Ma adesso Damon percepì che gli altri erano svegli. Protese la mente, con delicatezza, annodando intorno a sé il quadruplice legame, più rassicurante del disperato tentativo sessuale. Intenso, consapevole, più intimo del contatto fisico, al di là delle parole, al di là del sesso… Si sentirono fondersi in un unico essere. Andrew, percependo in sé il bisogno di Damon, si girò verso Ellemir, che si gettò impaziente fra le sue braccia. L’eccitazione crebbe, diffondendo fremiti ondeggianti in tutti loro, avviluppando perfino Callista, dissolvendoli in un’unica entità di contatto e di slancio e di reazioni. Di chi erano le calde labbra, di chi erano le cosce, di chi le braccia strette in un amplesso ardente? L’eccitazione traboccava, si diffondeva come un’ondata, una marea di fuoco, un’esplosione rovente e fremente di piacere e di esaudimento. Quando si placò, o meglio si stabilizzò a un livello meno intenso, Ellemir scivolò via dalle braccia di Andrew e si strinse a Callista, abbracciandola, aprendo la propria mente alla sorella. Callista si aggrappò assetata al contatto mentale, tentando di trattenere qualcosa di quella vicinanza, dell’intimità cui poteva partecipare solo a quel modo, di riflesso. Per un momento, cinta dall’ininterrotta catena dell’emozione, dimenticò il proprio corpo incapace di reagire.
Andrew, quando la mente di Callista si aprì del tutto, così che in un certo senso era stata lei tra le sue braccia, provò un’esaltazione vertiginosa. Gli sembrava di essere straripato, d’invadere tutto lo spazio della stanza, di stringerli tutti e tre fra le braccia; e Damon e Callista captarono il suo pensiero impulsivo: Vorrei poter essere dovunque! Vorrei far l’amore con tutti voi, contemporaneamente! Damon si accostò a Andrew, stringendolo nel confuso desiderio di partecipare in qualche modo a quel piacere e a quell’intimità così profondi, al lento ripetersi dell’eccitazione risorta, alle carezze dolci e intense…
Poi lo sbigottimento, il trauma (cosa diavolo succede?), quando Andrew comprese di chi erano le mani che l’accarezzavano. La fragile ragnatela del contatto s’infranse come vetro, si spezzò con un brusco urto fisico. Callista lanciò un grido tremulo come un singulto, e Ellemir urlò col pensiero: Oh, Andrew, come hai potuto!
Andrew giacque immobile, costringendosi a non scostarsi fisicamente da Damon. È mio amico. Non è una cosa così importante. Ma il momento era passato. Damon si voltò, nascondendo la faccia nel cuscino, e disse con voce rauca:
— Per gli inferni di Zandru, Andrew, per quanto tempo io e te dovremo aver paura uno dell’altro?
Sbattendo le palpebre, Andrew affiorò lentamente dalla confusione. Si rendeva conto solo vagamente di ciò che era accaduto. Si voltò e posò una mano sulla spalla tremante di Damon, dicendo in tono impacciato: — Mi dispiace, fratello. Mi hai colto di sorpresa, ecco tutto.
Damon aveva recuperato l’autodominio: ma era stato sorpreso nel momento della vulnerabilità più profonda, quando era interamente aperto a tutti, e quella ripulsa l’aveva ferito indicibilmente. Tuttavia era un Ridenow, e aveva il dono dell’empatia, e si afflisse dell’angoscia e del rimorso di Andrew. — Un altro dei tuoi tabù culturali?
Andrew annuì, sconvolto. Non aveva mai pensato di poter fare qualcosa che ferisse Damon così atrocemente. — Mi… Damon, mi dispiace. È stato un… una specie di riflesso, ecco tutto. — Goffamente, ancora impaurito dall’immensità di ciò che aveva fatto a Damon, si chinò e l’abbracciò con delicatezza. Damon rise, ricambiò l’abbraccio e si sollevò a sedere. Si sentiva esausto, dolorante: ma il disorientamento era passato.
Terapia d’urto, pensò. Nei casi d’isterismo, erano efficaci i modi suadenti. Ed era efficace anche uno schiaffo. Quando si alzò per lavarsi e vestirsi, si sentì solido, di nuovo reale. Pensò, sobriamente, che non era poi così terribile, dopotutto. Questa volta, quando Andrew aveva ricevuto un trauma per uno dei suoi tabù radicati, non era fuggito, non aveva cercato di svincolarsi. Sapeva di aver ferito Damon, e accettava il fatto.
Indugiarono un attimo nell’anticamera dell’appartamento, quando le donne si furono vestite e se ne andarono. Andrew guardava Damon timidamente, chiedendosi se era ancora in collera con lui.
— Non sono in collera — disse Damon. — Avrei dovuto aspettarmelo. Hai sempre avuto paura della sessualità maschile, no? Quella prima notte, quando tu e Callista siete entrati in contatto telepatico con me e Ellemir, l’ho sentito subito. Ci sono state tante cose di cui preoccuparci, quella notte, che poi me ne sono dimenticato: ma quando ci siamo toccati per caso, nel collegamento, tu hai ceduto al panico. — Sentiva ancora la reazione incerta di Andrew, il suo turbamento. — È culturalmente indispensabile considerare alla stregua di minaccia ogni sessualità maschile eccettuata la propria?
— Non ho paura — disse Andrew, con un guizzo di collera. — Solo che mi ripugna quando è diretta verso di me.
Damon scrollò le spalle. — Gli umani non sono animali di branco che considerano ogni altro maschio un rivale e una minaccia. A te è impossibile trovare piacere nella sessualità maschile?
Andrew rispose, disgustato: — Sì, diavolo. Perché, tu ci trovi piacere?
— Certo — disse Damon, sbalordito. — Godo la… la consapevolezza della tua virilità come godo la femminilità delle donne. È così difficile da capire? Mi rende più conscio della mia… della mia virilità. — S’interruppe, con una risata inquieta. — Come abbiamo potuto metterci in un simile groviglio? Neppure la telepatia serve a qualcosa: non ci sono immagini mentali che possano accompagnarsi alle parole. — Aggiunse, più gentilmente: — Non sono uno che va con gli uomini, Andrew. Ma mi è difficile capire questa specie di… paura.
Andrew mormorò, senza guardarlo: — Credo che non abbia molta importanza. Non qui.
Damon era sbigottito al pensiero che una cosa per lui così semplice suscitasse tanti dubbi e tante paure autentiche nel suo amico. Disse, turbato: — No. Ma vedi, siamo sposati a due gemelle. Probabilmente trascorreremo insieme gran parte delle nostre vite. Dovrò sempre temere che un momento di… di affetto ti alieni, ti sconvolga al punto di ferire tutti noi, anche le donne? Avrai sempre timore che io… che io varchi un confine invisibile, che cerchi d’importi qualcosa… qualcosa che ti ripugna tanto? Per quanto tempo… — La sua voce si spezzò. — Per quanto tempo continuerai a stare in guardia contro di me?
Andrew era in preda a un profondo disagio. Avrebbe voluto essere lontano mille miglia, per non restare così, esposto all’intensità e alla vicinanza di Damon. Non aveva mai compreso cosa significava essere un telepate, parte di un gruppo come quello, in cui era impossibile nascondersi. Ogni volta che cercavano di celarsi l’uno all’altro, il risultato era l’angoscia. Dovevano affrontare la realtà. Alzò la testa di scatto e guardò Damon negli occhi. Disse, a voce bassa: — Ascolta: tu sei mio amico. Tutto quello che vuoi… per me va sempre bene. Cercherò di non… di non sentirmi troppo sconvolto. E… — Neppure le loro mani si toccavano, ma aveva la sensazione che lui e Damon fossero vicinissimi, abbracciati come fratelli. — Mi dispiace di averti offeso. Non vorrei farti male per nulla al mondo, Damon: e se non lo sai, devi saperlo.
Damon lo fissò, profondamente commosso, intuendo l’enorme coraggio cui Andrew aveva dovuto fare appello per dire quelle parole. Uno straniero, venuto da tanto lontano. Sapendo che Andrew aveva colmato per più della metà l’abisso da lui aperto, gli sfiorò delicatamente il polso, nel tocco lievissimo che i telepati usavano tra loro per intensificare la comunicazione. Disse, gentilmente: — E io cercherò di ricordare che tutto questo ti è ancora estraneo. Sei uno di noi, ormai, e io dimentico di tener conto delle tue differenze culturali. E adesso basta. C’è un lavoro da compiere. Devo frugare negli archivi di Armida per vedere se esiste qualche documentazione della vecchia festa della Fine dell’Anno, anteriore alle epoche del caos e all’incendio di Neskaya. Altrimenti dovrò cercare negli archivi delle altre Torri, e almeno in parte sarà necessario farlo per collegamento telepatico. Non posso andare ad Arilinn e a Neskaya e a Dalereuth: ma adesso sono convinto che un giorno troveremo la soluzione.