Frustrata, si liberò della coperta a calci e premette un pulsante sul muro. L’orchestra sinfonica imperiale iniziò a suonare una melodia rilassante tutt’attorno a lei. Quando era tornata dal Centro aveva parlato con entusiasmo dell’ultima conquista della tecnologia imperiale in fatto di riproduzione sonora, un sistema musicale idrodinamico. Come regalo di laurea, lo zio Yeorg aveva ordinato che uno di questi sistemi venisse incorporato nelle pareti della sua stanza. Ogni superficie, anche la lunga finestra, fungeva da altoparlante. La lunga stanza rettangolare era stata trasformata in una ovale, per avere un’acustica migliore.
Purtroppo, Wilek Nereus era l’unico su Bakura a possedere le registrazioni che potevano essere eseguite dal sistema. Tutti i dati, sia letterari sia musicali, dovevano provenire dal suo ufficio. Per adesso il suo interesse nei suoi confronti era rivolto dichiaratamente a contribuire alla sua educazione. Ma Wilek Nereus era un uomo che non faceva mai niente per niente.
Sopra di lei la melodia rallentò e gli ottoni attaccarono. Forse con i rinforzi della ribellione Bakura aveva qualche possibilità in più di respingere l’invasione. Oziosamente, in questo momento di rilassatezza, ripensò a come era stata attratta da Skywalker, il Jedi, prima di sapere che cos’era. Se avesse avuto dieci anni di meno, rifletté mentre si rotolava nel campo a repulsione, avrebbe probabilmente desiderato che lui fosse qualcos’altro e magari che potesse fermarsi un po’ di più sul pianeta... o che lei potesse tornare indietro nel tempo e dimenticare ciò che sapeva.
Ma la ruota cosmica si muoveva solo in avanti, creando scompensi che poi equilibrava, per tornare poi a ricrearli.
Il campanello suonò. Gaeriel si mise a sedere mentre la porta si apriva lentamente. Zia Tiree entrò, molto elegante nel suo abito blu con collare d’oro. «Ti senti meglio, Gaeriel? Ti è passato il mal di testa?»
Si sentì obbligata a dire la verità.
«Sì, Grazie.»
«Bene. Stasera a cena abbiamo degli ospiti. È una cosa importante. Per favore, vestiti bene.»
«Chi viene?» Gaeriel abbassò la musica. Non era da zia Tiree venire di persona. In genere usava l’intercom o mandava un domestico.
Tiree era immobile come un manichino. Come zio Yeorg, anche lei aveva servito per trent’anni Bakura. Il suo portamento impeccabile era diventato una specie di marchio di fabbrica. «La delegazione dell’Alleanza Ribelle e il governatore Nereus devono avere l’occasione di incontrarsi in terreno neutrale per potersi parlare. È nostro dovere fornirgli l’occasione di farlo.»
«Oh.» Accidenti. I Ribelli e Nereus? Per la seconda volta nel giro di due minuti, Gaeri desiderò ardentemente essere più giovane. Non sarebbe stata obbligata a partecipare, se fosse stata una bambina.
«Contiamo su di te perché tu gli impedisca di litigare, mia cara.»
E quindi era per questo che le aveva portato la notizia di persona: per essere sicura che Gaeri capisse l’importanza della situazione. Bakura aveva bisogno dei Ribelli per respingere l’invasione ssi-ruuvi, ma contrariare il governatore Nereus avrebbe potuto causare una nuova ondata di sanguinose rappresaglie. «Capisco.» Appoggiò i piedi nudi a terra. Da quanto tempo non camminava più a piedi nudi nel parco statutario? «Ci sarò. Vestita di tutto punto.»
Con sua sorpresa, la zia Tiree si sedette accanto a lei sul letto. «Siamo anche preoccupati dell’attenzione che Nereus sembra dedicarti», confidò a bassa voce. «Ancora non ha fatto dei passi espliciti, almeno da quanto ci hai detto, ma è venuto il momento di fargli capire che si deve fermare.»
«Sono d’accordo», esclamò Gaeri, sollevata di sentire la zia Tiree che parlava in questo modo.
«Ti ho messo a sedere vicino alla principessa Leia Organa, a meno che qualcosa non intervenga a modificare i miei piani.»
In altre parole, a meno che lo zio Yeorg non avesse delle idee sue su come disporre i posti a tavola. «Forse dovresti invitare il senatore Belden.» Un’altra faccia amica, un’altra voce cordiale, avrebbero reso tutto molto più sopportabile.
«Buona idea, mia cara. Vedrò se è libero. Tu intanto comincia a vestirti.» Tiree le diede un buffetto sulla spalla e uscì in fretta.
Gaeri sbadigliò e tornò a sdraiarsi sul letto, ma solo per un momento. Bakura aveva bisogno di lei. Era figlia del suo mondo, legata dai suoi doveri all’Impero, a Bakura e alla famiglia Captison.
Ma non in quell’ordine e non avrebbe voluto vivere in nessun altro modo. Era tempo di tornare al lavoro.
«Sono già qui, Luke.»
«Sto arrivando!» Luke tuffò la testa sotto il getto d’acqua e si sfregò la faccia alacremente. Mentre aiutava a calibrare le staffe dei motori di un caccia, uno spruzzo di lubrificante lo aveva preso in pieno. Ma non sarebbe mai finita questa giornata?
Si intimò di smetterla di lagnarsi; sembrava 3BO. Ma aveva davvero sperato di potersi immergere a lungo dentro una di quelle vecchie e care vasche da bagno planetarie. Dopo aver abitato per tanto tempo nei deserti di Tatooine, non avrebbe mai più dato per scontata la pioggia, o la possibilità di avere abbastanza acqua calda da poterci fare il bagno. Sfortunatamente, Leia gli era venuta incontro sulla soglia con la notizia del loro appuntamento per cena.
«Cercherò di guadagnare tempo», assicurò Leia attraverso il comlink.
Luke si precipitò a vestirsi con il suo abito bianco, poi raggiunse Han e Leia nella stanza centrale: Leia splendida con un lungo vestito rosso con una spalla scoperta e Han elegantissimo in un’uniforme nera di seta in stile militaresco, con profili argentati. Luke si chiese da dove, e nel corso di quale avventura dei suoi tempi pre-Alleanza, fosse spuntato fuori quel vestito.
Poi Leia tirò fuori la mano destra, che aveva tenuta nascosta dietro la schiena. Dal polso le pendeva un grosso braccialetto, composto da tanti tentacoli intrecciati, di metallo lucido, che catturava la luce e la rifletteva tutt’intorno.
Ruotò la mano. «Me l’ha dato il capo del villaggio ewok. Ho cercato di rifiutare, perché per loro il metallo è prezioso, ne hanno così poco: ed evidentemente questo è uno dei tesori della tribù. In più sembra che venga dallo spazio. Ma hanno insistito.»
Chewie, spazzolato alla perfezione, emerse dalla stanza accanto a quella di Luke. Una delle guardie in attesa accanto alla porta, una ragazza evidentemente appena uscita dall’accademia, fece istintivamente un passo indietro. «Oh», disse. «Il vostro... anche il vostro amico è il benvenuto, naturalmente.»
Luke guardò in direzione di Leia e Han. Da quello che aveva capito, c’era stata un’altra divergenza fra loro quando si era trattato di stabilire se Chewbacca fosse stato compreso o no nell’invito. Evidentemente Han aveva vinto la battaglia ma stava perdendo la guerra, perché Leia, i cui lunghi capelli aderivano al cranio sul davanti ma fluivano lungo la schiena come una creatura selvaggia finalmente libera, evitava accuratamente il suo sguardo. Anche la fondina che Han di solito portava bassa sulla gamba mancava. Nascosta, indovinò Luke. Il massimo dell’eleganza, per Han.
«Andiamo.» Leia fece un cenno con la testa. «Siamo in ritardo. Registra tutti i messaggi per noi, 3BO.»
I loro accompagnatori li condussero al piano terra invece che su, verso il tetto. Un veicolo bianco a repulsione, chiuso, li attendeva con il motore già acceso nel garage che dava sulla strada radiale est. Montarono. L’autista compensò i pesi e poi partì.
Luke guardò fuori del finestrino mentre il veicolo correva sopra il terreno con un ronfare tranquillo. Un paio di fanali bianco-azzurri erano sospesi a un incrocio. Anche la strada sembrava essere della stessa sfumatura bianca-azzurra, ma la pietra bianca di cui era fatta avrebbe riflesso qualunque altro colore. A un certo punto, fra due alte torri, un flusso regolare di velivoli gli passò sopra incrociando il loro boulevard ad angolo retto. Appena passato l’incrocio con il corridoio aereo, la loro macchina girò a sinistra in un viale curvo.