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— La do a tuo padre, domna, per sostenergli il cuore. Per un po’ di tempo posso dargli la canna rossa: ma per l’uso quotidiano, questa è meglio.

— Allora mandala a prendere: ne hai l’autorità. Ma mio padre è sempre stato un uomo forte, robusto. Perché credi che abbia bisogno di stimolanti per il cuore?

— Succede spesso agli uomini che hanno avuto una vita molto attiva, domna: cavalieri, atleti, guide di montagna. Se una ferita li costringe a restare a lungo a letto, il cuore s’indebolisce. È come se il loro organismo avesse bisogno di attività: e quando viene meno all’improvviso, si ammalano e qualche volta muoiono. Non so perché sia così, mia signora: so soltanto che avviene spesso.

Anche questo era colpa sua, pensò Callista, con improvvisa disperazione. Era stato combattendo contro gli uomini-felini che suo padre aveva perso l’uso delle gambe. E al ricordo della tenerezza che lui le aveva dimostrato quella mattina, si sentì assalire dall’angoscia. Se lui moriva proprio ora che lei aveva appena incominciato a conoscerlo! Nella Torre, era stata isolata dalla sofferenza come dalla gioia. Adesso le sembrava che il mondo esterno fosse così pieno di sofferenze che lei non poteva sopportarlo. Come aveva avuto il coraggio di andarsene?

Ferrika la guardava con comprensione, ma Callista era troppo inesperta per accorgersene. Le era stato insegnato a contare interamente su se stessa, e adesso non era capace di chiedere ad altri consiglio o conforto. Dopo un po’ Ferrika, vedendo che Callista era perduta nei suoi pensieri, se ne andò in silenzio; lei cercò di riprendere il lavoro, ma ciò che aveva sentito l’aveva tanto sconvolta che le mani non le ubbidivano. Infine rimise a posto tutto, pulì gli apparecchi e uscì, chiudendo la porta.

Gli uomini e le ancelle avevano finito il bucato, e adesso erano fuori nei cortili, sotto il raro sole fulgido, ad appendere lenzuola e tovaglie, biancheria e indumenti alle corde stese un po’ dovunque. Ridevano allegramente e si scambiavano frasi scherzose, muovendosi nel fango e nella neve sciolta. Il cortile era pieno di biancheria sventolante, agitata dalle raffiche. Avevano l’aria indaffarata e gaia, ma Callista sapeva per esperienza che se si fosse unita a loro avrebbe smorzato quel buonumore. Erano abituati a Ellemir, ma per le donne della tenuta — e soprattutto per gli uomini — lei era ancora una straniera, temuta e riverita, una dama Comyn che era stata leronis ad Arilinn. Solo Ferrika, che l’aveva conosciuta bambina, riusciva a trattarla quasi da pari a pari. Era sola, pensò, guardando le donne e le ragazze che correvano avanti e indietro con bracciate di bucato umido da appendere e di lenzuola asciutte per il guardaroba e si scambiavano battute vivaci.

Era sola: non apparteneva a nulla, lo sentiva. Il suo posto non era alla Torre e non era lì.

Dopo un po’, andò alle serre. Nell’interno venivano sempre tenute accese le stufe, ma lei vide che alcune piante accanto alle finestre erano gelate, e in uno degli edifici il peso della neve aveva rotto diversi vetri. Sebbene le falle fossero state chiuse in fretta con assi di legno, alcuni arbusti da frutto erano morti. Vide Andrew, in fondo all’edificio: mostrava ai giardinieri come dovevano tagliare le viti danneggiate, fino a scoprire il legno vivo.

Di rado lei guardava Andrew: era abituata a esserne conscia in altri modi. Adesso si chiese se Ellemir lo giudicava bello o brutto. Quel pensiero l’infastidì, esageratamente. Sapeva che Andrew la considerava bella. Poiché non era vanitosa e — a causa del tabù che l’aveva circondata durante la sua vita di adulta — non era abituata alle attenzioni maschili, questo la sorprendeva un po’. Ma adesso pensò che siccome Ellemir era così incantevole, mentre lei era tanto magra e pallida, certamente Andrew doveva ritenere Ellemir più bella di lei.

Andrew alzò la testa, sorrise e la chiamò con la mano. Callista lo raggiunse, rivolgendo un cenno di saluto al giardiniere. — I cespugli sono tutti morti?

Lui scosse la testa. — Non credo. Morti fino alla radice, forse, ma ricresceranno questa primavera. — Poi aggiunse, rivolgendosi all’uomo: — Sta’ attento a ricordare dove li hai tagliati, e a non piantare niente che possa disturbare le radici.

Callista guardò i cespugli tagliati. — Bisogna raccogliere e dividere le foglie: quelle che non sono rovinate dal gelo vanno seccate, se no fino a primavera non avremo condimenti per l’arrosto.

Andrew trasmise l’ordine. — È una fortuna che ci sia tu. Sarò un buon giardiniere, forse, ma non m’intendevo di cucina neppure nel mio mondo.

Lei rise. — Neppure io m’intendo di cucina, sul mio mondo. Conosco un po’ le erbe, ecco tutto.

Il giardiniere si chinò a raccogliere i rami tagliati, e dietro le sue spalle Andrew si piegò a baciare la fronte di Callista. Lei dovette farsi forza per non scostarsi, come le suggerivano una lunga abitudine e i riflessi profondamente radicati. Andrew si accorse di quell’accenno di movimento e la guardò con stupore doloroso; poi, ricordando, sospirò e sorrise.

— Mi fa piacere vederti in salute, amor mio.

Lei disse, sospirando, senza sentire nulla in quel bacio: — Mi sembra di essere quell’arbusto, ucciso alle radici. Speriamo che anch’io possa rifiorire in primavera.

— Non avresti dovuto uscire. Damon ha detto che dovevi riposare ancora per oggi.

— Ecco, Damon ha la pessima abitudine di aver ragione, ma io mi sento come un fungo in una cantina buia — replicò Callista. — È da tanto che non vedevo il sole! — Si fermò in una chiazza di luce, assaporandone il tepore sul volto, mentre Andrew procedeva, controllando i filari delle verdure e delle erbe aromatiche. — Credo che qui tutto sia ancora in ordine, ma non conosco queste piante. Cosa ne pensi, Callista?

Lei andò a inginocchiarsi accanto ai bassi cespuglietti, controllando le radici. — L’avevo detto a mio padre, anni fa, che non doveva piantare i meloni tanto vicino al muro. È vero che qui c’è più luce, ma nel caso di una tempesta non c’è un isolamento adeguato. Questo morirà prima che i frutti siano maturi, e anche se quello là sopravviverà — continuò, indicando, — il freddo ha ucciso i frutti. Le bucce potranno servire per i sottaceti, ma non matureranno e bisognerà toglierli prima che marciscano. — Richiamò il giardiniere per dare gli ordini.

— Dovremo chiedere altri semi da una delle fattorie più a valle. Forse Syrtis è stata risparmiata dalla tormenta. Là hanno buoni alberi da frutto, e potremo chiedere qualche melone e qualche talea delle loro viti. E questa roba va portata nelle cucine. Qualcosa si può cuocere, prima che marcisca: il resto va salato e conservato.

Quando gli uomini si allontanarono per eseguire gli ordini, Andrew prese sottobraccio Callista. Lei si tese, s’irrigidì, poi avvampò.

— Scusami. È solo un… un riflesso, un’abitudine.

Tutto da capo. Tutti i riflessi fisici, cancellati con tanta meticolosa lentezza durante i mesi del matrimonio, si erano riaffermati con piena forza. Andrew si sentì impotente, sconfitto. Sapeva che ciò era stato necessario per salvarle la vita: ma vedere di nuovo in azione quei riflessi era un altro trauma, e gravissimo.

— Non fare così — lo supplicò Callista. — È solo per poco tempo!

Andrew sospirò. — Lo so. Leonie mi aveva avvertito. — Fece una smorfia, e Callista chiese, nervosamente: — La odii davvero, eh?

— Non la odio. Ma odio quello che ha fatto a te. Non posso perdonarglielo, e non glielo perdonerò mai.

Callista provò uno strano brivido interiore, un tremito che non riuscì a dominare. Con uno sforzo, mantenne un tono normale. — Sii giusto, Andrew. Leonie non mi aveva costretta a diventare Custode. Avevo scelto liberamente. Lei si è limitata a darmi la possibilità di percorrere la strada più difficile. Ed è stato ugualmente di mia volontà che ho scelto di sopportare la… la sofferenza di andarmene. Per te  — aggiunse, guardandolo negli occhi.