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Anche l’Impero sapeva sopravvivere alle turbolenze. I colleghi di Nereus avevano fatto della burocrazia imperiale un animale che si autoperpetuava, e al servizio dell’Impero Wilek Nereus avrebbe fatto carriera più in fretta, acquisendo più autorità ed esercitando un maggior potere, che in qualunque altro sistema di governo. E quindi era disposto a vendere tutto e tutti pur di mantenere il controllo imperiale su Bakura. La perdita della seconda Morte Nera lo aveva molto deluso. La paura era il sistema migliore per tenere in riga Bakura. Be’, di certo, ora gli indigeni erano spaventati. Sospirando, si voltò verso il suo aiutante. «Confido che si tratti di qualcosa di grave.»

«Signore.» L’aiutante salutò. «C’è un messaggio personale diretto a lei sulla rete olografica, proveniente dalla flotta ssi-ruuvi.»

I Flautati avevano catturato diverse navi imperiali da quando avevano ricevuto il messaggio di Sibwarra: ora avevano accesso alla rete olografica. «Idiota», proruppe Nereus, «perché non me lo hai detto prima? Passamelo sulla mia scrivania.»

L’aiutante si tolse un comunicatore dalla cintola per riferire l’ordine ricevuto. Nereus s’incamminò lungo il sentiero muschioso. Due guardie in uniforme tenevano aperte delle porte a vetri nell’angolo di un tunnel sotterraneo che univa il viale boscoso con il successivo. Nereus girò a sinistra, poi di nuovo a sinistra per arrivare agli uffici del suo staff e al suo ufficio privato con le ampie finestre.

Sopra la plancia ricevente dell’HoloNet accanto alla sua scrivania, pulsava una luce verde. Si raddrizzò il colletto e si passò una mano sulle insegne che portava sul petto per assicurarsi che non fossero sporche di polline, poi voltò la sedia a repulsione in modo da trovarsi di fronte al trasmettitore. «Sono pronto», disse alla scrivania. Strinse le dita attorno ai braccioli. Che cosa mai potevano volere ora i Flautati?

Una figura translucida alta un metro apparve sopra la piattaforma ricevente: un umano vestito con una tunica a righe. «Governatore Nereus.» La figura s’inchinò profondamente. «Forse si ricorderà di me, io sono...»

«Dev Sibwarra», ringhiò Nereus. Quello sì che era un parassita alieno. «Sì, ti conosco quanto basta. Quali notizie gioiose ci porti, questa volta?»

Sibwarra scosse la testa. «Meno gioiose di prima, temo, ma forse del tipo che per ora le procureranno un piacere maggiore. I potenti Ssi-ruuk, avvertendo la vostra esitazione a unirvi all’Impero nella sua ricerca dell’unità galattica, della libertà dalle limitazioni fisiche...»

Nereus afferrò un lungo dente di Llwelkyn che era appoggiato su una pila di fogli. «Vieni al punto.»

Sibwarra tese una mano. «L’ammiraglio Ivpikkis è disposto a ritirare la sua flotta dal vostro sistema solare, se acconsentirete a soddisfare una nostra richiesta.»

«Continua.» Nereus fece correre un dito sul lato tagliente del dente. Se l’ologramma fosse stato di carne, lo avrebbe potuto trafiggere...

«Fra i nuovi visitatori del vostro sistema c’è un uomo che si chiama Skywalker. Se lo consegnerete a una delegazione di Ssi-ruuk, noi ce ne andremo immediatamente.»

Nereus fece un suono scettico. «E perché lo volete?»

Sibwarra inclinò la testa e strinse gli occhi, acquistando l’aspetto di un rettile. «Vogliamo solo liberarvi da una presenza sgradevole.»

«Non ci credo nemmeno per un istante.» Certo che se gli alieni si fossero trasferiti altrove alla ricerca di ricariche umane per i loro droidi... e lui sarebbe stato felicissimo di suggerirgli una destinazione, che so, Endor... allora Bakura sarebbe tornata al suo status quo, lui sarebbe rimasto al potere e avrebbe potuto avvertire l’Impero del pericolo che si avvicinava.

Sibwarra disse: «Mi dicono di ammettere che ci sarebbe utile in alcuni esperimenti».

«Oh, certo.» Hah! Qualunque fosse il vero motivo per cui avevano bisogno di Skywalker, doveva avere a che fare con l’intecnamento. Non si fidava di Sibwarra e nemmeno dei suoi padroni rettili. Se volevano Skywalker, doveva fare in modo che non ci mettessero le mani sopra.

Ma doveva esserci un modo di far tornare questa proposta a proprio vantaggio. «Ho bisogno di tempo per sistemare le cose.» Avrebbe potuto uccidere Skywalker subito. Oppure... sì, avrebbe potuto aiutare gli Ssi-ruuk a catturare il giovane Jedi, ma accertarsi che morisse prima che potessero usarlo, prendendo due piccioni particolarmente pericolosi con una fava.

Ma chissà se gli ufficiali ribelli avrebbero obbedito a Thanas, una volta che il loro comandante fosse svanito, rapito dalla flotta nemica? Picchiettò il lungo dente d’avorio sul suo tavolo. Sì, se fosse stata la loro unica speranza di sopravvivenza.

Guardandolo con i suoi occhi stretti, Sibwarra premette le mani l’una contro l’altra e si toccò il mento con le dita unite. «Un giorno sarà sufficiente per completare i suoi preparativi?»

Oh, quanto lo disprezzava. «Penso di sì. Chiamatemi di nuovo domani, intorno a mezzogiorno.»

Tre rapidi colpi alla porta dell’ufficio di Gaeriel interruppero il suo tentativo di recuperare il lavoro della mattina. L’allusione di Luke Skywalker al fatto che fossero stati gli Imperiali a rubare la mente di Eppie l’aveva tormentata per tutto il tragitto fino al complesso Bakur. Subito dopo essere arrivata aveva controllato la fedina penale di Eppie. Tutti quelli che erano stati arrestati durante i rastrellamenti ne avevano una, perfino suo zio Yeorg (per un reato minore).

Ma non Eppie. O era svanito o era sottoposto a un codice di estrema sicurezza. Ma perché l’Impero avrebbe dovuto disturbarsi a nasconderlo?

Fermò e sigillò il suo programma di controllo delle entrate fiscali e gridò: «Avanti».

Una donna magra e vestita con una tuta verde scuro si guardò alle spalle ed entrò dalla porta.

Gaeriel si raddrizzò sulla sedia. «Aari. Che cosa c’è?»

«Intercettazione», lesse sulla bocca di Aari, silenziosamente. «Ufficio di Nereus.»

Gaeriel le fece segno di avvicinarsi. Il suo staff era riuscito ad aggirare diversi sistemi di sicurezza che proteggevano l’ufficio di Nereus, ma, di sicuro, anche lui aveva orecchi nell’ufficio di Gaeriel. «Che cosa hai sentito?»

Le labbra di Aari sfiorarono l’orecchio di Gaeriel mentre sussurrava: «Gli Ssi-ruuk hanno appena fatto un’offerta a Nereus se avesse accettato di consegnargli il comandante Skywalker».

Gaeri sentì un blocco di ghiaccio nello stomaco. Luke Skywalker aveva visto l’imperatore morire. Era ovvio che non era semplicemente un giovane Jedi. Doveva essere un individuo cruciale per l’Alleanza... per l’intera galassia che stava così rapidamente cambiando.

E allora perché loro volevano tanto averlo? Gaeri sentì le dita dei piedi che si arricciavano nervosamente nelle sue scarpe. Luke aveva rischiato consapevolmente di giocarsi la sua benevolenza quando aveva usato i suoi poteri per aiutare Eppie e, francamente, era una decisione che lei aveva ammirato. Se i Jedi erano davvero tanto egoisti, come mai aveva agito secondo ciò che dettava la sua coscienza nonostante la disapprovazione di Gaeri, quando era ovvio che desiderava tanto disperatamente e spaventosamente diventare suo amico?

Evidentemente gli Ssi-ruuk pensavano di poterlo manovrare. Se fosse stato così, qualunque essere umano, perfino Wilek Nereus, avrebbe avuto interesse a tenerlo lontano da loro. O Nereus non capiva che cosa avrebbe potuto significare per l’umanità consegnare Skywalker ed era talmente ossessionato dal desiderio di scacciare l’Alleanza da questo pianeta da non pensarci, oppure...

Oppure avrebbe tentato di uccidere Luke prima che gli Ssi-ruuk potessero catturarlo per conto loro. Questo voleva dire che per Luke Skywalker, qualunque cosa egli fosse, non c’era più molto tempo...