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L’ammiraglio Ivpikkis mosse la coda e guardò il pannello controlli sulla paratia, poi guardò Dev. Dev riuscì a sorridere. Scaglia Blu seguì l’ammiraglio fuori dalla stanza. Firwirrung ordinò a uno dei P’w’eck di rimuovere il cadavere dell’umano e all’altro di restare con Dev. «Avvertimi subito se uno di questi numeri cambia.» Toccò la paratia con un artiglio ritratto.

Poi uscì.

Diverse ore. E lui le avrebbe passate lì, vicino all’intecnamento ma impossibilitato a raggiungerlo.

Così scomodo. Il naso gli prudeva e non poteva grattarselo, perché nessuno gli aveva detto di farlo. La mano gli pulsava dolorosamente, abbastanza da aiutarlo a ignorare il dolore soffuso che gli tormentava tutto il corpo. Per passare il tempo cominciò a recitare delle poesie che aveva imparato da bambino. Le tradusse mentalmente in ssi-ruuvi, poi se le raffigurò nel suo speciale alfabeto ssi-ruuvi.

Ma le poesie finirono troppo in fretta. Gli sembrava che i suoi occhi stessero per venire risucchiati attraverso il teschio, fino a finire nei circuiti di intecnamento. Povero Skywalker: costretto come Dev a sopravvivere senza poter mai ottenere il suo droide da combattimento. Condannato dai suoi talenti, proprio come Dev.

Dev sospirò e cominciò a contare le pulsazioni del suo cuore, amplificate dal dolore della sua mano sinistra.

Tra quattro e cinquemila perse il conto. Passò dell’altro tempo. La scomodità si era ormai da tempo trasformata in dolore e Firwirrung non era ritornato a controllare come stava. Dolorante e confuso, ricominciò a contare.

Non poteva ancora grattarsi il naso. Nessuno glielo aveva detto...

E tu fallo lo stesso, cretino! Ora che poteva provarci, l’impossibilità di raggiungere il suo naso lo faceva impazzire. Perché Firwirrung non era rimasto lì con lui? Era una crudeltà, questa. Forse se avesse trattenuto il respiro abbastanza a lungo sarebbe svenuto e lo stupido P’w’eck avrebbe notato un cambiamento nei suoi segni vitali. Si riempì i polmoni finché il legaccio intorno alla vita glielo consentì, poi espirò. Svuotato, serrò la gola e aspettò.

Una dolorosa scossa elettrica attraversò l’arco formato dalle sue braccia, dal legaccio che imprigionava il polso destro a quello che imprigionava il polso sinistro. Dev trasse un respiro involontario.

Aveva suggerito lui quel meccanismo. Irritato, cercò di liberarsi il polso destro. Unì il pollice al mignolo e tirò il polso attraverso il legaccio. Non usciva. Continuò a tirare. Trecento battiti cardiaci più tardi, si arrese. Si riposò. Provò di nuovo.

Il portello si aprì con un sibilo. Sorpreso, Dev spinse in tutta fretta il polso in avanti, perdendo i tre millimetri che aveva guadagnato. Firwirrung entrò per primo. Senza nemmeno guardare Dev, oltrepassò la guardia P’w’eck e si diresse verso il pannello degli strumenti. Scaglia Blu era seguito da un altro P’w’eck, che trascinava con sé un altro prigioniero.

«Eccellente.» Firwirrung si voltò. «Tutti i segni vitali sono stabili. Descrivi le tue sensazioni, Dev.»

«Fa male», disse con voce spessa.

Scaglia Blu ammiccò e si avvicinò al punto che Dev riusciva a sentire il suo odore. «Anche le gambe?»

Tirò le caviglie attraverso i legacci. «Adesso riesco a muoverle. Ma fanno male. Sono troppo pesanti.»

«Ah!» Firwirrung esaminò la lettura di uno strumento e fece un sibilo di contentezza. «Il controllo neuromuscolare è tornato, come previsto, dopo due ore e sette dodicesimi. Eccellente.»

Dev inghiottì. «Fa male», ripeté con voce rotta.

«Questo non dovrebbe interferire con la funzione di intecnamento. Intecnaci questa donna, Dev.»

«Non mi state ascoltando.» Dev strinse le labbra. «Fa male.»

«Male?» lo canzonò Scaglia Blu. L’alieno si girò leggermente. Dev riconobbe improvvisamente la posizione e si rannicchiò in se stesso. Una coda potente si abbatté sulle sue gambe così forte da fargli vedere le stelle. «Bene», cantò Scaglia Blu. «Abbiamo bisogno che tu faccia resistenza, umano.»

Firwirrung si mosse verso di lui, portando con sé una siringa dall’aspetto strano. «Hai ragione», cantò a Scaglia Blu. «Il Jedi non coopererà di certo. Ora che l’intera guerra dipende da una serie di ridondanze attraverso cui controllare Skywalker, proveremo con questo... invece di usare i tuoi talenti. Così la vittoria della nostra gente non dipenderà dalla sopravvivenza di nessuno di noi.»

«Lo potrebbe uccidere.» La punta della coda di Scaglia Blu vibrò pericolosamente.

«O lo ucciderà o lo costringerà a obbedire. Non è meglio mantenere la propria obiettività professionale eseguendo l’esperimento su questo soggetto di minor valore?»

Di minor valore? Padrone, che cosa stai dicendo? In preda al panico, Dev cercò di sottrarsi alla siringa. Per un momento la coscia gli bruciò. Aspettò. Poi...

«Intecna quella donna», ordinò Firwirrung.

Dev ammiccò. A che cos’altro servivano gli umani? Si tese verso di lei. Mentre la sua essenza si tuffava attraverso di lui, ci fu altro dolore. Udì un urlo. Un urlo maschile che gli fece dolere la gola. Poi aprì di nuovo gli occhi, in attesa di ordini.

Scaglia Blu tolse dalla borsa che aveva in spalla il coltello Fft. Firwirrung barrì. «Non è necessario», disse. «Vorrei lasciarlo qui per alcuni giorni, per mettere alla prova le altre funzioni di sostentamento vitale...»

«Ma hai sentito quello che ha detto l’ammiraglio», cantò Scaglia Blu attraverso il naso. «Vuole cominciare immediatamente con Skywalker.»

Alcuni giorni? Dev tremò e strinse i pugni. La mano sinistra gli doleva. Probabilmente si era fratturato le ossa e tagliati dei tendini.

Le lingue nasali di Firwirrung saettarono. «Come puzzano quando hanno paura.»

«A volte esibiscono un comportamento quasi intelligente Non sarebbe buffo se avessero un’anima, a differenza dei nostri P’w’eck?»

«Non c’è pericolo.» Il cinismo di Firwirrung scandalizzò Dev. «Finiscila.»

«Guardami», ordinò Scaglia Blu. Il suo occhio era nero, bellissimo e rotondo, e girava...

La mano gli faceva un male incredibile. Mentre il suo cervello annebbiato riconosceva le sensazioni tipiche di una rigenerazione appena avvenuta, ma parziale, il padrone Firwirrung sciolse i legacci del suo nuovo magnifico lettino di intecnamento. Sbattendo le palpebre Dev cercò di rimettersi in piedi. Barcollava fra due P’w’eck, lottando contro un’inesplicabile debolezza. Qualcosa mandava cattivo odore. Qualcosa di umano. Si annusò. Puah!

«È andato tutto bene?» chiese a Firwirrung. Parlare gli faceva male alla gola. «Perché... rinnovamento, proprio adesso?»

«Ah, Dev.» Firwirrung gli accarezzò il braccio con l’artiglio aperto. «Ti renderebbe troppo triste ricordare che sei andato così vicino all’intecnamento e che la sua gioia ti è stata negata.»

La loro gentilezza e premura lo commuovevano fino alle lacrime. «Ma ha funzionato? Sono riuscito a dare all’umano il suo droide?»

Firwirrung avvolse la testa di Dev in un artiglio e lo attirò contro il suo petto ruvido. «Ha funzionato. Ora ci manca una cosa sola.»

«Skywalker», bisbigliò Dev.

Firwirrung lo spinse lontano con affetto. «Ti prego, va’ a fare il bagno, umano.»

13

Il governatore Wilek Nereus entrò a passo di marcia nella sala operativa, esercitando un fermo controllo sul suo senso di vittoria. Il soffitto, le pareti spoglie, il pavimento e il mobilio della sala operativa erano tutti neri, per facilitare la visione delle proiezioni olografiche. In piedi, di fronte alla corta tavola nera, accanto al cosiddetto «generale» Solo e di fronte al comandante Thanas, trovò Luke Skywalker, cavaliere Jedi composto e tranquillo nella sua certezza di essere invulnerabile.

«Tutto bene, signori?» Nereus si accomodò nella poltrona a repulsione a capotavola e mandò nel retro della sala, con un gesto, le sue guardie del corpo. Gli altri sedettero.