«L’ha toccato?» Questa volta è Marcus a chiederlo.
«Sì» risponde Kay Scarpetta. «L’ho toccato.»
«Anche lei, deduco» dice Marcus a Fielding. «Ha condotto l’esame esterno e iniziato l’autopsia. Poi, a un certo punto, ha aiutato la dottoressa Scarpetta a riesaminare la Paulsson in un’altra sala.»
«Sì» risponde Fielding, alzando la testa dalla pratica senza guardare nessuno in particolare. «È una stronzata.»
«Come ha detto, scusi?» domanda Marcus.
«Mi ha sentito benissimo. Ho detto che è una stronzata» ribadisce Fielding. «Gliel’ho detto ieri, quando è saltata fuori questa storia, e adesso glielo ripeto: è una stronzata solenne. Esigo di non essere trattato a questo modo davanti all’FBI o a chiunque altro.»
«Mi perdoni, ma non sono d’accordo con lei. Il problema è serio: alcune tracce trovate sul corpo di Gilly Paulsson risultano identiche a tracce prelevate dal corpo di Ted Whitby, l’uomo investito dal trattore. L’unica spiegazione è che sia avvenuta una contaminazione. Peraltro, non capisco perché abbiate raccolto e mandato in laboratorio tracce dal corpo di Whitby, visto che si tratta di una morte accidentale e non di un omicidio. Mi corregga, se sbaglio.»
«Io non ci metterei la mano sul fuoco» replica Fielding, che ha uno sfogo rossastro sulla faccia e sulle mani. «Whitby è stato investito da un trattore, su questo siamo tutti d’accordo, ma le circostanze dell’incidente sono ancora da chiarire. Io non c’ero, non l’ho visto. Ho effettuato un tampone sulla ferita al volto per sicurezza, perché un domani qualcuno non possa dire che, prima di essere investito, Whitby era stato aggredito e colpito alla testa con un oggetto contundente.»
«Di che cosa state parlando? Che tracce avete trovato?» interviene Marino, sorprendentemente calmo nonostante le dosi di zucchero che ha appena ingurgitato.
«Francamente, non credo che la cosa la riguardi» ribatte Marcus. «Dal momento che la dottoressa Scarpetta insiste per averla accanto qualsiasi cosa faccia, la lascio presenziare a questo colloquio. Mi deve assicurare, tuttavia, che tratterà gli argomenti di cui discuteremo con la massima riservatezza.»
«Glielo assicuro» replica Marino, sorridendo a Karen Weber. «Ci dica, agente, a che cosa dobbiamo la sua presenza?» le chiede. «Conoscevo la persona che un po’ di tempo fa dirigeva la sua unità. Benton Wesley. L’ha mai sentito nominare?»
«Certo.»
«Sa cosa pensa il dottor Wesley dei profili psicologici?»
«Ho letto quasi tutte le sue pubblicazioni» risponde la Weber, con le mani giunte sopra il blocco per appunti. Ha unghie perfettamente curate e laccate di rosso.
«Bene. Allora saprà certamente che li trova poco più affidabili dell’oroscopo del mese» dice Marino.
«Non sono venuta qui per farmi insultare» dice l’agente speciale Weber a Marcus.
«Chiedo scusa» fa Marino a Marcus. «Non volevo insultarla, glielo giuro. Sono certo che un esperto di profili psicologici è indispensabile, per capire questa storia delle tracce.»
«Basta così» sbotta Marcus. «Se non riesce a essere professionale, dovrò chiederle di andarsene.»
«Va bene, va bene, sto zitto» dice Marino. «Sto qui buono ad ascoltare e non dico niente. Prego, andate avanti.»
Jack Fielding scuote lentamente la testa, guardando la pratica che ha davanti.
«Se nessuno parla, vado avanti io» dice Kay Scarpetta, che ormai non cerca più di essere né gentile né diplomatica. «Dottor Marcus, è la prima volta che la sento parlare di tracce trovate sul corpo di Gilly Paulsson. Mi convoca qui a Richmond per aiutarla a risolvere il caso e mi tiene nascosta una simile informazione? Si tratta di tracce biologiche o materiali?» Guarda prima Marcus, poi Fielding.
«Non guardare me» ribatte Fielding. «Io ho semplicemente effettuato i tamponi. Dai laboratori, poi, non ho sentito più niente. Nemmeno una telefonata. È normale, peraltro. Ho saputo di questa storia soltanto ieri sera, quando stavo andando via e lui mi ha fermato mentre salivo in macchina per aggiornarmi.» Indica Marcus.
«L’avevo appena saputo» sbotta Marcus. «Mi ha scritto quel rompiscatole di Eise, o come diavolo si chiama quel tecnico di laboratorio che mi tormenta con le sue raccomandazioni e vorrebbe insegnarmi a fare il mio lavoro. Finora avevano trovato poco o niente: qualche capello e alcune tracce materiali, comprese scaglie di vernice di provenienza incerta, forse di un’automobile, di una bicicletta, di un giocattolo o di qualche oggetto di casa…»
«Si dovrebbe poter stabilire se è vernice di automobile» replica Kay Scarpetta. «E si può controllare se è di un oggetto di casa.»
«Il punto è che non ci sono tracce biologiche, e quindi non si può fare la prova del DNA. I tamponi sono negativi. Visto che sospettiamo l’omicidio, un tampone positivo, orale o vaginale, ci sarebbe stato molto utile. Insomma, la mia preoccupazione era il DNA e mi domandavo se fosse possibile ricavarlo da queste scaglie di vernice. Poi ieri pomeriggio mi arriva questa e-mail in cui Eise mi dice che sull’operaio investito dal trattore risultano presenti tracce dello stesso tipo.» Marcus fissa Fielding negli occhi.
«E lei ritiene che ci sia stato un trasferimento di materiale da un corpo all’altro. Come sarebbe avvenuta questa ipotetica contaminazione, secondo lei?» interviene Kay Scarpetta.
Marcus allarga le braccia, come a dire che non ne ha la più pallida idea. «Ditemelo voi.»
«Non è avvenuta» replica Kay Scarpetta. «Ci siamo cambiati i guanti, tanto per cominciare. E comunque non abbiamo effettuato tamponi su Gilly Paulsson. Sarebbe stato inutile, visto che il corpo era stato lavato e rilavato, e che i tamponi erano già stati effettuati due settimane fa.»
«Questo lo so» la interrompe Marcus, in tono di spazientita superiorità. «Io penso che abbiate lasciato a metà l’autopsia di Whitby per occuparvi della Paulsson e l’abbiate finita dopo.»
«Sì, ma i tamponi li ho effettuati prima di esaminare la Paulsson» puntualizza Fielding. «E alla Paulsson non abbiamo fatto tamponi. Inoltre, essendo stato lavato e rilavato, è impossibile che sul cadavere ci fossero residui da trasferire inavvertitamente altrove.»
«Non tocca a me dare spiegazioni» decide Marcus. «Non so che cosa, ma è evidente che qualcosa è successo. Dobbiamo prendere in considerazione tutte le ipotesi possibili perché, se non lo facciamo noi, lo faranno gli avvocati. Io credo che a questo punto il caso Paulsson finirà in tribunale, prima o poi.»
«Anch’io penso che si farà un processo» interviene l’agente speciale Karen Weber, come se lo sapesse già o fosse una parente stretta della ragazzina. «È possibile che il pasticcio sia avvenuto in laboratorio?» domanda poi. «Che ci sia stato uno scambio di etichette o una contaminazione di due campioni? Le tracce materiali del caso Paulsson e del caso Whitby sono state analizzate dalla stessa persona?»
«Sì. Delle tracce materiali si è occupato Eise, o come diavolo si chiama. In tutti e due i casi» risponde Marcus. «I capelli invece li ha analizzati un altro tecnico.»
«È la seconda volta che parla di capelli. Non mi aveva detto che sono stati ritrovati dei capelli» protesta Kay Scarpetta.
«Sì, ne sono stati ritrovati diversi nella camera da letto» spiega Marcus. «Sulle lenzuola, credo.»
«Speriamo che non venga fuori che sono dell’operaio» interviene Marino. «Anzi, speriamo di sì: potrebbe avere ucciso lui la ragazzina e poi, dilaniato dai sensi di colpa, essersi suicidato buttandosi sotto il suo stesso trattore. Ecco lì, risolto il caso.»
Nessuno lo trova spiritoso.
«Ho chiesto di cercare eventuale epitelio respiratorio ciliato su lenzuola e federa» dice Kay Scarpetta a Fielding.
«Sulla federa c’era» risponde lui.
Kay Scarpetta dovrebbe essere sollevata, visto che la presenza di tracce biologiche conferma la morte per asfissia, invece è turbata. «Brutta morte, povera ragazza.»