«Stai indietro», consigliò Han. Cercò una presa migliore sulle pareti, poi abbassò le gambe e saltò. Per un istante, vide Leia con un’espressione di orrore sul viso. Poi la cenere nera gli piovve addosso, oscurandogli la vista.
«Che bel salvataggio», osservò la voce di Leia.
«Credi che torneranno?» chiese, uscendo dalla piattaforma di pietra attorno al focolare. Una volta che la fuliggine si fu depositata, riuscì a vedere di nuovo. Che casino. Il droide di guardia era in un angolo accanto alla porta, coperto di indumenti disposti in artistico disordine, così da farlo sembrare un mobile. Anche Leia si era mossa in fretta.
«Sì», rispose. «Non penso che potremmo contare sullo starcene qui calmi per un po’.» Si voltò e passò da una porticina, chinando la testa, per ricomparire poco dopo con un asciugamano bianco. «Fermo. Farò quello che posso.»
Un minuto dopo, lasciò cadere a terra un asciugamano nero. «Ecco, per adesso sei abbastanza pulito.»
Han stava fissando la sedia a repulsione. «Ehi», disse, «ho un’idea.»
15
Gaeriel era fuori della porta della casa di Eppie Belden e fissava il mazzo di nuvole spinose, potato di fresco, che aveva in mano. Ogni bocciolo fragrante a forma di spina si sarebbe trasformato in un frutto succulento, ma se si lasciavano troppe spine su ciascuna pianta i frutti sarebbero rimasti piccoli e aspri. Il simbolismo, boccioli tagliati come vite stroncate per permettere ad altri di crescere più forti, non le dava molto conforto. Chissà se Eppie avrebbe capito che quello che per più di un secolo era stato suo marito era morto mentre era nelle mani del governatore Nereus? O non sarebbe anche lui tornato a lei, più e più volte, nel volto di altri, come Roviden?
La governante di Eppie aprì la porta. «Buongiorno, Clis.»
«Ciao, Gaeriel.» Clis si fece da parte con una strana espressione sul volto rotondo. «Vieni. Presto.»7
«Qualcosa non va?» Gaeriel oltrepassò Clis e si diresse alla poltrona preferita di Eppie. Era vuota. «Dov’è?» chiese Gaeriel, allarmata.
«Nello studio.»
«Lo studio?»
«Guarda tu stessa.»
Gaeriel attraversò la sala da pranzo e andò verso l’ufficio di Orn Belden. Contro la luce di un monitor acceso si stagliava il profilo di una figura piccola, curva su se stessa. «Eppie?» gridò Gaeriel.
La figura si girò. Il viso rugoso di Eppie Belden splendeva con l’intensità di quello di un uccellino. «Perché, conosci qualcun altro che potrebbe trovarsi qua?»
«È tutta la mattina che è così», mormorò Clis. «Entra, avanti. Ha chiesto di te.»
«E di quel giovanotto.» Eppie allontanò la sua sedia a repulsione dal monitor. «Chi era? Da dove è spuntato fuori?»
Sopraffatta dalla sorpresa e incapace di articolare parola, Gaeri si sedette su una cassa da imballaggio. Non c’erano altre sedie nella stanza. «È un... Ribelle, ma uno... particolarmente pericoloso. Un Jedi. Uno di loro.»
«Oh, oh.» Eppie stava facendo dondolare i piedi sotto la sedia. «I nostri maestri ci hanno insegnato molte cose sagge, negli anni, ma anche un sacco di sciocchezze.» Puntò un dito lungo e scarno contro Gaeri. «Devi giudicare il giovane Jedi da quello che fa, non dalle dicerie e dalle parabole dei vecchi. Digli di tornare a trovarmi, in ogni caso.» Voltò la testa. «Trova un bel vaso per i fiori di Gaeri, Clis.»
La grossa governante lasciò la porta. Eppie mosse una leva che la chiudeva.
«Eppie, ma tu... tu stai bene !»
«Eri venuta a dirmi di Orn, vero?» Il muro di attivismo si assottigliò e Gaeri vide il suo fresco, aspro dolore. Ancora non aveva realizzato pienamente quello che era successo. Eppie stava lavorando freneticamente, finché poteva, per poter poi piangere quando ne avrebbe avuto il tempo. «Grazie comunque, tesoro. Ho sentito. Nessuno ha pensato di avvertirmi, ma ho passato tutta la mattina a guardare i notiziari.»
«Ma...»
«Non ho visto un solo notiziario per anni e quindi hai pensato che non avessi sentito. Stai attenta a quello che dai per scontato, Gaeriel.»
«Ma lui... Orn...»
Eppie incurvò le spalle, trasformandosi di nuovo in una vecchina appassita. «Mi mancherà, Gaeri, mancherà a tutta Bakura. L’Impero la può chiamare emorragia cerebrale, ma io so che è morto per Bakura, come avrei dovuto fare io.»
«Avrei dovuto?»
«Confessare fa bene all’anima, bambina mia. Ma non sono ancora pronta a dirti tutto. E alcune cose non sono adatte a giovani orecchie imperiali.» Girò di scatto sulla sua sedia a repulsione e toccò un pulsante. Uno schermo pieno di simboli si trasformò in un notiziario. «Incendi, scioperi, barricate nelle strade di Salis D’aar. Come vorrei avere ancora ottant’anni!»
«Eppie, ma che cosa hai fatto?»
«Solo quello che quel giovanotto, perdonami, quel giovane Jedi terribilmente pericoloso mi ha mostrato. Tu hai tante buone qualità, Gaeri, ma dovresti fare qualcosa per la tua intolleranza.»
Gaeri si lasciò sfuggire un sospiro. «Allora ti avevano davvero fatto qualcosa?»
«Non ti scaricherò addosso il peso del mio passato. Occupiamoci del futuro.»
«Il tuo passato potrebbe essere il mio futuro.»
Eppie le strizzò un occhio azzurro e vivace. «Spero di sì. E spero di no.»
Gaeri tese una mano. «Finirai per esaurirti, così. Non sarebbe meglio che tu ti stendessi per un po’?»
Eppie scosse la testa. «Mi sono sfuggiti anni interi. Ora non posso perdere nemmeno un minuto. Bakura si sta sollevando. E io voglio esserci.»
Gaeri cercò di sopprimere un tremito nelle sue mani. «Sollevando?»
«Contro Nereus, naturalmente.»
«Ma abbiamo bisogno del governatore Nereus e delle sue forze. Saremo invasi da un momento all’altro. L’Alleanza parla di libertà, ma Bakura è stata... è stata quasi distrutta dal caos. L’Impero ci ha salvato da una tragedia.»
«Non saremo mai al sicuro dalla tragedia, Gaeriel. Ognuno di noi deve essere libero di perseguire la sua tragedia personale.»
Gaeri incrociò le caviglie e la fissò. «Come poteva questa filosofa dalla mente lucida essere la vecchina demente che aveva aiutato a curare da prima della sua partenza per il centro?»
«Anche dopo una sconfitta», mormorò Eppie, «è possibile avere una vita piena e felice. Se solo io e Ora avessimo capito...
«Comunque», esclamò, raddrizzandosi, «c’è del lavoro da fare. Sei con me o contro di me?»
«Che cosa... che cosa stai facendo a quel terminale, Eppie?»
«Perché, hai in mente di denunciarmi? Guarda qui!» Tornò a voltarsi verso il monitor e premette velocemente una serie di comandi. Uno portò sullo schermo delle fiamme che si levavano vicino al complesso Bakur. Un altro, assaltatori imperiali che inseguivano civili armati. La fabbrica di componenti per la repulsione si era fermata, proclamava un altro notiziario, perché la programmazione automatica si era improvvisamente azzerata. «Salis D’aar è furiosa. Orn è morto, tuo zio è in arresto, la principessa ribelle in custodia. Che cosa hai intenzione di fare?»
«Se combattiamo gli uni contro gli altri adesso, gli Ssi-ruuk ci sconfiggeranno uno dopo l’altro!»
«È per questo che non possiamo fallire. Quella gente per strada è solo una distrazione. Io e te e pochi altri, dall’interno, possiamo guidare la vera ribellione. Possiamo ottenere moltissimo prima che gli alieni attacchino.»
«Gli alieni attaccheranno fra meno di un’ora. Ho avvertito il governatore Nereus. Non c’è tempo!»
«Nessuno ti ha mai detto che una volta ero una guerrigliera elettronica, vero?»
Gaeriel rimase a bocca aperta. Come poteva anche solo pensare di collaborare con Eppie e con i Ribelli? L’Alleanza non era pratica. Era un’accozzaglia di idealisti ingenui.