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Damon assunse un’aria decisa. — Io credo che sarà la stessa debolezza di Dezi, a smascherarlo. È vero, può essersi liberato della pietra, ma non lo credo disposto a rinunciare a un simile potere. Possibile che abbia resistito alla tentazione di avere di nuovo una matrice? No, se conosco Dezi. E poteva modificare la pietra per usarla lui, e questo significa che c’è ancora un testimone a suo carico. Un testimone muto: ma c’è.

— Magnifico — ribatté sarcastico Andrew. — Allora dobbiamo solo andare da lui e dirgli: fa’ il bravo, consegna la matrice per la quale hai ucciso Domenic.

Damon si portò la mano alla matrice appesa al collo. — Se porta una pietra modificata, gli schermi di Arilinn e delle altre Torri lo riveleranno.

— Magnifico — ripeté Andrew. — Quanto dista Arilinn da qui? Dieci giorni di viaggio o di più?

— È molto più semplice — disse Callista. — Ci sono schermi dei relè anche qui, nella Torre Vecchia di Castel Comyn. In passato, dicono, i tecnici potevano teletrasportarsi da una Torre all’altra per mezzo dei grandi schermi. Questo non avviene più. Ma ci sono anche gli schermi di controllo, sintonizzati su quelli delle altre Torri. Qualunque tecnico può collegarsi e rintracciare tutte le matrici autorizzate di Darkover. — Esitò. — Io non posso farlo: ho rinunciato al giuramento.

Damon si spazientì per quel cavillo. Era una perdita enorme per le Torri e per Callista: ma chiunque fosse la Custode o il tecnico responsabile della Torre Vecchia, lei avrebbe rispettato la proibizione, e non c’era nulla da fare.

— Chi è la Custode della Torre Vecchia, Callista? Non posso credere che la Madre Ashara ci riceverebbe, con una richiesta simile.

— Nessuno, a memoria d’uomo, ha visto Ashara fuori dalla Torre — disse Callista. — Credo che non possa più lasciarla neppure se volesse. È troppo vecchia. Io stessa non l’ho mai vista se non attraverso gli schermi, e credo che non l’abbia mai vista neppure Leonie. Ma a quanto ne so, la sua sotto-Custode era Margwenn Elhalyn: lei ti dirà quello che vuoi sapere.

— Margwenn era controllore psi ad Arilinn, quando c’ero io — disse Damon. — Poi è andata a Hali: non sapevo che fosse venuta qui. — I tecnici, i meccanici, i controllori venivano spostati da una Torre all’altra, a seconda delle necessità. Anche se Margwenn Elhalyn non era una sua vecchia amica, almeno lo conosceva: e questo avrebbe risparmiato lunghe spiegazioni.

Damon non era mai entrato nella Torre Vecchia di Castel Comyn. Margwenn lo ricevette nella camera delle matrici, tra schermi e griglie, e macchinari di cui era stata addirittura dimenticata l’esistenza dopo le epoche del caos. Damon, dimenticando per un istante il motivo della visita, guardò i macchinari con avida curiosità. Perché si era permesso che quella tecnologia, l’antica scienza di Darkover, precipitasse nell’oblio? Neppure ad Arilinn lui aveva imparato a usarli tutti. Certo, i tecnici e i meccanici erano troppo pochi per seguire i relè che assicuravano le comunicazioni e generavano l’energia essenziale per certe tecnologie: ma anche se gli operatori delle matrici, in quei tempi di declino, non erano più disposti a passare la vita chiusi nelle Torri, sicuramente qualcosa si poteva fare anche fuori!

Erano strani pensieri eretici, lì nel centro stesso dell’antica scienza. Quando i loro antenati l’avevano vietato, dovevano aver avuto buone ragioni.

Margwenn Elhalyn era una donna snella e bionda, di età indefinibile sebbene Damon sapesse che era poco più anziana di lui. Aveva la chiusa freddezza e la dignità quasi ieratica di tutte le Custodi. — La Madre Ashara non può riceverti: di questi tempi, la sua mente è spesso altrove. In cosa posso servirti, Damon?

Damon esitò: non se la sentiva di spiegare il motivo della visita e di accusare Dezi senza prove. Margwenn non aveva assistito al Consiglio, sebbene ne avesse il diritto. Molti tecnici si disinteressavano di politica. Una volta anche Damon aveva pensato la stessa cosa! il suo lavoro era al di sopra di quegli intrighi meschini. Adesso non ne era più molto sicuro.

Infine disse: — È sorta una certa confusione sull’ubicazione di alcune matrici nelle mani del clan Alton: sono state assegnate legittimamente, ma non si sa che fine abbiano fatto. Tu conosci Dezi Leynier, che molto tempo fa è stato ammesso ad Arilinn per circa un anno?

— Dezi? — ripeté la donna, senza interesse. — Un bastardo del nobile Alton, vero? Sì, lo ricordo. È stato allontanato perché non si adattava alla disciplina, ho sentito dire. — Si accostò allo schermo di controllo, restando immobile davanti alla superficie vitrea. Dopo un po’, alcune luci cominciarono ad ammiccare, a grande profondità; e Damon, che scrutava il volto di Margwenn senza cercare di seguirne i pensieri, comprese che era collegata con Arilinn. Infine, lei disse: — Evidentemente ha rinunciato alla sua matrice. È nelle mani di una Custode: non è disattivata, ma è a un livello molto basso.

Nelle mani di una Custode. Damon, che aveva abbassato il livello della pietra e l’aveva chiusa in uno scrigno sigillato, fasciato di metallo e impenetrabile, comprese.

Nelle mani di una Custode. Ma qualunque tecnico efficiente poteva svolgere il lavoro di una Custode. Perché doveva essere circondato di tabù, di reverenza superstiziosa? Celando a Margwenn i propri pensieri, disse: — E ora puoi controllare che fine ha fatto la matrice di Domenic Lanart?

— Tenterò. Ma mi risulta che sia morto. La sua matrice, probabilmente, è morta con lui.

— L’avevo pensato anch’io. Ma non gliel’hanno trovata addosso. È possibile che anche quella sia nelle mani di una Custode?

Margwenn scrollò le spalle. — Mi sembra improbabile; anche se, dato che difficilmente Domenic avrebbe usato il laran, suppongo che la Custode potrebbe averla recuperata e modificata per un uso diverso, o per servirsene lei stessa. Però quasi tutte le Custodi preferiscono incominciare con una pietra vergine. Dov’era stato sottoposto all’esame? Ad Arilinn no, sicuramente.

— A Neskaya, credo.

Margwenn inarcò le sopracciglia, accostandosi allo schermo. Non era necessaria la telepatia per seguire i suoi pensieri: A Neskaya sono capaci di tutto. Infine la donna si voltò e disse: — La tua intuizione è esatta: è nelle mani di una Custode, sebbene non sia a Neskaya. Dev’essere stata modificata e assegnata a un altro. Non è morta con Domenic: è pienamente funzionante.

Ecco, pensò Damon con una stretta al cuore. Una minuscola pietra, la prova di un diabolico omicidio a sangue freddo.

Non premeditato, no. C’era quella piccola consolazione. Nessuno al mondo avrebbe potuto prevedere che Cathal avrebbe fatto perdere involontariamente i sensi a Domenic durante un’esercitazione. Ma una tentazione improvvisa… E la matrice di Domenic gli era sopravvissuta, e indicava senza possibilità di errore l’unica persona che poteva avergliela sottratta senza perdere la vita.

Dèi onnipotenti, che spreco! Se Dom Esteban fosse stato capace di vincere l’orgoglio, di ammettere le vergognose circostanze del concepimento di Dezi, se fosse stato disposto a riconoscere quel giovane così dotato, Dezi non si sarebbe mai spinto a tanto.

Damon pensò, con un’empatia straziante, che la tentazione doveva essere stata improvvisa e irresistibile. Per un telepate addestrato, essere privo di matrice era come essere sordo, cieco, mutilato: la vista di Domenic privo di sensi l’aveva spronato a commettere il delitto, l’assassinio del fratello che aveva sostenuto i suoi diritti, che era stato suo amico e suo protettore.

— Damon, cos’hai? — Margwenn lo fissava stupita. — Ti senti male, parente?