Prima se ne andava, meglio era.
Passi di corsa si avvicinarono dall’esterno. Allarmato, tese la sua mente nella Forza e fu così che avvertì Gaeriel prima ancora che la porta d’ingresso si aprisse. Tutti i suoi sensi si risvegliarono, mettendosi a fuoco sulla sua presenza. Gaeriel entrò in fretta, seguita da un’unità C1... la sua unità C1, capì, ricordando il messaggio di 3BO. C1 pigolava e fischiava in modo incoerente e la presenza di Gaeriel ronzava di eccitazione e di paura. Si avvicinò di corsa, con la gonna che sfiorava il pavimento sporco. Luke si alzò. «Che succede? Come hai fatto a trovarmi?»
«Il tuo droide mi ha portato al terminale della rete pubblica che avevi usato per ultimo. Ma non hai sentito niente? Stanno per attaccare. Lo zio Yeorg è stato arrestato.» Aveva gli occhi dilatati. «E anche la tua principessa.»
«Sì, ho sentito. Sto cercando di ritornare sulla mia nave...»
Gli incomprensibili fischi e pigolii di C1 crebbero di intensità fino a farlo ondeggiare. «Aspetta, C1. Non capisco niente.» Chiudendo per il momento la sua mente a Gaeriel, cercò in lontananza sua sorella. Lontano, poi più lontano ancora...
«Hanno dichiarato il coprifuoco», insisté Gaeriel, «e...» Un cameriere le passò accanto, ovviamente in ascolto. Gaeriel continuò più piano: «Orn Belden ha avuto un collasso mentre lo arrestavano ed è morto mezz’ora dopo. La città è in preda al caos».
«Povero vecchio Belden», mormorò Luke. In quell’istante trovò Leia. Era molto occupata e molto eccitata. Evidentemente Han era riuscito a raggiungerla.
C1 si avvicinò a lui, tirò fuori il braccetto manipolatore... e gli diede una scossa sulla caviglia, continuando a pigolare. «C1!» esclamò Luke.
Gaeri guardò a destra e a sinistra e sussurrò: «Questo è il tuo momento, Luke. Bakura è con te».
Luke alzò lo sguardo, una nuova speranza che alimentava un fuoco selvaggio nel suo cuore. «Perché sono stati arrestati?»
«Il governatore Nereus gli ha trovato addosso un proiettore di bolle di distorsione», disse Gaeriel. «C’è la pena di morte per il reato di sedizione, Luke. La città sta impazzendo. Devi liberare zio Yeorg e la principessa Leia.» Si guardò attorno come se notasse solo in quel momento il posto in cui si trovavano. «Ma che cosa ci fai qui da solo? Non ti avevo avvertito?»
«Sì. Non volevo mettere in pericolo nessuno. Io so proteggermi, ma tu farai bene a non restare per più di un paio di minuti.» Si guardò attorno, quasi aspettandosi di vedere comparire alle finestre, da un momento all’altro, gli elmetti bianchi degli assaltatori imperiali. «Vediamo se C1 riesce a trovare tuo zio. Puoi avere accesso al computer centrale del governo da un terminale pubblico?»
«Sì, dovrei riuscirci.»
Luke afferrò un coltello da uno dei tavoli vicini. Dopo un paio di secondi di tentativi, il bullone di arresto di C1 venne via con uno schiocco.
Gaeriel lo guardò con gli occhi spalancati, scandalizzata. Cercando di placarla, Luke disse: «C1, metti Gaeriel nel tuo programma di riconoscimento e ubbidienza. E anche la sua amica Eppie Belden», aggiunse impulsivamente. «Okay?» C1 cinguettò un paio di acuti, in segno di approvazione. «Bene. Adesso vedi se riesci a trovare il primo ministro Captison.»
C1 rotolò verso il tavolino d’angolo.
«Non servono a molto senza un traduttore, vero?» chiese Gaeriel.
Luke seguì C1. «Io capisco qualcosa di quello che dice. È un droide astromeccanico... un aiuto pilota, credo che si potrebbe dire, ma ti sorprenderebbe sapere quello che riesce a fare anche a terra.» Luke guardò in direzione delle porte della cucina. I cuochi ci stavano davvero mettendo un bel po’ a scaldare le sue bistecche. «Han è già andato a cercare Leia», disse.
«Luke...» Gaeriel gli afferrò il braccio appena sopra il gomito. Dal contatto fluirono in lui calore e decisione. «Torna da me quando sarà tutto finito. Dobbiamo parlare. Adesso non c’è tempo, ma dobbiamo...»
Luke si liberò. Una vaga sensazione di aggressività proveniva dalle cucine. Quasi istantaneamente si risolse in tre presenze decisamente aliene e un’altra che lo lasciava perplesso... umana, ma con un sapore alieno. Appoggiò la mano destra all’impugnatura della spada laser. Che cosa aveva detto a proposito del non mettere in pericolo altre persone?
E non aveva una volta desiderato che Gaeriel fosse in pericolo, per poterla salvare? Estrasse il fulminatore con la mano sinistra e tese il calcio verso la ragazza. «Sai sparare?» sussurrò. «Ci sono degli Ssi-ruuk là dentro. Mi dispiace di non poter aiutare tuo zio. Prendilo», insisté. Gaeri chiuse la mano sull’arma, incerta. «Di’ a C1 di avvertire la Flurry su in orbita; di spiegargli cosa sta succedendo. Poi cerca tuo zio. Adesso vattene via di qua. Subito.»
Una paura pulsante proveniva dalla donna. «Non voglio nascondermi dietro un Jedi. Voglio aiutare la Ribellione.»
Esasperato, Luke tese una mano e si calmò, pronto a usare la Forza su di lei. «Nessun altro ha mai avuto dei problemi a lasciarmi...»
Le porte della sala da pranzo, quella principale e quella laterale, si aprirono improvvisamente. Da ognuna spuntò la canna di un fucile blaster pesante e poi l’armatura bianca di un assaltatore imperiale.
Questa volta Luke sapeva che non erano dalla sua parte. Afferrò Gaeriel per le spalle e la tirò dietro di sé. I pochi clienti Bakurani si gettarono al coperto sotto i tavoli. Tre Ssi-ruuk apparvero alla porta che dava sulle cucine, grandi creature coperte di scaglie lisce con lunghe, potenti code che usavano per tenere in equilibrio il loro corpo massiccio. Due, di grandezza diversa, erano di un lucido color marrone, mentre il terzo era di un azzurro intenso. Le loro teste sembravano quelle di uccelli, con enormi becchi armati di denti e occhi completamente neri. Ognuno portava una borsa a tracolla, sistemata sotto uno degli arti anteriori. Torreggiavano sopra il personale di cucina, che sembrava del tutto terrorizzato. C1 si immobilizzò accanto al tavolino d’angolo.
Luke dovette stringere il raggio delle sue percezioni per impedire che il disgusto di Gaeriel lo sopraffacesse. Cautamente si tese verso gli alieni. I loro sentimenti filtravano nella Forza e aumentavano il potere del lato oscuro. Aveva avvertito meno ostilità nell’affamato Rancor di Jabba de’Hutt.
Tenne la spada laser bassa, lungo i fianchi. «Che cosa volete?» chiese, muovendosi con la Forza sopra quelle presenze ostili alla ricerca di punti deboli.
Un umano con una veste a righe uscì dalla cucina dietro gli alieni. «Fortunato umano!» salutò Luke, tenendo gli occhi socchiusi. «Tu sei il Jedi, Skywalker. Io ti farò da interprete.»
Luke riconobbe Dev Sibwarra dalla registrazione olografica che aveva visto. Si concentrò nella Forza, facendo ricorso a tutti gli insegnamenti di Yoda. Era in pace. Era la pace. «Io sono Skywalker», disse. «Come avete fatto ad arrivare qui?»
«In silenzio e con sottigliezza.» Il ragazzo fischiò qualcosa rivolto agli alieni, poi tese davanti a sé due mani brune. La mano sinistra si muoveva rigidamente. «Il governatore Nereus ci ha mandato una navetta, poi ha ordinato alla rete orbitale di lasciarci passare perché eravamo impegnati in una missione speciale... cioè prenderti in consegna. Tu sarai ospite dell’ammiraglio Ivpikkis e comincerai una nuova vita che non avresti neanche potuto sognare. Consegna le tue armi ai miei compagni e seguici gioiosamente.»
Di persona, Dev Sibwarra sembrava più giovane ancora, forse appena quindicenne. Luke si tese nella Forza...
E lo riconobbe una seconda volta. Era questo ragazzo che lo aveva avvertito in sogno. Luke sentiva che era potente nella Forza, ma era una potenza contorta e pervertita. Dovevano avergli fatto un qualche tipo di lavaggio del cervello, o averlo ipnotizzato; dovevano averlo alterato a tal punto che nemmeno i suoi pensieri gli appartenevano più. Luke non avrebbe potuto odiarlo neanche volendo. Doveva cercare però di non ucciderlo, nemmeno per difendersi, perché questo ragazzo era abbastanza giovane da poter essere addestrato... se solo Luke riusciva a portarlo con sé e a guarirlo.