«Dicci qualcosa di nuovo», commentò Han.
Il pilota/guida bakurano si abbassò su un enorme complesso di edifici a forma di cono, interrotto da due ampi semicerchi verdeggianti. «Questo è il complesso Bakur», annunciò l’assistente del pilota, gettando un braccio su una sbarra stabilizzatrice cromata. Continuava a lanciare sguardi su Chewbacca. Luke immaginò che fosse la prima volta che vedeva un Wookiee.
Il complesso sembrava occupare diversi ettari compresi fra due delle grosse arterie radiali, e confinava sull’arco sud-ovest con il rotondo parco che occupava il centro della città. «Il complesso comprende alloggi per ospiti e residenti,. gli uffici imperiali, un ospedale e il grande palazzo prospicente al parco che era la sede del nostro governo ai tempi della corporazione Bakur.»
Leia abbassò lo sguardo, come se stesse osservando con grande interesse gli enormi alberi coperti di liane che crescevano sul tetto del complesso. In realtà, Luke pensava che stesse mentalmente ripassando le sue nozioni di etichetta imperiale. La libertà di Bakura dipendeva dalla sua capacità di negoziare una tregua. Han, seduto accanto a lei nel sedile anteriore dello shuttle, teneva una mano nervosa sul fulminatore. Atterrati sul tetto, si trasferirono su un tram a repulsione per un rapido viaggio attraverso l’enorme complesso. La loro guida viaggiò assieme a loro, illustrando il paesaggio, per concludere con: «L’ala monumentale del palazzo Bakur è stata costruita più di cento anni fa, proprio a fianco del parco statutario e del centro città. Per favore, rimanete seduti finché la carrozza non si sarà arrestata del tutto». Il tram scivolò sotto un arco coperto di vegetazione e rallentò.
«Aspetta, Leia.» Han balzò in piedi.
Luke uscì dal suo lato del tram. Leia rimase seduta per un paio di secondi. «Credo che questo passaggio sia sufficientemente sicuro.» L’osservazione di 3BO entrò dal portello aperto. «D’altronde dobbiamo stare particolarmente attenti alla nostra sicurezza.»
Leia sporse la testa dal lato da cui era sceso Luke. «Ascoltate», disse, «se hanno intenzione di farci del male, la nostra missione è fallita prima ancora di cominciare.»
Han guardò il tram. «Già. Su questo lato, tutto a posto, Luke.»
Luke aggirò la carrozza e fece scendere C1 dal retro. Il piccolo droide fischiettò in tono baldanzoso ed estese le sue tre rotelline. Han e Chewie si misero davanti a Leia e 3BO. Luke li seguì, con C1 alle calcagna. Due uscieri vestiti in tunica e calzamaglia viola, con tanto di profili d’oro, li fecero entrare in un lungo corridoio ornato da un tappeto nero. Venature d’oro correvano come fiumi di metallo prezioso su per le colonne coniformi, per intrecciarsi in un soffitto a cupola. «Marmo rosso», mormorò Leia.
«Varrebbero una fortuna, se solo si riuscisse a portarle via», rispose Han da sopra una spalla. Stava seguendo un usciere. Dopo avere per un po’ scimmiottato la camminata affrettata della loro guida era tornato al suo solito passo cauto, con rapide occhiate a destra e a sinistra che scrutavano dietro ogni colonna e dentro ogni porta aperta. Luke ascoltava la Forza, attento a percepire eventuali tremiti di aggressività. Non sentì niente. Leia camminava tranquilla davanti a lui, al centro del gruppo e a fianco del suo droide protocollare.
L’usciere vestito di viola si fermò sotto un’arcata di candida pietra bianca, chiusa in parte da una parete di legno. Un grappolo dì analizzatori silenziosi erano sospesi a mezz’aria su ciascun lato; c’erano anche quattro assaltatori imperiali sull’attenti. Vederli provocò in Luke un improvviso travaso di adrenalina. Attacco/fuga. «Sono qui da usurpatori», gli ricordò Leia. «I legittimi della galassia su Bakura siamo noi.»
«Prova a dirlo a loro.» Han lanciò agli assaltatori un’occhiata scurissima. Luke alzò lo sguardo sul rotondo occhio nero del sensore di uno di loro. La cupola di C1 girava su se stessa, mentre il piccolo droide analizzava per conto suo il corridoio.
«Controllo armamenti.» Un assaltatore si chinò su Leia e parlò con voce metallica. «Lasciate tutte le vostre armi in deposito.» Fece un gesto verso una serie di armadietti di sicurezza con l’apertura codificata dall’altra parte dell’arcata.
Leia mostrò le mani vuote e poi le giunse con sarcastica umiltà. Luke attraversò l’arco, selezionò un armadietto e appoggiò la mano sulla serratura, premendo un bottone che avrebbe memorizzato le sue impronte. Si tolse il fulminatore dalla cintura e lo infilò nell’armadietto. «Avanti, Han», sollecitò piano.
Han lo aveva seguito con Chewie e Leia. Non sembrava affatto contento, ma aprì un armadietto e ci mise dentro il suo fulminatore.
Leia si schiarì la gola. Han le gettò uno sguardo che avrebbe fuso il piombo, poi tirò fuori il coltello che teneva nello stivale, il fulminatore tascabile che teneva al polso e il suo vibrocoltello preferito.
Chewbacca si stava già sfilando la bandoliera e la balestra, quando l’inconscio di Luke gli suggerì un’idea. «Chewie», disse piano, «resta vicino agli armadietti. Anche tu, C1.»
Chewie scoprì i denti in un sorriso compiaciuto e arricciò il naso nero. Il grosso Wookiee non aveva un grande interesse per la politica e non si fidava degli Imperiali. Era felice di stare di guardia. Leia ricondusse il gruppo sotto l’arcata.
«Fermi là», disse lo stesso assaltatore che aveva già parlato. Indicò la spada laser di Luke. «Anche quella è un’arma.»
Luke estese un tentacolo di Forza e disse in tono piatto: «Questo è un simbolo onorifico. Non è un’arma. Fatela passare».
«Fatela passare», echeggiò l’assaltatore nello stesso tono piatto. Riprendendosi, aggiunse: «Io lascerei il droide fuori della porta. Furono dei droidi malfunzionanti che quasi sterminarono i primi coloni di Bakura».
«Signore», protestò 3BO, «la mia funzionalità è...»
«Grazie», disse Leia fermamente. Nessuno di loro aveva dimenticato il bullone di costrizione. «3BO aspetterà appena dentro la sala.»
Un usciere annunciò: «Il senatore principessa Leia Organa, di Alderaan. E...» agitò una mano in aria, vagamente, «e il suo seguito».
7
Leia li precedette al di là dell’arcata e salì quattro ampi gradini, entrando in una vasta sala quadrata. Luke le tenne dietro, seguendo Han passo passo e sperando di avere fatto la cosa giusta a tenere con sé la spada laser. Non voleva rischiare di offendere l’intero senato bakurano portando un arma nella loro assemblea; d’altra parte, era probabile che non si sarebbero nemmeno accorti che si trattava di qualcosa di pericoloso. E poi, Leia lo avrebbe fermato se avesse pensato che fosse importante. O almeno sperava.
La sala era quadrata e coperta da un soffitto piastrellato: da ogni angolo saliva una colonna di vetro. La maggior parte dei senatori era formata da umani, con due eccezioni: due individui alti, con la pelle bianca e un cranio nudo dalla pelle corrugata. Luke si aprì per ascoltare attraverso la Forza e fu circondato da un brusio intenso, il prodotto di quaranta o cinquanta menti nervose. Riducendo il raggio delle sue percezioni cercò nell’angolo opposto della stanza, dove si trovava una massiccia sedia a repulsione, tutta oro e porpora tranne che per due serie di comandi sui braccioli. Wilek Nereus doveva avere preso una navetta più veloce della loro. Era già seduto al suo posto e la sua doppiezza si proiettava nella Forza con la stessa potenza di prima.
Luke lasciò che la sua attenzione scivolasse verso sinistra e osservò le reazioni dei senatori davanti a Leia. Avvertì curiosità e ostilità, ma la sala era pervasa anche da un sentimento più oscuro. Si trovavano su un pianeta minacciato da un destino tremendo.
«Resta qui, 3BO.» Leia si fermò in cima ai tre scalini e si voltò verso il governatore Nereus. «Di nuovo buongiorno, governatore.»
Le sopracciglia pesanti si abbassarono. «Venite avanti», ordinò. «Accomodatevi.»