«Nel nome dell’imperatore, benvenuti a Bakura.»
Non poteva sperare in un’apertura migliore di quel saluto di prammatica. «Grazie per il vostro benvenuto», rispose tranquillamente. «Forse considererà il mio un esempio di pessima educazione, ma devo correggere le sue gentili parole. Non è più possibile darci il benvenuto in nome dell’imperatore Palpatine. Lui è morto diversi giorni fa.»
Nereus sollevò uno scuro, spesso sopracciglio e giunse le mani dietro la schiena. «Mia cara principessa.» Avanzò di un altro arrogante passo. «Siete venuta a Bakura a spargere la menzogna e la maldicenza?»
«Oh, e c’è anche di meglio, eccellenza. L’imperatore è stato ucciso dal suo apprendista, Darth Vader.»
«Vader.» Nereus si raddrizzò, aumentando di statura di diversi millimetri per incombere su di lei. Il modo in cui aveva pronunciato quel nome grondava disgusto, un sentimento che lei capiva perfettamente. «Vader», ripeté. «Sua maestà imperiale non avrebbe mai dovuto fidarsi di un signore dei Sith. Ero pronto a diffidare delle vostre parole, altezza. Ma Vader nel ruolo di un assassino... a questo non faccio fatica a credere.»
«Anche lord Vader è morto, eccellenza.»
Ai margini del suo campo visivo vide Luke che sollevava il mento. Sapeva che cosa voleva aggiungere. E forse era vero che Vader era morto in modo eroico. Ma dieci minuti di contrizione non bastavano a compensare anni di atrocità.
La gente del governatore cominciò a bisbigliare. Leia approfittò della pausa per riprendere l’iniziativa. «Governatore, le presento il mio seguito: prima di tutto, il generale Solo.» Han avrebbe dovuto, in teoria, inchinarsi, o almeno stringere la mano del governatore. Invece rimase fermo con un’espressione di totale diffidenza sul volto. Se andava avanti di questo passo, non sarebbe mai diventato un buon diplomatico.
«Il suo copilota, Chewbacca di Kashyyyk.» Chewie borbottò qualche verso cavernoso, inchinandosi. I Wookiee erano stati profondamente traditi dall’Impero. Sperava tanto che Chewie non perdesse la calma e cominciasse a smembrare qualcuno. La fredda brezza mattutina gli arruffava il pelo.
Leia tirò fuori il suo asso con molta grazia. «E il comandate Skywalker di Tatooine, cavaliere jedi.»
Luke si inchinò in modo perfetto: glielo aveva insegnato lei. Nereus raddrizzò le spalle. Dopo un momento, restituì l’inchino. «Jedi.» Il suo lungo naso vibrò. «Dobbiamo stare attenti a quello che facciamo.»
Luke unì le mani davanti a sé. Bene! approvò Leia in silenzio. Lasciava che fosse lei a rispondere, proprio come gli aveva pregato di fare. Adesso si sentiva ripagata di avergli lasciato assumere il comando durante la battaglia. Forse c’era un futuro in questa divisione dei compiti, sempre che non si andasse troppo in là. «Sì, eccellenza», confermò. Il governatore Nereus voltò di nuovo lo sguardo su di lei. «È nostra intenzione ristabilire la Vecchia Repubblica e con essa l’ordine dei cavalieri jedi. Il comandante Skywalker è a capo di tale ordine.» Di nuovo indovinò che cosa avrebbe aggiunto Luke: e sono anche l’unico membro. Non avere quell’aria sottomessa, Luke!
«Comandante Skywalker», ripeté Nereus con un tono che diventava oleoso come un lubrificante per droidi. «Ah! Adesso riconosco il nome, comandante. Per sua fortuna Bakura ha un’ottima bilancia dei pagamenti. Lei senz’altro sa che da qualche anno una... una ricompensa astronomica è stata offerta a chi l’avesse catturata. È, tassativamente, vivo. Dev’essere motivo di grande orgoglio fra le forze ribelli.»
«Lo sapevo», rispose Luke calmo. Non era una novità. Erano tutti ricercati.
«E vedo anche due droidi», disse il governatore. «Dovranno essere equipaggiati con dei bulloni di costrizione per tutta la durata del loro soggiorno su Bakura.»
Fornire i droidi di bulloni di costrizione era una procedura normale su molti mondi e obbligatoria sui mondi dell’Impero e sulle stazioni da battaglia. «Provvederemo», accordò Leia. Certa ormai di essersi assicurata il rispetto di Nereus, uscì dalla sua riservatezza protettiva. «Governatore, le forze dell’Alleanza hanno intercettato la vostra richiesta di aiuto. La flotta imperiale non è più una presenza significativa in questa parte della galassia. Siamo qui per aiutarvi a respingere l’offensiva degli invasori. Una volta che ciò sarà fatto, ce ne andremo. Bakura deve scegliere da sé il proprio destino. Non faremo nessun tentativo per imporre la nostra volontà al vostro... al popolo bakurano.»
Il governatore Nereus le mostrò un mezzo sorriso raggelante. Il lato sinistro del suo volto si contrasse, trascinando in alto l’angolo della bocca. Il lato destro avrebbe potuto essere fuso nell’acciaio.
Luke rimase sull’attenti. Come il volto di Nereus mostrava due espressioni, così la sua mente ospitava due stati d’animo molto diversi. Sarebbe stato difficile per quest’uomo accettare i Ribelli come alleati.
La personalità che il governatore proiettava nella Forza si stava scagliando con rabbia e violenza contro le percezioni di Luke. Era un uomo con un’incontrollabile volontà di dominio; era questo che teneva la sua delegazione tanto all’erta. Luke conosceva bene quel tipo d’uomo: era una di quelle persone incrollabilmente convinte che le loro idee fossero le uniche sensate. Chiunque lo avesse contraddetto od ostacolato avrebbe attirato la sua attenzione solo per quel tanto che bastava a essere schiacciato. Era la quintessenza di ogni governatore imperiale.
Luke si mantenne aperto, pronto a ricevere tutto quello che sentiva. La Forza era percorsa da talmente tanti tremiti nervosi che gli ci voleva tutto il suo autocontrollo semplicemente per mantenere una calma esteriore. Non aveva intenzione di venire fulminato da un soldato imperiale dal grilletto facile prima ancora che Leia avesse avuto la possibilità di negoziare una tregua.
Mentre Leia e Nereus continuavano la loro prudente conversazione, Luke si tese di più e si aprì nella loro direzione. Leia: calma e attenta, nient’affatto intimidita da Nereus. Il governatore: una facciata di buone maniere, la volontà di dominio e, più sotto, un terrore assoluto. Di certo, pensò Luke, non siamo noi a terrorizzarlo. La sua mente riandò alle infelici presenze quasi umane a bordo dei caccia ssi-ruuvi. Era forse entrato in contatto con i prigionieri bakurani?
Era ovvio che il governatore fosse disposto a gettarsi subito fra le braccia di chiunque gli offrisse protezione. Per quanto davanti ai suoi soldati sembrasse così ostile, sarebbe facilmente venuto a patti con gli alleati.
Per il momento.
In una navetta civile che gli era stata offerta per il trasporto fino alla città, Luke riferì le sue impressioni a Han.
«Già», mormorò Han. «Potrebbe saltarci in braccio, certo. Oppure saltarci alla gola. Te la senti di scommettere?»
I pantaloni di Luke, con il loro taglio formale scomodo e impregnati della pervasiva umidità dell’atmosfera di Bakura, gli aderivano alle gambe. Leia sedeva davanti a lui, molto bella nel suo abito senatoriale con il cappuccio. Stava guardando fuori del finestrino della loro lussuosa navetta. Il senato bakurano aveva immediatamente chiesto che la delegazione dei Ribelli presenziasse a una seduta di emergenza.
Improvvisamente Leia si raddrizzò. «3BO, c’è qualcosa che devo sapere a proposito dell’etichetta locale?»
«Temo che questo non si trovi nel mio programma.» 3BO portava già, assicurato magneticamente al suo carapace metallico, il bullone di costrizione e sembrava più lamentoso del solito. C1 lo interruppe con un acuto fischio elettronico. «Che cosa? Padron Luke ha immesso i dati di quella sonda nei tuoi banchi memoria? E perché non me lo hai detto subito, brutto cilindro imbottito di circuiti riciclati?»
C1 rispose con una lunga serie di vocalizzazioni. Infine 3BO si rivolse a Leia: «Tutto quello che so è che Bakura un tempo era governata da un primo ministro e un senato, ma che adesso il potere è tutto concentrato nelle mani del governatorato imperiale».