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3BO continuava a chiacchierare dietro di lui. Chewbacca stava trafficando con l’apparato di comunicazione, tenendo d’occhio di tanto in tanto la battaglia di Luke. In tutta quella confusione aveva perso di vista quale dei puntini luminosi era la Flurry.

«E poi questo è un nascondiglio alquanto precario», aggiunse 3BO. «Il pianeta numero sei giustamente si vede negare la dignità di un nome proprio. D’altra parte, è poco più di un ammasso di ghiaccio. Non c’è nemmeno una colonia, solo i resti di un insediamento militare.» Fece una pausa improvvisa. «Che cos’era quello, Chewbacca? Torna indietro di un paio di chilobit.»

Chewbacca scrollò le spalle e suggerì che 3BO si togliesse dai piedi.

«Non ci penso neanche a ‘togliermi dai piedi’, tappeto pulcioso privo di educazione», squittì il droide. «Che razza di creature si trovano in giro per la galassia. Non hai il minimo rispetto per le mie capacità e la mia esperienza. Ho sentito distintamente qualcosa là dietro.»

Qui, ai margini del sistema? Chewie prese seriamente in considerazione l’idea di strappare via un braccio metallico alla creatura. Questo sì che avrebbe insegnato qualcosa a 3BO. D’altra parte, sarebbe toccato poi a lui, Chewbacca, di saldare di nuovo tutte quelle connessioni.

«Ho avvertito qualcosa che non era un fenomeno naturale. Torna indietro di un paio di chilobit.»

Be’, era anche possibile. Premendosi il ricevitore contro un orecchio, Chewie regolò l’analizzatore della banda corta per ripetere la ricerca di segnali nello spazio circostante. Qualcosa frusciò per un attimo, un segnale troppo debole per far fermare l’analizzatore su quella frequenza. Chewie ruotò una manopola per amplificare la ricezione. Dopo diversi secondi di paziente ricerca il risultato fu un basso ronzio elettronico.

3BO inclinò la testa dorata e assunse un tono esperto. «È molto strano, Chewbacca. Sembra un tipo di codice di comando usato nella comunicazione fra droidi. Ma che cosa ci possono fare dei droidi attivi qui attorno? Forse in quell’installazione imperiale qui sotto è sopravvissuto un droide, o ci sono dei macchinari ancora operativi. Suggerisco che tu accenda il comlink e avverta il generale Solo o la principessa Leia.»

Han aveva chiaramente fatto capire che sarebbe stato molto meglio se, nell’immediato futuro, nessuno fosse venuto a disturbarlo per qualcosa di meno grave di una perdita di pressione di proporzioni veramente catastrofiche. Chewie lo spiegò a 3BO.

«Be’, io non mi sentirò bene finché non avremo accertato l’origine di quel segnale. Siamo, dopotutto, in zona di guerra. Potremmo trovarci in una situazione di considerevole pericolo. Aspetta...» 3BO s’inclinò dall’altra parte. «Questo codice non è in uso in nessun sistema né dell’Alleanza né dell’Impero.»

Gli invasori? Senza esitazioni, Chewie abbatté una grossa mano sul comlink.

Il comlink trillò nel taschino della camicia di Han. «Generale Solo!» intonò la voce belante di 3BO. «Generale Solo!»

Leia si dimenò fra le sue braccia. «Lo sapevo», borbottò Han. Proprio quando Leia cominciava a rilassarsi. Tirò fuori il comlink. «Che cosa c’è?» ringhiò.

«Signore, abbiamo rilevato una trasmissione proveniente dallo spazio circostante. Sembra che ci sia un’unità di controllo droidi in azione nelle vicinanze. Non ne sono sicuro, ma credo che la sorgente del segnale sia in avvicinamento.»

«Uh, oh», disse Leia piano, la faccia contro la sua spalla. Si rimise in piedi.

«Va bene, Chewie. Arriviamo subito.» Han fece in modo che suonasse più come una minaccia che come una promessa.

Con uno sguardo divertito, Leia riversò il vino sciropposo nella bottiglia e la ritappò. Prima di gettarsi a passo di corsa lungo il corridoio, allargò le mani e ripeté a Han con aria contrita le sue stesse parole: «Non è colpa mia!»

Han era appena entrato nella cabina di pilotaggio quando un allarme cominciò a far sentire il suo stridio elettronico dalla consolle principale. «Che cos’è?» chiese Leia.

Grandioso. Veramente grandioso. Chewie stava già scaldando i motori. «Niente di buono, dolcezza», ansimò Han, preso dalla fretta. «Ci hanno appena sondato.»

«Che cosa ci ha sondato?» Leia si lasciò cadere nel sedile dietro al suo.

«Be’?» Han rilanciò la domanda a 3BO da sopra una spalla.

«Signore», cominciò 3BO, «non ho ancora potuto accertare...»

«Okay», lo interruppe Leia, «zitto adesso. Là!» Puntò un dito verso il centro del visore di prua. «Guarda! Che cosa sono?»

Da dietro la massa ghiacciata del deserto pianeta Sei, su uno sfondo di stelle, erano apparse otto o nove piccole sagome che si dirigevano dritte sul Falcon.

«Non ho intenzione di restare qui per scoprirlo», ringhiò Han. «Chewie, carica i cannoni principali.»

Chewie si dichiarò d’accordo con un ruggito a pieni polmoni.

«Sappiamo che gli alieni prendono prigionieri», mormorò Leia. «Non è da una posizione simile che ho intenzione di cominciare i negoziati.»

«Non ti ci troverai. Avanti, Chewie, tu e io ai cannoni quadrinati. Andiamo a vedere come sono fatti dentro. Leia, portaci da qualche parte. Improvvisamente il pianeta Sei mi è diventato antipatico.»

Leia scivolò nel sedile del pilota. Ma non si era appena ripromesso che non sarebbe mai riuscita a portare via il Falcon a lui e a Chewie?

Sì, va bene. Ma questo era un caso particolare. Mentre correva lungo il corridoio curvo, sentì la voce di 3BO che si affievoliva: «E comunque, il Millennium Falcon è configurato di gran lunga meglio per la fuga che per il combattimento con il nemico...»

Han salì sulla torretta e saltò dentro il sedile, poi lasciò andare una raffica di fuoco, tanto per prova. «Stanno arrivando in tutta fretta», disse a Leia attraverso il microfono che indossava. «Il tuo amico d’oro ha degli altri dati? Che cosa sono quelle cose?»

3BO cominciò a rispondere: «A quanto pare, generale Solo, ci troviamo di fronte...» Ma Leia aveva già concluso: «Droidi spaziali. È tutto quello che sa».

I droidi arrivarono a tiro. Tre di loro sfrecciarono verso l’alto, sopra il disco asimmetrico della nave contrabbandiera, dirigendo brevi scariche di energia verso un motore principale. «Analizza quelle scariche, ferraglia dorata», gridò Han mentre sparava. «Sono cannoni laser o che cos’altro?»

Chewbacca ruggì nei suoi auricolari. «È vero», disse Han, «per navi di quella dimensione!»

«Che cosa?» gridò Leia. «Che cosa per navi di quella...»

«Scudi molto resistenti.» Han diresse il suo fuoco contro un unico droide, tenendolo nel tracciante molto più a lungo di quanto ci voleva per fare implodere un TIE. Finalmente il maledetto affare scoppiò.

Il Falcon ondeggiò sotto il fuoco di un altro droide. Han si rilassò nel seggiolino della torretta. Questo era un gioco vecchio per lui. Un altro droide filò via lungo il bordo della nave, proprio sull’orlo del suo campo visivo. «Sono droidi intelligenti», borbottò, «imparano alla svelta.»

Improvvisamente il campo stellato davanti a lui s’inclinò, rivelando il droide nella posizione ideale per un colpo facile. «Meglio?» chiese la voce di Leia al suo orecchio.

«Molto.» Anche quel droide esplose. Altri due arrivarono dal nulla, sempre concentrando il fuoco sul motore, trascurando sia le torrette sia la cabina di pilotaggio. Stavano cercando di fare prigionieri, e come! Ma dov’era la nave madre che controllava questi droidi? O erano programmati per attaccare da soli?

Come se gli avesse letto nel pensiero, Leia mormorò: «Vuoi scommettere che sono qui da quando gli alieni hanno attaccato la base imperiale?» Han riuscì finalmente a sovraccaricare gli scudi del droide più in alto. Un’onda di schegge spedì il suo amichetto fuori portata.

«Perderai di sicuro», disse a labbra strette.

Silenzio.

«Era l’ultimo, Chewie?»