Выбрать главу

Era così gentile con lui…

Dopo molto tempo, scivolò nel sonno e riprese a sognare.

Era nel piccolo rifugio dei mandriani dove Callista, muovendosi attraverso il sopramondo, il mondo del pensiero e dell’illusione, l’aveva guidato nella tormenta dopo che l’aereo era precipitato. No, non era il rifugio dei mandriani: era lo strano edificio illusorio che Damon aveva costruito nelle loro menti e che era reale solo nella loro visualizzazione, ma aveva una solidità nel mondo del pensiero: perciò lui ne poteva vedere i mattoni e le pietre. Si svegliò, come aveva fatto allora, e vide la ragazza giacere accanto a lui, nella luce fioca: una figura indistinta, immobile, dormiente. Come aveva fatto allora, tese le mani per toccarla e scoprì che lei non c’era, non esisteva su quel piano: la sua forma, attraverso il sopramondo (che lei aveva spiegato come il doppio a rete d’energia del mondo reale) l’aveva raggiunto varcando lo spazio e forse anche il tempo, per burlarsi di lui. Eppure non si era burlata di lui.

Lo guardò con un sorriso grave, come aveva fatto allora, e disse, con un barlume di malizia: — Ah, è triste. È la prima volta, la primissima volta che giaccio con un uomo: e non posso goderne.

— Ma ora sei qui con me, tesoro — mormorò Andrew, e tese le mani verso di lei: e questa volta lei era lì, fra le sue braccia, calda, ardente, e sollevava la bocca al suo bacio, si premeva contro di lui con timido slancio, come aveva fatto una volta, ma solo per un momento.

— Questo non dimostra che è giunta l’ora, amore? — Andrew l’attirò a sé: le loro labbra s’incontrarono, i loro corpi si strinsero. Provò di nuovo la sofferenza del desiderio; ma aveva paura. C’era una ragione per cui non doveva toccarla… e all’improvviso, nel momento della tensione e della paura, lei gli sorrise, e tra le sue braccia c’era Ellemir, così simile e diversa dalla gemella.

Andrew disse: — No! — Si ritrasse, ma le mani di lei, piccole e forti, l’attirarono giù, più vicino. Lei gli sorrise e disse: — Ho chiesto a Callista di dirti che sono disponibile, come si narra nella ballata di Hastur e Cassilda. — Lui si guardò intorno, e vide Callista che li osservava e sorrideva…

Si svegliò con un sussulto di vergogna e di orrore. Si levò a sedere sul letto e si guardò intorno, angosciato, per assicurarsi che non fosse accaduto nulla, nulla. Era giorno, e Ellemir, con uno sbadiglio assonnato, scivolò fuori dal letto, avvolta nella sottile camicia da notte. Andrew si affrettò a distogliere lo sguardo.

Ellemir non se ne accorgeva neppure — per lei, Andrew non era un uomo — ma continuava ad aggirarsi davanti a lui, semivestita o svestita, tenendolo continuamente sulle spine, in preda a una frustrazione che non era neppure sessuale… Andrew rammentò che era sul loro mondo e che toccava a lui abituarsi alle loro consuetudini invece di cercare d’imporre le proprie. Solo la frustrazione, e il vergognoso realismo del sogno, lo rendevano quasi dolorosamente conscio di lei. Ma mentre il pensiero gli si chiariva nella mente, Ellemir si voltò con lentezza e lo fissò. Aveva gli occhi seri, ma sorrideva; e all’improvviso lui ricordò il sogno, e seppe che lei l’aveva condiviso, chissà come, e che i propri pensieri, il proprio desiderio, si erano intessuti nel sogno di lei.

Che razza di uomo sono? Mia moglie è malata, in pericolo di vita, e io sto qui a concupire la sua gemella… Tentò di voltarsi, sperando che Ellemir non captasse quel pensiero. La moglie del mio migliore amico…

Lei gli sorrideva, ma sembrava turbata. Andrew pensò che doveva scusarsi per quei pensieri. Invece Ellemir disse, dolcemente: — Va tutto bene, Andrew. — Per un momento, non gli riuscì di credere che lei avesse pronunciato davvero quelle parole. Sbatté le palpebre, ma prima che gli venisse in mente qualcosa da dire Ellemir aveva raccolto gli indumenti ed era andata in bagno.

Andrew si accostò alla finestra e guardò la tempesta di neve, che si stava acquietando. A perdita d’occhio il paesaggio era tutto bianco, lievemente rosato dalla luce del grande sole rosso che si affacciava fioco attraverso gli squarci tra le nubi. I venti avevano plasmato la neve in creste gelate, come onde di un duro oceano bianco che si stendeva fino alle lontane colline indistinte. Andrew ebbe la sensazione che il tempo rispecchiasse il suo umore: grigio, tetro, insopportabile.

Com’era fragile, dopotutto, il vincolo che lo univa a Callista! Eppure sapeva che non avrebbe mai potuto tornare indietro. Aveva scoperto troppi abissi in se stesso, troppe stranezze aliene. Il vecchio Carr, l’Andrew Carr dell’impero terrestre, aveva cessato di esistere nel giorno lontano in cui Damon li aveva posti tutti in contatto tramite la matrice. La strinse tra le dita, dura e fredda nel sacchetto isolante che portava al collo, e ricordò che era un gesto darkovano, un gesto che aveva visto compiere cento volte da Damon. E in quel gesto automatico riconobbe di nuovo la stranezza di quel suo nuovo mondo.

Fino a poche notti prima aveva creduto di essere avviato a costruirsi una nuova vita. Aveva un lavoro importante da svolgere, una famiglia, amici, un fratello e una sorella, un secondo padre, una moglie amata e innamorata. E poi, nell’esplosione di una folgore invisibile, tutto il suo mondo nuovo si era sgretolato intorno a lui, e l’alienità l’aveva accerchiato ancora. Vi stava sprofondando, annegando… Perfino Damon, solitamente così vicino e amichevole, quasi un fratello, era divenuto freddo ed estraneo.

O forse era lui, Andrew, che adesso vedeva l’alienità in tutti e in tutte le cose?

Notò che Callista si muoveva. Temendo che i propri pensieri la disturbassero, prese gli indumenti e andò a lavarsi e a vestirsi.

Quando tornò, Callista era sveglia e Ellemir l’aveva preparata facendole indossare una camicia pulita, lavandola, intrecciandole i capelli. Era stata portata la colazione, e Damon e Ellemir lo stavano aspettando intorno al tavolo dove tutti e quattro prendevano i pasti da quando Callista si era ammalata.

Ma Ellemir stava ancora accanto a Callista, e aveva l’aria turbata. Quando Andrew entrò lei disse, in tono di profonda inquietudine: — Callista, vorrei che ti lasciassi visitare da Ferrika. So che è giovane, ma è stata istruita nella Casa della Corporazione delle Amazzoni ed è la miglior ostetrica che abbiamo mai avuto ad Armida. Ti…

— I servigi di un’ostetrica — replicò Callista, con una sfumatura di amara gaiezza, — sono l’ultima cosa di cui ho bisogno.

— Comunque, Callista, lei conosce tutti i disturbi femminili. Senza dubbio, può fare più di me. Damon — insistette Ellemir, — tu cosa ne pensi?

Damon stava accanto alla finestra e guardava la neve. Si voltò e aggrottò leggermente la fronte. — Nessuno rispetta più di me le capacità e l’istruzione di Ferrika, Elli. Ma non so se ha l’esperienza necessaria per un caso come questo. Non capita di frequente, neppure nelle Torri.

Andrew disse: — Non capisco! È ancora soltanto l’inizio delle mestruazioni? Se è così — continuò, rivolgendosi direttamente a Callista, — che male ci sarebbe a farti vedere da Ferrika?