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Ellemir disse, sorseggiando il liquore bruciante: — Damon ha sempre odiato questo lavoro. Ma lo farà, per Callista. — Poi aggiunse, dopo un momento: — E per te.

Andrew replicò, a bassa voce: — Damon è un vero amico. Lo so.

— Sembra che ti sia difficile, dimostrarlo — disse Ellemir. — Ma forse è così che ti hanno insegnato a reagire agli altri, sul tuo mondo. Dev’essere molto difficile, per te — aggiunse. — Credo di non poter immaginare quanto lo sia, scoprire che tutti pensano in modi diversi, che perfino le piccole cose sono differenti. E immagino che sia più faticoso abituarsi alle piccole cose che a quelle grandi. A quelle grandi ci si adatta: ci si prepara. Le piccole cose arrivano inaspettate, quando non ci si pensa e non si è preparati.

Era molto acuta, pensò Andrew. Sì, erano appunto le piccole cose. La disinvolta nudità di Damon — e di Ellemir — che lo faceva sentire impacciato e vergognoso, come se le abitudini istintive di tutta una vita fossero forzate e in qualche modo scortesi; la grana grossolana del pane; Damon che baciava Dom Esteban nel salutarlo; Callista, nei primi giorni da quando dividevano la stessa stanza, per nulla imbarazzata quando lui la vedeva semisvestita, oppure una volta, per caso, quando l’aveva sorpresa completamente nuda nel bagno… ma era arrossita e aveva balbettato di vergogna quando, una volta, lui si era accostato e le aveva sollevato dal collo nudo le lunghe ciocche dei capelli sciolti. Disse, a voce bassa: — Sto cercando di abituarmi alle vostre usanze…

Ellemir gli riempì di nuovo il bicchiere. — Andrew, voglio parlarti.

Era la stessa frase di Callista: e inspiegabilmente lo indusse a tendersi, cauto. — Ti ascolto.

— Quella notte — (e immediatamente Andrew capì a quale notte si riferiva), — Callista ti ha detto ciò che io avevo offerto. Perché ti sei offeso? Davvero mi detesti tanto?

— Detestarti? No, naturalmente — rispose Andrew. — Ma… — S’interruppe, senza trovare le parole. — Non mi sembra giusto che tu mi tenti così.

— E tu sei stato giusto con qualcuno di noi? — esclamò Ellemir. — È giusto che ti ostini a restare in questo stato quando tutti noi dobbiamo condividerlo, ci piaccia o no? Da molto tempo sei in uno spaventoso stato di bisogno sessuale. Credi che io non lo sappia? Credi che non lo sappia anche Callista?

Andrew si sentì ferito. — E questo ti riguarda?

Ellemir ributtò la testa all’indietro e disse: — Sai benissimo perché mi riguarda. Eppure Callista ha detto che hai rifiutato…

Maledizione, era stata una proposta scandalosa: ma Callista, almeno, aveva avuto il pudore di mostrare una certa perplessità. E Ellemir era così simile a Callista che gli era difficile non reagire alla sua presenza. Strinse le labbra e disse, laconicamente: — Posso controllarmi. Non sono un animale.

— Cosa sei? Una pianta di cavoli? Controllarti? Non intendevo dire che altrimenti saresti capace di andartene in giro a violentare la prima donna che incontri. Ma questo non significa che l’esigenza non ci sia. Quindi, in pratica, tu menti con noi in tutto ciò che fai, in tutto ciò che sei.

— Dio onnipotente! — esclamò Andrew. — Ma qui non esiste intimità?

— Certo. Hai notato? Mio padre non ha fatto domande che potrebbero mettere in imbarazzo uno di noi. Non sono cose che riguardano lui, capisci? Non starà a curiosare. Nessuno di noi saprà mai se lui sa qualcosa di questo. Ma noi quattro… è diverso, Andrew. Non puoi essere sincero con noi, almeno?

— E allora cosa devo fare? Tormentare Callista per quello che non può darmi? — Andrew rammentò la notte in cui l’aveva fatto. — Non posso tentare ancora!

— No, certo. Ma non capisci che anche questo contribuisce a far soffrire Callista? Lei è terribilmente conscia del tuo bisogno, e perciò alla fine ha rischiato… quello che poi è accaduto, perché lei sapeva, e sapeva anche che non avresti accettato null’altro. Hai intenzione di continuare così, aggravando i suoi rimorsi… e i nostri?

La mancanza di sonno, la preoccupazione e la stanchezza, e l’effetto del cordiale a stomaco vuoto, avevano stordito Andrew, annebbiando la sua percezione: e adesso le cose scandalose che Ellemir stava dicendo sembravano quasi logiche. Se lui avesse fatto ciò che gli aveva chiesto Callista, non sarebbe mai successo questo…

Non era giusto. Così simile a Callista e così terribilmente diversa: questa sembrava che lanciasse scintille. — Sono amico di Damon. Come potrei fargli una cosa simile?

— Anche Damon ti è amico — ribatté Ellemir, con una nota di collera autentica nella voce. — Credi che si diverta a vederti soffrire? Oppure sei così arrogante da pensare che potresti indurmi ad amarlo di meno, solo perché farei per te ciò che qualunque donna come si deve sarebbe disposta a fare vedendo un amico ridotto così?

Andrew la guardò negli occhi, incollerito quanto lei. — Visto che dobbiamo essere così spaventosamente sinceri, non ti è passato per la mente che non sei tu quella che voglio? — Anche adesso si trattava solo del fatto che lei era , così simile a quella che avrebbe dovuto essere Callista.

La collera di Ellemir svanì all’improvviso. — Caro fratello — (usò la parola bredu), — lo so che ami Callista. Ma nel tuo sogno c’ero io.

— Un riflesso fisico — disse lui, brutalmente.

— Bene, anche quello è reale. E almeno non avresti più bisogno di tormentare Callista chiedendole ciò che non può darti. — Ellemir fece per riempirgli di nuovo il bicchiere. Andrew la trattenne.

— Basta. Sono già mezzo ubriaco. Maledizione, che importanza ha se la tormento in questo modo oppure andando a letto con un’altra?

— Non capisco. — Andrew sentiva che la confusione di Ellemir era sincera. — Vuoi dire che una donna della tua gente, se per qualche ragione non potesse dividere il letto del marito, s’indignerebbe se lui trovasse… conforto altrove? È strano… e crudele.

— Credo che quasi tutte le donne pensino che se… se devono astenersi per qualche ragione, sia giusto che l’uomo condivida la… l’astinenza. — Andrew cercò le parole. — Senti: se Callista è infelice e io me ne vado a… Oh, diavolo, non conosco i termini corretti. Non è una mascalzonata, da parte mia, comportarmi come se la sua infelicità non contasse nulla, pur di soddisfare le mie esigenze?

Ellemir gli posò la mano sul braccio, dolcemente. — Questo ti fa onore, Andrew. Ma mi è difficile immaginare che una donna, se ama un uomo, non sia lieta di sapere che lui ha potuto soddisfarsi, in un modo o nell’altro.

— Ma non penserebbe che non l’amo abbastanza da aspettarla?

— Credi che ameresti di meno Callista, se giacessi con me?

Andrew ricambiò lo sguardo con fermezza. — Niente al mondo potrebbe farmi amare di meno Callista. Niente.

Ellemir scrollò le spalle. — E allora, perché dovrebbe soffrirne? E pensa a questo, Andrew. Supponi che qualcun altro potesse aiutare Callista a spezzare i legami che non ha cercato e che non può infrangere. Saresti in collera con lei, o l’ameresti meno?

Punto sul vivo, Andrew ricordò il momento in cui gli era parso che Damon si fosse messo tra loro, e la sua gelosia quasi frenetica. — Vuoi farmi credere che qui a un uomo non dispiacerebbe?

— Proprio adesso mi hai detto che nulla potrebbe indurti ad amarla di meno. Glielo proibiresti, allora?

— Proibirglielo? No. Ma mi chiederei quanto è profondo il suo amore.