Dom Esteban annuì sorridendo. — È raro, ma succede: un tempo lo si considerava un segno di buona fortuna.
Callista spiegò a bassa voce a Andrew: — Il kireseth è un fiore che sboccia molto di rado tra le colline. Noi ricaviamo il kirian dal polline e dai petali. Quando fiorisce in piena estate, col caldo, il polline viene portato giù dalle colline dal vento: il Vento Fantasma, lo chiamano. Gli uomini fanno cose strane, sotto la sua influenza, e quando spira un vero Vento Fantasma suoniamo l’allarme e ci barrichiamo nelle case, perché le bestie impazziscono, nelle foreste, e qualche volta i non umani scendono dalle colline e attaccano la gente. Li ho visti, una volta, da bambina — concluse, con un brivido.
Dom Esteban proseguì: — Ma in una fioritura invernale, non può durare abbastanza a lungo da causare guai seri. Gli abitanti di un villaggio potranno dimenticare di arare e di seminare, trascureranno gli orti per un paio di giorni, mentre si comportano da sciocchi: ma poi viene la pioggia, e fa cadere al suolo il polline. Il peggio che sia capitato durante una fioritura invernale, a quanto ne so, è che una volta i lupi della foresta si sono fatti arditi (il polline influisce sulla mente degli uomini e delle bestie) e si sono avventurati nei campi, attaccando i bovini e i cavalli. Ma di solito le fioriture invernali non sono altro che vacanze impreviste.
Andrew rammentò che Damon, nella distilleria, l’aveva avvertito di non toccare e di non fiutare i fiori di kireseth.
— Ha un altro effetto secondario, in quel villaggio ci sarà molto lavoro per la levatrice. Molte donne che hanno deciso di non avere figli, e perfino vecchie matrone con figli già grandi, qualche volta si ritrovano incinte.
Dom Esteban shignazzò. — Ah, sì, quand’ero ragazzo ci scherzavano sopra, ai matrimoni, se le nozze erano state combinate dalle famiglie e la sposa era riluttante. Poi un’estate ha avuto luogo un matrimonio (oh, lontano, a nord, dalle parti di Edelveiss), e durante la festa ha spirato il Vento Fantasma. È stata una festa turbolenta: tutti mangiavano e bevevano e… Be’, una cosa proprio indecorosa, e è continuato per diversi giorni. Io ero troppo giovane per approfittarne, purtroppo, ma ricordo di aver visto molte cose che di solito si tengono nascoste agli occhi dei bambini. — Si asciugò dalle guance lacrime d’ilarità. — E poi, dopo più di mezzo anno, sono nati molti bambini la cui paternità era a dir poco dubbia. Adesso non pronunciano più quelle battute, in occasione dei matrimoni.
— Disgustoso! — esclamò Ferrika con una smorfia; ma Damon non seppe trattenersi dal ridere, pensando a quel matrimonio in cui gli scherzi volgari e le battute salaci erano stati trasformati in un’orgia dall’influenza del Vento Fantasma.
— Non credo che loro lo trovassero divertente — disse seria Ellemir, e Dom Esteban replicò: — No davvero, chiya. Come ti ho detto, adesso non pronunciano più quelle battute scherzose, in occasione di un matrimonio. Ma davvero, tra le colline si diceva che d’estate, quando spirava il Vento Fantasma, certa gente dei Dominii teneva grandi feste, il vecchio rito della fertilità. Erano tempi barbari, quelli: prima del Patto, forse addirittura prima delle epoche del caos. — E aggiunse: — Ma, naturalmente, una fioritura invernale non è una cosa grave.
— Ma non c’è neppure da ridere — disse Ferrika, — per le donne che si ritrovano con un figlio indesiderato!
Andrew vide Ellemir aggrottare la fronte, sconcertata. Seguì senza troppa difficoltà i suoi pensieri: com’era possibile che una donna non volesse un figlio? Callista disse: — Sarei contenta se ci fosse una fioritura invernale anche qui. Devo preparare altro kirian: quello che abbiamo è quasi finito, e dovremmo tenerne uh po’ in casa.
Uno dei maggiordomi, che mangiava a un tavolo laterale in modo da poter accorrere se ci fosse stato bisogno di lui, disse con voce stridula e diffidente: — Domna, se è questo che vuoi, ci sono piante di kireseth sulla collina, sopra il pascolo dove sono nate le puledre gemelle, dove c’è il vecchio ponte di pietra. Non so se siano ancora in fiore, ma mio fratello le ha viste passando da lì, tre giorni fa.
— Davvero? — replicò Callista. — Ti ringrazio, Rimak. Se il tempo si mantiene buono (ma temo che non duri), domani andrò là a rifornirmi.
Quella notte non piovve e non nevicò, e dopo colazione, quando Kieran Ridenov ebbe preso commiato (Dom Esteban aveva insistito perché si trattenesse qualche giorno, ma lui aveva preferito approfittare del bel tempo), Callista diede l’ordine di sellarle il cavallo. Dom Esteban aggrottò la fronte quando la vide con la gonna da equitazione.
— Non mi va, Callista. Chiya, quand’ero ragazzo dicevano sempre che una donna non doveva recarsi da sola tra le colline quando il kireseth era in fiore.
Callista rise. — Padre, non penserai davvero…?
— Tu sei una comynara, figlia, e nessuno dei nostri, pazzo o sano di mente, ti farebbe del male; ma potrebbero esserci stranieri o fuorilegge, tra le colline.
— Condurrò con me Ferrika — disse lei, allegramente. — È stata addestrata in una Casa della Corporazione delle Amazzoni, e sa difendersi benissimo da un uomo intenzionato a derubarla o a violentarla.
Ma Ferrika, quando venne convocata, un po’ sul serio e un po’ per scherzo, rifiutò di andare. — La moglie del lattaio potrebbe partorire oggi, domna — disse. — Sarebbe sconveniente dimenticare il mio dovere per una gita tra le colline. Tu hai un marito, mia signora: chiedi a lui di accompagnarti.
Andrew non aveva molto da fare, alla tenuta: le riparazioni dei danni causati dalla tempesta erano state ultimate, e l’allevamento era ancora immerso nel letargo invernale nonostante il bel tempo. Si fece sellare il cavallo.
Lontano da casa, pensò, quando fossero stati soli, forse avrebbe trovato il momento giusto per dirle di Ellemir. E del bambino.
Era ancora presto quando partirono. A oriente, il cielo era coperto di strati neri e purpurei di nuvole, screziati dalla luce cremisi del sole. Mentre calvacavano lungo i sentieri scoscesi, guardando nelle valli sottostanti, con le chiazze di neve sotto gli alberi, e i cavalli che brucavano i ciuffi d’erba tenera sulle pendici dei colli, Andrew si sentì alleggerire il cuore. Callista non gli era mai parsa più gaia e più bella. Cantava brani di vecchie ballate, e a un certo punto si fermò all’imboccatura di una lunga valle per lanciare un lungo e dolce «Aoooh!» come una bambina, giù per il pendio, ridendo allegramente quando l’eco ritornò, moltiplicando la sua voce, dagli alti declivi rocciosi. A poco a poco il sole salì nel cielo e la giornata divenne più calda. Callista slacciò il mantello azzurro-cupo e lo depose di traverso sul pomo della sella.
— Ignoravo che sapessi cavalcare così bene — disse Andrew.
— Oh, sì, anche ad Arilinn cavalcavo molto. Passavamo così tanto tempo al chiuso, fra gli schermi e i relè, che se non fossimo usciti a fare un po’ di moto saremmo diventati legnosi come le immagini di Hastur e di Cassilda, nella cappella. I giorni di festa prendevamo i nostri falchi e cavalcavamo nella campagna intorno ad Arilinn (non è una zona collinosa come questa, è pianura), e li lanciavamo contro gli uccelli e la selvaggina minuta. Io ero molto fiera perché avevo un falco verrin, grandissimo, così. — Callista allargò le mani a indicare la misura. — Non era un falco da signora, come quelli che avevano quasi tutte le donne. — Rise di nuovo, un suono argentino. — Povero Andrew! Sono stata prigioniera e malata e chiusa in casa per tanto tempo che tu devi credermi una delicata fanciulla da favola: ma sono una ragazza di campagna, e molto forte. Quand’ero piccola, cavalcavo bene quanto mio fratello Coryn. E adesso credo che la mia cavalla possa arrivare a quella staccionata laggiù prima del tuo castrone! — Schioccò la lingua, e la cavalla sfrecciò via come il vento. Andrew piantò i talloni nei fianchi del proprio cavallo e l’inseguì, col cuore in gola: lei non era più abituata a cavalcare, si sarebbe fatta disarcionare in un attimo… Ma la donna e la cavalla parevano fuse in un’unica entità. Quando Callista arrivò allo steccato, invece di tirare le redini lo saltò, con un gioioso grido di eccitazione. La giumenta grigia s’innalzò nell’aria come un uccello e atterrò leggera dall’altra parte. Quando Andrew la seguì, Callista mise la cavalla al passo: proseguirono più lentamente, fianco a fianco. Forse era questo ciò che significava essere innamorati, pensò Andrew. Quando vedeva Callista era come se fosse la prima volta: era tutto nuovo e sorprendente. Ma quel pensiero ridestò il rimorso che non si allontanava mai da lui. Dopo qualche miuto, Callista notò il suo silenzio, e si girò verso di lui, tendendo la manina inguantata. — Cosa c’è, marito mio?