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«Mi dispiace», sussurrò Luke tenendo gli occhi davanti a sé, «ma ho dovuto. Non ci possiamo permettere quello che stavi per fare.»

«Ci penso io a controllarmi, grazie tante.»

Leia si voltò e si mise a camminare all’indietro. «Che cosa c’è che non va, Luke?»

Non Han. Luke.

«Niente.» Luke scosse la testa. «Devo parlare con... con un paio di quei senatori. E il comandante Thanas ha promesso che ci saremmo incontrati oggi. Andiamo a vedere che cosa c’è di interessante nei dati che ci hanno trasmesso.»

8

La loro guida/autista li accompagnò di nuovo con il tram attraverso il complesso Bakur, poi li scortò a un appartamento al secondo piano. Nello stesso istante in cui la porta si chiudeva dietro Chewie, Han si voltò di scatto. Leia indovinò quello che stava per dire dalla sua faccia scura. Era una faccia che avrebbe fatto cagliare anche il latte di un Bantha.

«Gli hai detto troppo.» Agitò un braccio. «Specialmente sulle truppe di Endor. Quegli Imperiali non hanno nessun bisogno di sapere che le nostre truppe sono esauste. Raccoglieranno ogni nave per un raggio di parsec tutto intorno a Endor e spazzeranno via la flotta.»

«No, non lo faranno. Non riescono a mettersi in contatto con l’Impero. Hanno già provato.» Sollevata, si appoggiò le mani al petto e guardò negli occhi scuri e brillanti di Han. Si era aspettata una predica su quell’alderaaniano rinnegato. Per un istante il suo mondo scomparso era tornato alla vita... memorie dolci e amare. La politica imperiale non era mai stata popolare su Alderaan. Era raro, e sospetto, trovare qualcuno che si offrisse volontario per servire l’Impero.

«Be’, comunque», borbottò, «non raccontargli tutte queste cose.»

«Crederanno...» cominciò Leia.

«Un momento», interruppe Luke. «Anche voi avete sentito l’umano al servizio degli alieni dire che erano venuti ‘dietro invito del vostro imperatore’? Questi Bakurani sembrano non dare alcuna importanza alla cosa.»

«Io l’ho sentito.» Leia si allontanò da Han. «Sto cercando un modo per servirmene.»

«Bene.»

«Ma tu...» cominciò Leia di nuovo.

«Lasciate perdere», suggerì Han. Fece il giro della stanza principale dell’appartamento, guardando in tutti gli angoli, e scrutando ogni parete dal soffitto al pavimento. Rivestita di legno chiaro, la stanza aveva un’unica lunga finestra che guardava su uno dei giardini. Un’area ribassata esagonale fungeva da salotto, tappezzata di tessuto verde e con molti cuscini blu che galleggiavano a diversi centimetri da terra. Han li rovesciò tutti, poi cominciò a battere sulle pareti. «Io vi confesso che preferirei di gran lunga dormire sul Falcon.»

«Io no», sospirò Leia.

3BO era accanto alla porta, con una mano che copriva il bullone di costrizione come se se ne vergognasse. A volte il suo programma pseudoemotivo la divertiva molto. «Signore, i droidi non hanno alcun bisogno di riposare. Posso suggerire a voi umani di dormire un po’? C1 e io staremo di guardia...»

Da sotto un lampadario, C1 lo interruppe con uno strombettio di derisione.

Han si fermò davanti a una lunga parete curva che vantava il murale in tempo reale di una foresta. I rami degli alberi si muovevano spinti da un vento invisibile. Scrutò ogni foglia nel minimo dettaglio.

Leia scosse il capo. Non aveva dubbi che gli Imperiali li stessero ascoltando. Probabilmente dall’altro lato del complesso c’erano sensori vocali puntati su quella stanza. Era del tutto inutile cercare microfoni.

Disse: «È ovvio che la vera autorità qui su Bakura è Nereus. Ma sta cercando di tenere calmi i Bakurani facendogli credere che partecipano al governo».

Han si voltò e si appoggiò al murale. «Puoi scommetterci. Ed è nervoso come una scimmia al pensiero di avere delle navi ribelli nel suo sistema.»

«Ma il popolo non lo è», insisté Leia.

«No», confermò Luke. «Il popolo vuole solo sopravvivere. È così Nereus», aggiunse seccamente.

«E quindi una volta che si sentirà al sicuro», congetturò Han, «ci si rivolterà contro e ci spazzerà via... se non facciamo attenzione.»

«Faremo attenzione.» Luke si girò verso il centro comunicazioni. «C’è un messaggio registrato», aggiunse, sorpreso. Si avvicinò e toccò un comando.

Han sbirciò da dietro le spalle di Luke. Leia si infilò fra di loro. La testa e le spalle di un ufficiale imperiale apparvero sullo schermo tri-D: volto stretto e lungo, corti e radi capelli ricci. «Comandante Skywalker, abbiamo bisogno di parlare, come d’accordo. Quando può raggiungermi nel mio ufficio?» Lo schermo tornò scuro.

«Il comandante Thanas», mormorò Luke.

«Dov’è il suo ufficio?» chiese Han.

«Probabilmente in questo stesso complesso. Adesso vediamo.»

Leia si allontanò dal microfono. «Vieni, Han.» Per un paio di minuti non voleva vedere altri Imperiali. Questo posto cominciava a renderla nervosa. Ogni volta che si voltava le sembrava di cogliere con la coda dell’occhio il roteare di un mantello nero. Vader era morto! Sconfitto! Non doveva lasciare che vecchie memorie la distraessero dal suo lavoro.

Luke disse all’unità incassata nel muro: «Credo che il comandante Thanas abbia lasciato un messaggio per me...»

Silenzio. Poi: «Sì, perfetto. Sarò lì fra un’ora circa». Tornò verso il salotto.

«Be’?» chiese Leia.

Luke unì le mani dietro la schiena. «Abbiamo di nuovo le navi ssi-ruuvi nel cortile di casa. Thanas dice che ha tutto l’aspetto di un blocco, appena fuori della zona di fuoco della rete difensiva. Approssimativamente a una distanza orbitale pari a quella della seconda luna di Bakura. E io sono stato, ehm, invitato al presidio imperiale.»

«Da solo?» esclamò Leia.

Luke annuì.

«Non farlo», disse Han. «Chiedigli un incontro in terreno neutrale.»

Luke scrollò le spalle. «Su Bakura non ci sono terreni neutrali. Probabilmente lassù ha degli strumenti migliori per aiutarci a discutere di quanto si potrebbe trovare qui nel complesso Bakur.»

«Allora porta con te Chewie. Questo Thanas ti potrebbe arrestare solo perché sei un Jedi. E lasciamo perdere il fatto che hai fatto fuori l’imperatore.»

«Ma io non...»

«Non credono neppure che l’imperatore sia morto, ora», interruppe Leia. «Ma porta Chewie comunque. Anche disarmato è un combattente formidabile.»

Han tormentava l’imboccatura del fulminatore. «Quanto tempo ti ci vorrebbe per chiamare aiuto?»

«Ho un comlink. Potrei fare arrivare una squadriglia di caccia Ala-X dalla Flurry in orbita nel giro di... oh, nel giro di un’ora.»

«Potrebbe essere troppo tardi», insisté Leia. Il Wookiee ruggì la sua approvazione.

«Io penso che dovrei restare qui», suggerì 3BO.

«Han, Leia, Chewie... so badare a me stesso.» Luke si lasciò cadere su uno dei sedili nell’area ribassata, facendo volare via i cuscinetti blu in tutte le direzioni. «Più ci comportiamo come se ci fidassimo di loro, più ci daranno retta. Leia ha fatto grandi progressi in senato.»

«Non abbastanza.» Leia strinse le labbra. «Intavolare un dialogo franco è l’unico modo di giungere alla fine a un trattato duraturo con questa gente, che potrebbe poi portare alla defezione di un gran numero di Imperiali scontenti.»

«Avanti.» Han agitò un braccio. «Ditemi pure che vi sentite a vostro agio a lavorare con questa gente, voi due. Ma ditelo guardandomi negli occhi.»

«Be’...» Leia guardò Luke in cerca di sostegno. Luke sollevò un sopracciglio. «No», ammise Leia.

«Mmm, no», rispose Luke. «Non mi sento a mio agio. Mi sento sulle spine.»

«Giusto», disse Leia. «Ma il disagio non deve interferire con i negoziati. Da qualche parte dobbiamo pur cominciare. Facciamo che sia Bakura.»

Luke si schiarì la gola. «Preferirei comunque portarmi dietro C1.»