Выбрать главу

Thanas si grattò il collo, cercando di apparire rilassato. Ma le rughe di stanchezza attorno ai suoi occhi erano diventate più profonde. «Se anche lo sapessi, non sarei autorizzato a dirglielo.»

«Ma non lo sa.»

Thanas si limitò a restituire il suo sguardo. Se mai fosse stata conclusa, sarebbe stata una tregua piena di tensioni.

«Abbiamo bisogno di discutere la situazione tattica attuale», suggerì Luke. «Secondo i dati in mio possesso, fra tutti e due abbiamo due incrociatori, sette cannoniere di medie dimensioni e circa quaranta caccia monoposto, due terzi dei quali attualmente schierati sulla rete difensiva e un terzo a terra per riparazioni. Le tornano i conti?»

Thanas concesse a Luke un mezzo sorriso divertito. «Ottimi calcoli. In più voi avete il vostro trasporto irregolare.»

«Certo.» Luke si mosse sulla sedia a repulsione. «Siete riusciti a valutare la forza della flotta ssi-ruuvi?»

Thanas annuì. «All’interno del sistema, qui, tre incrociatori. Due navi di media dimensione sono tenute indietro, oltre l’orbita del quarto pianeta: pensiamo che si tratti di navi d’assalto planetario. Circa quindici navi più grandi o navi vedetta appena fuori della rete difensiva. E nessuno sa quanti piccoli caccia, o quale delle navi li trasporta. Forse tutte.»

Descritta così, semplicemente, la situazione sembrava ancora più brutta. «Da dove provengono le vostre informazioni?» chiese Luke, curioso di sapere che cosa era disposto a rivelare Thanas sulla sua rete informativa all’interno del sistema.

Thanas sollevò un sopracciglio. «Le solite fonti», rispose. «E le vostre?»

«Occhi aperti.»

La loro conversazione fu punteggiata da molti altri frustranti stalli simili a questo, ma quando Luke si alzò, due ore più tardi, aveva una comprensione migliore della situazione tattica, dati precisi sui vettori orbitali della rete difensiva, e qualche altra interessante curiosità di svariato genere, il tutto registrato nella memoria di C1.

«Comandante Skywalker», disse Thanas a bassa voce. «Mi chiedo se mi concederebbe di assistere a una dimostrazione dell’uso di quella spada laser. Ne ho sentito parlare moltissimo.»

«Penso che sia meglio di no.» Luke cercò di mantenere un tono educato. «Non vorrei mettere in allarme le sue truppe.»

«Non si allarmeranno.» Thanas toccò un altro comando sulla sua scrivania. La porta si aprì. Due soldati in armatura bianca entrarono. «Vorrei tenere qui il suo droide astromeccanico. Voi due: prendetelo in custodia.»

«Preferirei tenere C1 con me.» Luke non credeva che Thanas dicesse sul serio, ma sganciò, sollevò e accese la spada laser in un unico movimento. Nonostante tutta la sua disponibilità a discutere, Thanas ragionava da Imperiale. Voleva una dimostrazione. L’avrebbe avuta.

I due soldati spararono a distanza di un millisecondo l’uno dall’altro. Luke fece una piroetta fra i fasci di energia e li deflesse. Piccole fiamme languirono e si spensero sulle pareti grigie dell’ufficio di Thanas.

«Cessate il fuoco.» Thanas sollevò una mano. «Potete andare.»

I soldati uscirono.

«Non capisco.» Luke rimase in guardia, con la spada ancora accesa. «Avrebbe potuto perdere due uomini.»

Thanas stava ancora fissando la ronzante lama verde. «Non credo che lei li avrebbe uccisi. Avrei dovuto arrestarla, se lo avesse fatto. E non credo che lei avesse molta voglia di trovarsi a dover combattere contro tutto il presidio per poter uscire da qui.»

Luke si sforzò di tenersi in contatto con la sua calma interiore. «Sarei stato in grado di farlo.»

Avvertì nell’uomo più anziano una traccia di divertimento. Forse Thanas era ostile più per abitudine professionale che per un’autentica lealtà verso l’Impero, ma Luke ancora non si fidava di lui. Spense la spada. «Devo controllare i danni sostenuti dalle mie navi, comandante.»

Thanas annuì. «Può andare. E porti il suo droide con sé.»

Luke infilò il pollice nella cintura. «Il mio shuttle è tornato al complesso Bakur. Apprezzerei molto un passaggio fino alla piattaforma dodici allo spazioporto.»

Thanas esitò a lungo, poi sorrise. «D’accordo.»

Se Thanas voleva impedire a Luke o ai suoi amici di lasciare Bakura, ne aveva già avuto ampia occasione.

Un sottufficiale accompagnò Luke a un veicolo a repulsione. Tutti i suoi dolori erano ritornati. A quanto pare stava diventando davvero una giornata lunga. Si fece un elenco mentale delle cose da fare: mettersi in contatto con Leia e dirle che era tornato dal presidio sano e salvo, assicurarsi che il Falcon non fosse stato toccato, assicurarsi che i caccia venissero tenuti pronti e che i piloti si riposassero...

Improvvisamente Luke si rese conto che era più di un’ora che non pensava a quella straordinaria senatrice bakurana. Cercò di nuovo di scacciare il ricordo della sua immagine e di come la sua aura nella Forza aveva aumentato la propria. Non era questo il momento né il luogo di farsi distrarre da desideri personali. Certo, era stato molto più facile dimenticarlo mentre era circondato da Imperiali.

Ma nemmeno la prima Morte Nera era stata il posto o il momento giusto per abbandonarsi al romanticismo, eppure il suo disperato amore per Leia aveva messo in moto tante cose. Se solo Gaeriel Captison fosse stata in pericolo e avesse avuto bisogno di aiuto...

Poco tempo dopo il decollo dello shuttle di Skywalker dal presidio, Pter Thanas stava picchiettando sovrappensiero un coltellino a serramanico in madreperla di Alzoc sul ripiano della sua scrivania. Aveva rintracciato la nave da carico fuorilegge; era parcheggiata nella piattaforma dodici dello spazioporto civile. Un’informazione importante, ma non ancora vitale.

Aprì una delle lame del coltello e la soppesò in mano. Non avrebbe mai potuto ammettere davanti al giovane Skywalker da quanto tempo desiderava vedere una spada laser in azione. Quando Vader e l’imperatore avevano spazzato via i Jedi, aveva perso ogni speranza. Era affascinante il modo in cui aveva respinto il fuoco dei laser. Il suo uso in combattimento sarebbe stato limitato, certo, ma innegabilmente faceva impressione.

E lo stesso si poteva dire del giovane che la portava. Ora capiva perché la ricompensa offerta per la sua cattura era stata così alta.

Thanas cercò di immaginare che cosa avrebbe potuto fare con tutti quei crediti. Era stato trasferito qui, in questo pianeta dimenticato da tutti, dopo essersi rifiutato di spazzare via un villaggio di minatori/schiavi Talz su Alzoc III.

Non che stesse cercando di fare l’eroe... Aveva solo aumentato le razioni alimentari dei minatori. La maggior parte delle creature senzienti lavora di più se ben nutrita, e comunque i magazzini erano sempre pieni. Non avrebbe mai potuto sospettare che i pelosi Talz a quattro occhi avessero individuato in lui il loro benefattore. Un giorno, nelle miniere, si era avvicinato troppo a un pozzo. Tre Talz si erano gettati a salvarlo. Era a loro che doveva la propria vita.

Sei mesi standard più tardi, un colonnello dotato più di avidità che di buon senso ridusse di nuovo le razioni alimentari. Il capo del villaggio Talz protestò, in modo molto cauto e rispettoso. Il colonnello ordinò che il villaggio fosse distrutto, come esempio per gli altri minatori. Thanas ignorò l’ordine. Il colonnello mandò le sue truppe, distrusse il villaggio, poi ordinò a Thanas di salire a bordo della sua nave «in attesa di trasferimento ad altra sede».

Thanas sorrise, amaro. Gli avevano detto che doveva considerarsi fortunato: se avesse tentato un trucco del genere con lord Vader sarebbe morto strangolato nel giro di un’ora. Invece, era stato confinato su Bakura, in un mondo isolato, a fare un lavoro malpagato con ben poche speranze di tornare a essere assegnato a un mondo centrale.

Di nuovo pensò a quella ricompensa... e alla possibilità di andare in pensione in anticipo. Accarezzò il manico iridescente. Avrebbe potuto risposarsi e vivere tranquillo su qualche mondo non allineato. La ricompensa per la cattura di Skywalker lo tentava, ma se c’era qualcuno su Bakura che avrebbe intascato quei crediti era il governatore Wilek Nereus.