«Una parrucca? E perché me lo dite solo adesso?»
«Tua zia lo ricorda rosso di capelli e dice di aver trovato capelli rossi nella casa in cui ha abitato fino a poco tempo fa. Tenuto conto che nelle lenzuola di Gilly Paulsson, in camera tua e sul nastro adesivo usato per confezionare la bomba trovata nella tua cassetta delle lettere sono stati rinvenuti capelli lunghi, ondulati e tinti di nero, è ovvio pensare a una parrucca. La parrucca spiegherebbe molte cose. Stiamo cercando la macchina, adesso. Pare che la vecchia morta nella casa in cui Pogue abitava a Richmond, tal signora Arnette, avesse una Buick bianca del 1991, che nessuno sa che fine abbia fatto. I familiari della signora Arnette non ne sanno niente. Potrebbe averla presa Edgar Allan Pogue. Risulta ancora intestata alla Arnette. Senti, sarebbe meglio che tornassi qui appena possibile. E che evitassi casa tua.»
«Non ti preoccupare» risponde Lucy. «Non voglio mettere più piede in quella casa.»
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Edgar Allan Pogue chiude gli occhi, seduto sulla sua Buick bianca in un parcheggio vicino alla AIA, e ascolta quello che chiamano “adult rock”. Tiene gli occhi chiusi e si sforza di non tossire, perché quando tossisce gli bruciano i polmoni e gli gira la testa. Il weekend è volato e lui non sa nemmeno più che cosa ha fatto, ma va bene così. Il DJ dice che è lunedì mattina, che è l’ora di punta. Pogue tossisce e gli si riempiono gli occhi di lacrime. Cerca di respirare profondamente.
Si è buscato un raffreddore. Deve averlo preso dalla cameriera con i capelli rossi all’Other Way. Quando lui se ne stava andando, venerdì sera, gli è andata vicino e si è soffiata il naso. Gli è andata vicino solo ed esclusivamente perché aveva paura che lui uscisse senza pagare. Prima, però, si era disinteressata di lui, che avrebbe voluto prendere un altro Bleeding Sunset, ma non è riuscito a ordinarlo perché lei non lo considerava. Così ha preparato una bella “arancia” anche alla rossa dell’Other Way e tanti saluti. Era quello che si meritava.
Il sole scalda il parabrezza e Pogue se lo sente sulla faccia, seduto al volante con il sedile reclinato e gli occhi chiusi. Il sole dovrebbe fargli passare il raffreddore. Sua madre lo diceva sempre, che il sole manda un sacco di vitamine e fa bene, motivo per cui le persone anziane si trasferiscono in Florida. Così diceva sua madre. Un giorno, Edgar Allan, ci andrai anche tu. Adesso sei giovane, ma prima o poi anche tu diventerai vecchio e stanco come me e vorrai andare a stare in Florida. Se solo avessi un lavoro rispettabile, Edgar Allan. Con quello che guadagni, dubito che ti potrai mai permettere di trasferirti in Florida.
Sua madre gli rompeva sempre le scatole con la storia che guadagnava poco. Gli metteva ansia. Quando è morta, lui ha ereditato abbastanza soldi per trasferirsi in Florida. Poi ha smesso di lavorare e ha cominciato a ritirare la pensione ogni due settimane. L’ultima rata deve essere ancora alla posta, a Richmond, perché non è potuto andarla a ritirare. Ma un po’ di soldi ce li ha, pensione o non pensione. Per ora, gli bastano. Può continuare a permettersi i suoi sigari costosi, e quindi non si lamenta. Se ci fosse sua madre, adesso gli romperebbe le scatole anche con la storia della tosse, gli direbbe che se ha la tosse non deve fumare. Intanto lui fuma lo stesso. Pensa al vaccino antinfluenzale che non ha fatto: aveva appena saputo che il palazzo dove aveva lavorato tanti anni stava per essere demolito e che il Pesce Grosso aveva aperto un ufficio a Hollywood, Florida.
All’Istituto di medicina legale della Virginia c’era un nuovo direttore, ormai, e la vecchia sede stava per essere demolita perché era in programma la riapertura della vecchia stazione ferroviaria. Lucy Farinelli era in Florida. Se Kay Scarpetta non lo avesse abbandonato a Richmond, non ci sarebbe stato bisogno di nominare un altro direttore, sarebbe rimasto tutto come prima e non avrebbero buttato giù la vecchia sede dell’istituto, così lui avrebbe richiesto per tempo il vaccino antinfluenzale e sarebbe riuscito a procurarselo. Demolire la vecchia sede dell’Istituto di medicina legale della Virginia senza chiedergli un parere era un’azione ignobile e ingiusta: lui aveva lavorato in quel palazzo! Riceveva ancora la pensione ogni due settimane, aveva ancora la chiave della porta di servizio e continuava a frequentare la divisione di Anatomia, specie nottetempo.
Ci andava tutte le volte che voleva, prima di venire a sapere che stavano per buttare giù il palazzo. Era l’unico ad andarci, ormai. Si erano dimenticati tutti di quello che c’era là dentro. Saputo della demolizione, Edgar Allan Pogue aveva dovuto portare via tutto. Tutte quelle persone, tutte quelle urne ammaccate da spostare in piena notte, quando nessuno poteva vederlo… Che lavoro! Su e giù per le scale, dentro e fuori il parcheggio, cenere dappertutto, i polmoni in fiamme. Ricorda di quando un’urna gli è caduta dalla pila che reggeva in mano e si è rovesciata nel parcheggio: raccogliere la cenere impalpabile era stata una faticaccia, perché volava via da tutte le parti. Che lavoro! Non era giusto… Con tutto quel traffico, Edgar Allan Pogue si è dimenticato il vaccino e quando gli è venuto in mente ha scoperto che le scorte erano esaurite. Così adesso tossisce, ha i polmoni che gli bruciano e gli occhi che gli lacrimano e deve cercare di assorbire le vitamine dal sole.
Pensa al Pesce Grosso e si deprime, si arrabbia. Quella donna non sa nulla di lui, non lo conosce, non lo ha mai neppure salutato, ma è per colpa sua se lui sta così male. È per colpa di quella donna se lui non possiede niente. Lei è piena di case e di automobili che costano più di qualsiasi casa in cui lui abbia mai abitato e non gli ha nemmeno chiesto scusa. Mai, neppure quando successe il fattaccio. Tutt’altro: si mise a ridere. Invece non c’era niente da ridere. Lui fece un salto, uscendo dalla sala di imbalsamazione, sorpreso di trovarsela lì davanti che giocava con una lettiga. Quella mocciosa ci correva sopra ridendo, come fosse un monopattino, mentre sua zia parlava con Dave di un’assemblea generale, oppure di qualche altro problema.
La dottoressa Scarpetta non scendeva mai nella divisione di Anatomia, a meno che non ci fosse qualche problema. Era dicembre, il periodo intorno a Natale, e aveva con sé quella mocciosa di sua nipote. Pogue la conosceva, ne aveva sentito parlare. Dicevano che abitava in Florida, a Miami, con la madre, che era la sorella della direttrice.
Pogue non sapeva tutti i particolari, ma sapeva che Lucy Farinelli poteva assorbire dal sole tutte le vitamine che voleva e non aveva nessuno intorno che le rompeva le scatole e le diceva che non guadagnava abbastanza. Anche perché, vivendo già in Florida, non aveva nessun bisogno di guadagnare un sacco di soldi per potercisi trasferire da vecchia.
Rise di Pogue, quel giorno. Correva sulla lettiga come fosse stata un monopattino. Rischiò di urtarlo, di farlo cadere. Edgar Allan Pogue portava una latta di formaldeide vuota su un carrellino e, a causa di quella mocciosa, dovette fermarsi di colpo e la latta vuota cadde. Ma Lucy Farinelli se ne fregò altamente e continuò a correre e schiamazzare. E non era più una bambina, aveva diciassette anni. Edgar Allan Pogue se lo ricorda benissimo, quanti anni aveva. Sa in che giorno è nata. Per anni le ha mandato biglietti anonimi a ogni compleanno, all’attenzione di sua zia Kay Scarpetta, 9 North Fourteenth Street, anche dopo che l’istituto ha cambiato sede. Dubita che Lucy ne abbia mai ricevuto uno, tuttavia.
Quel giorno, quel fatale giorno, Kay Scarpetta era vicino alla vasca e parlava insieme a Dave, con il camice sopra un tailleur elegante. Aveva appuntamento con un deputato, gli disse, a cui avrebbe parlato del problema che stavano discutendo. Il deputato stava preparando un disegno di legge sull’argomento. Quale? Pogue non lo ricorda. Prende fiato e si sente bruciare i polmoni. Kay Scarpetta era una bella donna e stava bene, vestita elegantemente come quella mattina. Pogue la guardava senza farsi vedere e si sentiva a disagio, in subbuglio. Anche Lucy gli ispirava dei sentimenti, ma diversi. Provava qualcosa per lei solo perché Kay Scarpetta le voleva bene, altrimenti gli sarebbe rimasta del tutto indifferente.