellemir è andata a fare il bagno e a vestirsi.

Lei sospirò, chiudendo gli occhi per un momento. — E avevo pensato che oggi sarei stata davvero una sposa. Grazie a Evanda sono stati Damon e Ellemir a sentirci, e non quel marmocchio di Dezi con le sue provocazioni. — Andrew rabbrividì al pensiero. Era stato il sarcasmo di Dezi, infatti, a provocare quel disastro.

Disse, con forza: — Vorrei avergli spezzato il collo!

Callista sospirò, scuotendo la testa. — No, no, non è stata colpa sua. Siamo entrambi adulti, siamo capaci di prendere decisioni da soli. Lui è stato scortese. Fra telepati s’impara presto a non impicciarsi di queste cose, e se si scopre involontariamente qualcosa del genere ci si deve attenere alla discrezione. È stato imperdonabile: ma non è stata colpa sua quello che è accaduto dopo, amore mio. È stata una nostra scelta.

— Una mia scelta — disse Andrew, abbassando gli occhi. Lei gli prese la mano: aveva le dita fredde. Il terrestre vide ancora l’ombra del dolore passarle sul volto, e disse: — Damon mi ha avvertito di chiamarlo se ti fossi svegliata soffrendo.

— Non ancora. Lascialo dormire. Si è stancato tanto, per noi. Andrew…

Quando lui le s’inginocchiò accanto, Callista tese le braccia. — Andrew, stringimi… Solo per un momento. Voglio starti vicina… sentirti vicino a me…

Andrew si mosse prontamente, reagendo a quelle parole, pensando che anche dopo quella notte lei l’amava ancora, lo voleva ancora. Poi, ricordando, si ritrasse. Disse, angosciato: — Tesoro, ho promesso a Damon di non toccarti.

— Oh, Damon, Damon, sempre Damon — esclamò Callista, freneticamente. — Sono così infelice, e voglio soltanto che tu mi abbracci… — S’interruppe e riabbassò gli occhi con un sospiro desolato. Andrew smaniava per l’impulso di prenderla tra le braccia: questa volta non per il desiderio — era svanito, adesso — ma solo per tenerla vicina, proteggerla, calmarla, consolare il suo dolore. Ma la promessa lo teneva inchiodato; e infine Callista disse: — Oh, accidenti, immagino che abbia ragione lui. Di solito è così. — Ma Andrew lesse di nuovo la sofferenza nei suoi occhi: la invecchiava, le scavava il volto. Inspiegabilmente — e quel pensiero lo fece inorridire — gli ricordava le fattezze di Leonie: tirate, stanche, logore e vecchie.

Ancora una volta l’assalì un ricordo: quando per un attimo, quella notte, erano stati sommersi completamente dall’amore di Damon e Ellemir. Lei si era abbandonata — e aveva incominciato a reagire a lui — solo dopo la piena partecipazione con l’altra coppia. Di nuovo, l’aspra sofferenza pulsante nell’inguine e il torturante ricordo del fallimento offuscarono l’eccitazione. Il suo amore per Callista non era diminuito di un atomo, ma lui provava la sensazione indefinìbile e spaventosa che qualcosa fosse stato contaminato. Il soffio dell’intrusione: come se Damon e Ellemir — benché cari e vicini — si fossero in un modo o nell’altro intromessi fra lui e Callista.

Gli occhi di Callista erano colmi di lacrime. Ancora un attimo e lui, dimentico della promessa, l’avrebbe presa tra le braccia se Ellemir, fresca e rosea dopo il bagno, vestita di un accappatoio che Andrew aveva visto addosso a Callista, non fosse ritornata nella stanza. Vide che la sorella era sveglia e andò da lei.

— Ti senti meglio, breda?

Callista scosse la testa. — No. Peggio, se mai.

— Ce la fai ad alzarti, tesoro?

— Non lo so. — Callista provò a muoversi. — Dovrei farlo, credo. Mi chiami la mia ancella?

— No, Callie. Nessuno deve toccarti, ha detto Damon, e poi non voglio che quelle sciocche ragazze spettegolino. Mi occuperò io, di te. Andrew, va’ ad avvertire Damon che si è svegliata.

Andrew trovò Damon già alzato: si stava facendo la barba nel lussuoso bagno identico a quello nella sua metà dell’appartamento. Accennò al cognato di entrare. — Callista sta meglio?

Poi notò l’esitazione di Andrew. — Diavolo, non avevo mai pensato… Nell’impero ci sono i tabù della nudità?

Andrew sentì, stranamente, che doveva essere lui, non Damon, a provare imbarazzo. — In certe culture sì. La mia, tra le altre. Ma io mi trovo nel vostro mondo: quindi immagino che devo essere io ad adattarmi alle vostre usanze, non voi alle mie.

Sapeva che era da sciocchi provare imbarazzo o collera o indignazione al ricordo di Damon, la notte precedente, nudo, chino su Callista e intento a scrutare il suo fragile corpo nudo e tormentato.

Damon scrollò le spalle e disse, tranquillamente: — Qui non ci sono molti tabù del genere. Qualcuno, tra i cristoforos; oppure per la presenza di non umani, o fra le diverse generazioni. A me non farebbe piacere comparire nudo davanti a un gruppo di coetanei di mio padre o di Dom Esteban, per esempio. Ma non è proibito, e certamente non è imbarazzante nel senso in cui sei imbarazzato tu. Io non andrei in giro nudo, senza una ragione, in mezzo a un gruppo di ancelle; ma se la casa andasse a fuoco o qualcosa del genere, non esiterei. Un uomo della mia età, sposato alla sorella di mia moglie… — Scrollò le spalle. — Non ci avevo mai pensato.

Andrew comprese che avrebbe dovuto intuirlo la notte prima, quando Ellemir non aveva neppure dato segno di averlo notato.

Damon si sciacquò la faccia, poi la frizionò con una lozione di erbe, verde e dal profumo gradevole. Quell’aroma ricordò a Andrew la piccola distilleria di Callista. Damon rise, infilando la camicia, e disse: — Quanto a Elli, per te dovrebbe essere un sollievo. Significa che ti ha accettato come componente della famiglia. Vorresti che si sentisse imbarazzata davanti a te e si affrettasse a coprirsi in tua presenza, come se fossi un estraneo?

— No, a meno che lo volessi tu. — Ma forse questo significava che Ellemir non lo considerava un maschio? Un modo sottile di svirilizzarlo?

— Da’ tempo al tempo — disse Damon. — Andrà tutto a posto. — Continuò a vestirsi, tranquillamente. — Nevica ancora?