«No, aspetti un momento.» La voce di Han si levò sopra il brusio educato della conversazione da tavola.
Il governatore Nereus si appoggiò al tavolo con entrambi gli avambracci e disse: «Non sono abituato a sedermi allo stesso tavolo con un alieno, generale. Vostra altezza... senatrice Organa, trovo che sia stato di estremo cattivo gusto da parte vostra portare a questa tavola un Wookiee e farlo proprio mentre Bakura sta lottando per difendere la sua stessa esistenza contro una flotta di alieni.»
Luke si tese.
Leia arrossì. «Se...» esordì.
«Ma pensa forse che siano solo gli umani...» cominciò Han, ma una serie di ululati e ruggiti provenienti da Chewbacca ridussero entrambi al silenzio. Luke si rilassò, vedendo che Chewie riusciva a tenere la sua rabbia sotto controllo. Il Wookiee avrebbe potuto far volare il tavolo attraverso tutta la stanza e questo solo per cominciare. «Scusatemi», ringhiò Han con voce che non sembrava affatto contrita. «Il mio copilota non vuole che lo difenda. Ma dice qualcosa che credo tutti dovreste sentire. Sono gli umani che gli Ssi-ruuk vogliono, sapete. Se ci invadono, Chewie corre meno rischi di tutti noi.» Han agitò il cucchiaio in aria in un gesto che comprendeva tutti i commensali. Chewie abbaiò e Han sorrise. «Già. Il peggio che possono fargli è ucciderlo, perché nelle batterie dei loro droidi non gli servirebbe a niente.»
Chewie ululò e abbaiò ancora. «Dice», tradusse Han, «che se avete bisogno di portare un messaggio agli Ssi-ruuk, lui si offre volontario.»
«Oh, come no», dileggiò Nereus. «Ma che idea eccellente, generale Solo. Peccato che la lingua ssi-ruuvi non sia mai stata tradotta e che l’Impero non tratti con... degli alieni.»
Se non per farli schiavi, aggiunse Luke fra sé.
«Mai tradotta?» Han si chinò sopra quello che restava della sua posateria d’argento. «Mai è una parola grossa, governatore.»
Gaeriel parlò. «Non per quanto ne sappiamo», spiegò, «e anche se è stata tradotta in qualche altro angolo della galassia, non ci è di grande aiuto qui.»
«E comunque dubito che un Wookiee saprebbe replicare la loro lingua», concluse Nereus in tono di trionfo, «visto che non sono mai nemmeno riusciti a parlare la lingua umana. E gli Ssi-ruuk parlano soprattutto a gorgheggi e fischi, proprio come un branco di uccellacci. È per questo che li chiamiamo i Flautati.»
«Governatore», interloquì Leia dal suo lato del tavolo.
«Forse posso offrire i servigi del mio droide protocollare, D-3BO. Parla più di sei milioni di linguaggi.»
Nereus fece una risata che sembrava quasi un latrato. «E così, dovremmo mandare come rappresentante dell’Impero un droide o un alieno? Penso proprio che non lo faremo.»
Leia non rispose. Chewie incrociò le lunghe braccia e si appoggiò allo schienale, esprimendo chiaramente con il linguaggio del corpo il messaggio: «Io a questo punto non vado da nessuna parte». Han rivolse un sorriso al centro tavola.
«Un’altra cosa», finì Nereus. «Chiunque cerchi di indurre i Bakurani alla sedizione, in pubblico o in privato, verrà arrestato ed espulso. Sono stato chiaro?»
«Estremamente, governatore», disse Leia in tono glaciale, «ma ho una domanda per lei. A dare retta alle registrazioni che ci avete mostrato davanti al senato, gli Ssi-ruuk sono qui perché il vostro defunto imperatore li ha invitati a venire. Come lo spiega?»
Nereus sollevò la testa. «Non mi azzarderei mai a speculare sulle intenzioni dell’imperatore, vostra altezza.»
«Forse pensava di poterli sconfiggere e conquistare il loro Impero», suggerì Belden ad alta voce.
Han ondeggiò sulla sua sedia ornata. «Forse aveva un surplus di prigionieri da smaltire.»
Luke afferrò un’intuizione improvvisa. «Sì, in parte», rifletté ad alta voce. Diverse facce si voltarono verso di lui, alcune curiose, altre accusatorie. «Che cosa fa un contadino con ciò che produce?»
Gaeriel scrollò le spalle.
«Lo cede a un’industria di raffinazione in cambio di una parte del prodotto finito.» Grazie, zio Owen. «Palpatine voleva dei droidi da battaglia come quelli degli Ssi-ruuk. Sono più manovrabili dei vostri caccia TIE... e con scudi molto più potenti, per navi di quelle dimensioni.»
«È vero», ammise Nereus, «da quello che ho sentito.»
«Be’, noi li abbiamo visti.» Leia inclinò il mento. «E molto da vicino.»
Per diversi secondi nessuno parlò. Poi, gradualmente, diverse conversazioni individuali ripresero a bassa voce. Han si chinò verso Leia. Luke riuscì appena a sentire un: «... ma qui non si arriva a niente, altezza. Perché non torniamo a casa a dormire un po’?»
Della risposta di Leia, sentì solo alcune parole, sibilate sottovoce. «Devo... ministro Captison.»
Un leggero soffio di aria tiepida nel suo orecchio destro lo fece sobbalzare. «Quell’uomo è il consorte della principessa?» sussurrò Gaeriel.
Da come litigano, si direbbe proprio. «Penso di sì.» Luke lanciò un’occhiata a Han. «È un tipo un po’ brusco, ma è il miglior amico che si possa trovare. Lei ha mai conosciuto persone di quel genere?»
«Be’.» Si aggiustò lo scialle, che era scivolato lasciando scoperta una spalla candida. «Sì.»
Erano giunti a metà dessert (un dolce freddo al cucchiaio composto da sei diversi strati, ciascuno insaporito da una noce diversa) quando un soldato imperiale entrò a passo di marcia. Toccò la spalla del governatore Nereus che si alzò e lo condusse un po’ in disparte, sotto un arco rivestito di rampicanti. «Che cosa pensa che gli stia dicendo?» mormorò Luke a Gaeriel.
Lei seguì la direzione del suo sguardo. «Lo sapremo presto.»
Il governatore tornò cinque minuti più tardi irradiando agitazione e paura come un faro. Luke era certo che perfino Gaeriel se n’era accorta.
«È successo qualcosa di grave, vostra eccellenza?» Luke parlò a voce alta, una voce che risuonò da un capo all’altro della galassia. Tutte le conversazioni cessarono.
Nereus respirò a fondo. Poi lanciò a Luke un’occhiata furiosa. «Era un comunicato personale da parte dell’ammiraglio Prittick della flotta imperiale. Tanto vale che lo sappiate tutti.» La sua voce stridente divenne tagliente come una lama. «Il messaggio conferma quello che questi Ribelli andavano sostenendo. La seconda Morte Nera è stata distrutta e l’imperatore Palpatine è disperso, ma ritenuto morto... e così lord Vader. La flotta si sta riorganizzando vicino ad Annaj.»
Leia annuì. «Adesso ci credete?» domandò. «Il comandante Skywalker l’ha visto morire con i suoi stessi occhi.»
Gaeriel si ritirò bruscamente, in preda all’orrore. «Non sono stato io a ucciderlo», si affrettò a precisare Luke, appoggiando entrambe le mani sul piano del tavolo. «È stato lord Vader a ucciderlo... e ha pagato con la vita. Io ero lì come prigioniero.»
«Com’è riuscito a fuggire?» Il senatore Belden si chinò verso di lui, sorridendo come un veterano di guerra che non vede l’ora di cominciare a scambiare ricordi.
«Dopo la morte di Palpatine, la Morte Nera era precipitata nel caos. Era sotto attacco, fra l’altro. Io riuscii ad arrivare a un hangar navette.» Scoccò un’occhiata a Gaeriel. Dentro di lei ronzavano la repulsione e l’ammirazione e il tentativo disperato di venire a capo di una delle due.
Il primo ministro Captison si alzò tanto in fretta da far cadere la sua sedia. «Dunque non ci possiamo aspettare nessun aiuto da parte dell’Impero?»
Il governatore Nereus fissò Luke attraverso la tavola. Per una volta, Luke non avvertì in lui nessuna doppiezza. Nonostante la sua apparente compostezza, Nereus era un uomo terrorizzato a morte.
«Penso», disse Luke, «che la flotta imperiale sia troppo occupata a rattoppare le sue navi per poter mandare delle truppe qui nei Territori Esterni.»
«Ed è proprio per questa ragione che siamo venuti noi», finì Leia.