Sta lì, al buio, e mastica gomma. Si stufa della musica rap e cambia canale finché non ne trova uno che trasmette quello che chiamano “adult rock”. Apre il vano portaoggetti e prende la parrucca di capelli neri dalla sua busta di plastica. Osserva il frutto delle sue fatiche e mette in moto.
Le case color pastello di Hollywood gli passano accanto come in un sogno e le lucine bianche che dondolano dalle palme gli sembrano galassie lontane. Sfreccia nella notte, euforico per ciò che ha predisposto sul sedile del passeggero. Svolta in Hollywood Boulevard e si dirige verso la AIA a una velocità di poco inferiore al limite, guardando l’Hollywood Beach Resort, imponente costruzione rosa e mattone, dall’altra parte della baia.
36
All’alba strisce arancioni e rosa si allargano sul mare all’orizzonte, come se il sole fosse un uovo appena rotto. Rudy Musil entra con la sua Hummer verde nel vialetto che porta alla villa di Lucy e apre il cancello con il telecomando. Si guarda intorno e tende le orecchie: non sa perché, ma stamattina si è svegliato con l’ansia ed è venuto a controllare come sta Lucy.
Il cancello nero si apre lentamente, sussultando perché deve compiere un movimento curvo che, evidentemente, non gli piace. L’ennesimo difetto di quella casa, pensa Rudy, che non ama molto la villa color salmone di Lucy. Secondo lui, comprarla è stato un errore. È volgare, degna di un trafficante di droga, non va bene per lei. Può capire le Ferrari, il desiderio di girare sull’automobile più veloce e affidabile o sul migliore elicottero in commercio. (Benché lui abbia una Hummer e ne sia più che soddisfatto.) Ma un conto è girare su un’auto veloce, un altro è comprare una villa gigantesca e kitsch.
Ha notato subito, entrando, la bandierina sulla cassetta della posta, ma aspetta di scendere dalla macchina per preoccuparsi di capire come mai è alzata. Si avvicina alla cassetta, prende il giornale e medita. Lucy non riceve posta a casa, non è a Hollywood e non può aver alzato lei la bandierina. Peraltro, non ha l’abitudine di farlo. Se deve ricevere plichi o lettere, se li fa spedire in ufficio, al campo di addestramento che si trova a mezz’ora da Hollywood, in direzione sud.
“Stranissimo” pensa osservando la cassetta della posta con il giornale in una mano e l’altra nei capelli. Non si è pettinato, stamattina, non si è fatto la barba e nemmeno la doccia. Eppure ne avrebbe avuto bisogno, visto che si è girato e rigirato nel letto tutta la notte, sudato e inquieto. Si guarda intorno e pensa. In giro non c’è anima viva: nessuno che fa jogging o porta fuori il cane. In quel quartiere abita gente molto chiusa e riservata, che non si gode la propria bella casa e difficilmente sta in giardino o si tuffa in piscina. Rudy ha notato che da quelle parti persino le barche sembrano sempre ormeggiate e mai in mare. Strano posto, indubbiamente, pieno di gente arrogante e antipatica.
Possibile che Lucy dovesse andare a stare proprio in quel postaccio? Perché proprio lì? Perché circondarsi di imbecilli? “Hai infranto tutte le regole, Lucy, una dopo l’altra” pensa mentre apre la cassetta delle lettere. Istintivamente si scosta, poi indietreggia. Ha l’adrenalina alle stelle.
«Oh, cazzo!» esclama.
37
Il traffico in centro è caotico come sempre. Guida Kay Scarpetta, perché Pete Marino fa fatica a muoversi. A fargli male sono soprattutto le cosiddette “parti basse”, e il dolore lo costringe a camminare a gambe leggermente divaricate, lentamente. Quando è salito in auto, pochi minuti fa, lo ha fatto con una certa goffaggine. Kay Scarpetta ha visto l’entità delle sue lesioni, ma non ha idea di quanto male possa comportare il rossore violaceo su quei tessuti delicati. Probabilmente Marino impiegherà qualche giorno a riprendersi.
«Come stai?» gli domanda. «Dimmi la verità, per favore.» Il significato di quelle parole è chiaro: non gli chiederà di farle vedere se c’è stato un peggioramento. Controllerà solo se glielo chiederà lui. Spera non sia necessario, ed è abbastanza certa che lui preferisca evitare.
«Meglio, mi pare» risponde Marino, guardando dal finestrino la vecchia sede della polizia in Ninth Street. Era un palazzo fatiscente già prima che trasferissero tutti gli uffici, ma adesso che è deserto e abbandonato è ancora peggio. «Se penso a quanti anni ho sprecato lì dentro, mi sento male» dice.
«Smettila, per favore!» Kay Scarpetta mette la freccia, che ticchetta come un orologio rumoroso. «Non dire così. E soprattutto non cominciare la giornata lamentandoti. Dimmi se il gonfiore è aumentato, piuttosto. È importante che tu mi dica la verità.»
«Va meglio.»
«Bene.»
«Mi sono disinfettato da solo, stamattina.»
«Bene» ripete Kay Scarpetta. «Metti lo iodio ogni volta che fai la doccia.»
«Non brucia più tanto. Anzi, non brucia quasi più. Senti, capo, e se quella avesse l’AIDS o qualche altra brutta malattia? Sai, mi è venuto in mente che potrebbe avermi contagiato. Come faccio a sapere se è malata o sana?»
«Non hai modo di accertarlo, purtroppo» risponde lei, percorrendo lentamente Cary Street e superando il Coliseum sulla loro sinistra. «Se ti può consolare, quando sono stata a casa sua, ieri, non ho visto farmaci che mi abbiano fatto pensare all’AIDS o ad altre malattie a trasmissione sessuale. Questo naturalmente non significa che non sia sieropositiva. Magari lo è ma non lo sa. Questo non vale solo per lei, Marino, ma per tutte le donne con cui sei stato. Sei certo che nessuna di loro fosse malata? Ci metteresti la mano sul fuoco? Voglio dire, se ti vuoi preoccupare, ne hai sicuramente motivo.»
«Non voglio preoccuparmi, ma…» replica. «Cioè, non ti puoi mettere il preservativo con una che te lo morde. Non ha senso. Proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale è un’utopia, quando una te lo morde.»
«Già» replica Kay Scarpetta, svoltando in Fourth Street. Le squilla il cellulare. Nel vedere il numero di Rudy, si preoccupa. Rudy non la chiama mai, se non per farle gli auguri di compleanno o per darle brutte notizie.
«Ciao, Rudy» lo saluta, immettendosi nel parcheggio. «Che cosa è successo?»
«Non riesco a trovare Lucy» la informa lui con voce preoccupata. «Ha il cellulare spento, oppure non prende. È partita per Charleston in elicottero stamattina.»
Kay Scarpetta lancia un’occhiata a Marino, il quale deve aver chiamato Lucy appena lei è andata via dalla sua camera, ieri.
«E per fortuna che è partita!» continua Rudy.
«Rudy, per favore, spiegami che cosa è successo» chiede Kay Scarpetta, sempre più innervosita.
«Le hanno messo un ordigno esplosivo nella cassetta delle lettere» dice lui, parlando veloce. «Non ho il tempo di entrare nei dettagli. E certe cose è meglio che te le spieghi lei.»
Kay Scarpetta va a passo d’uomo verso l’entrata dei visitatori. «Quando? Che tipo di esplosivo?» domanda.
«Io l’ho scoperto meno di un’ora fa. Sono passato a controllare casa sua e mi ha colpito il fatto che la bandierina della cassetta della posta fosse alzata. Mi sono avvicinato e ho visto un bicchiere di plastica, grande, colorato di arancione con un pennarello, con un coperchio colorato di verde fissato al bicchiere con il nastro isolante. Ho guardato dal beccuccio per vedere che cosa c’era dentro e, siccome non si vedeva un accidente, ho preso uno di quei cosi che servono per cambiare le lampadine in alto senza prendere la scala, hai presente? Non so come si chiamano. Comunque, ho preso uno di quei cosi lì e ho risolto il problema.»