«In piedi», abbaiò una voce accanto alla porta della sala. Un commesso in tunica e calzamaglia viola picchiò l’asta di una lancia sul pavimento. Gaeri si rimise le scarpe e si alzò in piedi assieme agli altri trentanove senatori. Solo le guardie imperiali salutarono. Sperava tanto che questa chiamata d’emergenza non volesse dire nuove tasse. Non adesso che gli Ssi-ruuk li minacciavano tutti.
Il governatore imperiale Wilek Nereus fece il suo ingresso, fiancheggiato da quattro soldati di marina nei loro elmetti neri che ricordavano a Gaeriel degli scarafaggi dalle gambe particolarmente lunghe. Il governatore Nereus indossava un’uniforme speciale, generosamente Cosparsa di trecce d’oro e con la giacca tagliata in modo da dare l’illusione di ampie spalle e vita snella. Portava anche guanti di sottile pelle nera a cui doveva la reputazione di uomo schizzinoso di cui godeva. Aveva lineamenti pesanti ma una bocca leziosa e sembrava avere elevato l’arroganza imperiale a rango di scienza. «Seduti», disse.
Gaeri lisciò la lunga veste azzurra e si risedette. Il governatore Nereus rimase in piedi accanto all’entrata. Era più alto di chiunque di loro e usava la sua statura per metterli in soggezione. A lei non era mai piaciuto, ma un anno passato sul Centro Imperiale l’aveva reso di gran lunga più tollerabile... aveva avuto modo di fare dei confronti.
«Non vi tratterrò a lungo», disse il governatore guardandoli dall’alto in basso. «So che siete tutti impegnati a mantenere la pace nei vostri settori. Alcuni di voi lo fanno con molto successo. Altri no.»
Gaeri si accigliò. I residenti del suo distretto stavano trascurando il lavoro per scavare rifugi, ma almeno approntare bunker era un’attività costruttiva. Lanciò un’occhiata a suo zio, il primo ministro Yeorg Captison. Qui a Salis D’aar, Captison aveva dovuto sedare delle rivolte, usando la polizia bakurana per impedire che Nereus mandasse le sue truppe.
Nereus levò una mano per tacitare i mormorii. Una volta attirata la loro attenzione, girò lentamente la testa e si schiarì la gola. «Navi dell’Alleanza Ribelle hanno fatto il loro ingresso nel sistema di Bakura.»
Questo le diede una scossa. Ribelli? L’Impero non tollerava nessun tipo di dissenso. Dopo l’entrata di Bakura nell’Impero, tre anni prima, due piccole rivolte erano state schiacciate con agghiacciante efficienza. Gaeri ricordava anche troppo bene quel periodo. Entrambi i suoi genitori erano morti per essere rimasti intrappolati nel posto sbagliato durante una battaglia tra gli insorti e le truppe imperiali. Era stato allora che era andata a vivere con gli zii. Sperava di non dover più vedere un’altra insurrezione nel corso della sua vita, né niente di simile ai rastrellamenti che ne erano seguiti.
Forse questi fomentatori di disordini puntavano alla fabbrica di componenti per la repulsione che si trova nel distretto di Belden. Come avrebbero potuto le truppe di Nereus difendere Bakura dagli incursori ribelli e dagli Ssi-ruuk?
Nereus si schiarì di nuovo la gola. «La Dominarli, che ormai resta il nostro unico incrociatore, ha sostenuto danni ingenti. Dietro consiglio del mio staff, ho ordinato alle nostre forze di ritirarsi dalla battaglia e di proteggere Bakura. Vi chiedo la ratifica di quest’ordine.»
Belden raddrizzò la schiena e trafficò con l’amplificatore vocale che portava sul petto. «Si sta coprendo le spalle, governatore? Così se qualcos’altro va storto, può puntare il dito contro di noi? E chi sta tenendo a bada gli Ssi-ruuk in questo momento, mi chiedo?»
Non era saggio attirare l’attenzione del governatore imperiale, ma Belden sembrava non conoscere il significato della paura. Forse quando Gaeri sarebbe arrivata ad avere 164 anni, un secondo cuore prostetico e un piede nella fossa, avrebbe avuto anche lei quel tipo di coraggio.
Improvvisamente distratta, controllò l’ora. Aveva promesso al senatore Belden che quella sera sarebbe andata a far visita alla sua anziana moglie. La governante della signora Belden, Clis, se ne andava alle 20.30 e Gaeri aveva promesso di badare alla vecchia signora finché il senatore Belden non fosse tornato da una seduta in commissione. La mente della focosa Eppie ormai stava svanendo, anche se aveva solo 132 anni. (Stava svanendo? Era scomparsa del tutto da tre anni buoni.) La devozione di Orn Belden e l’affetto genuino di un paio di amici di famiglia di vecchia data, come Gaeriel, la sostenevano ancora. Eppie era stata la prima amica «adulta» di Gaeriel.
Il governatore Nereus si passò una mano fra i capelli scuri. Cercava di imitare i governatori della Vecchia Repubblica, e di usare la minaccia della forza quel minimo necessario per mantenere in riga la popolazione. Così era riuscito a costruirsi una piccola enclave di ordine e sovranità personali, lontana dalle rotte provenienti dal Centro Imperiale, con pochissima violenza conclamata... dopo i sanguinari rastrellamenti di tre anni prima, naturalmente.
Nereus fece un sorriso senza allegria. «Il corso d’azione da me ordinato si limita a far sì che i Ribelli non possano colpire Bakura.»
«Sono stati i Ribelli o gli Ssi-ruuk a rendere inoffensiva la Dominanti»
«Non mi sono ancora giunti dei rapporti completi, senatore Belden. Sembra che, per ora, la sua fabbrica sia al sicuro. Comunque manderò tre squadre di sicurezza dal presidio imperiale.»
A Belden questo non sarebbe piaciuto. Il primo ministro Captison si alzò di nuovo: le spalline della sua tunica verde scuro sembravano galleggiare sopra una schiena assolutamente dritta, ma Gaeriel aveva scoperto al suo ritorno che i capelli gli erano diventati tutti bianchi. La semplice dignità di Captison ridicolizzava le pose di Nereus. Il primo ministro mosse due dita all’altezza della vita: calmati. Evidentemente anche Belden le aveva viste. Si sedette, lasciando la parola al suo premier.
«Grazie, senatore Belden», disse il primo ministro Captison. «Comunque sia, è evidente che per il momento i Ribelli si trovano fra noi e gli Ssi-ruuk, forse quello è il posto migliore per loro.» Girò lo sguardo attorno al tavolo. Quaranta senatori, tutti umani con l’eccezione di due pallidi Kurtzen del distretto Kishh, restituirono il suo sguardo. Come il senato, il primo ministro Captison aveva visto la propria autorità erodersi ogni volta che era andato contro i desideri dell’Impero. «Diamo il nostro appoggio al governatore Nereus», disse senza molto entusiasmo, «e ratifichiamo il suo ordine di ritirata.»
Chiamò una votazione. Solo Belden e altri due senatori chiusero il pugno.
Gaeriel sospirò fra sé. Belden non era un seguace della dottrina dell’Equilibrio Cosmico. Non riusciva a credere che quando permetteva al destino di abbassare lui, altri venivano innalzati e che poiché la ruota era in continuo movimento, un giorno coloro che si lasciavano umiliare sarebbero stati ricompensati.
«Grazie per il vostro sostegno», sogghignò Nereus. I suoi soldati scarafaggio lo accompagnarono fuori.
Gaeriel lo seguì con lo sguardo. Prima che arrivasse l’Impero, Bakura era stata governata dal senato e da un primo ministro: ma nel governo non si riusciva mai a mettere d’accordo sul programma più di due persone. Quando Gaeri aveva cominciato ad andare a scuola, l’anno scolastico durava per metà dell’anno solare: poi erano passati a un calendario alternato, due mesi sì e uno no; poi l’intero curriculum era stato rivoluzionato. Quando un governo non riesce a mettersi d’accordo neppure sul calendario scolastico, anche un bambino si rende conto che non è in grado di governare. Come figlia di un senatore e nipote di un primo ministro, Gaeri aveva assistito a una serie infinita di macchinazioni e manovre dietro le quinte, a migliaia di scaramucce sugli argomenti più diversi: giustizia sociale, esportazioni, tasse.
Ma, cosa ancora più importante, non due senatori erano riusciti a mettersi d’accordo su una strategia di difesa. Di conseguenza, Bakura era stata conquistata dall’Impero con estrema facilità.
Raddrizzò le spalle. Forse era per quella facile conquista che il governatore Nereus aveva lasciato al loro posto la maggior parte dei funzionari di governo. Durante il suo soggiorno sul Centro Imperiale Gaeri aveva imparato a tenere la bocca chiusa sul senato di Bakura. I residenti di altri sistemi stellari reagivano con indignazione alla notizia della sua esistenza.