Han degnò di un rapido sguardo il povero droide, raggelato in una posa piuttosto comica, poi la sua bocca s’increspò in un sorrisetto. «Chi non può? Hai ricevuto un messaggio da quel capitano?»
Spalancando con violenza le braccia Leia cominciò a camminare freneticamente su e giù davanti alla finestra. «Oh, meraviglioso. È solo a questo che sai pensare, alla tua misera», afferrò un cuscino, «volgare», lo stritolò fra le mani, «gelosia! Vader è stato qui e tutto quello a cui tu sai pensare è... acc!»
«Ehilà, principessa.» Han le mostrò le mani aperte. «Vader è morto. Luke lo ha bruciato. Ho preso una speeder bike e sono andato a vedere con i miei occhi. Ho visto le ceneri.»
A Leia faceva male lo stomaco. «Tu hai visto il suo corpo. Io ho appena visto il... il resto di lui.»
«Oh, cominci a vedere cose anche tu, adesso?» Han aveva le mani in tasca e le sopracciglia sollevate. «O stai diventando più forte in questa faccenda della Forza o Luke sta avendo una brutta influenza su di te.»
«Forse entrambe le cose», ritorse lei, amara. «Se proprio devo vedere dei fantasmi, avrei potuto sopportare quel suo Yoda. Mi avrebbe fatto piacere parlare con il generale Kenobi. Invece chi mi deve capitare?» Lasciando cadere il cuscino colpì la parete gialla con un pugno.
«Calma», mormorò Han. «Non è colpa mia.»
«Lo so.» Adesso le faceva anche male la mano. Frustrata, si girò su se stessa per accasciarsi contro il muro. Lanciò un’occhiataccia alla porta della sua camera, attraverso tutti i cuscini blu e verdi del salottino incassato.
«Che cosa voleva?»
«Oh, questa sì che ti piacerà. Chiedere scusa.»
Con una breve risata incredula, Han si passò una mano sugli occhi.
«Già», commentò Leia. «È quello che ho pensato anch’io.»
«Sai, è un po’ di tempo che tutto quello che ti ricorda lui ti fa fare dei balzi di un metro e mezzo. Adesso lo hai affrontato. Forse il peggio è passato.»
«Non direi.» Lasciò cadere le spalle. «Han, lui è ancora in me. Io sono...» Incapace di finire la frase, chiuse gli occhi.
«E allora?» Han si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua spalla. «Ehi, nessuno diventa un pezzo grosso dell’Impero com’era lui senza avere un bel po’ di qualità. Tu le hai ereditate. Solo che le usi in modo diverso.»
Come poteva essere così insensibile? «Oh, grazie tante, Han.» Considerò seriamente l’opportunità di colpirlo.
«Leia?» Allargò le braccia. «Anch’io devo farti le mie scuse. Credo. Mi dispiace di aver fatto tanto chiasso per quel tizio di Alderaan.»
Leia trasse un profondo, tremante respiro e rimase appoggiata alla parete. «Oh, va’ via.»
«Va bene», sbottò Han, «okay! So riconoscere una sottile allusione quando ci sbatto il muso contro.» Si allontanò dal salottino a lunghi passi.
«Han, aspetta.» Che cosa stava facendo? Scaricava la sua rabbia sull’unica persona che non avrebbe dovuto ferire? Han aveva oltrepassato 3BO e il centro di comunicazioni inattivo, aveva quasi raggiunto la porta d’ingresso. «Han, è... è il Vader in me. Non posso fare a meno di essere come sono.»
Mentre l’impatto di quello che aveva appena detto si faceva sentire dentro di lei, Han si fermò accanto alla consolle nera del centro di comunicazioni. Si voltò lentamente. «No», corresse. «È lo Skywalker in te.»
Quel nome, il nome di Luke, non la faceva rabbrividire nello stesso modo. Un pensiero fuggevole le attraversò la mente: Che uomo era stato Vader... prima di diventare Vader?
«Ti dirò una cosa.» Han arrivò sull’orlo del salottino infossato. «I governi hanno bisogno del sostegno l’uno dell’altro. Sì. E anche i pianeti. E le diverse specie. Ma soprattutto le persone hanno bisogno l’una dell’altra.»
I governi. Sarebbero arrivati in ritardo alla colazione con il primo ministro... «Già.» Leia lo raggiunse. «Giusto. In ogni caso, ormai se ne è andato. Non mi ha fatto del male, questa volta. Forse non può più farmi del male.»
«Questo è un bene.» Han fece scorrere un dito sulle scure trecce avvolte intorno al suo capo.
Leia tolse le mollette e sfilò i fermagli che trattenevano i capelli. Han rimase con le sopracciglia sollevate mentre lei faceva scorrere le dita attraverso i lunghi capelli e scuoteva la testa. Le trecce si sciolsero. «Ma non lo perdonerò, comunque», bisbigliò.
«Sei sicura di stare bene?» Han accarezzò la chioma scura, poi avvolse un braccio attorno alla sua vita.
La sua spalla era un cuscino tiepido e fermo. «Ti amo.»
«Lo so.»
«Davvero?»
Le accarezzò la nuca. «Che cosa ti fa pensare di no?»
«Mi dispiace», sussurrò lei, raddrizzando il collo. Tenne le labbra vicine a quelle di lui.
Accettando quell’invito, Han si chinò a baciarla. Leia sentiva che la sua energia vitale saliva verso quel bacio finché non esistette altro per lei che i movimenti impercettibili della bocca di Han. Appoggiò le mani alle sue spalle. Le loro gambe si avvicinarono. Tutte le percezioni scomparvero, tranne il gusto e il respiro. Nelle orecchie sentiva un pulsare sempre più intenso.
Un cicalino improvviso eruppe dal centro comunicazioni.
«Mmm!» gridò Han prima che potesse staccarsi da lui. Una volta che si fu liberata articolò più estesamente: «Ma no! Non è giusto!»
Ridendo della propria disperazione, Leia spinse i capelli dietro le spalle. «Vai tu? O preferisci che ci pensi io?»
«Be’, tu sei...» La scrutò da capo a piedi e fece un sorriso storto. «Bellissima.»
«Ma non presentabile.»
«Non è la tua solita immagine», concordò con un triste cenno del capo. «Ci penserò io.»
Leia indietreggiò. Han toccò un bottone e sbatté le palpebre. «Luke!» esclamò. «Che cosa succede?»
«Ci sono stati dei problemi», disse la voce di Luke.
Leia tornò di corsa a fianco di Han. Luke sembrava calmo. Cercò di espandersi nella Forza per sentire la sua presenza, ma non ci riuscì. Doveva essere ancora troppo agitata. «Pensavo che tu fossi andato lì per controllare le riparazioni», disse.
«Non mi sembrava che fosse abbastanza sicuro lasciare dei messaggi precisi. Due membri di un nostro equipaggio di Mon Calamari sono scesi sul pianeta in licenza. Alcuni Bakurani che si trovavano nella parte sbagliata dello spazioporto, su suggerimento di Nereus, li hanno notati e hanno pensato che gli Ssi-ruuk fossero atterrati. Quando sono arrivato qui i Calamariani avevano già sparato a due di loro, per legittima difesa.»
«Oh, no!» Con gli occhi della mente Leia vide i trattati bruciare.
«Mi dispiace di essermelo perso.» Han sogghignò. «Ma sembra che tu te la sia cavata.»
Luke annuì. «Era ancora così buio che una spada laser riusciva a illuminare tutta l’area. Una volta che Chewie e io siamo riusciti ad attirare l’attenzione di entrambi i contendenti, i Bakurani hanno guardato bene i nostri e hanno dichiarato un cessate il fuoco.»
Han sollevò un sopracciglio. «Non male per un ragazzo di campagna.»
«Ma, Luke.» Leia si spinse di nuovo i capelli dietro le spalle. «Dei Bakurani feriti che ne è stato?»
Luke strinse le labbra e scosse la testa. «Ho detto che erano rimasti feriti? Mi dispiace. Sono morti. Bisognerà porgere le scuse formali alle loro famiglie. Potresti pensarci tu? Sei più brava di me in questo genere di cose.»
A Leia l’idea non piaceva affatto, ma Luke aveva ragione... bisognava farlo nel modo giusto. «Ci penserò io.» Cercò di nuovo di raggiungerlo attraverso la Forza. Quello che toccò le gelò il sangue. Questa crisi poteva essere passata, ma c’era un’inquietudine nera nel profondo dell’animo di suo fratello. «Luke, che cosa c’è che non va?»
Luke arrossì. «Dai, Leia. Lo sai che non possiamo parlare su questo canale.»
Era profondamente spaventato. Che cos’altro era successo quella notte? Han sollevò un sopracciglio. Lei scosse la testa. «A più tardi, dunque», disse. «Han e io andremo subito dal primo ministro. Faremo le nostre scuse a lui, tanto per cominciare. E porterò anche 3BO e C1, per tentare di tradurre la lingua degli alieni.»