Oh, quanto avrebbe desiderato Dev che questo fosse davvero il giorno del suo intecnamento. Immaginava già il momento in cui la sua vita si sarebbe accesa dietro occhi che non si sarebbero mai chiusi, ma che vedevano tutto. Dentro un corpo nuovo che avrebbe potuto fare di tutto, ma sceglieva di fare solo ciò che piaceva ai suoi padroni. Ieri, in preparazione dell’assalto, avevano cominciato a intecnare P’w’eck troppo giovani o troppo vecchi prelevati da altre navi. I P’w’eck intecnati non sarebbero durati tanto quanto gli umani, ma avevano un disperato bisogno di droidi da battaglia... per ora.
Firwirrung toccò un pulsante rosso. Qualcosa punse Dev alla schiena. «Anche questo funziona», confermò. Quel meccanismo era essenziale in vista di un confinamento a lungo termine, come il proiettore ionico sistemato verso la parte alta della spina dorsale. Ora non sarebbe più stato necessario neutralizzare, come prima cosa, il sistema nervoso di Skywalker.
«Puoi muovere i piedi?»
Dev guardò in basso. L’angolo con cui il letto era inclinato li teneva sospesi oltre il pavimento di metallo. «Non li sento nemmeno», annunciò, tutto contento.
«Bene.» Firwirrung si avvicinò. «Ah, Dev.» Sganciò un tubicino trasparente dal lettino all’altezza della spalla sinistra di Dev. «So quanto desideri che tutto questo sia reale. Mi dispiace tormentarti così.»
«Verrà anche il mio momento.» Dev chiuse gli occhi. Avvertì una leggera pressione alla gola, poi una puntura molto leggera. Si rilassò, assaporando la sensazione, mentre Firwirrung si muoveva sull’altro lato del lettino e ripeteva l’operazione. Lo desiderava certo. Oh, come lo desiderava...
Eppure sotto il suo desiderio si nascondeva una paura strisciante. La sua mano destra premuta sul petto tremava.
Sentì un sibilo e aprì gli occhi per vedere entrare Scaglia Blu e l’ammiraglio Ivpikkis, seguiti da due P’w’eck che trascinavano un prigioniero umano tenendolo per le braccia. Seguendo la nuova procedura ideata da Firwirrung lo avevano già preparato con un colpo di proiettore ionico. Lui era quello che sarebbe stato intecnato. Dev cercò di nuovo di muovere le dita dei piedi e non sentì nulla. Perfetto. Per il bene del povero umano spaventato, sperava di riuscire a fare la sua parte.
«Ripetetemelo un’altra volta», intimò l’ammiraglio. «In che cosa differisce questa procedura dall’intecnamento standard?»
Firwirrung unì gli artigli anteriori davanti al petto. «Noi crediamo che un individuo dotato di un grande talento nell’uso della Forza sia in grado di attirare energia dall’esterno a distanza... una distanza limitata, nel caso di Dev. Se Dev viene collegato nel modo giusto con i circuiti di intecnamento le energie dell’altro soggetto scorreranno attraverso di lui, ma Dev rimarrà non intecnato e sarà in grado di ripetere la procedura all’infinito.»
«Non è come la... sedia, allora.» Ivpikkis la guardò. Dev si ricordò di quanto si erano divertiti gli Ssi-ruuk quando per la prima volta avevano loro descritto i mobili umani. I P’w’eck venivano stesi per terra per essere intecnati.
«No», confermò Firwirrung. «Non ci sarà nemmeno bisogno di catturare materialmente il soggetto. E con Skywalker, non dovrà neppure essere a portata di un raggio traente, così ci auguriamo.»
«Ma, tanto per comodità, abbiamo catturato e preparato questo qui. È tutto pronto?» Le lingue nasali di Scaglia Blu saettarono in direzione del prigioniero. Il povero umano probabilmente non era troppo pulito.
«Sì.» Firwirrung girò la sua testa ornata dalla cresta nera a forma di «V» verso Scaglia Blu, il suo occhio destro verso Dev e quello sinistro verso i P’w’eck e il loro prigioniero. Poi accese l’interruttore principale.
La gola di Dev cominciò a bruciare. Questa volta le pompe servomeccaniche non iniettavano semplicemente soluzione magnetizzante ma anche altri fattori. In teoria ciò avrebbe dovuto orientare l’intero sistema nervoso verso il circuito di intecnamento incorporato nel lettino, che a sua volta attirava a sé energia. Questo eliminava la necessità dell’arco. Prima il suo collo, poi la sua testa, poi il petto e gli arti avvertirono la trazione, diventando rapidamente sempre più pesanti, come se la Shriwirr si fosse riorientata o la gravità avesse cambiato direzione. Improvvisamente gli parve che il lettino inclinato si fosse capovolto. Firwirrung e gli altri sembravano in piedi su una parete. L’illusione creata dalla biogravità riusciva a trarre completamente in inganno i suoi occhi. «Mi sento», disse, «come se ogni fibra del mio corpo fosse tirata verso il punto focale. Fa un po’ male», ammise.
«Questo non dovrebbe ostacolare la funzionalità del circuito. Sei pronto a cercare di indirizzare le energie di questo umano in un droide?»
«Cercherò.» Se non poteva essere intecnato lui stesso, sarebbe stato quasi altrettanto felice di concedere quel dono a qualcun altro. Dev chiuse gli occhi e cercò di raggiungere, nonostante il disagio che provava, il suo centro di controllo. Era profondamente, umilmente conscio dei propri limiti, e annaspò nella Forza come un cieco verso l’altra presenza umana. Sembrò che fosse passata un’infinità di tempo prima che riuscisse a toccarlo e a circondarlo. Lasciando che il circuito di intecnamento tirasse attraverso di lui, usò la Forza per succhiare l’energia in se stesso. Per un istante si sentì enorme e pesantissimo, elefantiaco. Il dolore nelle sue fibre nervose raddoppiò. Poi il peso in eccesso svanì. Respirando affannosamente, spalancò gli occhi. Il prigioniero era abbandonato sul ponte, senza vita.
L’ammiraglio Ivpikkis si sfregò un artiglio con l’altro. «Ponte sedici?» chiamò.
Dalla paratia vennero le parole che Dev aveva tanto desiderato di sentire. «Funziona.» Gli Ssi-ruuk, i P’w’eck e Dev manifestarono tutti la loro gioia.
«Al prossimo test», cantò Firwirrung, «vedere se possiamo obbligare Skywalker a fare quello che gli ordiniamo. La Forza in lui è molto più potente se è vero quello che dice il nostro Dev.»
«Sarà meglio per lui che lo sia.» Scaglia Blu sembrò scendere lungo la paratia/ponte per avvicinarsi a lui. La mano destra si strinse involontariamente a pugno mentre l’enorme testa blu si chinava su di lui. L’occhio nero sembrò vorticare. Dev cadde nelle sue profondità nere.
Poi, con sua grande sorpresa, Scaglia Blu si allontanò. «Proviamo», mormorò.
Firwirrung scese lungo la paratia e gli porse un coltello a tre lame che veniva usato per togliere gli artigli alle piccole lucertole commestibili chiamate Fft. Inserì il manico nella mano destra, libera, di Dev.
«Sì?» Dev non provava più paura, solo curiosità.
«Colpisciti l’altra mano.»
Che cosa c’era di più naturale? Cercò di torcere il corpo sotto i legacci, mise il coltello in posizione e lo piantò nella sua carne più profondamente che poté. Si sentì un rumore di ossa spezzate e rosso sangue umano uscì lungo la lama. Ci fu dolore, «Lascialo lì», ordinò Firwirrung.
Dev si raddrizzò, pronto e in attesa del prossimo comando.
«Mano destra.»
Dev mise in posizione il braccio destro, che fu immediatamente immobilizzato.
Firwirrung tolse il coltello dalla mano di Dev, lo pulì sulla tunica dell’umano e applicò un pezzo di pelle sintetica proveniente con tutta probabilità da una cassetta di pronto soccorso imperiale, su entrambi i lati della ferita. Poi girò la testa in alto per guardare l’ammiraglio Ivpikkis. «Pensi che funzionerà con Skywalker?» chiese Ivpikkis.
«Non c’è ragione di credere altrimenti. L’istinto di auto-conservazione è forte in tutti gli umani e hai visto come lo abbiamo completamente sopraffatto in Dev. L’ultimo e più vitale test, naturalmente, è sapere quanto a lungo un soggetto può restare in vita in questo stato. Abbiamo solo il tempo di effettuare una breve simulazione, ma qualche ora dovrebbe bastare perché appaiano eventuali segni di degradazione delle funzioni vitali.»