Eise ha rimosso faticosamente tutte le altre particelle, in maniera che sul vetrino rimanessero solo scaglie di vernice bianche, rosse e blu.
Paiono grandi e belle come mattoni di una costruzione per bambini, a parte che hanno forma irregolare. Alcune sono attaccate a frammenti di metallo opaco, altre no. Per colore e consistenza sembrano identiche a quelle ritrovate nei campioni di terra. Kay Scarpetta è talmente sbigottita che non riesce a pensare, come se il cervello fosse andato in tilt. Non riesce a trovare una logica in quella stranezza.
«E qui ci sono le particelle che secondo lei sono polvere di osso» dice Eise. Sostituisce il vetrino.
«Ritrovate sul cadavere di Gilly Paulsson?» Kay Scarpetta ha paura di non capire: è tutto troppo incredibile.
«Sì.»
«E la stessa polvere…»
«Pensi a quanta ce ne deve essere in quel cantiere. Se uno dovesse controllare, probabilmente troverebbe più particelle come queste che stelle in cielo» dice Eise.
«Alcune sembrano vecchie, il prodotto di un processo naturale di esfoliazione del periostio» spiega Kay Scarpetta. «Vede come sono arrotondate e più sottili in corrispondenza dei bordi? Potrebbero provenire da scheletri o ossa sepolte nel terreno o ritrovate in un bosco. Da ossa non traumatizzate, in ogni caso. Ce ne sono altre, invece, che hanno bordi dentellati e fratturati e spessore disuniforme» dice, isolandole.
Eise si avvicina all’oculare per vedere, poi lascia di nuovo il posto a Kay Scarpetta.
«Certe sembrano addirittura bruciate. Ha notato quanto sono fini? E hanno i margini nerastri, come fossero carbonizzate. Probabilmente, se le toccassi, resterebbero attaccate all’unto della mia pelle, mentre quelle che sono prodotto di normale esfoliazione no» dice. «Ho la sensazione che siano ceneri di cremazione.» Osserva una particella dentellata, di un bianco bluastro, con i margini carbonizzati. «Questa, per esempio, è gessosa e sembra spezzata, non necessariamente per effetto del calore. Non so, non ho mai studiato attentamente la polvere di osso né le ceneri di cremazione, ma penso che con qualche analisi si riuscirebbe ad accertare se la mia intuizione è corretta. Nell’osso bruciato dovrebbero esserci livelli di calcio e di fosforo diversi» spiega senza spostarsi dall’oculare. «Peraltro, non mi sorprende che ci siano resti di cremazione intorno all’ex sede dell’istituto, visto che comprendeva un crematorio e Dio solo sa quanti morti, ci abbiamo bruciato nel corso degli anni, ma non mi spiego perché siano mescolate a questi campioni di terra. Li ho raccolti sull’asfalto vicino all’entrata sul retro, dove i lavori di demolizione non sono ancora iniziati. Quindi la divisione di Anatomia dovrebbe essere ancora intatta. Ricorda l’entrata di servizio della vecchia sede?»
«Certamente.»
«Be’, è lì che ho raccolto questi campioni di terra. Perché dovrebbero esserci resti di cremazione in quel punto, al fondo del parcheggio? Se non ce l’ha portata qualcuno entrando e uscendo…»
«Potrebbero essere rimasti attaccati ai vestiti e alle scarpe di uno che è sceso nella divisione di Anatomia, se dice che è ancora in piedi.»
«Sì, certo. Whitby è caduto sull’asfalto sporco e queste particelle hanno aderito al sangue che gli usciva dalle ferite.»
«Mi può spiegare meglio quello che diceva prima a proposito dei frammenti di osso spezzati?» chiede Eise. «Se non si sono spezzati per effetto del calore, come si sono spezzati?»
«Non lo so con certezza ma, se questi resti di cremazione erano sull’asfalto fra la terra e la polvere, inevitabilmente sono stati calpestati dalle persone che sono passate di lì e schiacciati dai mezzi. È possibile che dopo un simile trattamento si possano confondere con frammenti di ossa traumatizzate.»
«Ma perché dovrebbero esserci resti di cremazione sul corpo di Gilly Paulsson?» domanda Eise.
«Bella domanda.» Kay Scarpetta cerca di schiarirsi le idee e di organizzare i propri pensieri. «Già. Queste non sono le particelle ritrovate sul cadavere di Whitby. I frammenti di osso che mi sembrano bruciati e spezzati non provengono dalla vecchia sede dell’istituto. Quelli che sto osservando sono i vetrini del caso Paulsson.»
«Come faceva quella ragazzina ad avere in bocca ceneri di cremazione? Io proprio non me lo spiego. Non riesco a capire il motivo di una simile stranezza. Lei?»
«Non ne ho la più pallida idea» risponde Kay Scarpetta. «Che cos’altro avete trovato? Mi pare di capire che sono stati analizzati diversi effetti personali della ragazzina.»
«La biancheria, nient’altro. Kit e io abbiamo raccolto tutto il materiale possibile da quelle lenzuola e poi ho impiegato un sacco di tempo a togliere fibre di cotone perché Marcus insiste nell’usare tamponi di ovatta. Deve averne uno stock» protesta. «Anche quelli del DNA hanno lavorato sulle lenzuola, naturalmente.»
«Lo so» dice Kay Scarpetta. «E so che hanno trovato epitelio respiratorio.»
«Noi invece abbiamo trovato dei capelli, neri, tinti. So che Kit li considerava molto strani.»
«Umani, presumo. È stata fatta la prova del DNA?»
«Sì, umani. Li abbiamo mandati al Bode Technology Group per l’analisi del DNA mitocondriale.»
«Avete trovato peli di animale? In particolare di cane?»
«No» risponde Eise.
«Né sul pigiama né sulle lenzuola, né su niente che provenisse da quella casa?»
«No. Senta, quella polvere di osso non potrebbe essere stata prodotta nel corso dell’autopsia? Magari dalla sega Stryker» chiede. Evidentemente quel mistero lo ossessiona. «Questo spiegherebbe la sua presenza…»
«A occhio, lo escluderei» lo interrompe Kay Scarpetta, allontanandosi dal microscopio per guardarlo in faccia. «Se fosse stata prodotta da una sega, sarebbe mischiata a particelle di metallo.»
«Okay. Senta, voglio dirle una cosa.»
«Prego» lo incoraggia Kay Scarpetta.
«Allora: lei di ossa ne sa certamente più di me, ma io sono abbastanza esperto di vernici» dice rimettendo a posto i vetrini del caso Paulsson. «Le tracce ritrovate sul corpo di Gilly Paulsson e di Ted Whitby non hanno rifinitura né primer, e da questo deduciamo che non provengono dalla carrozzeria di un autoveicolo. Il metallo sottostante non viene attratto da un magnete, per cui non è ferroso. Ho fatto la prova. Penso che sia alluminio.»
«Quindi queste scaglie provengono da un oggetto di alluminio verniciato di bianco, rosso e blu» conclude Kay Scarpetta, riflettendo a voce alta. «E sono mischiate a polvere di osso.»
«Mi arrendo» dice Eise.
«Anch’io, almeno per il momento» gli fa eco Kay Scarpetta.
«Sono ossa umane?»
«Sarà difficile accertarlo, a meno che non siano recenti.»
«Che cosa intende per “recenti”?»
«Di qualche anno, non decenni» risponde lei. «Possiamo controllare se ci sono impronte digitali ed effettuare un’analisi dei marcatori STR e del DNA mitocondriale, se il campione non è troppo vecchio o deteriorato. Per la prova del DNA, più che la quantità, è importante la qualità del reperto, ma sono pessimista. Sui resti di cremazione possiamo scordarcela. Quanto alle particelle non bruciate, non posso dirlo con certezza, ma mi sembra materiale vecchio ed eroso. Si può provare a mandarlo al Bode e vedere se riescono a ricavarci qualcosa, ma siccome la quantità è minima, rischiamo di usarla tutta. Potremmo non trovare niente e non avere più materiale su cui effettuare eventualmente altre prove.»