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Il comandante Thanas aveva l’aria grave propria di un uomo la cui carriera dipenda interamente dal prossimo rapporto biannuale di Nereus. Probabilmente sperava di redimersi da quell’incidente su Alzoc che aveva rovinato il suo stato di servizio. «Tutti i caccia sono stati riparati», disse Thanas. «E sono pronti a partire al nostro segnale.»

L’attacco, se gli Ssi-ruuk mantenevano la loro parola, non sarebbe mai arrivato. Non che Nereus si aspettasse davvero questo. Ma se una volta preso Skywalker avessero attaccato comunque, lui e il comandante Thanas avevano messo a punto una nuova arma che avrebbe potuto costare cara ai loro droidi da battaglia.

«E che cosa mi sapete dire dei nuovi, ah...»

«Cannoni DEMP, signore», suggerì Thanas. Preso ovviamente di sorpresa, Skywalker gettò un’occhiata a Thanas e poi al suo amico contrabbandiere. «Dovrebbe mettere fuori uso i droidi da lontano, usando un impulso elettromagnetico», spiegò Thanas. «Abbiamo installato due prototipi di super-DEMP sulle navi vedetta che pattugliano il sistema, ma non sono mai stati sperimentati.»

Solo chiese immediatamente che dei cannoni DEMP venissero installati sulle cannoniere ribelli. Nereus si sfregò il mento e lasciò a Thanas il compito di spiegare che per ora non ne avevano altri. Mentre il battibecco proseguiva, estrasse dalla sua cintura un sensore medico in miniatura, che appoggiò sulla superficie lucida del tavolo e puntò verso Skywalker.

Dopo un attimo una smorfia attraversò il suo viso: non di rimorso, ma di preoccupazione. Tutti i segnali indicavano una salute pressoché perfetta. Quell’uomo aveva ingerito, così gli avevano assicurato, un baccello ovarico vecchio di cinque anni. Nereus doveva assicurarsi, e in fretta, che le uova fossero vive e vitali, ma un esame medico completo avrebbe insospettito Skywalker e il fatto che il Jedi non sospettasse nulla era essenziale per la riuscita dell’operazione.

Un proiettore olografico si alzò ronzando al livello del tavolo. Un’immagine comparve a metà della tavola fra Thanas e Skywalker: attorno a una sfera azzurro pallido una serie di puntini argentei e dorati rappresentavano la rete difensiva che proteggeva Bakura. Un po’ più in là le navi ssi-ruuvi brillavano, rossastre.

«Anche voi usate il rosso per rappresentare la minaccia», osservò Solo.

«Probabilmente è lo stesso per chiunque in battaglia versi sangue rosso», ricordò Skywalker, piano.

Oh, sì, sangue rosso. Nereus sorrise e si appoggiò allo schienale della sua poltrona, premendo discretamente sul suo quadro comandi dei tasti che lo avrebbero messo in contatto con il suo staff medico.

Quindici minuti più tardi, mentre gli altri stavano ancora discutendo di strategia, i suoi tecnici avevano agganciato i potenti sensori medici del complesso al suo modello portatile, che era ancora sul tavolo. Usando i tasti direzionali sul suo quadro comandi mise a fuoco una piccola zona compresa fra la cintura di Skywalker e la sua clavicola...

Due minuscole larve, vecchie ormai di quattordici ore, si muovevano nel passaggio bronchiale sinistro. I loro primitivi sistemi circolatori pompavano sangue a tutta forza.

Il baccello ingerito conteneva tre uova, ma una sola larva di Tricoide olabriana era letale. Qualunque buon parassitologo alieno avrebbe potuto confermarlo.

Solo, che per due ore non aveva fatto altro che lanciare insulti a destra e a sinistra, finalmente fece un’obiezione concreta. «Comandante Thanas, c’è una cosa che non mi piace in tutto questo. Guardi qua.» Fece un gesto verso la proiezione olografica, che era giunta alla fine della simulazione di una manovra. «Torna indietro di tre passi» ordinò al circuito di programmazione. I puntini colorati vorticarono all’indietro. «Ecco», indicò. «Fermo. Vedete? Abbiamo...»

Nereus cancellò i dati sul suo display privato. Solo fece una pausa. Skywalker gli toccò un braccio per invitarlo a proseguire.

«Abbiamo una coppia di caccia alleati in ognuno dei punti di maggior rischio», insisté Solo. «Le vostre proiezioni non mostrano le perdite disaggregate per sottogruppo. Se lo facessero, vedreste che nell’immagine di ‘completamento’ singola i puntini argentati sono molti di meno. E a me questo non piace.»

Forse il contrabbandiere aveva qualche nozione di tattica, dopotutto, osservò Nereus. Il comandante Thanas, che aveva giocherellato con il suo temperino durante tutto l’episodio, se lo fece scivolare in tasca e disse: «Il comandante Skywalker mi ha suggerito di considerare le vostre forze come se fossero mie. Se quei caccia fossero miei, è così che li disporrei per ridurre al massimo le perdite complessive». Inserì dei dati tramite la sua tastiera personale. «Mostra la fase quattro, con le perdite previste.» Lo schema tridimensionale cambiò. «Ora programmerò la sostituzione di metà di quelle squadriglie con forze regolari. Le sembra equo, generale?»

Solo allargò le braccia.

«Ecco.» Il comandante Thanas toccò un tasto. «Fase quattro, perdite previste con la sostituzione.»

Un numero significativo di puntini, sia imperiali sia alleati, svanì.

Skywalker emise un lungo sospiro, senza apparente difficoltà. La tosse sarebbe cominciata probabilmente nel giro di quattro, sei ore, a seconda delle condizioni di salute generali... e circa due ore dopo sarebbe iniziata una massiccia emorragia toracica. «Convinto, generale Solo?»

«Suppongo di sì.»

Skywalker ripiegò una mano sull’altra sopra il tavolo. «Penso a questo punto di poter dare il nostro assenso. Le forze dell’Alleanza andranno all’attacco ogni volta che sarà necessario. Spezzeremo il blocco e isoleremo quell’incrociatore in modo che lo possiamo inglobare. Distruggiamogli un incrociatore e potrebbero cambiare idea sulle nostre forze. Distruggiamone du...» lasciò la frase in sospeso. «Be’, vedremo cosa ci butteranno addosso, quando saremo ai dunque.»

«Una sola domanda.» Skywalker si rivolse al comandante Thanas. «Se gli Ssi-ruuk continuano ad attendere le nostre mosse, quanto a lungo li lasceremo aspettare?»

Nereus si schiarì la gola, per attirare l’attenzione. «Fino a domani sera», disse. A quel punto, mio giovane Jedi, tu sarai morto.

«Preferirei muovermi prima», obiettò Thanas cautamente. «L’elemento sorpresa sarà in favore dell’attaccante...»

«Domani sera», ripeté Nereus. Il comandante Thanas avrebbe dovuto redimersi secondo i piani di Nereus, non secondo i suoi desideri. Avrebbe dovuto eseguire tutto il piano... o diventare lui stesso uno schiavo nelle miniere. Nereus glielo avrebbe chiarito personalmente durante il loro incontro privato di quella sera.

«Molto bene», acconsentì Thanas. «Comandante Skywalker. Generale Solo. A domani.»

Nereus strinse le mani di tutti, tenendo i guanti. A quello stadio le larve non erano trasmissibili, ma l’idea stessa del contatto, per quanto indiretto, lo nauseava. Le Tricoidi olabriane nella fase riproduttiva potevano usare virtualmente tutti i tipi di animali superiori come ospiti. Aveva già provato a infettare gli Ssi-ruuk, ma a quanto pare i corpi dei prigionieri venivano distrutti quasi immediatamente. Skywalker, però, da quello che intuiva, avrebbe potuto sopravvivere abbastanza da consentire ai grossi adulti di emergere, dopo il breve stato di pupa, già fertili e molto voraci. Naturalmente, se gli Ssi-ruuk non riuscivano a portare via Skywalker dal pianeta, il Jedi avrebbe dovuto essere distrutto entro quella notte. Una volta che avesse capito la situazione, avrebbe anche potuto farsi avanti spontaneamente per scongiurare un’infestazione planetaria. I giovani idealisti amavano tanto il nobile sacrificio.

Ma Skywalker sarebbe certamente transitato almeno una volta attraverso la piattaforma dodici nelle prossime otto ore.

Luke sentì che lo sguardo del governatore Nereus lo seguiva mentre lui e Han uscivano dalla sala operativa. Nereus non si aspettava di rivederlo mai più.

Appena svoltato l’angolo Han borbottò: «Devi essere impazzito a fidarti di quella gente».