Sentendosi troppo imbarazzato per poter semplicemente scappare via, Luke tornò indietro e si inginocchiò accanto alla signora Belden. Ripulì la sua mente da preoccupazioni e desideri e si concentrò, esaminando nel profondo le sensazioni della signora Belden. Il palpitare della sua mente per essere quello di una vecchia demente che necessitava di cure continue. Il suo intelletto era ancora intatto e influenzava la Forza... creando una pulsione vitale tanto forte da far sospettare a Luke che la donna possedesse un certo grado di potenza, anche se non addestrata. Ma alcuni degli anelli che avrebbero dovuto unire la mente ai sensi e alla possibilità di comunicare erano inattivi. Erano stati tagliati. È stato l’Impero a ridurla così, comprese.
Alzò lo sguardo e incontrò due occhi acquosi e molto tristi. Gaeriel l’osservava da dietro. Se lui adesso avesse usato la Forza, avrebbe potuto buttarlo fuori di casa. O magari, d’altra parte, avrebbe cominciato a rispettare le sue capacità.
Ma a prescindere da quello che Gaeriel poteva desiderare, Eppie Belden aveva bisogno di essere guarita. Luke accarezzò la mano scheletrica, cosparsa di macchie di vecchiaia. Doveva continuare a fingere di essere suo figlio? Sembrava un inganno pericoloso, se desiderava usare la Forza. «Voglio mostrarti qualcosa», mormorò, ignorando Gaeriel, il che non era facile. «Se riesci a copiare quello che faccio io, potresti guarire da sola.»
La sua presenza divenne più brillante e piena di speranza.
«No», corresse. «Sii calma e tranquilla. Ascolta profondamente.» La costrinse a svegliarsi e le mostrò come si era guarito, mentre viaggiavano nell’iperspazio... il silenzio, la concentrazione, la forza... e fece sì che lei vedesse, anche se non capiva, che non era stato in grado di portare a termine l’opera perfettamente. Poi girò la sua coscienza all’interno, verso se stessa. Qualcosa è stato danneggiato, le disse. Penso che sia stato l’Impero a farlo. Cercalo, trovalo. Guariscilo. Combatti, Eppie, che la Forza sia con te. Yoda avrebbe detto che era «troppo vecchia per imparare», ma questo non era un addestramento Jedi. Non esattamente. E poi, Yoda, non se ne andrà in giro a inseguire i guai come ho fatto io.
Un’ondata di gratitudine lo trascinò via dalla sua mente. Respirò a fondo e si rimise in piedi. Eppie Belden era appoggiata contro i suoi cuscini, gli occhi chiusi e respirava tranquillamente.
«Che cosa le ha fatto?» Gaeriel aveva assunto inconsciamente una posizione aggressiva.
Luke studiò i suoi occhi. Gli sembrava che quello grigio stesse ancora considerando la situazione, mentre quello verde sembrava già molto arrabbiato. «C’è ancora una mente molto sveglia lì dentro», disse sottovoce. «Non credo che il suo problema sia di origine naturale. Penso che le abbiano fatto qualcosa.»
Gaeriel esitò. «Deliberatamente, vuole dire?»
Luke annuì. Avvertendo l’ostilità della donna che si allontanava da lui, rimase in silenzio ancora un po’ per darle modo di capire tutte le implicazioni di quello che aveva detto. Qualcuno le aveva fatto del male. Chi, se non l’Impero? Poi continuò: «So qualche cosa delle arti dell’autoguarigione. Le ho mostrato qualcosa che potrebbe provare su se stessa. Questo è tutto».
«Ed è tanto poco, per lei?» chiese la donna con amarezza.
Un non Jedi ovviamente non lo avrebbe potuto fare. «Non le ho fatto niente. Le do la mia parola di... di uomo d’onore.»
Dopo un attimo, Gaeriel scrollò le spalle, accantonando l’argomento. «Venga, si sieda qui fuori.» Uscì da una porta ad arco e passò in una sala da pranzo rivestita di piastrelle bianche, riassettandosi la veste blu con entrambe le mani mentre camminava. Gli indicò una poltrona dietro a un tavolo trasparente accanto a una teiera che fumava e spandeva tutt’intorno un odore fragrante. «Se può fare tutto questo con la Forza», disse, «perché semplicemente non sale su un caccia, si apre la strada fino all’ammiraglia ssi-ruuvi e ci libera di loro una volta per tutte?»
Ci potrei anche provare, se me lo chiedi tu. Sospirò per allontanare l’impulso e spiegò: «Se usassi i miei poteri in preda alla collera o all’aggressività, invece che per la difesa e l’aumento della conoscenza, il lato oscuro mi conquisterebbe. Ha già conquistato...» Soffocò la terribile tentazione di dire tutto. Un giorno, sarebbe stato costretto ad ammettere la sua discendenza. E quasi desiderava che quel giorno fosse già arrivato. Ma non era ancora giunto il momento in cui la sua umiliante, provocatoria rivelazione sarebbe potuta servire a qualcosa. Dirlo ora a Gaeriel avrebbe potuto essere disastroso. «Ha già conquistato molti Jedi. Essi sono diventati agenti del male, che dovettero essere combattuti e distrutti.»
«Avrei dovuto indovinarlo.» Gaeriel lo guardò da capo a piedi, poi inclinò la testa verso la porta aperta.
Attraverso Eppie forse sarebbe riuscito a conquistarla. «Se mette in pratica quello che le ho mostrato, potrebbe sembrare profondamente addormentata per... be’, per diversi giorni.»
«Questa sarebbe comunque una benedizione.» Rilassata, Gaeri incrociò le caviglie sotto il tavolo. «Di che cosa voleva parlare con Orn?»
Oh, maledizione. Comandare la Flurry era più facile che ammettere questo. «Alcuni dei vostri concittadini hanno attaccato alcuni dei miei uomini allo spazioporto, questa mattina. C’erano degli alieni alleati con loro, e la vostra gente ha pensato che fossero Ssi-ruuk. Io sospetto che il governatore Nereus abbia scovato un po’ di Bakurani che amano i guai e abbia fatto in modo che ne trovassero di bell’e pronti.»
Avvertì il suo sospetto. «Ci sono stati dei feriti?»
«Due morti. Bakurani. La principessa Leia sta facendo proprio adesso le sue scuse formali», aggiunse in fretta. «Vorrei che potessimo fare altro. Non avrebbe dovuto succedere.» Guardò fuori da una grande finestra. Il sole mattutino ora era brillante, ma lui si sentiva ancora gelato fino nelle ossa. Sì, era stato avvertito. Da qualche parte, là fuori, gli Ssi-ruuk presto si sarebbero messi a cercarlo. Non pensava di essere ancora in grave pericolo, ma non era ancora certo del perché lo volevano. Che cosa ci faceva qui? Sarebbe riuscito soltanto a esporre Gaeriel e la signora Belden al pericolo. «Se il senatore Belden ha qualcosa da suggerirmi a proposito di questo incidente, la prego, gli dica di mettersi in contatto con me.» Si alzò. «Spero che la signora Belden migliori. Quello che ho sentito, sotto le sue ferite...» Cercò le parole per dirlo. «Penso che mi sarebbe piaciuta. Era una donna che sapeva combattere, vero?»
Gaeriel sollevò il sopracciglio sinistro.
Ottimo. Le aveva di nuovo ricordato i suoi poteri jedi. Guardare il pavimento non lo avrebbe aiutato, perché i piedi nudi della ragazza suggerivano uno spirito leggero e allegro. Tranne quando ci sono io nei dintorni. «Grazie. Sarà meglio che vada.»
Mentre si dirigevano verso la porta lanciò un’occhiata alla signora Belden. Non si era mossa. Gaeriel uscì dietro di lui nello squallido pianerottolo. «Luke», mormorò, «grazie per averci provato.»
«Luke»... finalmente aveva usato il suo nome. Si diresse verso il parcheggio sul tetto con il cuore molto più leggero.
Leia si sorprese ad affrettare il passo mentre conduceva 3BO oltre un portone sorvegliato da guardie bakurane nella vecchia ala corporativa del complesso Bakur. C1 le veniva dietro in silenzio scivolando sulle sue rotelline e Han chiudeva la retroguardia. L’ufficio privato del primo ministro Captison era rivestito di legno rossastro. La sua scrivania era stata ricavata dalla radice nodosa di un gigantesco albero proveniente da qualche foresta pluviale. Il primo ministro era seduto al centro, dove una parte della superficie irregolare era stata spianata e levigata; aveva un cipiglio piuttosto scuro.
Erano tanto in ritardo? Improvvisamente si rese conto che la sua smorfia era diretta a 3BO e C1, non a lei. Agitò il controllore del bullone di costrizione per mostrare a Captison che entrambi i droidi erano sotto il suo controllo. Aveva anche programmato 3BO in modo che non parlasse finché lei non toglieva l’inibizione. Chiedergli semplicemente di tenere la bocca chiusa non le era sembrato giusto... o possibile. «Mi dispiace di essere stata trattenuta», esordì.