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Captison non era un uomo fisicamente imponente, ma come Luke, irradiava fiducia in se stesso. «Spero che abbiate potuto risolvere il vostro piccolo problema personale.»

«Sì, grazie.»

Indicò due sedie a repulsione con il braccio teso. Han ne spinse una verso di lei e si sedette sull’altra. Di traverso. Ti amo, contrabbandiere, ripeté silenziosamente Leia mentre si accomodava sul sedile oscillante. «Devo porgervi le mie scuse formali per le morti avvenute questa mattina. Sarebbe possibile per lei mettermi in contatto con le famiglie dei combattenti che sono rimasti uccisi?»

Un angolo della bocca di Captison vibrò mentre guardava Han. «Penso che verrebbe molto apprezzato. Sì, farò in modo che voi possiate farlo. C’è anche stato un cambiamento nello schieramento della flotta ssi-ruuvi appena fuori della nostra rete di sicurezza», aggiunse Captison. «La nostra rete a sua volta ha modificato il suo schieramento per compensare la situazione. O almeno così mi dice il comandante Thanas.»

Leia colse l’occhiata obliqua di Han. «Vuol dire che il comandante riferisce sia a lei sia al governatore Nereus?» chiese Han.

Captison scrollò le spalle. «Gliel’ho chiesto io. Mi sembrava il minimo che potesse fare.»

Leia sospirò. «Forse non vi rendete conto di quanto sia insolito per un ufficiale imperiale degnare della minima attenzione la gente che in teoria è chiamato a difendere.»

«Ma no?»

Forse, invece, Captison lo sapeva perfettamente. Forse aveva lavorato a lungo e duramente per ingraziarsi il comandante Pter Thanas. «A ogni modo, ecco i droidi che le ho offerto. Possiamo provare a tradurre le vostre registrazioni?»

«Non vado pazzo per i droidi», disse Captison secco. «Ma a questo punto sono disposto a usarli, se c’è la minima possibilità che siano di aiuto.»

Leia puntò il controllore verso 3BO. Il droide ronzò sommessamente.

Come se non fosse mai stato zittito, 3BO intervenne. «Conosco sei milioni di forme di comunicazione, signore.»

Leia aveva sentito quella frase talmente tante volte che aveva dimenticato quanto era impressionante. L’improvviso interesse di Captison glielo ricordò. «È vero, sua altezza me lo ha detto ieri, a cena.» Toccò un comando della sua consolle da scrivania. «Zilpha, mandaci quelle registrazioni di trasmissione internave che abbiamo raccolto dai Flautati.» Si appoggiò allo schienale della sedia e spiegò: «Ne abbiamo a volontà dei loro ciangottii. Sembrano uno stormo di uccelli... uccellacci grossi e brutti, con voci profonde.»

«Be’, se c’è qualcuno che è bravo a parlare è il nostro ferraglia dorata.» Han diede un colpetto con le nocche della mano sulla spalla metallica di 3BO.

La testa di 3BO si voltò di scatto verso di lui. «Grazie, generale Solo.»

Una lucetta cambiò di colore accanto al gomito di Captison. «Eccoci. Fate ascoltare questo al vostro droide.»

«Può parlargli direttamente», intervenne Leia. «La sua designazione ufficiale è Di-Tre-Bi-O e risponde al nome di 3BO.»

«Va bene», disse Captison. «Ascolta, 3BO. Dimmi di che cosa stanno parlando.»

La consolle emise una serie di fischi, schiocchi e grugniti, in una gamma che andava da uno stridulo contralto a un basso sinistro. I Flautati suonavano uno strumento dall’estensione notevole. Mentre Leia ascoltava, osservava l’ufficio di Captison. Le sue due finestre guardavano su un parco rotondo ornato di figure in pietra. I vetri chiari delle finestre erano incorniciati da inserti di vetro colorato raffiguranti alti alberi frondosi con il tronco dritto. Alberi di namana, pensò.

3BO chinò la testa, la scosse. «Mi dispiace, primo ministro Captison, ma non riesco a ricavarne niente. È totalmente al di là della mia comprensione, anche se sono in servizio da molti anni e posso comunicare in ogni lingua che sia mai stata usata nello spazio repubblicano o imperiale.»

«I nostri Flautati vengono da fuori lo spazio repubblicano e imperiale», commentò Captison. «Come credo di avere fatto presente.»

Han si sfregò il mento. Leia non sapeva che cosa dire.

Da dietro di loro venne un sibilo altissimo. Sorpresa, Leia si voltò. C1 era al suo posto in un angolo rivestito di legno e fischiettava quella che sembrava un’imitazione perfetta della registrazione del primo ministro Captison.

«3BO», disse quando C1 ebbe finito, «non era esattamente così che si sono espressi gli Ssi-ruuk?»

«No di certo», rispose 3BO fermamente. «Ha sbagliato una nota di ben quattro cicli.»

C1 fece una pernacchia elettronica.

«Lubrifica i tuoi transistor, mucchio di ferraglia», ritorse 3BO. «Non ti permetto di usare questo linguaggio con me.»

Captison sollevò un sopracciglio bianco. «Li può duplicare con questa esattezza?»

«Se C1 ritiene di sì non ho ragione di dubitare di lui, anche se non mi era mai venuto in mente che ne fosse capace», ammise Leia. «Signore, sono sicura che se gli diamo abbastanza tempo e materiale su cui lavorare, 3BO potrebbe fare un valido tentativo di decodificare questo linguaggio.»

«Se ci riesce», disse Captison indicando il piccolo droide azzurro, «abbiamo qualcuno che lo può parlare come se fosse la sua lingua madre. Portate i vostri amici metallici nell’ufficio del mio assistente. Zilpha gli darà abbastanza registrazioni da tenerli occupati fino a domani notte.»

Il governatore Wilek Nereus addentò un’estremità di un bastoncino di namana e masticò pensierosamente. In quel vialetto circondato da vegetazione, con alte felci e piante di frutto della passione tutt’intorno, poteva dimenticare per il momento la minaccia che pendeva su Bakura e pensare alla sua carriera. Con Palpatine e Vader morti, l’Alleanza Ribelle, la cui pericolosità nei comunicati ufficiali veniva doverosamente e sprezzantemente minimizzata, costituiva una minaccia da non trascurare.

Ma tutti i pronostici erano ancora in favore dell’Impero e qui a portata di tiro lui aveva due importanti capi della ribellione. Lui, personalmente, poteva sensibilmente indebolire l’Alleanza.

Respinse questa distrazione. Mentre passeggiava lungo il vialetto i suoi pensieri ripresero a percorrere il cammino originale. Di certo qualche nuovo personaggio sarebbe salito sul trono imperiale. Nereus era tentato di calcolare i rischi e le opportunità di vittoria se avesse azzardato lui stesso quel salto, ma da dove si trovava, lì in periferia, non aveva nessuna possibilità sostanziale di riuscita... e chi tentava quel salto e non riusciva era un uomo morto. Dunque avrebbe dovuto attendere che un nuovo imperatore emergesse, adularlo ed esaltarlo, e nel frattempo fare di Bakura una testimonianza eloquente delle sue capacità di governare in modo produttivo e pacifico.

Sempre che gli Ssi-ruuk non gli portassero via tutto. Li disprezzava per principio, li avrebbe disprezzati anche se non ci fosse stata quella complicazione dell’intecnamento. Da giovane aveva avuto due hobby: la parassitologia aliena e la xenodentizione. L’Impero aveva avuto l’occasione di sfruttare, con molta discrezione, entrambi questi suoi interessi. Gli alieni erano creature da dissezionare o da combattere... non con le quali allearsi.

Il suo aiutante si mise sull’attenti a qualche passo di distanza dalla fontana centrale della parte sud-est del parco. Nereus aveva dato ordine di non essere disturbato per nessun motivo e lasciò che il messaggero aspettasse il suo comodo. Era andato lì per godersi un paio di minuti di pace e, per tutte le forze e gli equilibri adorati da questi sciocchi, non aveva intenzione di lasciarseli rubare.

Morse di nuovo la barretta dal sapore fruttato e guardò nel cuore della fontana, crogiolandosi nel piacevole calore che il dolce produceva in lui. Controllava bene la sua dipendenza da namana: nettare solo la sera e solo due pause al giorno per mangiare il candito, di solito passate lì, vicino alla fontana. L’acqua saltava, spinta da motivatori sonici, in dozzine di diverse, vorticose sfide alla gravità, finché Bakura non la ricatturava e la trascinava nella turbolenta vasca azzurra sottostante.