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— Le renderesti per sempre schiave della Torre?

La voce di Leonie si udiva appena, ma per Damon fu come un grido. — Credi che non siamo schiave, così?

— Leonie, Leonie, se è così che pensi, perché l’hai sopportato per tutti questi anni? C’erano altre che avrebbero potuto toglierti il fardello dalle spalle quando fosse diventato troppo pesante per te.

— Io sono un’Hastur — disse lei. — E ho giurato di non deporre mai il mio fardello se prima non avessi preparato un’altra capace di sostituirmi. Credi che non abbia tentato? — Lo guardò negli occhi, e Damon si tese per l’angoscia perché lei era nel sopramondo come la formavano i suoi pensieri, e davanti gli stava la Leonie dei suoi primi anni alla Torre. Non avrebbe mai saputo se altri uomini l’avevano giudicata bella, ma per lui era bellissima, infinitamente desiderabile, e teneva tra le sottili mani i fili della sua anima… Distolse gli occhi, sforzandosi di vederla solo come l’aveva vista di persona l’ultima volta, il giorno delle proprie nozze: una donna seria, anziana, controllata, al di là della rabbia e della ribellione.

— Credevo che ti accontentassi del potere e della venerazione, della carica più elevata, pari a qualunque nobile Comyn: Leonie di Arilinn: Signora di Darkover.

Lei replicò, con una voce che veniva da distanze immense: — Se tu avessi saputo che mi ribellavo, allora avrei fallito. La mia vita, la mia ragione, il mio posto di Custode, dipendevano da questo: non dovevo saperlo neppure io. Eppure ho tentato più volte di preparare un’altra perché prendesse il mio posto, in modo che io potessi deporre un fardello troppo opprimente. Sempre, quando avevo preparato una Custode, qualche altra Torre scopriva che la sua aveva deciso di andarsene, o che l’addestramento era fallito e che quella non poteva far altro che rinunciare e sposarsi. Erano un branco di donne deboli e senza ideali: nessuna aveva la forza di resistere. Io sono l’unica Custode in tutti i dominii che abbia conservato la carica per più di vent’anni. E anche quando ho incominciato a invecchiare, per tre volte ho dovuto rinunciare a quelle che avevo preparato per prendere il mio posto: due sono andate a Dalereuth e una a Neskaya, e io, che avevo addestrato una Custode per ognuna delle Torri dei dominii, volevo prepararne una per Arilinn, per potermi concedere un po’ di riposo. Tu c’eri, e hai visto cos’è accaduto. Sei ragazze, e tutte con le facoltà indispensabili per diventare Custodi. Ma tre erano già donne, benché giovani, e avevano già conosciuto il risveglio dei sensi. I loro canali erano già differenziati e non potevano reggere frequenze così forti, anche se due di loro, in seguito, sono diventate controllore e tecnico, ad Arilinn o a Neskaya. Allora ho cominciato a scegliere ragazze più giovani, quasi bambine. Con Hilary sono arrivata vicina al successo. Ha lavorato per due anni con me, come sotto-Custode, rikhi: ma tu sai cos’ha dovuto sopportare, e alla fine ho avuto pietà di lei e l’ho lasciata libera. Poi Callista…

— E tu hai fatto in modo che lei non fallisse — disse Damon, in preda alla collera, — modificando i suoi canali perché non potesse maturare!

— Io sono una Custode — ribatté irosamente Leonie, — e sono responsabile solo di fronte alla mia coscienza! E lei era consenziente. Potevo prevedere che si sarebbe incapricciata di questo terrestre, e che il suo giuramento non avrebbe più avuto per lei il minimo valore?

Di fronte al silenzio accusatore di Damon, aggiunse in tono difensivo: — E anche così, Damon, le voglio bene: non avrei potuto sopportare la sua infelicità! Se l’avessi creduta una semplice fantasia infantile, l’avrei ricondotta qui ad Arilinn con me, l’avrei circondata di tanto affetto e di tanta tenerezza che non avrebbe mai rimpianto il suo innamorato terrestre. Eppure… eppure lei mi aveva fatto credere… — Nei fluidi livelli del sopramondo, Damon poté vedere, condividendola con Leonie, l’immagine che la Custode aveva scorto nella mente di Callista: Callista che giaceva tra le braccia di Andrew, esausta e vulnerabile, mentre lui la portava fuori dalle grotte di Corresanti.

E ora che l’aveva vista — sebbene solo riflessa nella mente di Leonie — così come avrebbe potuto essere (indenne, immutata), e appunto perché l’aveva vista così, comprese che non avrebbe mai avuto pace se non quando avesse potuto rivederla in quel modo. Disse, senza alzare la voce: — Non posso credere che avresti fatto questo se non fossi stata convinta che era possibile annullarlo.

— Io sono una Custode — ripete lei, indomita, — e sono responsabile solo di fronte alla mia coscienza.

Era vero. Secondo la legge delle Torri, una Custode era infallibile e la sua parola era legge nei confronti dei componenti del suo cerchio. Tuttavia Damon insistette.

— Se era così, perché non l’hai castrata una volta per tutte? — Leonie tacque a lungo, e infine rispose: — Tu parli così perché sei un uomo, e per te una donna non è altro che una moglie, un mezzo per darti figli, per trasmettere la preziosa eredità dei Comyn. Io ho altri scopi. Damon, ero così stanca, e sentivo che non potevo sopportare di spendere le mie energie e la mia forza, di mettere tutto il mio cuore in lei, per anni e anni, e poi vederla svegliarsi, e allontanarsi da me per buttarsi tra le braccia di un uomo… o, come Hilary, ammalarsi e soffrire a ogni plenilunio le torture di un’anima dannata. Non era egoismo, Damon! Non era solo il desiderio di deporre il mio fardello per riposare! Io l’amavo come non avevo mai amato Hilary. Sapevo che non avrebbe fallito, ma temevo che fosse troppo forte per cedere anche se avesse sofferto come Hilary, che fosse capace di sopportarlo (come ho fatto io, Damon) per lunghi, lunghi anni. Le ho risparmiato tutto questo, perché avevo il diritto di farlo. — E aggiunse, in tono di sfida: — Ero la sua Custode!

— E le hai tolto il diritto di scegliere!

— Nessuna donna dei Comyn può scegliere — disse Leonie, quasi in un bisbiglio. — Non può scegliere veramente. Io non avevo scelto di diventare Custode, e neppure di andare a una Torre. Ero una Hastur, e quello era il mio destino, così come il destino delle mie compagne di gioco era di sposarsi e di dare figli maschi ai loro clan. E non era irrevocabile. Nella mia infanzia ho conosciuto una donna che era stata sottoposta a questo trattamento, e mi aveva detto che era reversibile. Era legittimo, mentre la castrazione non lo era: una donna poteva essere richiamata, se i genitori lo volevano, per concludere uno di quei matrimoni dinastici tanto cari ai Comyn, e in quel modo non c’era pericolo di menomare la sacra fecondità di una figlia dei domimi! — Il sarcasmo del suo tono era così amaro che Damon rabbrividì.

— È reversibile… come? — chiese. — Callista non può vivere così, né Custode né libera.

— Non lo so. Quando le è stato applicato non credevo che sarebbe diventato necessario invertire il processo, quindi non ho fatto progetti in vista di un giorno come questo. Ma mi sono rallegrata (per quanto posso rallegrarmene) quando Callista mi ha detto che avevo operato con minore efficienza di quanto avessi creduto. — Ancora una volta Damon captò nella mente di Leonie la fuggevole visione di Callista fra le braccia di Andrew che la portava via da Corresanti. — Ma sembra che si sia sbagliata.