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Thanas si accigliò, ripiegò la lama nel coltello e se lo fece scivolare in tasca. Niente pensionamento anticipato, per lui. Non era nemmeno stato capace di respingere l’attacco degli invasori alieni con l’aiuto... dell’Alleanza Ribelle. Ormai non avrebbe mai più lasciato Bakura.

Leia rimosse il messaggio di Luke dallo schermo e passò al file successivo. Una memoria fotografica adesso le sarebbe stata veramente utile. Tutti questi dati... ci sarebbero volute settimane per memorizzarli tutti. Da C1 già sapeva che Bakura aveva una tecnologia di livello informatico, una manifattura di bobine levitanti (grazie ai ricchi depositi minerali nelle montagne a nord di Salis D’aar), che esportava con successo e inoltre coltivazioni di alberi di namana, un legno tropicale che forniva stupefacenti margini di profitto. Altre notizie interessanti: i discendenti del capitano della prima nave della corporazione Bakur giunta sul pianeta erano sempre stati, almeno di nome, a capo dello stato; ed era il senato, non la piccola popolazione, a eleggere i senatori che avrebbero preso il posto dei loro colleghi defunti o che si erano dimessi.

Ora, rifletté, il senato di Bakura era semplicemente un organo deputato all’approvazione di tutto quello che il governatore imperiale Wilek Nereus faceva. Le sarebbe piaciuto parlare in privato con qualche cittadino e scoprire quanto erano diffusi i sentimenti anti-imperiali su cui i Ribelli avrebbero potuto contare.

Sbadigliò poderosamente, poi si stiracchiò e inclinò la sua sedia a repulsione. I piedi di Han si intravedevano sulla soglia della sua camera da letto. L’appartamento che gli avevano assegnato aveva quattro stanze private, due con una finestra e due con un murale in tempo reale. Se Han si era addormentato sul pavimento mentre cercava di studiare i dati portati da C1, erano affari che non la riguardavano.

Anche vedere quel pezzettino di lui le faceva salire la pressione. Che faccia tosta! Pensare che lei potesse flirtare con un ufficiale imperiale che un tempo era stato un alderaaniano. Un rinnegato, un traditore.

Chewbacca non dava segno di vita. 3BO probabilmente era ancora dove lo aveva lasciato, collegato al centro comunicazioni vicino alla porta e Luke...

Una volta partito Luke era riuscita a calmarsi un po’. Non avrebbe dovuto infuriarsi così ogni volta che qualcosa le ricordava che Vader era loro padre. Perfino Han aveva avuto la sensibilità di non fare commenti o battute quando, su Endor, lei aveva ingoiato il proprio orgoglio e gli aveva detto di Vader. Anzi, non aveva detto proprio niente, si era limitato ad abbracciarla. Con tutto quello che Darth Vader gli aveva fatto... mandargli dietro la peggior feccia della galassia, usarlo come cavia per controllare che l’unità di congelamento a carbonio non uccidesse il soggetto, bruciacchiare e sforacchiare la sua preziosa nave con il cannone laser del suo caccia TIE... be’, sembrava che Han non avesse intenzione di prendersela con lei o Luke per nessuna di queste cose. E quindi, fintanto che evitava tutti e tutto quello che le ricordava Vader o la Forza, era a posto.

Facile a dirsi, in questa missione, circondata com’era da Imperiali. Controllati, si ordinò.

«Padrona Leia?» fece la voce di 3BO.

Andò sulla soglia della sua camera. «Che cosa c’è?»

«Un messaggio per lei da parte del primo ministro Captison.»

«Passamelo sul terminale in camera da letto.» Si affrettò a tornare al suo schermo tri-D. La porta della sua camera si chiuse scorrendo su una rotaia con minima frizione. Non aveva mai visto un uso così esasperato di microunità a repulsione.

Leia si sedette. Avrebbe riconosciuto l’immagine anche senza l’annuncio di 3BO. Composta, lo salutò rispettosamente. «Spero che il senato abbia deciso in nostro favore, primo ministro.»

L’uomo sorrise con la triste e dignitosa autorità che le ricordava tanto Bail Organa. «Non abbiamo ancora raggiunto una conclusione», fece sapere. «Voi e il vostro seguito siete alloggiati comodamente?»

«Sono felice di avere l’occasione di parlare così a lungo con la vostra gente, ma ci aspettiamo qualche difficoltà nel convincere i militari imperiali che siamo qui solamente per fare un lavoro e poi andarcene.»

«Altezza.» Il tono del primo ministro era un gentile rimprovero. «Non è per questo che siete qui, non è vero?» Captison alzò una mano. «Va bene. La nostra gente ha bisogno di qualche distrazione. È più di una settimana che non hanno che gli Ssi-ruuk a cui pensare.»

«Capisco», mormorò Leia. «Che cosa posso fare per lei, primo ministro?»

«Voi e il vostro seguito potreste unirvi a me per cena. Alle diciannove, a casa mia.»

Più di ogni altra cosa avrebbe voluto appoggiare la testa sul cuscino e dormire, ma... «Ne saremo lietissimi», rispose. Avrebbe anche potuto essere una gradevole distrazione e magari segnare il momento di una vera svolta. «Accetto, anche a nome del generale Solo e del comandante Skywalker.» E Chewie? pensò all’improvviso. Non sarebbe certo stato il benvenuto, non con le idee che questa gente aveva sugli alieni. Be’, sperava che il Wookiee avrebbe capito. Almeno così avrebbe potuto dormire, lui. «Grazie di cuore.»

«Manderò qualcuno a prendervi poco dopo le diciotto e trenta. Oh», aggiunse, «ho invitato anche il governatore Nereus. Sarà un’occasione per comunicare apertamente in modo informale.»

Questo sì che l’avrebbe tenuta sveglia. «È stato un pensiero gentile da parte sua, primo ministro. Grazie.» Leia spense lo schermo. Era davvero una splendida opportunità. Era il momento giusto per chiedere agli Imperiali che cosa ne pensavano del fatto che l’imperatore Palpatine avesse invitato gli Ssi-ruuk ad accomodarsi nella loro galassia.

Sperava tanto che Luke tornasse dallo spazioporto in tempo per rimettersi in ordine.

Sperava tanto che Luke tornasse, punto.

9

Quando Dev ebbe finito di togliere l’ultima nauseabonda chiazza di cibo dalla parete era passata già un’ora. Doveva presentarsi all’anziano Sh’tk’ith, cioè Scaglia Blu, prima di fare il bagno di mezzo ciclo. Non che sentisse il bisogno di essere rinnovato, ma se Scaglia Blu pensava che Dev lo stesse evitando, avrebbe scavato più a fondo. Scaglia Blu era incredibilmente sensibile ai cambiamenti dell’odore di Dev. E poi aveva un grande talento per il controllo ipnotico, anche se era cieco alla Forza come il resto degli Ssi-ruuk. Dev avrebbe dovuto essere in grado di resistergli, perché la semplice ipnosi non era niente in confronto al potere della Forza.

Ma purtroppo lui non sapeva come controllarla e servirsene e non c’era nessuno che potesse insegnargli come fare.

Aveva sentito la presenza di un suo simile. E se davvero ci fosse stato un autentico Jedi là fuori? Gli Ssi-ruuk certo sarebbero stati molto interessati a scoprire un altro Jedi, ma Dev non voleva ancora che Scaglia Blu lo sapesse.

D’altra parte, forse non sarebbe stato un male se lo scoprivano. Lo avrebbero cercato e Dev avrebbe avuto un amico umano. No, la Forza... un concetto che sua madre gli aveva insegnato molto tempo prima del fatale giorno dell’invasione... era molto più potente nello straniero. Dev non sarebbe più stato al centro dell’attenzione dei suoi padroni. D’altra parte, lo avrebbero finalmente intecnato. Con passo leggero si diresse su per il largo corridoio. Nel suo percorso incrociava diversi Ssi-ruuk di passaggio, che camminavano in entrambe le direzioni con passo svelto, le teste massicce dondolanti. Alcuni portavano dei proiettori ionici, perché a volte i P’w’eck, per lo stress del combattimento, si rivoltavano perfino contro i loro padroni.

D’altra parte, e Dev rallentò di nuovo, avrebbero potuto intecnare lo straniero. Gli umani urlavano sulla sedia dell’intecnamento. Uno in cui la Forza scorreva tanto potente avrebbe potuto proiettare così forte il suo dolore da uccidere Dev.