Выбрать главу

— Rimani vicino a Callista. Chiamami se ci fosse qualche cambiamento, anche se di poco conto — disse, e vide Andrew accostare una poltrona al letto e piegarsi in avanti, tenendo leggermente nella mano il polso di Callista.

Poveretto, pensò: non può neppure disturbarla, ormai. Lei è troppo grave, ma Andrew ha bisogno di sentire che sta facendo qualcosa per lei, altrimenti impazzirebbe. E il conforto che aveva trovato nella vicinanza di Ellemir era svanito. Con rigorosa disciplina s’impose di rilassarsi, di restare disteso serenamente accanto a lei, di sciogliere i muscoli e di aleggiare nella calma che gli era necessaria. E finalmente si addormentò.

Era giorno fatto quando Callista si mosse e aprì gli occhi, con aria confusa.

— Andrew?

— Sono qui, amore. — Lui le strinse le dita tra le proprie. — Come ti senti?

— Meglio, credo. — Callista non provava nessun dolore. Chissà dove, molto tempo prima, qualcuno le aveva detto che era un brutto segno. Ma dopo le sofferenze degli ultimi giorni, era un sollievo. — A quanto pare, ho dormito parecchio: e Damon che si preoccupava perché non ci riuscivo!

Non si era accorta di essere stata drogata? Andrew disse: — Chiamiamo Damon. — Si scostò. Damon era steso sull’altro letto, e cingeva Ellemir con un braccio. Andrew provò una dolorosa fitta d’invidia. Sembravano così sicuri, così felici di quella vicinanza. Chissà se lui e Callista avrebbero mai avuto quella gioia. Doveva crederlo, altrimenti sarebbe morto.

Ellemir aprì gli occhi e gli sorrise: quando lei si mosse, Damon si svegliò di colpo.

— Come sta Callista?

— Sembra che stia meglio.

Damon lo guardò scettico, si alzò e andò accanto alla giovane malata. Seguendolo, Andrew vide improvvisamente Callista con gli occhi di Damon: pallida ed emaciata, con gli occhi infossati.

Damon disse gentilmente: — Callista, tu sai come lo so io quello che si deve fare. Sei una Custode.

— Non chiamarmi così! — esclamò lei. — Mai più.

— So che sei stata sciolta dal giuramento, ma un giuramento è soltanto una parola. Ti assicuro che non c’è nessun altro modo. Non posso assumermi la responsabilità…

— Non te l’ho chiesto! Sono libera…

— Libera di morire — disse brutalmente Damon.

— Non pensi che preferirei morire? — ribatté lei; e cominciò a piangere, per la prima volta dopo quella notte, scossa dai singhiozzi. Damon la fissò, impassibile, ma Andrew la prese tra le braccia e la strinse a sé in un gesto di protezione.

— Damon, cosa diavolo le stai facendo?

Damon era avvampato di collera. Disse: — Maledizione, Callista, sono stanco di essere trattato come un mostro che si mette in mezzo a voi, quando invece mi sono sfinito nel tentativo di proteggervi.

— Lo so — replicò lei, continuando a piangere. — Ma non lo sopporto. Tu sai cosa significa per Andrew, per me: è una cosa che ci ucciderà tutti e due!

Andrew sentiva che le tremavano le mani, mentre gli stava aggrappata, cinta dalle sue braccia, leggera come una bambina. Gli sembrava di vederla da lontano, come una strana ragnatela di luce, una specie di rete di energia elettrica. Da dove proveniva quella particolare percezione? Il suo corpo pareva non più concreto ma tremava in una specie di nulla, e anche lui non era altro che una fragile ragnatela di energie elettriche che scintillavano e crepitavano, con una crescente debolezza mortale…

Adesso non poteva più scorgere Damon… Anche Damon era perduto dietro il turbine delle reti elettriche. No, Damon fluiva, mutava, ardeva d’ira: un cremisi cupo, come una fornace. Andrew aveva già visto qualcosa di simile, quando aveva affrontato Dezi. Come tutti gli uomini dal temperamento tranquillo e dalle collere improvvise e passeggere, era sbalordito e inorridito per il cupo e profondo bagliore dell’ira di Damon. Vagamente, dietro i colori mutevoli e le energie elettriche, le pulsazioni e le luci vorticanti, comprese che Damon si avvicinava alla finestra e si fermava, voltando loro le spalle, a guardare la nevicata, lottando per dominare la collera. Andrew sentiva quella rabbia dentro di sé, come sentiva la sofferenza di Callista e la confusione di Ellemir. Si sforzò di rivederli interamente concreti e umani, non più come gorghi di immagini elettriche. Qual era la realtà? si chiese. Davvero non era altro che masse vorticanti di energia, campi di forza e di atomi in movimento nello spazio? Lottò per aggrapparsi alla percezione umana, attraverso la stretta febbrile e frenetica di Callista. Voleva andare alla finestra… Andò alla finestra e toccò Damon… E non si mosse, ancorato dal peso di Callista sulle sue ginocchia. A fatica, ritrovò la voce e disse, supplichevole: — Damon, nessuno pensa che tu sia un mostro. Callista farà ciò che tu ritieni giusto. Ci fidiamo di te: non è vero, Callista?

Con uno sforzo, Damon riuscì a dominare la collera. Era difficile che se ne lasciasse vincere per più di un momento. E si vergognava. Infine andò vicino a loro e disse, gentilmente: — Andrew ha il diritto di essere consultato a proposito della tua decisione, Callista. Non puoi continuare a far questo a tutti noi. Se la decisione riguardasse te sola… — S’interruppe, soffocando un grido. — Andrew! Mettila giù, presto!

Callista si era abbandonata inerte fra le braccia di Andrew. Scosso dalla paura che vibrava nella voce di Damon, Andrew non protestò quando l’altro gliela tolse dalle braccia e la ridistese sul letto. Poi Damon gli accennò di allontanarsi. Sconcertato e risentito, il terrestre ubbidì. Damon si chinò sulla donna.

— Vedi? No, non ricominciare a piangere, non ne hai la forza. Non sai che hai avuto una crisi, questa notte? Hai avuto una convulsione. Ti ho dato un po’ di raivannin: tu sai cosa significa come lo so io, Callie.

Lei trovò appena la forza di mormorare: — Credo… che sarebbe meglio per tutti…

Damon le strinse delicatamente i polsi con una mano: erano così esili che le mani di Damon, sebbene non grandi, li cingevano completamente. Captando lo sguardo risentito di Andrew, lui disse, stancamente: — Non ha le forze per sopportare un’altra convulsione.

Andrew, allo stremo della sopportazione, replicò: — Anche questo è stato per causa mia? Sarà sempre pericoloso se la toccherò?

— Non dare la colpa a Andrew, Damon… — La voce di Callista era un filo appena percettibile. — Sono stata io a volerlo…

— Vedi? — fece Damon. — Se ti tengo lontano da lei, vuole morire. Se lascio che la tocchi, la tensione fisica peggiora. A parte l’angoscia emotiva, che vi sta facendo a pezzi, fisicamente lei non può reggere ancora per molto. È necessario fare qualcosa in fretta, prima… — S’interruppe: ma tutti sapevano ciò che non aveva detto: prima che lei cada di nuovo in convulsioni, perché questa volta non potremo fermarle.

— Tu sai cosa si deve fare, Callista, e sai quanto tempo hai avuto a disposizione per decidere. Maledizione, Callie, credi che mi faccia piacere tormentarti, quando sei in questo stato? So che fisicamente sei nelle condizioni di una bambina di dodici anni, ma non sei una bambina: non sei capace di comportarti da adulta? Non sei capace di comportarti come la professionista che hai imparato a essere? Smettila di cedere alle emozioni! Siamo di fronte a una realtà fisica. Tu sei una Custode…