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«La sua nomina è del tutto insensata» continua Lucy. «Assurda. Ha lavorato per qualche tempo in un ospedale privato del Maryland, si è specializzato in medicina forense solo a quaranta e passa anni e, per inciso, la prima volta che ha dato l’esame l’hanno segato.»

«Dove si è specializzato?»

«Oklahoma City.»

«Non dovrei stare ad ascoltarti.»

«Ha lavorato come anatomopatologo nel New Mexico, non so cos’abbia fatto dal 1993 al 1998, a parte divorziare. Sua moglie era infermiera, niente figli. Nel 1999 è a St Louis, all’Istituto di medicina legale, dove resta fino a quando non si trasferisce a Richmond. Gira su una Volvo di dodici anni, non possiede immobili e vive in affitto nella contea di Henrico, dalle partì del Willow Lawn Shopping Center.»

«Va bene, basta così» interviene Kay.

«Forse ti serve sapere ancora che non ha precedenti penali. Alcune infrazioni al codice della strada, nient’altro.»

«Non voglio sapere altro» la blocca Kay. «Non è giusto.»

«Come vuoi» replica Lucy con il tono che assume sempre quando si sente bistrattata da sua zia. «Non c’è molto altro da aggiungere, in ogni caso. Potrei trovare altre informazioni, naturalmente. Ma per il momento, è tutto qui.»

«Senti, Lucy, so che lo hai fatto per aiutarmi. Sei molto brava, davvero. Apprezzo il pensiero. Marcus mi è antipatico e probabilmente mi sta anche manipolando. Ma finché non viola l’etica professionale, non si dimostra incompetente o pericoloso, non ho motivo di assumere informazioni su di lui. Capisci? Per favore, non fare altre ricerche.»

«Secondo me, Marcus è pericoloso» ribatte Lucy. «È un incapace in una posizione di grande potere, e quindi pericoloso. Vorrei tanto sapere chi l’ha messo a dirigere l’istituto e perché. Chissà quanto ti detesta…»

«Preferirei non parlarne.»

«Il governatore della Virginia è una donna» continua Lucy imperterrita. «Perché una donna dovrebbe accettare la nomina di un imbecille a una carica di responsabilità?»

«Lucy, preferirei cambiare discorso.»

«Certo, il più delle volte non sono i politici a scegliere. Hanno altro da fare, immagino.»

«Lucy, per favore! Mi hai chiamato per farmi stare peggio? Perché mi fai questo? Sono già abbastanza in difficoltà, non ti ci mettere anche tu.»

Lucy non dice niente.

«Lucy, ci sei?»

«Sì, ci sono.»

«Detesto il telefono» dice Kay. «Non ci vediamo da settembre. Mi stai evitando, vero?»

24

Joel Marcus è seduto nel suo salotto con il giornale aperto sulle ginocchia, quando sente arrivare il camion della spazzatura.

Il motore diesel del camion fermo davanti alla casa emette un rombo profondo, pulsante, reso ancor più spaventoso dallo stridore del meccanismo di sollevamento idraulico e dal rumore dei bidoni che sbattono contro la fiancata metallica. Poi si sentono i netturbini che li posano, vuoti, sulla strada e il camion prosegue il suo cammino.

Il dottor Marcus, nella sua morbida poltrona di pelle, respira a fatica, ha la testa che gli gira e il cuore che batte all’impazzata. Il camion della nettezza urbana passa il lunedì e il giovedì intorno alle otto e trenta del mattino nel quartiere dove abita, Westham Green, nella contea di Henrico, a ovest di Richmond. In quei due giorni, Marcus arriva invariabilmente in ritardo al lavoro e qualche volta non ci va per niente.

Adesso i netturbini si chiamano operatori ecologici, ma sono sempre omoni grandi e grossi, vestiti di nero e con i guanti neri, e a lui fanno una paura terribile. Sia loro sia i loro camion. La sua fobia è peggiorata da quando si è trasferito lì quattro mesi fa: le mattine in cui passa la nettezza urbana a svuotare i bidoni della spazzatura non riesce a uscire di casa. Deve aspettare che se ne siano andati, che siano fuori dalla sua vita. Le sedute dallo psichiatra di Charlottesville, comunque, gli stanno facendo bene.

Resta seduto in salotto e cerca di calmarsi in attesa che gli passino la tachicardia, il senso di vertigine e la nausea. Poi si alza, ancora in pigiama, vestaglia e pantofole. Non ha senso vestirsi prima che passi il camion della nettezza urbana, perché in genere il rombo del suo motore e il terribile stridore metallico lo fanno talmente sudare che poi si dovrebbe cambiare di nuovo. Immaginare quel camion gigantesco e quegli omoni grandi e grossi vestiti di scuro gli fa venire i sudori freddi, i brividi, le unghie blu. Va a guardare dalla finestra. I bidoni verdi sono in fondo al vialetto di casa, il rumore spaventoso del camion è ormai lontano. Ne conosce il percorso, sa che non ripasserà più per la sua strada.

Ormai dovrebbe essere in Patterson Avenue, a distanza di sicurezza. Marcus guarda dalla finestra i bidoni e decide che è troppo presto per uscire: non se la sente ancora.

Va in camera da letto, controlla che l’antifurto sia inserito, si toglie la vestaglia e il pigiama fradicio di sudore e si infila sotto la doccia. Non ci resta a lungo, ma quando si sente pulito e un po’ più tranquillo si asciuga e si veste per andare in ufficio, soddisfatto che il pericolo sia passato. Non vuole nemmeno pensare all’eventualità che gli venga un attacco di panico in pubblico: non succederà, ci starà attento. L’importante è che sia a casa o vicino all’ufficio, che ci sia un luogo in cui chiudersi in attesa che la tempesta si plachi.

Va in cucina e si mette in bocca una pillola arancione. Ha già preso l’antidepressivo e un Klonopin, ma ne inghiotte un altro, da 0,5 mg. Nel giro di pochi mesi è salito a tre milligrammi al giorno. Non gli piace dipendere dalle benzodiazepine, ma il suo psichiatra di Charlottesville gli dice di non preoccuparsi: purché non ecceda nell’alcol e non assuma altri farmaci, non c’è problema. Marcus non tocca alcol e non prende altre medicine, quindi può concedersi un po’ più di Klonopin per scongiurare gli attacchi di panico. Non vuole trovarsi in situazioni imbarazzanti o perdere il lavoro, non può permetterselo. Non ha i soldi di Kay Scarpetta, né la sua forza d’animo. Prima di prenderne il posto all’Istituto di medicina legale della Virginia, non aveva bisogno di antidepressivi e di Klonopin, ma adesso il suo psichiatra gli ha diagnosticato un disturbo concomitante, il che vuol dire che non soffre di una malattia soltanto, ma di due. A St Louis a volte non riusciva ad andare a lavorare ma, evitando i viaggi, se la cavava discretamente. La vita, prima di Kay Scarpetta, non era tanto problematica.

Marcus torna in salotto a guardare di nuovo i bidoni dalla finestra. Tende le orecchie, ma il camion della nettezza urbana con i suoi omoni grandi e grossi vestiti di scuro è ormai lontano. Si infila il vecchio cappotto grigio e un paio di guanti neri e si ferma un istante davanti alla porta per valutare la situazione. Decide che si sente discretamente, disattiva l’allarme, apre la porta, scende di corsa in fondo al vialetto, controlla la strada e, non sentendo né vedendo niente di preoccupante, sposta i bidoni vicino al garage.

Torna in casa e si toglie guanti e cappotto. È più tranquillo, quasi felice. Si lava le mani pensando a Kay Scarpetta e si sente rilassato e di buon umore: riuscirà a far girare le cose come vuole lui, ne è convinto. Sono mesi che non sente parlare d’altro che della dottoressa Scarpetta. Finora è stato zitto, perché non la conosceva. Una volta il commissario alla Sanità gli ha detto: «Non sarà facile prendere il posto della dottoressa Scarpetta, che è tanto stimata e rispettata. Si aspetti una certa ostilità». Lui non ha replicato perché non poteva dire niente, visto che non la conosceva.

Quando il governatore, dopo avergli affidato l’incarico di direttore dell’Istituto di medicina legale, lo ha invitato a prendere un caffè da lei, Marcus è stato costretto a rifiutare perché l’appuntamento era alle otto e trenta di un lunedì mattina, proprio il momento in cui passa il camion della nettezza urbana. Purtroppo non ha potuto spiegare al governatore il motivo per cui ha declinato il suo cortese invito. Accettarlo era fuori discussione, assolutamente impossibile. Ricorda di essersi chiuso nel salotto a sentire il rumore del camion e a riflettere sulle conseguenze di quel rifiuto. Chissà cosa aveva pensato il governatore, chissà se si era offesa. Probabilmente aveva concluso che Marcus non reggeva neppure il paragone con colei che lo aveva preceduto.