Выбрать главу

«Lo hanno preso da piccolo», rispose il senatore alla sua destra. «Guardalo. Si comporta proprio come un Flautato. A quest’ora forse pensa come loro.»

Gaeriel smise di guardare. Aveva visto quella trasmissione già nove volte, a cominciare da quel pomeriggio in cui tutti i monitor tri-D, tutti gli schermi video e tutti i canali di intrattenimento del pianeta avevano improvvisamente cominciato a trasmettere quelle immagini. Il senato l’aveva studiato e sezionato per scovare ogni sfumatura nascosta di significato... o di speranza. L’unica conclusione a cui erano giunti era che dovevano respingere questi alieni a tutti i costi, se non volevano affrontare un destino terribile.

Dunque i Ribelli erano venuti davvero ad aiutarli, come dicevano? Be’, se anche erano arrivati con la speranza di mettere le mani sulle loro bobine per la repulsione, avevano finito per cadere nella trappola degli Ssi-ruuk assieme a Bakura. Adesso sarebbero stati costretti ad aiutarli semplicemente per poter fuggire.

Gaeri studiò gli inviati. La senatrice principessa Leia Organa, che aveva la sua stessa età, era nota in tutto l’Impero come una delle più pericolose e potenti fra i Ribelli. Poteva essere un’anima candida che lottava per una causa persa, come Eppie Belden quando era ancora giovane e sana di mente, ma comunque fosse, aveva saputo diventare potente e influente. Gaeri sperava di potere imparare da lei.

Però l’uomo dai capelli scuri che le stava al fianco non era certo un idealista. Guardava tutto e tutti e teneva costantemente d’occhio la loro via di fuga. Secondo i dati che il governatore Nereus aveva mandato in tutta fretta a zio Yeorg, questo, Solo, era un contrabbandiere con un passato discutibile, una fedina penale lunga un chilometro e più di una taglia sulla testa.

Ma l’uomo biondo non compariva in nessuno di quei file. Era circondato da una calma così profonda che ci si sarebbe potuti cadere dentro. Mentre l’immagine di Dev Sibwarra insisteva con le gioie dell’intecnamento, il seguace numero due si chinò in avanti per vedere meglio, mantenendo però un portamento eretto.

Una serie di trilli e cinguettii richiamarono l’attenzione di Gaeri sull’ologramma. Eccola: una visione, per quanto breve, del nemico. Un lucertolone massiccio con una «V» nera sopra gli occhi entrò nel campo visivo e li fissò con uno sguardo calcolatore. «Il mio padrone, Firwirrung, mi ha sempre trattato con la massima gentilezza, amici miei.»

Il senatore alla destra di Gaeri mormorò: «Maledetti Flautati assassini».

«Per adesso vi saluto. Ma spero di incontrarvi presto di persona. Venite a noi prima possibile.» L’immagine scomparve.

Ora che i Ribelli sapevano che cosa facevano gli Ssi-ruuk ai prigionieri, il volto della principessa Leia era bianco come il suo vestito. Toccò il braccio del contrabbandiere e lui si chinò per ascoltarla. Gaeri capì che quell’uomo era il suo amante ribelle. Il più giovane dei due uomini fece scivolare lentamente lo sguardo fino a lei.

Era tempo di parlare. «Vedete?» disse Gaeri senza alzarsi in piedi. «È una minaccia contro cui non abbiamo difesa e di cui sappiamo troppo poco.»

Il giovane annuì, guardandola. Era ovvio che capiva la loro situazione.

«Se mi è concesso parlare», gridò il droide dorato dall’altra parte della sala, «penso che questa registrazione sia uno spettacolo francamente sconvolgente. I meccanismi viventi di tutti i tipi non possono che sentirsi profondamente rivoltati da questo perverso...»

Urla di derisione provenienti un po’ da tutta la sala soffocarono la sua voce. Mentre i proiettori ritornavano nei loro alloggiamenti sotto il pavimento, i Ribelli restarono immobili sul loro gradino sotto la poltrona del governatore. La principessa Leia scese di un altro gradino. «Bakurani», gridò, «qualunque cosa pensiate dei droidi, lasciate che adesso vi racconti la mia storia.»

Gaeri appoggiò il mento su una mano. La principessa ribelle tese un braccio, nella posa classica di un oratore. «Mio padre, Bail Organa, era viceré e primo ministro del sistema ci Alderaan, un fedele ufficiale della repubblica fin dai tempi delle Guerre dei Cloni.

«Quando il senatore Palpatine si proclamò imperatore, mio padre tentò di lavorare per la riforma del sistema. Ma qualunque tipo di cambiamento si rivelò impossibile. L’Impero non è mai stato interessato alle riforme. Tutto quello che vuole è potere e ricchezza.»

La bocca di Gaeri si contrasse. Vero, anche se limitativo. Il sistema imperiale scoraggiava il cambiamento e cercava di costruire una stabile e fiorente economia. Si agitò sulla poltrona a repulsione.

«Ero poco più di una bambina quando cominciai a servire mio padre come corriere diplomatico e non molto più vecchia quando fui eletta al senato imperiale.» Lanciò uno sguardo obliquo al governatore Nereus. «La ribellione era già in corso e come l’imperatore di certo aveva indovinato, io non ero l’unico giovane senatore che vi era coinvolto. Mio padre aveva appena dichiarato il suo aperto appoggio quando fui catturata da uno dei lacchè dell’imperatore, lord Darth Vader e portata a bordo della prima Morte Nera.

«L’Impero sostiene che Alderaan fu distrutto come esempio di quello che poteva accadere ad altri mondi che favorissero la sedizione. È vero solo in parte. Ero a bordo della Morte Nera quando accadde. Vidi dare l’ordine. Fu dato per cercare di costringermi a fornire delle informazioni che io rifiutavo di rivelare.»

Il governatore Nereus oscillò in avanti. «Principessa Leia, adesso basta... a meno che non vogliate essere arrestata seduta stante per i vostri crimini passati.»

La principessa Leia sollevò il mento in segno di sfida. «Governatore, non faccio che rafforzare la vostra posizione. L’Impero governa attraverso il terrore. Ho solo dato ai Bakurani altre ragioni per temervi.»

Ma non per rispettarlo. Gaeri incrociò le caviglie, disposta per il momento ad ascoltare il punto di vista dei Ribelli, se non a sottoscriverlo. Quello che era successo ad Alderaan avrebbe potuto succedere anche a Bakura, se i Ribelli non avessero distrutto quella Morte Nera. Due senatori lanciarono occhiate sospettose verso il governatore.

«Dopo la distruzione di Alderaan», continuò piano la principessa Leia, «mi rifugiai nel quartier generale dell’Alleanza. Ho vissuto con i suoi capi, spostandoci di continuo perché l’Impero non ci dà tregua. La nostra intenzione è di aiutarvi», gridò. «L’Alleanza ha mandato uno dei suoi migliori capi militari, il comandante Skywalker dell’ordine dei cavalieri Jedi.»

Jedi? Presa in contropiede, Gaeri afferrò istintivamente il pendaglio che portava al collo, l’anello mezzo bianco e mezzo nero che rappresentava l’equilibrio cosmico. La sua religione considerava con orrore i Jedi, che avevano sovvertito l’universo con la loro sola presenza. Per ogni altezza ci doveva essere una profondità e ogni volta che un individuo conquistava per sé un tale potere faceva sì che qualche innocente, da qualche parte, fosse diminuito nelle sue facoltà. Gli avidi Jedi si gloriavano delle loro capacità senza pensare agli sconosciuti che, incrementando il loro potere, avrebbero distrutto. La loro scomparsa era divenuta una parabola. La morte di entrambi i genitori aveva spinto Gaeriel a cercare conforto nella religione: accordava una grande importanza a una simile lezione morale. La dottrina dell’equilibrio cosmico era stata per lei una grande consolazione.

Ma se qualche Jedi fosse sopravvissuto? Il comandante Skywalker sembrava tanto giovane e non corrispondeva per niente all’idea che si era fatta di un Jedi, tranne che per quella sua profonda intensità. Quando aveva parlato le era sembrato che le guardasse attraverso. Sembrava quasi che ascoltasse i suoi pensieri.

Poteva un singolo Jedi essere tanto potente da far sì che il cosmo evocasse gli Ssi-ruuk, riducendo un così gran numero di umani allo stato di energia in un circuito droide, per bilanciare il suo crescente potere?

Si voltò. Gli occhi azzurri la sondarono di nuovo.

Sbatté le palpebre e lo fissò furiosa, senza distogliere lo sguardo finché non lo fece lui, così da avere la soddisfazione di vederlo per un attimo perdere la sua compostezza. La guardò di nuovo, poi mosse uno stivale e rivolse gli occhi a terra.