No, no. Solo il corpo provava dolore.
E se si fossero trovati davanti a un vero Jedi, un individuo completamente addestrato?
Dev entrò in un turboascensore e si diresse verso il posto dove solitamente lavorava Scaglia Blu, nel ponte dove venivano costruiti i droidi da combattimento. Scaglia Blu però non era lì. Diversi piccoli P’w’eck marroncini erano chini su alcune delle piramidi coperte di antenne, recuperate con il raggio traente. Questa squadra era composta da individui giovani, con la coda corta e che si muovevano a scatti. I droidi recuperati, una volta riparati, sarebbero stati pronti per il nuovo gruppo di prigionieri da intecnare.
Dev rimase a guardare per un po’. I P’w’eck sbrigavano i loro compiti senza alcuna apparente soddisfazione. Erano una razza di stupidi servi che somigliavano solo superficialmente ai loro eleganti, forti padroni. Occhi infossati e pelle raggrinzita mostravano che i giovani P’w’eck non facevano nulla per mantenersi in salute, arrivando perfino a non nutrirsi abbastanza. In confronto a loro i droidi da combattimento apparivano ancora più splendidi.
Salì fino al ponte di comando e mandò uno degli avanzatissimi droidi della sicurezza in cerca di Scaglia Blu. Lui aspettò fuori. Il ponte di comando era circondato da una rete conduttiva che stabilizzava i campi gravitazionali ed evitava gli sbalzi di energia durante la battaglia. Come ogni reattore però, poteva andare a massa e un colpo diretto proveniente da una nave abbastanza potente avrebbe sovraccaricato la rete e trasformato il ponte di comando in una trappola mortale. L’ammiraglio Ivpikkis stava molto attento a non lasciare mai che una nave ostile dotata di sufficiente potenza di fuoco arrivasse ad avere a tiro la Shriwirr.
Nemmeno il droide riuscì a trovare Scaglia Blu. Sentendosi sempre più ansioso, Dev provò ad andare nella sala di intecnamento del padrone Firwirrung.
Scaglia Blu era nel corridoio e stava dando ordini a un gruppo di P’w’eck. Dev rimase a una certa distanza, rispettoso. Una volta allontanatisi i P’w’eck, si avvicinò. «Mi volevate vedere, anziano.»
Scaglia Blu aprì un portello. «Vieni.»
Una volta dentro, Dev si guardò intorno cautamente. Non era uno dei soliti ambienti di lavoro di Scaglia Blu. In un angolo delle ringhiere alte fino al ginocchio e alla vita circondavano uno spazio ribassato di un metro quadro circa. C’era un cancello, che una volta chiuso avrebbe formato un recinto. Sembrava quasi una gabbia per P’w’eck. A volte i piccoli servi venivano portati via e puniti, ma Dev non lo aveva mai visto fare. Cominciò a sentirsi prendere dal panico. «Lì?»
«Sì.» Scaglia Blu scivolò dietro il tavolino. Dev non aveva alternative. Entrò nella gabbia.
Scaglia Blu premette qualche cosa contro la sua spalla. «Puoi appoggiarti alle sbarre, se vuoi.»
Normalmente, Scaglia Blu iniziava le sedute di rinnovamento invitandolo a stendersi a terra e a mettersi comodo. Ma almeno non sembrava che lo stesse per punire... finora. «Che cosa desidera?» fischiò Dev a disagio. «Cosa posso fare per compiacerle, padrone?»
«Parlami.» Scaglia Blu sistemò la sua lucida mole accanto a Dev. «Come va il tuo progetto?»
Improvvisamente euforico per l’attenzione del suo anziano, Dev appoggiò il peso alla sbarra superiore. «Va molto bene. Adesso sto cercando di tradurre l’annuncio che abbiamo trasmesso a Bakura qualche settimana...»
«Basta così», disse Scaglia Blu. Chinò la grossa testa e guardò Dev da vicino con uno dei due occhi.
Dev gli sorrise, contento.
«Sei un umano», gli ricordò Scaglia Blu. «Pensa per un attimo a ciò che significa questo.»
Dev si alzò una manica e guardò il suo braccio, dalla pelle soffice e coperto di leggera peluria. «Vuol dire che sono... inferiore.»
«Ne sei certo?»
Confuso e sconvolto, Dev chiuse gli occhi. Nei recessi più profondi della sua mente qualcosa, qualcosa di controllato e represso ma fetido e odioso, si liberò, e...
L’enorme rettile si avvicinò ancora. Dev urlò e colpì la sua zampa anteriore.
«Più forte», fischiò il mostro. «Puoi fare meglio di così, debole, inferiore umano.»
Stringendo i denti, Dev affondò un pugno nella zampa del rettile con tutta la sua forza. «Avete distrutto il mio mondo. Avete ucciso i miei genitori, la mia gente. Li avete tutti uccisi, assorbiti, assassinati, mutilati...» La voce gli mancò, soffocata dai singhiozzi.
«Niente di nuovo per cui essere arrabbiato?»
Dev alzò i pugni. Che cosa stava cercando di fare il rettile? Estorcergli delle informazioni? Questa volta non ne avrebbe avute.
Il mostro si avvicinò e gli soffiò in faccia il suo fetido respiro da rettile. «Ti piacerebbe colpirmi con un pugno in quest’occhio, scommetto.»
Dev guardò l’occhio. Sembrò crescere, e circondarlo di tenebra, risucchiarlo. Dev cadde nelle sue profondità nere, cercando di aggrapparsi agli ultimi scampoli di libertà.
Cadde.
Sopraffatto dall’orrore, giacque rannicchiato sul freddo pavimento del ponte. Aveva insultato Scaglia Blu. Non osava nemmeno immaginare che cosa gli sarebbe capitato ora.
«Dev», chiamò Scaglia Blu a voce bassa, «non dovresti dire cose come quelle.»
«Lo so», ammise, infelice.
Scaglia Blu trillò, emettendo un soffice e ritmico suono con la gola: «Ci devi molto».
Come poteva aver mai pensato il contrario?
«Dev», fischiò Scaglia Blu.
Alzò lo sguardo.
«Sei perdonato.»
Dev sospirò profondamente e si tirò in ginocchio, afferrando la più bassa delle sbarre.
«Ecco, Dev.» Scaglia Blu gli fece vedere una siringa. Grato, Dev abbassò una spalla e si fece pungere di nuovo. La sua vergogna sparì come per magia.
«Ti ho fatto arrabbiare deliberatamente, Dev. Per mostrarti quanto vicina alla superficie sia la tua rabbia. Non devi mai arrabbiarti.»
«Non succederà più. Grazie. Mi dispiace.»
«Cos’era che ti ha così turbato questo pomeriggio, Dev?»
Ricordava vagamente di essersi ripromesso di non dirlo, ma non riusciva a ricordare perché. Gli Ssi-ruuk lo proteggevano e soddisfacevano tutti i suoi bisogni. Gli davano piacere, anche quando non se lo meritava.
«È stata una cosa insolita», cominciò. «Ho avvertito qualcun altro che usava la Forza, molto vicino.»
«Qualcuno che usava la Forza?» ripeté Scaglia Blu.
«Qualcuno come me. Non che io mi senta solo, ma il simile cerca il simile. Mi piacerebbe poterlo incontrare, ma dev’essere un nemico della nostra flotta, perché è arrivato con quelle navi nuove. Mi ha reso molto triste.»
«Lui? Era un maschio?»
Dev sollevò la testa con uno sforzo e sorrise a Scaglia Blu. Qualunque cosa avesse messo in quella siringa, gli stava facendo venire un sonno terribile. Riusciva a malapena a muoversi.
«Forse me lo sognerò», bisbigliò e scivolò a terra.
Gaeriel era distesa in aria sopra un letto a repulsione circolare, con una coperta di pelliccia che l’avvolgeva da capo a piedi. Il letto era sospeso sopra un tappeto bello, ma piuttosto consunto. Yeorg e Tiree Captison avevano una delle case più eleganti di Bakura, o così aveva sentito dire, ma a mano a mano che le tasse imperiali aumentavano, perfino il primo ministro aveva dovuto rimandare a un altro momento le riparazioni o la sostituzione dei mobili più vecchi. Il nuovo salario di Gaeri aiutava un po’. Non le importava nulla di avere la dimora più elegante di Bakura, ma le importava della felicità di zio Yeorg e di zia Tiree.
Erano mesi che non aveva più avuto bisogno di un sonnellino pomeridiano; in più, non si sentiva affatto riposata. Si era svegliata in preda a un terrore gelido che il letto a repulsione non aveva fatto che peggiorare. Il Jedi Luke Skywalker le era apparso nel corso di un sogno orribilmente inquietante, mentre con l’aiuto di un campo di levitazione generato dai suoi poteri di Jedi si librava sopra di lei. Prima che potesse svegliarsi, la sua pelle e i suoi capelli si erano scuriti ed era diventato l’inviato degli Ssi-ruuk, Dev Sibwarra. Sibwarra si era abbassato lentamente verso di lei attraverso la coperta, succhiandole via la vita...