Avanzarono fino ad arrivare all’interno dello spazio aperto nel centro della sala. Delle sottili fughe nel marmo mostravano la posizione di una botola. Luke ebbe uno sconcertante flash di memoria nel quale compariva il gigantesco, sbavante Rancor che una volta lo aveva quasi divorato. Accantonò quell’immagine sgradevole e si guardò intorno. I senatori bakurani presentavano tutte le sfumature di colore della pelle umana, frutto di un lungo periodo di rimescolamento cromosomico.
Un uomo elegante, atletico, con i capelli bianchi, sedeva proprio sotto il governatore Nereus in uno scranno centrale. Tese la mano. «Benvenuti a Bakura», disse. «Io sono il primo ministro Yeorg Captison. In circostanze normali avremmo avuto il tempo di darvi informazioni preliminari e mi rincresce per la fretta con cui vi abbiamo invitato a comparire qua davanti, ma sono sicuro che comprenderete le nostre circostanze.»
Leia, che a malapena aveva degnato di un’occhiata il governatore Nereus, eseguì deliberatamente un inchino profondo davanti all’uomo anziano. Luke lo analizzò. Il carisma del primo ministro lo faceva splendere nella Forza quasi come Mon Mothma. Luke gettò istintivamente uno sguardo verso Nereus, chiedendosi come mai il governatore non si era sbarazzato di un individuo simile. Captison doveva essere stato molto cauto. O forse aveva dei buoni appoggi fra gli Imperiali?
«Per favore, non occorrono scuse», dichiarò Leia. «Questa è un’ora disperata.»
Un altro senatore dello scranno centrale si alzò. «Blaine Harris, ministro della Difesa. Signori, voi non avete idea di quanto disperata sia. Tutti gli avamposti sui pianeti esterni del sistema sono stati distrutti. Le squadre di soccorso che abbiamo inviato e che sono riuscite a sopravvivere, non hanno trovato né cadaveri né superstiti.» La paura che animava Harris mandò un brivido lungo la spina dorsale di Luke. Spostò rapidamente la sua attenzione verso sinistra, sentendo echi di paura, speranza e ostilità. Quando raggiunse la fine di quello scranno, continuò verso destra lungo quello superiore, più esterno.
Una giovane donna dal mento aguzzo era seduta nel terzo scranno da sinistra. Luke fece una pausa, sorpreso dal modo in cui la Forza risonava e gli tornava indietro. Era come se la presenza della donna riflettesse la sua sonda mentale e la fornisse di un ronzio ricco, profondo e scuro. La ragazza non era di per sé potente nella Forza, o almeno, non pensava, ma aveva sulla sua coscienza uno straordinario effetto energizzante. Non aveva mai incontrato niente del genere prima. Tornò in tutta fretta a confinarsi nei cinque sensi di un comune umano. Non voleva che quella donna lo distraesse.
La voce stridente di Nereus si udiva distintamente da un capo all’altro della camera del senato; aveva sistemato il suo trono in una posizione strategica, da dove poteva trarre il massimo vantaggio dall’acustica della sala. «Principessa Leia, siete sicuri di capire che cosa dovrete affrontare?»
Leia appoggiò una mano sul piano di uno degli scranni. «No», ammise. «Abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto e siamo venuti, per dimostrare che l’Alleanza non ha nulla contro i popoli che l’Impero ha governato, ma solo contro l’Impero stesso.»
Nereus arricciò le labbra. «Lo supponevo. Ellsworth», ordinò all’aria, «facci vedere la registrazione Sibwarra. Vostra altezza, salite qui accanto a me. Portate anche il vostro seguito.»
Salendo le scale tappezzate di nero dietro Leia, Luke guardò di nuovo verso sinistra. La giovane donna restituì il suo sguardo, il mento appoggiato su una mano. Capelli castano chiaro le scendevano attorno al viso, incorniciando una pelle chiara e perfetta e un’espressione attenta. Anche se era chinata in avanti, le sue spalle rimanevano orgogliosamente dritte. Non osava toccarla di nuovo con la Forza, non ancora, ma la sua sola presenza lo elettrizzava. Fisicamente notevole. Non di una bellezza clamorosa, ma notevole. Controllati! si rimproverò aspramente. Sei qui per aiutare Leia!
Dietro di lui si sentì un ronzio di servomotori. Leia arrivò all’altezza della sedia di Nereus e girò su se stessa per guardare nella direzione da cui era venuta. Luke si fermò sul gradino sotto il suo e assunse la sua stessa posizione. Dall’altra parte della sala vedeva luccicare 3BO. Una proiezione olografica comparve improvvisamente proprio sopra il luogo in cui si erano fermati. Era un giovane umano dalla pelle olivastra, con corti capelli neri, una faccia dolce e zigomi prominenti. Vestiva di una lunga tunica bianca decorata a righe verdi e blu.
«Umani di Bakura, gioite!» disse il... ragazzo? uomo? «Io sono Dev Sibwarra di G’rho. Vi porto i saluti più cordiali dell’Impero ssi-ruuvi, una cultura che occupa molti mondi e ora tende a voi la sua mano. La nostra nave ammiraglia è la potente Shriwirr, una parola ssi-ruuvi che significa ‘fertile di uova’. Ci stiamo avvicinando alla vostra galassia dietro invito del vostro imperatore.»
Luke lanciò di nuovo uno sguardo verso la giovane senatrice. Appena l’immagine dell’invasore era apparsa si era ritirata in se stessa e spingendosi con le mani sul bordo del tavolo aveva premuto le spalle contro la sedia. Emanava paura e disgusto, ma sotto quelle emozioni scure c’era una sensazione di colore e profondità, come una polla inquieta riempita di pietre preziose. Confuso, Luke scosse la testa. Non aveva senso, ma era proprio così che si sentiva.
Non gli ci volle più di un istante per percepire tutto questo. L’immagine olografica continuò: «Felicitatevi, Bakurani! La gioia che vi portiamo va al di là del mero piacere dei sensi. A voi toccherà il privilegio di assistere gli Ssi-ruuk nella loro missione di liberatori», — il gesto del ragazzo, una mano stretta a pugno, dava l’idea più dei prendere che del liberare — «diretta agli altri mondi di questa galassia. Voi sarete i primi, l’avanguardia! Che onore! Come umani, voi sarete per i miei padroni di aiuto inestimabile. Da loro riceverete delle vite senza più dolore, senza bisogni, senza paura».
«Guardate questo», borbottò Nereus.
La registrazione cambiò. Diversi alieni dall’aspetto sauride, marrone scuro, si affollavano attorno a un oggetto piramidale che Luke riconobbe istantaneamente. Antenne e cannoni laser spuntavano dai quattro vertici, circondati da grappoli di analizzatori/sensori. Era appoggiato su una specie di consolle di controllo.
Un altro tipo di riconoscimento esplose nella mente di Luke. Anche le creature gli erano familiari... le aveva sognate a Endor.
La voce del ragazzo riprese. «Qui vedete la nave da battaglia più bella di tutta la galassia. Anche se non avete mai osato sognare che fosse possibile per un essere umano volare fra le stelle, abbiamo uno di questi caccia per ognuno di voi. La vostra energia vitale salterà lieta in questi droidi da combattimento. Vi innalzerete tra i pianeti...»
Energie vitali. Luke si ricordò delle presenze umane che aveva toccato, disperate e torturate. Si chinò in avanti.
Il ragazzo con la tunica riapparve. «Per mettere a tacere le vostre paure, lasciate che vi mostri qualcosa della procedura di intecnamento, così, quando verrà il momento, potrete accogliere con gioia il vostro destino.» Un’immagine più piccola apparve accanto a lui. Un uomo sedeva su una sedia, legato con strisce di plastica trasparente, la testa che dondolava, molle. Luke cercò di vedere meglio. Che cos’erano quei tubicini che entravano nella sua gola? Una piccola immagine olografica del ragazzo con la tunica abbassò un arco di metallo lucente attorno all’uomo. La piccola immagine si fermò.
«È gioia», disse l’immagine più grande. «È pace. È libertà. È il dono che noi vi facciamo.» Tese una mano, con il palmo chiaro rivolto in alto.
Erano davvero stati umani quelli che aveva incontrato in combattimento. Luke strinse i pugni. I Ssi-ruuk non erano semplicemente schiavisti, erano ladri d’anime...
Il senatore Gaeriel Captison rabbrividì e si tirò sulle spalle lo scialle azzurro. «Chi pensa di prendere in giro?» sussurrò.